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Autore: _diana87    06/10/2013    11 recensioni
Il colpo arrivò come un tonfo.
Fu un leggero THUMB ma lei non se ne accorse minimamente.
Eppure glielo aveva detto qualche giorno fa, "Rigsby, metti bene quel vaso sopra quella mensola! Non vorrei che cadesse in testa a qualcuno!"
Invece l'agente del CBI l'aveva posizionato proprio in bilico.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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The new Lisbon
 

                                                         
 
 
Il colpo arrivò come un tonfo.
Fu un leggero THUMB ma lei non se ne accorse minimamente.
Eppure glielo aveva detto qualche giorno fa, "Rigsby, metti bene quel vaso sopra quella mensola! Non vorrei che cadesse in testa a qualcuno!"
Invece l'agente del CBI l'aveva posizionato proprio in bilico.
Così quando Teresa Lisbon andò nella cucina del bureau per preparare il caffè, non si accorse di trovarsi proprio sotto quella mensola maledetta. Saltellava canticchiando un motivetto brasiliano, uno di quei tormentoni radiofonici, e all'improvviso...
THUMB.
Il vaso con quella bella ortensia le cadde in testa, e lei ovviamente finì a terra mezza tramortita. Si lamentò per il dolore ma riuscì comunque ad alzarsi da terra.
Quella mattina Grace era arrivata per prima al CBI, e appena si sistemò davanti al pc, si accorse del botto e insistette affinché l'agente venisse portata al pronto soccorso per valutare il suo stato di salute.
La donna continuava a ripetere allegramente che stava benissimo. L'unico problema, che qualcuno poteva trovare disturbante, fu il suo flirtare spudoratamente con gli infermieri di turno. Toccò perfino il sedere ad uno di loro.
Grace si stupì di questo comportamento ma non ci fece molto caso. Pensò che fossero gli effetti collaterali.
 
Qualche ora dopo, la sua squadra venne messa al corrente della situazione. Rigsby era già in un angoletto a piangere.
"Se Lisbon si fa male e non può più fare il poliziotto, la colpa è solo mia! Sono un pessimo agente! Ho ucciso il mio capo!"
Grace fu subito pronta a consolare il suo uomo, anche se in quel momento stava dando spettacolo e chiamarlo 'uomo' era riduttivo.
"Su su, Wayne, mica è morta! Ha ricevuto una botta in testa... ma adesso tornerà tra noi come sempre!"
"Adesso Lisbon tornerà come uomo." fu il commento spiazzante di Kimball.
La rossa mostrò uno sguardo omicida verso il suo collega, mentre Wayne riprese a piangere dopo qualche minuto.
Patrick Jane, disteso come sempre sul divano, se la ridacchiava facendo finta di dormire, avendo il volto coperto da un libro aperto a metà.
Il rumore dei tacchi lo fece metter seduto, mentre la squadra fu raggiante nel vedere il loro capo più arzilla che mai... e decisamente diversa da come la ricordavano... stava sorridendo, oppure sbagliavano?
"Salve, gente! Vi sono mancata?"
Wayne corse verso di la minuta agente Lisbon, e si prostrò ai suoi piedi, abbracciandola come un cagnolino. La donna non s'imbarazzò per nulla, anzi, addirittura gli accarezzò i capelli.
"Tu devi essere Wayne Rigsby, ho indovinato? Ciao, bel maschione!" gli disse poi con fare malizioso.
L'agente si rialzò subito in piedi mantenendo una certa distanza dal suo boss.
Era lei o non era lei? Grace inclinò la testa ricordando che la mattina indossava qualcosa di più semplice. Ora Teresa portava dei pantaloni neri di pelle, una maglia nera a maniche corte con una scollatura a V, e sulle spalline c'erano dei buchi, tanto per rendere il suo abbigliamento più trasgressivo. Si era truccata, incipriata e i capelli erano stirati. Forse aveva aggiunto del balsamo per renderli anche più morbidi. Aveva anche tagliato la frangia in modo sbarazzino.
Grace, visibilmente gelosa, si avvicinò timorosa alla sua collega e amica.
"Ragazzi, andiamoci piano... Lisbon ha ricevuto un botto tale da non ricordare più chi è e chi siamo noi! "
Trovando la situazione molto divertente, Patrick si avvicinò quatto quatto al gruppetto creatosi attorno a Teresa.
"Non ricorda più chi è?" chiese Kim, sottolineando di nuovo la domanda, osservando poi il cambiamento 'allegro' del suo capo.
Grace si limitò ad annuire.
"Mi hanno spiegato chi siete... tu, coreano, sei Kimball Cho! Mentre tu, sei Grace Van Pelt! La mia salvatrice!"
I due fecero un cenno con la testa in risposta. Patrick avanzò con le mani dietro la schiena e guardava divertito 'la nuova Lisbon'.
"Mi state dicendo che questa nuova versione è più divertente della vecchia?"
La vecchia Lisbon gli avrebbe mollato un ceffone. Questa però era la nuova Lisbon, e ciò che poteva fare fu osservarlo dall'alto in basso mentre se lo mangiava con quegli occhi verdi e vispi.
"Tu invece sei Patrick Jane... mi hanno messo in guardia da te... sei il mio consulente?"
Rise. "Il tuo consulente?"
"Ehm capo ci hanno chiamato per un caso." interruppe Grace, mostrando a Teresa alcune foto della scena del crimine. La donna scansò quelle orrende immagini disgustata.
"Vero! Mi hanno detto anche questo... che sono un agente della omicidi." si portò le mani in tasca. Almeno questa fu una caratteristica che aveva conservato dalla vecchia Lisbon. "Quindi come funziona? Vado sul posto a interrogare i testimoni?"
"Sì, e in genere ti porti Jane con te."
L'idea già le piaceva, non sapendo però esattamente il motivo. Il suo inconscio le parlava, e le diceva che non sarebbe stato niente male passare del tempo con quell'affascinante uomo in completo grigio accanto a lei. Aguzzò l'occhio facendogli l'occhiolino.
"Quindi siamo io e te, da soli? Allora andiamo, cosa stiamo aspettando?" disse stranamente allegra, e strappò di mano le foto. Poi prese Patrick per il colletto e lo costrinse a seguirlo come un segugio.
Grace rimase un attimo perplessa. Rivolse ai suoi due amici uno sguardo ancora più preoccupato.
"Ma secondo voi c'è qualcosa tra loro...?"
Wayne addentò un panino che trovò dimenticato su una scrivania di un altro collega.
"Se anche fosse, sono contento. Lisbon ha bisogno di svagarsi un po'. E anche Jane!"
"Non lo so. E anche se fosse, non sono affari miei." Kim commentò con un'alzata di spalle, come era il suo solito, e poi tornò sul caso.
 
"Questa è la mia auto? Un SUV! Wow... devo essere proprio una persona figa!"
Teresa si avvicinò alla macchina, accarezzandola e immaginando a chissà quanti inseguimenti aveva fatto con essa. Sfrecciare senza limiti per le strade di Sacramento la eccitava. Perché lei era un agente di polizia, e poteva fare queste cose off limits.
"Mi dispiace, ma non sei in condizioni di guidarla."
Alla faccia adrenalinica della donna si sostituì un'espressione imbronciata. Patrick adorava quando faceva la piccola principessa arrabbiata, quindi ne approfittò per fare il 'cattivone' e le indicò di sedersi sul sedile del passeggero, mentre lui si accomodava su quello del guidatore. Toccò il volante e rise tra sé, contento di poter approfittare della situazione una volta tanto.
Seguì le indicazioni verso la scena del crimine che si trovava ad una fattoria non poco distante dal CBI, e questo fu una fortuna.
Erano ancora a metà strada, causa del traffico mattiniero. Però gli piaceva godersi il posto del pilota e trattava quella 'bestiola' con cura, e quando si fermavano davanti al semaforo, adorava passare, di tanto in tanto, la mano sul volante per tenerlo pulito.
Teresa lo osservava incuriosita. Guardò davanti a sé e finalmente sciolse il broncio.
"Allora, quand'è che facciamo sesso?"
Fortunatamente erano ancora fermi davanti al sensore luminoso che indicava il rosso, altrimenti l'uomo avrebbe di sicuro inchiodato davanti qualche macchina.
"Come... scusa?!" la guardava spaurito chiedendosi che razza di mostro si era impossessato della sua amica.
"Beh sì, hai detto che andiamo sempre insieme sulla scena del crimine... ora non dirmi che stiamo solo lì ad osservare cadaveri e interrogare persone! Di sicuro facciamo qualcosa prima e durante le indagini... che so, tipo darci dentro nel sedile posteriore..."
Patrick notò che Teresa stava allungando la mano in un posto che lui definiva sicuro, ovvero sulla coscia.
"Non dirmi che non ti piacerebbe!"
Il semaforo lampeggiò sul verde e ci volle una grande concentrazione e presa perché con fretta le prese la mano per allontanarla.
"Lisbon, credo che tu abbia frainteso..."
La donna però ci stava prendendo gusto. Erano imbottigliati nel traffico e come se non bastasse erano sotto al sole. La temperatura si stava riscaldando, e neanche l'aria condizionata riusciva a raffreddare un po' i gli istinti dei due chiusi nel SUV.
Teresa si posizionò verso di lui accavallando le gambe, e poi allungò il braccio per toccargli i capelli.
Le cose si stavano mettendo male per il mentalista, che non trovava una via di fuga e sperò in cuor suo di arrivare presto sulla tanto agoniata scena del crimine. Mai prima di allora era in trepidante attesa di vedere sangue e morti!
Si irrigidì quando lei continuò a massaggiargli i capelli. Teresa percepì che lui non aveva nessuna voglia di lasciarsi andare, quindi ritirò il braccio.
"Okay, ho capito. Non puoi muoverti." a quelle parole, Patrick tirò un sospiro di sollievo, ma aveva pensato di essersi salvato troppo presto!
"Non preoccuparti, faccio tutto io."
Teresa slacciò la cintura di sicurezza, poi si avventò a cavalcioni su di lui come una piovra.
"M-ma che fai? Lisbon, non vedo niente così!" cercò di spostare la testa e i capelli della donna, la quale, incurante del pericolo e delle infrazioni a cui andavano incontro, era impegnata a cercare la zip dei pantaloni.
I clacson delle automobili che passavano dall'altro lato, e quelle dietro, stavano suonando incessantemente. Qualcuno gli gridava 'prendetevi una stanza', e lui si limitava a sorridere come un cretino, mentre cercava di togliersi quella calda donna di dosso.
"Tranquillo, Paddy... ci metto un attimo..." 
Paddy. Lo stava chiamando Paddy.
ZAC.
Mentre le auto suonavano il clacson perché Patrick stava sbandando, Teresa trovò l'entrata dei pantaloni. Gli sorrise maliziosamente mentre guardava la via d'accesso aperta.
"Ehi, ma ciao!"
L'uomo sbiancò all'istante, ma non fu abbastanza svelto nel mettere la mano sul gioiello di famiglia, perché Teresa lo aveva anticipato. Poi, lei poggiò la testa sulla sua spalla destra e gli sussurrò nell'orecchio.
"Ci metterò un attimo..."
 
BOOM.
Il grosso SUV era andato a schiantarsi contro l'albero di un parco adiacente. Jane e Lisbon uscirono dalla vettura, e il mentalista si mise le mani nei capelli guardando le condizioni in cui riversava.
La parte frontale dell'auto era schiacciata, e le due ruote anteriori erano bucate.
Rivolse alla sua collega uno sguardo minaccioso, ma lei si limitò a fischiettare con le mani dietro la schiena e guardare in alto. Si comportava da ragazzina come se nulla fosse successo! Che gran faccia tosta.
Rassegnato, il mentalista scosse la testa, ma non prima di accorgersi che la chiusura lampo dei pantaloni era ancora tirata giù.
"Prendetevi una stanza!!"
Fece un balzo all'indietro riconoscendo la voce dello stesso uomo che su strada gli aveva gridato la stessa identica frase. 
 
Decisero di proseguire a piedi verso la fattoria, dato che Patrick aveva sentito Kimball, e il posto distava a pochi minuti a piedi. Non disse nulla sull'accaduto in auto, e si limitò a mormorare che era stato un incidente perché lui non sapeva guidare bene un SUV.
Il che era falso. Era un ottimo guidatore, ma dato che era la macchina di Teresa, lei non si permetteva di lasciargliela guidare.
Cho li accolse senza fare troppe domande.
La fattoria era abbastanza grande. Il coreano interrogò padre e madre della vittima, mentre Patrick si era diretto nella camera da letto. Annusò qualcosa, frugò nei cassetti, cercò indizi della vittima perché quello era il suo modo di risolvere i casi come un moderno Sherlock Holmes.
"Ah sei qui!"
Il guaio era donna e si chiamava Teresa Lisbon. Patrick si voltò spaventato mentre la vide prima chiudere la porta dietro di sé e poi avvicinarsi a lui con passo deciso. Si morse le labbra, poi si portò dietro le orecchie una ciocca di capelli. Patrick pensò che era tremendamente sexy quando faceva quei piccoli gesti apparentemente quotidiani, e indietreggiò cercando una via di fuga. Ma dove pensava di fuggire? Dalla finestra? Non poteva volare, non era mica Superman.
Deglutì a fatica capendo di trovarsi in trappola. Teresa si avvicinò a lui e finalmente fu abbastanza vicina da posargli una mano sul gilet.
"Da dove vuoi iniziare?" con lo sguardo indicò il letto accanto a loro, alzando lo sguardo e sbattendo le ciglia come una cerbiatta.
Lui cercò di capire se c'era un interruttore per spegnere il calore emanato da quella donna, ma ci ripensò immediatamente perché metterle le mani addosso era segno che lui acconsentiva alle sue avances.
Lei passò entrambe le mani sul colletto della camicia per avvicinare di più il viso al suo. Deglutiva a più non posso.
"Non trovi faccia un po' caldo qui dentro?"
Non lo avesse mai detto che Teresa si avvicinò al suo orecchio destro per sussurrargli: "E allora togliamoci i vestiti..."
Era meglio se non avesse pronunciato quella frase. Furtivamente, Patrick le prese i polsi, bloccandola con le braccia a mezz'aria.
Mentre restava a fissarlo, il mentalista giurò a sé stesso di aver visto per un attimo la sua vecchia Lisbon tornare indietro, ma dovette cambiare idea quando Kim aprì la porta e li vide in quella posizione inusuale.
"Forse è il caso che vi prendete una stanza", disse loro noncurante.
Quindi, esasperato, Patrick roteò gli occhi, lasciò andare Teresa e sbuffò chiedendosi perché tutti gli ponessero quella domanda.
 
La giornata proseguì tra l'analizzare il caso e i tentativi di Teresa di slacciare i pantaloni di Patrick.
Quando lui si spostava per fare qualsiasi cosa, lei lo seguiva muovendosi sinuosamente. Quei pantaloni di pelle che indossava stavano attirando un po' troppo l'attenzione all'interno del CBI, tanto che ricevette qualche fischio e qualche invito da cena. Questo fece scattare quella molla che Patrick teneva nascosta molto bene, e geloso, allontanò subito quegli aitanti poliziotti che ci provavano con la sua Teresa.
Altolà.
La sua Teresa?

Si fermò inchiodando come un'automobile e iniziò a pensarci su.
In effetti non era 'sua', non stavano insieme, anche se tutta la squadra si era convinta del contrario.
Diede una risposta sincera al suo cuore: gli dava semplicemente fastidio.
Grace sorrideva di sottecchi quando notava Teresa che allungava la mano sulla gamba del suo collega, e questi che immediatamente se la toglieva. E si sbrigava anche in quel gesto.
"Per quanto ancora deve durare? Non dovrebbe tornarle la memoria?" chiese lui visibilmente stressato.
"Ma come? Pensavo ti piacesse!"
"Mi manca solo la vecchia Lisbon..." si lasciò scappare inconsciamente, forse un po' sconsolato, e l'affermazione sorprese l'agente Van Pelt.
Patrick sbiancò cercando di rinnegare quanto appena detto. Mise le mani avanti cercando di fare una qualche magia in cui il mago tenta di far scomparire un oggetto.
"Tu non hai sentito niente!!" e scomparve dalla vista della sua giovane collega.
 
Il caso si rivelò più semplice del previsto. Non solo perché Patrick aveva individuato subito il killer - il padre della vittima che aveva ucciso per sbaglio sua figlia, dopo una furente litigata - ma anche grazie a Teresa che accidentalmente si era imbattuta in tracce di DNA sui vestiti della povera ragazza morta.
"Ma che orrore!! Sangue su questo vestito di Chanel!" aveva commentato subito dopo la scoperta, prendendo quel vestitino color rosa antico con delle pinze.
Teresa aveva storto il naso, mentre i suoi agenti alzavano gli occhi al cielo in segno di disperazione.
Il giorno era quasi terminato, ma non c'era ancora traccia della vecchia Lisbon.
Patrick, intanto, si era chiuso nel bagno per paura che l'agente mora lo andasse a trovare per molestarlo.
"Dove diavolo è Jane?"
"Prova in bagno."
Kim sembrava avere sempre la risposta pronta per ogni battuta, e questo sorprese Wayne, che iniziò a domandarsi se lui e il mentalista si fossero scambiati le identità. Gli parlò puntandogli il dito contro.
"L'ho visto quel film, sai? Madre e figlia che si ritrovano una nel corpo di un'altra... può succedere!"
Kim incrociò le braccia al petto.
"Tu guardi i film per adolescenti?"
"Davano solo quello in tv!" tentò di giustificarsi Wayne.
Grace comparve dietro i due, seguita da Patrick, che veniva trascinato a forza.
"Non voglio vedere Lisbon! Mi mette le mani addosso e ho paura!" protestò, come un bambino che non vuole fare la visita dal medico.
Tutti guardarono Kim come se si aspettassero una battuta sarcastica da parte sua, ma il coreano non mosse un muscolo facciale.
Teresa richiamò tutti nella cucina, in piedi proprio vicino al posto dell'incidente con il vaso. Guardarono lei e poi il borsone che stringeva tra le mani. Si schiarì la voce, quasi sentendosi in colpa.
"Lisbon... dove stai andando?" 
La donna cercò di non sembrare troppo colpevole, mettendosi le mani in tasca. Un'altra delle caratteristiche che ricordavano la vecchia agente del CBI. Ma c'era altro nei suoi occhi.
Patrick provò ad incrociare il suo sguardo, che lei prontamente evitava.
"Stai iniziando a ricordare, non è vero?" esordì, spiazzandola.
Teresa fece per dire qualcosa, mentre gli altri tre agenti la guardavano implorandola a una spiegazione plausibile del suo comportamento, ma lei prontamente afferrò il borsone e scappò via, facendosi spazio violentemente tra di loro.
 
"Lisbon! Lisbon!"
Era corso dietro di lei, nel tentativo di raggiungerla e bloccarla, cosa che gli riuscì. La prese per un polso, costringendola a girarsi verso di lui.
Patrick non disse una parola, perché si aspettava che fosse lei a dare qualche spiegazione. La incitò alzando e poi abbassando le braccia in segno di esasperazione.
"Questo lavoro non fa per me... e so che io non ti piaccio neanche molto..." iniziò a dire lei, abbassando di tanto in tanto lo sguardo, come una ragazzina imbarazzata.
Fu una cosa che lo fece sorridere e scuotere la testa, chiedendosi come potesse pensare che a lui non le piacesse. Tuttavia, per quanto fosse Patrick Jane, consulente del CBI, non riusciva ancora a capire perché la senior agente evitasse di guardarlo in faccia. Forse era troppo concentrato ad osservarla come se ne stava chiusa in sé, come un piccolo pulcino sofferente, e l'unica cosa a cui pensava era abbracciarla.
"Non dire sciocchezze."
"Ti ho sentito dire che ti manca la vecchia Lisbon, e siccome io non so tra quanto tempo potrò tornare ad essere la donna che desideri..."
Istintivamente, Patrick le posò una mano sulla spalla, che delicatamente scivolò sul braccio fino a raggiungerle la mano.
"Tu mi piaci... E' che non sono abituato ad una Teresa che mi mette le mani addosso in quel modo... Lei è speciale per me, e vorrei che sapesse che non bisogno di agire da femme fatale per dimostrarmi qualcosa." disse, ridacchiando tra sé.
Un'altra cosa che non aveva previsto, e a cui non era abituato, fu il fatto che la donna gli si avvicinò con il modo goffo di un pinguino, dondolando un po' tra sé. Quando si assicurò di essere abbastanza vicina da poterlo guardare finalmente negli occhi, si mise in punta di piedi... e fu allora, solo quando le loro labbra fecero contatto, che il mentalista si rese conto di avere davanti la vecchia Teresa Lisbon.
Dopo quel breve approccio, lei sussurrò un flebile "Grazie per quello che hai detto", senza mai staccare lo sguardo.
Con nonchalance, come se nulla fosse successo, raccolse il suo borsone, e rientrò nel CBI, lasciando un Patrick Jane abbastanza sconcertato, ma che si riprese quasi subito. Teresa Lisbon stava imparando a mentire e aveva imparato dal migliore.
 
"Da quanto tempo le era tornata la memoria?" chiese Grace, mentre Patrick si gustava la scena di Teresa che rimetteva in riga Wayne, dicendogli di non piazzare più le cose in bilico per evitare altre situazioni come la sua.
"Credo quando ci siamo trovati da soli in quella camera da letto della vittima."
"Cooooooooooooooosa?" la rossa era già in posizione fangirl scatenata.
"Tranquilla, non è successo nulla, perché io l'ho bloccata, e poi Cho ci ha interrotto."
Il piccolo cuore della fangirl stava andando in mille pezzi. Il mentalista rise.
"Lei mi ha guardato e nei suoi occhi ho notato qualcosa... è stato lì che ho capito che la vecchia Lisbon stava tornando."
"Aspetta! Tu lo sapevi e non hai detto nulla finora perché volevi lasciarla fare perché in realtà ti piaceva il modo in cui ci provava con te?"
Lui non disse nulla, ma si limitò a sorridere di sottecchi.
 
 
 
Angoletto dell'autrice (poco) sana di mente:
Olé, sono tornata!! Forse un po' arrugginita, pardon, avevano finito le medicine in manicomio hahaha
Volevo postarla prima della season premiere, giusto per alleggerire i toni di questa stagione che sarà più dark della precedente, ma complice il tempo, non ci sono riuscita u.u
Spero comunque che leggendola vi abbia strappato qualche sorriso :)
E vi saluto augurandovi un buon The Mentalist Sunday *-*
E ricordate: non mettete le cose in bilico se non volete ritrovarvi come Teresa! Anche se lei, ammettiamolo, ci ha preso gusto alla fine hahahaha e beh, chi non vorrebbe essere nei suoi panni? XD
Alla prossima!!
D.
   
 
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