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Autore: Exentia_dream    05/10/2013    1 recensioni
Lo sapeva, lo sapeva dalla sera prima. Lo sapeva dalla prima volta in cui Lexie si presentò a casa sua, con il viso bagnato di lacrime. O di pioggia.
Nonostante tutto, la sua voce era quello che gli restava più cara: i buongiorno sussurrati dolcemente al mattino, i ti amo e i vaffanculo gridati.
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ci penserò domani.
 
Sapeva che prima o poi avrebbe fatto i conti con il suo passato, con quello che non aveva saputo tenere tra le mani. Ma il rimpianto più grande, quello che gli faceva nascere dentro una rabbia cieca e poco accomodante, era il fatto che lei fosse finita in mani peggiori delle sue.
Sarebbe tornata, come sempre, ma non per rifugiarsi tra le sue braccia. Ed era terribilmente doloroso, perché lui le teneva aperte proprio per poterla stringere ancora.
Non aveva smesso di amarla: le aveva lasciato la libertà di andarsene e lei aveva preferito liberarsi di lui. Per finire prigioniera di un altro. Ma, mentre andava via, lei non lo sapeva.
 
Lei entrò, sulle scale qualcuno guardò  i suoi strani vestiti 
appoggiò le spalle alla porta dicendo: 
“Con lui ci siamo lasciati.” 
Osservai due occhi segnati 
e il viso bagnato dalla pioggia 
“Non so,” mi disse “non so come uscirne fuori, non lo so.” 
 
Ed eccola: bellissima e il viso bagnato. Dalle lacrime, dalla pioggia. Il punto è che aveva sofferto e soffriva ancora.
Ancora e ancora, era finita la storia tra lei e Matthew- puritano del cazzo che predicava la verginità fino al matrimonio solo con chi non gli piaceva.
O era semplicemente Mark che voleva vederlo in quel modo per dare un’ombra oscura a quello che sembrava essere il più perfetto dei fidanzati.
 
 
La guardai, 
ed ebbi un momento di pena, 
perché sembrava smarrita, 
“Io vorrei…” mi disse “vorrei che non fosse così, 
ma è proprio finita.”

 
“Questa volta è per sempre, lo so.”
E si perdeva in quello che sembrava essere un vorticare di ricordi che la allontanavano ancora da lui.
L’abbracciò, come se non ci fosse medicina più potente per guarire il dolore che lei provava.
“Si sistemerà tutto Lexie. Come sempre.”
Sempre era la parola che amava più di ogni altra. Era il ponte solido della loro storia.
Ma quando meno se l’aspettava, quel ponte era crollato, rivelandosi per ciò che era realmente: una piccola e fragile illusione.
Per quanto includesse molto tempo da passare insieme, quel sempre si era rivelato troppo poco.
Lexie, poco presente nel suo abbraccio, continuava a ripetersi che era finita davvero.
 
 
Disse poi  ,ritrovando un sorriso a stento: 
“Comunque l'ho voluta. Lo sai, 
le strade per farmi del male non le sbaglio mai.”
 
Ed aveva ragione: Lexie era quella che prendeva decisioni sbagliate al momento sbagliato.
Aveva scelto nel momento sbagliato di amarlo, fino a farlo perdere. Aveva deciso nel momento sbagliato di lasciarlo, quando lui stava per tornare alla deriva.
E mentre lei rinasceva dietro sorrisi e lenzuola più giovani, Mark si era aggrappato agli scatti di ira e a quelli di isolamento come se fossero stati la sua zattera.
Ogni tanto, però, come se fosse una marea guidata dalla Luna, Lexie tornava e lui affogava un po’.
 
Poi mi raccontò la storia che io sapevo già …
dall'ultima volta si sentiva 
che era più sola, più cattiva. 


La guardava, la ascoltava, ma non c’era più in lei quella bontà che ogni tanto gli regalava. I rimpianti erano diventati i suoi punti di forza- o di debolezza- e, nei momenti così, li sputava fuori come se fossero gocce di veleno.
Non era più la sua Lexie. Non lo era più da troppo tempo.
Forse era questo che l’aveva resa così adulta, era questo che l’aveva cambiata.
O forse no, ma poco importava. Da lì a poco, ne era certo, lui sarebbe rimasto di nuovo solo.

 
Si calmò, guardandosi intorno 
e parlammo di me, bevendo più volte 
si sdraiò in mezzo ai cuscini e mi disse: 
“Con te ero io la più forte.” 
disse poi inseguendo un pensiero: 
“E’ vero, con te io stavo bene 
e se io fossi una donna che torna 
è qui che tornerei. “


Lexie si asciugò le lacrime e decise che cambiare argomento sarebbe stata la cosa giusta da fare e chiese a Mark della sua vita.
Piatta, vuota. Solo un po’ di buon sesso, ma di quello se ne trovava ad ogni angolo della città e soprattutto se si pagava bene.
Dolore, angoscia, speranze che svaniscono.
Lexie sorrise. “Con te ero io la più forte.”
Ed era vero: era la bambina, ma anche l’adulta. Era lei che aveva torto, ma sapeva comunque prendersi la ragione.
Era lei l’uragano, ma quella che crollava quando qualcosa le andava male.
Capricciosa, viziata, fragile.
“…se fossi una donna che torna è qui che tornerei.”
“Perché non lo fai?”
Lei rimase in silenzio, forse per troppo tempo. “Non è giusto, Mark.”
 
Poi cenammo qui, le chiesi: 
“Domani cosa fai?” 
La pioggia batteva sui balconi 
rispose: “Ci penserò domani!”

 
Una cena al volo, ordinata al ristorante cinese che distava a pochi isolati da lì.
Fuori pioveva e, ad ogni goccia, Mark perdeva un po’ di sé.
Era stato un rifiuto? Era stata una speranza? Era stato niente?
Se avesse continuato a pensare, credeva che si sarebbe annullato in quello stesso istante.
Decise che non era giusto: la sua vita non sarebbe dovuta dipendere dagli altri, soprattutto non da Lexie, ma se n’era reso conto troppo tardi.
Alla solita ora, giunse la solita domanda: “Domani cosa fai?”
“Ci penserò domani.”
E Mark già sapeva che quello era il suo addio.
Tak, un’altra scheggia di cuore andata in frantumi.
 
Mi svegliai la mattina 
e sentii la sua voce di là: 
parlava in inglese.

 
Lo sapeva, lo sapeva dalla sera prima. Lo sapeva dalla prima volta in cui Lexie si presentò a casa sua, con il viso bagnato di lacrime. O di pioggia.
Nonostante tutto, la sua voce era quello che gli restava più cara: i buongiorno sussurrati dolcemente al mattino, i ti amo e i vaffanculo gridati.
 
 
La guardai: 
aveva il telefono in mano e il caffè 
e non mi sorprese. Accettai il breve sorriso 
e il viso di una che non resta. 

 
Una tazza di caffè era già sull’isola della cucina che lo aspettava. Lexie era già vestita e questo significa che era pronta ad andare via.
Ancora e ancora.
La valigia poco distante dalla porta d’ingresso e un saluto tra le mani. Forse un addio, fino alle prossime lacrime e alla prossima pioggia.
“Se puoi, mi disse, se puoi, 
non cambiare mai da come sei! “


Annuì, ma la sua non era una promessa. Aveva con se stesso l’impegno di cambiare e, pur sapendo che non ci sarebbe riuscito, l’aveva giurato e ci avrebbe provato. A cambiare, a non amarla più.
Poi se ne andò via nel modo che io sapevo già: 
passava un tassi, lo prese al volo 
“Abbi cura di te”  pensai da solo.
 
Il solito gesto con la mano, il solito sorriso forzato.
Il solito buco al petto.
Abbi cura di te.” Pensò da solo.
 


 
Angolo Autrice:
 
Sono tornata, dopo e mesi di forzata astinenza.
Mi è mancato tantissimo scrivere e ora ho deciso di farlo su una coppia che adoro.
La storia, come avete capito è incentrata su un ritorno che è più un addio e non c’era canzone migliore per raccontarla che quella dei Pooh.
E’ un Mark fin troppo romantico e non se Lexie avesse mai pensato di avere una storia con il nostro “puritano”, ma in ogni caso: EVVIVA LA FANTASIA XD
… spero che adoriate anche voi.
 
 
 
A presto,
La vostra Exentia_dream
   
 
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