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Autore: _12    06/10/2013    1 recensioni
Storia divisa in quattro parti.
Prima parte: Mietitura.
Seconda parte: Gioco.
Terza parte: Alleanza.
Quarta parte: Vincitore.
Genere: Avventura, Azione, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi alzai presto quella mattina.

Odiavo quel giorno, da quando mia sorella morì per colpa di quella stupida trasmissione e per colpa di quello stupido patto.

-Liam, vestiti.-

Non volevo vestirmi, non volevo andare alla Mietitura, il mio nome era dentro trentacinque volte. Odiavo il fatto che fossimo costretti a partecipare.

-Liam, perfavore, vestiti in fretta, fra un'ora dobbiamo essere lì.-

-Mamma, ho paura...-

Lei mi sorrise, mi guardò e tentò di rassicurarmi.

Tesoro, siete tanti al distretto 11, le possibilità che tu venga estratto sono trentacinque su migl..-

-Non mi importa.- La interruppi -Se non dovesse toccare a me toccherebbe a qualcun altro, magari ad un dodicenne, che dici? Ti piacerebbe vedere l'ennesimo bambino sanguinare, steso a terra, con centinaia di punture di aghi inseguitori sulla pelle? A me, scusa tanto, no.-

Una lacrima scese dal suo viso e venne ad abbracciarmi.

-Non piangere mamma, ti prego. Perfavore, mamma...-

-Tua sorella è morta quando avevi otto anni.. Lei ne aveva dodici.. Ti ricordi ancora, però, a quanto vedo..-

Tentò di sorridermi, ma le sue lacrime scesero solamente più in fretta dal suo volto.

-Mamma, scusa tanto.. Solo che tu non puoi capire... Tu non sai quanta paura ho avuto in quel momento.. Tu non sai cosa significa essere un possibile tributo, vedere le vittime alla televisione e pensare "Oh, guarda, potrei morire anche io mangiato da delle fottute iene" oppure vedere i propri cari morire e dirsi "Tranquillo, tanto forse l'anno prossimo saremo di nuovo insieme." Non ci pensi neanche più a queste cose. Tu non rischi di finire in un'arena da un giorno all'altro, mamma.-

Lei si asciugò le lacrime con un vecchio panno.

Mi indicò una vecchia camicia, che sarebbe dovuta essere bianca, ma è ingiallita col tempo.

-Ti voglio bene, Liam, vestiti in fretta e fai colazione. sono riuscita a rubare una prugna, i Pacificatori non se ne sono accorti, mangiala tu, ti serve.-

Uscì dalla stanza, ed entrò nel salotto. Quelle erano le uniche due stanze presenti in quella piccola casetta.

Ci recammo insieme verso il 'Municipio'. Non era un vero e proprio munipio, era piccolo, e c'era un albero di fichi piantato a fianco.

Lesley Hemswerson ci fece tutto un discorso noioso, sentito e risentito, come tutti gli anni. Alcuni Diciannovenni, vivi, vegeti e tranquilli, sapendo che il loro nome non sarebbe stato nominato, mossero la bocca imitandolo. Idioti.

Iniziai a prestare attenzione appena Chaff disse: -Partiamo, quindi, con il pescare il nome della ragazza che parteciperà all'edizione di quest'anno degli Hunger Games!!-.

Era palesemente spaventato una volta aperto il biglietto. A momenti piangeva, e con un filo di voce continuò.

-Lucy..-

Lucy era quasi una figlia per Chaff, il mentore di quell'anno. Anche se in realtà era la figlia di sua cugina, in pratica era sua cugina di secondo grado, ma si vedevano praticamente tutti i giorni ed aiutava sua cugina con i pagamenti o similia.

Ha fatto in modo che il suo nome non potesse uscire più volte del 'dovuto'.

La ragazza aveva tredici anni, era alta e, ovviamente, magra come un chiodo. Non che lei non avesse da mangiare, poichè Chaff le dava sempre ciò di cui aveva bisogno, ma era perchè preferiva dare il suo cibo a sua mamma e ad altri. Era comunque in buonissima salute, non aveva neanche bisogno di quel cibo in più.

La ragazza, si sistemò l'abito rosso che le calzava a pennello, e irrigidì la schiena.

A testa alta camminò lentamente verso il palco. Tentava di nascondere la paura, ma il solito sorriso finto che aveva stampato sulle labbra non c'era. Strinse la mano al suo più-o-meno-cugino e si sedette su una sedia a fianco al suo microfono.

-Ti voglio bene, Lucy.- gli sussurrò l'uomo.

-Anche io, Chaff..-la ragazza accennò un sorriso, e lui continuò con il suo lavoro.

Si fece forza e continuò, fingendo, anche lui, un altro sorriso.

-Il ragazzo di quest'anno, invece, sarà, niente poco di meno che.. Liam Payne!-.

All'annuncio del presentatore il mondo mi crollò addosso.

"Ah.. Ok.. Dovrò uccidere sua cugina.. Sicuramente manderà un sacco di sponsor ad aiutarmi.."

Salii sul palco, terrorizzato.

-E possa la fortuna essere sempre..- mandò giù un groppo in gola e ci guardò con fare comprensivo. -A vostro favore.-

Io e Lucy ci stringemmo la mano. Lei mi guardò dritto negli occhi e mosse solo le labbra per dirmi 'scusa'.

Imparai una cosa nuova quel giorno. Lucy sapeva leggere le labbra.

'E di che?' le mimai io, come risposta. Ci sorridemmo, sinceramente, e, accompagnati da alcuni Pacificatori, entrammo nel piccolo edificio.

Entrò mia madre e mi diede una collanina nera. C'era un ciondolo a forma di stella, lo aprii e dentro ritrovai una foto di mia madre, me, mio padre e mia sorella.

Riconobbi subito quella collana, la indossò proprio mia sorella partecipando agli Hunger Games. L'aveva nascosto nella calza, poichè la stella, con le punte, poteva essere un'arma nell'Arena. Le avevano proibito di portarla.

-Grazie mamma... Ti voglio tanto bene. Non ti prometto che vincerò. Ti prometto solo che non mi arrenderò come ha fatto lei. Ah, e ti chiedo, in queste settimane in cui non ci sarò, e se dovessi venire a mancare, di non arrenderti neanche tu. Adesso non dovrai più mangiare metà panino, fingendo di non essere affamata per dare a me il resto. Adesso non dovrai più mangiare solo uno spicchio di mela per poi nascondere gli altri spicchi per darli a me la sera. Ah, beh, se stessi per morire di fame, mandami all'arena un po' di pane secco, mi andrà bene anche quello.-

Lei mi guardò negli occhi e pianse, di nuovo. Io invece le risposi con un sorriso.

Chiacchierammo un po', per tranquillizzarci.

-Adesso non sarai più nemmeno costretta a piangere tutte le sere di nascosto da me. Non piangere, perfavore, mamma... Non piangere, dai.. Sto solo.. partecipando ad un gioco.. In molti lo fanno, sai?-

Forse non scelsi le parole giuste, perchè a quell'ultima frase pianse ancora più a dirotto.

-Ti voglio bene, Liam..- mi disse.

-Anche io, mamma...-

L'ennesimo Pacificatore di quella giornata entrò nella stanza aprendo bruscamente la porta, dicendo che il tempo per le visite era finito.

Mia mamma mi abbracciò per l'ultima volta, e mi disse la sua solita frase:

-E se dovessi sentirti triste..-

Io la precedetti: -...Ricordati di cantare...-

Vidi mia madre piangere, andandosene.

Non che non l'avessi mai vista piangere, semplicemente in quel momento il mio cuore non era pronto per farlo.

Durante le visite venne a trovarmi anche Sharon.

Sharon era una delle persone più carine ch'io avessi mai conosciuto. Lei era una Pacificatrice, ma lei non era come gli altri.

Una volta, addirittura, la vidi prendere un grappolo d'uva, giù al campo, e darlo a un ragazzino di circa otto anni. Gli ha detto 'Non farti vedere. Fingiamo che io ti stia sgridando, ok? Tu intanto mangia.'

Le sorrisi, continuando a fare il mio lavoro.

Quel giorno credetti di esermi preso una cotta per lei. Scoprii che non era vero una volta conosciuta Stacy, la mia ragazza. Ex ragazza.

Ex, perchè lei, come tutte le cose migliori, non poteva durare. L'hanno beccata rubare dell'insalata sei mesi prima della Mietitura.

Sharon mi abbracciò. -Promettimi che tenterai di vincere.- era seria.

-Te lo prometto.-

-Promettimi che non ti scorderai nemmeno di questo.- lei mi prese le mani, dicendomi questa frase. Io stavo per chiederle di cosa stesse parlando, ma lei si avvicinò e mi baciò.

-Io.. Te lo prometto.-

Ero ancora un po' scosso, quando mi disse: -Ti accompagno io fuori. Non fare parola con nessuno di ciò che è successo, d'accordo?- Annuii, e andai fuori, seguito da lei.

-Dove stiamo andando?- chiesi.

Io sapevo, sin da piccolo, che dopo la mietitura e gli 'ultimi abbracci' un Pacificatore scortava le vitt... Ehm.. i Tributi, verso un Treno ad Alta Velocità diretto a Capitol City.

-Oh, beh, Chaff vuole parlare con te prima di salire sul treno. Dice che una volta saliti non ci sarà abbastanza tempo per spiegarti quello che deve. Mancano solo 10 minuti, sbrigati.- finì lei. -Ah, e... Buona fortuna.- aggiunse, guardandomi negli occhi. I suoi erano lucidi.

Entrai in una stanza, mi trovavo al piano soprastante.

-Buon giorno Chaff. Desiderava scambiare due parole con me prima di salire?- chiesi, tentando di sembrare cortese e non impaurito. Inutilmente, dato che tremavo e in quel momento provavo troppo odio verso di lui e il suo bisogno di pescare il nome di sua cugina.

-Uh, si, caro. Puoi darmi del tu, se preferisci.- disse sorridendo. io non sorrisi. il mio sguardo rimaneva duro davanti ai suoi occhi. Terrorizzato, ma non cortese, felice o altro.

-Liam, so che probabilmente adesso pensi che ti lascerò morire di fame o altro nell'Arena, pur di salvare Lucy, ma non lo farò! Il mio lavoro di mentore è quello di tentare di addestrarvi e accompagnarvi, entrambi.- Continuò Chaff.

-Okay.- dissi, semplicemente. Non sapevo cos'altro dire, se non questo.

-Okay? Cosa vuol dire 'okay'?- chiese lui, sembrava stesse per perdere la pazienza da un momento all'altro.

-Ti credo, so che non lo farai. Ma io sto per partecipare agli Hunger Games, cavolo... Hai ragione, il tuo aiuto mi serve, anche se so che in fondo non puoi salvarmi la vita sempre, quando ne ho bisogno. E questo vale anche per Lucy...-

Lui mi guardò. Credevo che lui non capisse l'importanza della mia vita. Non mi stavo vantando o simili, semplicemente mia madre cosa avrebbe fatto? Lei non era capace di guadagnare soldi, era troppo debole per poterlo fare. Sarebbe morta di fame.

E Sharon? Cosa ne sarebbe stato di lei? Non che avesse molta importanza nella mia vita, ne io nella sua, ma il suo bacio mi avava confuso. Salimmo sul treno. Non ci sono mai salito prima, sono sempre andato a piedi, anche se una volta, quando avevo otto anni, un vecchietto mi ha fatto salire sul suo trattore.
La vista era qualcosa di splendido, da li potevo vedere tutto il distretto.

Continuai ad ammirare il paesaggio per un po', quando una voce femminile interruppe i miei pensieri.

-Buon giorno signorino Payne..- era Lucy. La sua voce spezzata dalla lacrima che insistette per scendere tradiva l'aspetto da ragazza sicura e piena di se che era solita voler mostrare.

Io le sorrisi. -Salve. Mi chiami Liam.- Le allungai la mano, che lei pensò accuratamente per tre secondi se stringere o no. Andò per la prima opzione. -Allora mi chiami Lucy, e mi dia del tu perfavore.- mi guardò e scoppiammo a ridere. Eravamo talmente sotto Shock che nulla di ciò che stavamo facendo sembrava avere un senso.

Chaff entrò nella stanza, accompagnato da Seeder. Loro sarebbero stati i nostri mentori.

-Bene, appena la smetterete di ridere penso sarà il caso di iniziare a lavorare con qualcosa di utile, e fare qualcosa di costruttivo, che ne pensate?-

Noi iniziammo a smettere di ridere, e trattenendoci ancora, annuimmo entrambi.

-Salve ragazzi, io sono Seeder, probabilmente mi avrete vista in tv, ma ci tengo a presentarmi di persona. Quindi.- ci guardò come per esaminarci.

-Uno a destra.- e mi guardò dritta negli occhi. -E una a sinistra!- la seconda volta toccò a Lucy.

-Ora andate a farvi una doccia, fra 30 minuti vi voglio fuori, vi aiuterò a scegliere dei vestiti adatti per scendere dal treno.-

Finì lei con fare sbrigativo.

Entrai nella stanza all'interno di quel treno.

Sembrò di essere in un sogno, c'era di tutto, l'enorme TV al plasma era in 3D, il letto era a due piazze e un enorme armadio pieno zeppo di vestiti occupava il lato destro dell'enorme cabina.

Vidi una porta in mogano con la maniglia in ottone portare al bagno. Ci entrai ed aprii l'acqua per la doccia, come Seeder ci consigliò.

L'acqua calda mi bagnò dolcemente la pelle ed i capelli. Presi un tubetto con scritto 'Shampoo, Doccia schiuma.' e me ne sparsi il contenuto sul corpo.

Dieci minuti dopo uscii dalla doccia, coprendomi con un accappatoio nero posato su un gancetto, anch'esso di ottone, appeso al fianco della doccia.

   
 
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