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Autore: Arwen e Bambi    02/04/2008    33 recensioni
Un presente nella moderna New Orleans, un passato che risale a secoli addietro. Nascosti fra gli umani, una stirpe millenaria e maledetta come quella dei vampiri, scomposta in vari clan in lotta fra loro, si sfida alla ricerca del potere assoluto che soltanto una persona può dare loro, qualcuno che possiede qualcosa di speciale e vitale per la loro razza.
Passioni, odi, rancori, amori.
Il tutto mentre gli eventi si susseguono frenetici, e gli scontri e gli inganni si intensificano.
Soltanto uno ne uscirà vincitore.
(arwen5786 e bambi88 unite in una fic a quattro mani: prima nostra collaborazione: fic con tante, ma proprio tante, threesome, noi avvisiamo:-)
Genere: Drammatico, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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*New Orleans, 2000



Gli occhi fiammeggiarono verso quell’angolo di strada buia.
Scosse la testa bruna, ascoltando il cuore che gli balzava impaziente nel petto.
- Complimenti… – la voce suadente gli fece istintivamente digrignare le labbra rosse, mostrando la dentatura ferina.
- …ma se fossi stato più preciso avresti potuto anche strapparmi qualche capello- il ragazzo moro uscì dall’ombra, scuotendo i capelli scuri e lisci che gli sfioravano leggeri le spalle magre.
- …peccato tu mi abbia mancato di qualche metro – sbuffò, osservando con aria apparentemente annoiata la lamiera conficcata alla sue spalle, sul muro granitico.
L’altro balzò in avanti, piegandosi istintivamente sulle gambe, sfiorando il terreno con i grossi palmi delle mani – zitto, stupido –
Il moro infilò le mani in tasca, tirando via rapidamente la cicca che gli pendeva dalle labbra pallide.
Un gesto tanto rapido che l’altro ruggì di rabbia.
Sarebbe dovuto stare attento.
- allora, lupo, vuoi attaccarmi o passiamo qui ad annoiarci tutta la serata?! – lo fissò con i glaciali occhi neri – lo sai che noi vampiri non amiamo la luce – sorrise sghembo, raccogliendosi i capelli in una coda.
L’altro ringhiò, ricordando le parole della sorella, prima di uscire dal locale
Sta attento, Kankuro, la città è nuova ...
Sbuffò, lanciandosi un’occhiata apprensiva alle spalle.
Occhiata che non sfuggì all’altro che lo fissava con gli occhi a fessura - la mammina ti aspetta a casa?- chiese, interessato.
Kankuro ringhiò, spazientito mentre un famigliare formicolio gli invadeva la pelle – zitto, pipistrello – ruggì, riversando la testa indietro.
- Shikamaru, prego – lo corresse l’altro, lasciando i canini sbucare dalla pelle sottile delle labbra – che seccatura - sbottò poi, osservando la testa di lupo che aveva preso il posto di quella del ragazzone.
- Sarà un lunga notte- si ritrovò a borbottare, lanciandosi sull’avversario.



Stessa città, ma decisamente più a est, nel cuore della città: il famoso French quarter, meta privilegiata dei turisti, sempre sbalorditi dalla sua architettura in stile spagnolo, ampie finestre coronati da archi e graziose ringhiere ad ornare i balconi affacciati sulle strade.
Tutti bramosi di vedere Jackson Square, la famosa strada degli artisti di strada, dei mimi, dei giocolieri, che si esibivano a ogni ora del giorno.
E anche della notte.
Perchè il French quarter era sinonimo di licenziosità e di trasgressione.
E Jackson Square un luogo perfetto per deliziosi 'spuntini', come amava ripetere Sasuke sorridendo diabolico.
Verso le cinque di sera, quando erano tutti ubriachi, chi mai avrebbe badato a un’ombra furtiva che scattava silenziosa e magicamente faceva sparire qualcuno?
Le sparizioni venivano denunciate anche giorni dopo.
C’era sempre così tanta gente, così tanta confusione…e la polizia brancolava sempre nel buio.
Anche perché, pensò Sasuke pulendosi lieve la bocca, di giorno non avrebbero mai trovato un bel niente ad avvalorare gli indizi.
Quella notte Sasuke sedeva composto al tavolino di un bar piccolo ma molto caratteristico, con un’orchestrina jazz che suonava all’esterno.
A vederlo, faceva come sempre la sua strepitosa scena: l’elegante completo nero, i capelli corvini che scendevano lunghi sul collo eburneo, gli occhi magnetici.
La pelle chiarissima del volto, quasi traslucido, brillava, dello stesso colore della luna.
Piena.
Sogghignò, facendo roteare nel bicchiere il suo cognac, puramente decorativo…del resto, non poteva chiamare il cameriere e chiedere un bicchiere di sangue fresco.
Anche se sarebbe stata un’esperienza molto divertente.
Accavallò le gambe, e udì accanto a sé delle risatine eccitate; girò la testa verso un gruppo di tre ragazze, piuttosto discinte, che lo indicavano dandosi di gomito.
Perfettamente udibili i loro sussurri maliziosi, per uno come lui che aveva l’udito alquanto sviluppato.
“Ma l’hai visto che figo! Come è di classe…”
“Ha gli occhi più belli che abbia mai visto!”
“Sembra un dio greco…”
Lui sorrise gentile, i denti bianchissimi che rilucevano, i canini che solo da vicino avrebbero fatto notare qualcosa di particolare.
Le ragazze gli fecero gli occhi dolci, soprattutto una particolarmente giovane e ben tornita, le gambe nude che sbucavano dalla gonna stretta, il seno alto e sodo.
Una scollatura generosa che risaltava la pelle ambrata.
Sasuke tornò soddisfatto ad ascoltare il gruppo jazz.
Aveva trovato la sua cena, anche per quella notte.
Se solo quello si fosse sbrigato ad arrivare…
Non fece a tempo a formulare il pensiero compiuto che lo vide in lontananza, riconoscibile come sempre.
La chioma fulva del resto era eccezionale, e persino nella notte gli occhi cerulei spiccavano, freddi e spietati, contornati dalla matita nera, a distanza.
Nessuno aveva gli occhi di Sabaku no Gaara.
Sasuke alzò il bicchiere ghignando, e l’altro gli restituì per contro un’occhiata torva e inquisitrice.
Sasuke fece cenno al cameriere di avvicinarsi al loro tavolo.
“Un cognac anche per lui!”
L’uomo annuì zelante.
Gaara lo trafisse con un’occhiata malevola.
“Sempre a fare scene, eh, Uchiha? Non potevi darmi appuntamento in un posto deserto?” sibilò furente, togliendosi la giacca nera e sedendosi contratto al tavolo.
Era teso, irritato, e si vedeva che avrebbe voluto trovarsi in tutt’altro luogo.
Sasuke sorrise enigmatico, scuotendo la testa.
“Rilassati, su. È una notte così bella. Visto che non ci parliamo quasi mai, mi sembrava corretto incontrarsi in un posto gradevole, no? Senti che bella musica…siamo o non siamo nella patria del jazz”
Gaara lo guardò truce.
“Sai che me frega, imbecille. Non ho ancora mangiato, e sono terribilmente affamato.”
“Si dà il caso che abbia provveduto anche alla cena…dietro di te.”
Gaara seguì i suoi occhi, soffermandosi sul gruppetto di ragazze, che ora che aveva visto pure lui era decisamente in visibilio.
Non era da tutti i giorni incontrare due ragazzi così eccezionalmente belli.
Gaara sospirò.
“Vedrò di accontentarmi. Allora, di cosa mi volevi parlare?”
“Credo che tu lo sappia perfettamente Gaara…o sbaglio?” sogghignò Sasuke, gli occhi neri sollevati verso la luna che splendeva nel cielo senza stelle.
Gaara si morse un labbro.
“Kankuro non farà danni. Anche se con la luna piena i suoi poteri di decuplicano, è ai miei ordini.”
“Non ne avevo dubbi, ma c’è il piccolo problema che ha dei conti in sospeso con uno dei miei…e io sono leggermente stufo delle loro continue baruffe e provocazioni…”
Gaara socchiuse gli occhi, poggiando le mani bianche sul tavolo.
“Ti riferisci a Nara?”
Sasuke annuì, gli occhi improvvisamente brillanti.
“Sono certo che in questo preciso momento si staranno azzuffando…come sempre, dato che la tua incontenibile sorella pare ogni volta scatenare un polverone…”
“Lascia stare Temari.” scattò Gaara sulla difensiva.
Sasuke sorrise, schioccando la lingua e proseguì, l’aria più seria.
“E’ compito tuo tenere a bada i tuoi familiari che evidentemente non sanno ancora, dopo secoli, come diavolo devono comportarsi. Tieni lontano quel lupo dai miei sottoposti, ho già abbastanza grane e Shikamaru è uno dei miei subordinati migliori. Non tollero che abbia distrazioni.”
“Io Nara lo vorrei morto, possibilmente. Ma dirò a Kankuro di stargli lontano.”
“Sarà il caso. E tieni lontana anche Temari, non voglio assolutamente che si creino assurde baruffe tra donne. Ne ho già abbastanza con quella indiavolata di Ino.”
Gaara annuì, lo sguardo sempre diffidente.
“Se è per quello, l’ultima cosa che voglio è che mia sorella stia a contatto con quella sottospecie di vampiro che ti porti dietro. Siamo d’accordo, Uchiha. Li dividerò io personalmente.”
Sasuke annuì, giocherellando col bicchiere ancora ricolmo di cognac.
Gaara lo guardava sinistro, ma Sasuke sembrava avesse smesso di dirgli quanto doveva. Così lo incalzò lui.
“Tutto qui? Non dovremmo parlare d’altro?”
Sasuke sorrise, le mani che intanto prendevano la giacca di pelle.
“Ti riferisci a Sakura e Naruto, vero?”
Gaara socchiuse gli occhi, torvo.
Sasuke si alzò, lasciando i soldi sul tavolo.
“Ogni cosa a suo tempo. Siamo rivali da sempre, Gaara, e entrambi vogliamo la stessa cosa. Di Naruto mi occuperò io personalmente. Quello sporco mezzosangue traditore.”
“E di Sakura?” Sentenziò l’altro di rimando.
Un’ombra passò sul volto cereo di Sasuke. Al nome di quella maledetta umana, a quel sangue eccezionale che aspettava da secoli, digrignò i canini.
“Sakura…”
Le sue pene duravano ormai da troppo.
Sakura doveva morire al più presto, e lui bere il suo sangue. Il sangue che conteneva cellule del dna del capostipite della loro stirpe. Dna che finalmente era stato trasmesso a un' umana, nel suo sangue.
Più prezioso di ogni cosa al mondo.
“Non credere che ti lascerò campo aperto, Uchiha. Voglio anche io il suo sangue.”
Disse Gaara deciso e duro.
Sasuke gli sorrise.
“E allora che vinca il migliore. Ma ora, se permetti, ho fame. Prima di andare a dividere il tuo parentado dai miei subordinati, vuoi cenare con me?”
Gaara lo fissò cupo, e poi spostò lo sguardo sulle ragazze, ancora lì a fissarli.
Sì, aveva decisamente fame, ed era senza forze.
Sbuffò.
“E va bene. Ma che sia una cosa rapida.”
Sasuke stavolta rise apertamente, guardando la ragazza formosa che lo divorava adorante.
“Molto rapida, non preoccuparti.”



Temari svoltò l’angolo, uscendo dalla bettola.
Sbuffò, agitandosi nella giacca scura, ticchettando con i tacchi alti nella via umida.
Non le piaceva New Orleans.
I capelli biondi le cadevano sulle spalle gelide, ondeggiando al vento freddo di quella notte di luna piena.
Si fece spazio tra le macchine parcheggiate, maledicendo suo fratello Gaara.
Lui e le due dannate fissazioni.
Essere il vampiro più potente del mondo, ad esempio.
Cazzate.
- ehy bambola, in giro da sola?-
I passi si fermarono.
Temari fece ruotare gli occhi verdi, fiammeggianti sotto le luci dei lampioni.
La lingua scattò rapida sulla bocca carnosa, voltandosi lentamente.
L’uomo la guardava, in mano ancora la bottiglia vuota di birra.
- stai bevendo – disse, una nota di disgusto nella voce.
L’altro ondeggiò, avvicinandosi di un passo – non sono mica ubriaco! - sbottò, sorridendo inebetito.
La fortuna, si disse, gira anche per te.
La ragazza che aveva incrociato non era una semplice ragazza era…- sei una dea! – sbottò, osservandole il corpo formoso, il vestito succinto, la pelle diafana.
Temari si avvicinò, fin troppo rapida, per i suoi sensi da ubriaco – sai di alcool – sibilò, rabbiosa, scrutandolo in silenzio.
L’uomo si voltò, osservando la luce a intermittenza della bettola da dove era uscita.
<< sexy tamy >> apparve chiaro nella notte, sfolgorando nei suoi contorni rossastri, illuminando le mura dei palazzoni deserti.
Spostò poi lo sguardo sulla ragazza, sempre più esaltatamene vicina.
Gli occhi di lei lo scrutavano feroci e un lampo scosse la schiena del giovane, osservando le scaglie dorate nel verde cupo.
Le accarezzò il braccio gelato, sorridendole sornione – hai freddo…- concluse, inorgoglito.
La fortuna gira…
- offro da bere?- chiese infine, indicandole l’entrata del pub.
Le labbra della ragazza si aprirono in un ghigno divertito – non aspettavo di meglio – sibilò.


Gettò il corpo nel cassonetto, sbuffando annoiata –quando è così facile mi annoio– sibilò, osservando cupa il viso esangue del ragazzo.
- e quando il sangue sa di birra mi viene da vomitare – aggiunse, asciugandosi il lato della bocca, sporcandosi la mano eburnea.
Sorrise.
Si sgranchì le gambe solide, scuotendo i capelli ribelli, ascoltando il rumore del sangue che riprendeva a scorrerle nelle vene.
Una sensazione che rasentava il dolore, per terminare nel più assoluto piacere.
Schiuse le palpebre, sospirando – odio New Orleans – ripeté meccanica, avvertendo il retrogusto metallico dell’alcool impossessarsi dei sensi.
Alzò lo sguardo, riprendendo a camminare, sfilando decisa per la strada affollata.
Ora che controllava la sete, andava meglio, molto meglio.
Fu allora che lo sentì.
Un odore forte, mischiato.
E quel dolore al petto.
- KANKURO!- urlò, fermandosi tra la folla.
E nessuno si accorse di quella ragazza bellissima che spariva tra le ombre.


Ino lasciò la mano del giovane infilarsi sotto il top di paillettes, le labbra mordicchiarle l’incavo del collo.
- sei bellissima- farfugliava, ebbro.
Sbuffò – questo lo so! – sbottò – sii più originale – disse, avvinghiandogli le gambe da stambecco attorno i fianchi muscolosi.
Il ragazzo la spinse addosso al muro del bagno, facendole urtare con il tacco alto lo stipite della porta.
Ino alzò gli occhi, osservando il lampadario al neon – ho detto originale, non avventato – replicò asciutta, passandosi la lingua sulle labbra pallide.
Il ragazzo la fissò adorante, mentre lei gli accarezzava i capelli lunghi ingellati – sei così fredda…posso scaldarti?- le chiese, leccandole il lobo.
Ino sorrise, mostrando i lunghi canini – certo che puoi – rispose, negli occhi azzurrissimi un lampo di piacere – fatti mostrare quello che mi piace – sussurrò maliziosa.
La mano afferrò il mento di lui, la bocca si schiuse sulla pelle del suo collo.
Lo annusò, sorridendo impercettibilmente – credo proprio che mi piacerai –
Il corpo cadde a terra, scivolando sulle mattonelle lucide del bagno.
Ino reclinò la testa all’indietro, un ringhio basso nel petto.


- Shikamaru – sospirò.
Sasuke sapeva sempre quando contattarla.
Del resto, non a caso aveva la dote di saper comunicare col pensiero nella mente delle persone.
E si trattava di Shikamaru, il solito impulsivo.
Soprattutto quando era nei guai col bestione fratello di quella zoccola…
Si portò una ciocca insanguinata dietro l’orecchio, annuendo impercettibilmente – certo che vado! – squittì, scalciando via il braccio del ragazzo, impigliato tra le sue costosissime scarpe Gucci – digli di stare fermo!- aggiunse, scuotendo la testolina bionda, sistemandosi il rossetto allo specchio del locale deserto – se c’è non ti assicuro niente – ringhiò – sono secoli che aspetto di massacrarla –



Nello stesso istante, poco fuori New Orleans, una ragazza guardava tesa fuori dalla finestra della sua stanza, le labbra tremanti, le mani da bambina, bianche, che stringevano il ciondolo d’argento.
I lunghi capelli corvini dai riflessi blu le incorniciavano l’ovale esangue, un viso piccolo in confronto agli enormi occhi che fissavano il vuoto. Occhi color della neve.
Hinata aveva paura.
Sapeva che stava per scatenarsi l’inferno, la guerra era imminente.
Il gruppo di Sasuke Uchiha pronto a sfidare quello di Sabaku no Gaara.
Itachi Uchiha e i suoi seguaci sempre più efferati e assetati di sangue.
Ogni famiglia che voleva prendere il controllo, il dominio; e inutile dire che ovviamente la sua, una tra le più antiche discendenze di vampiri, avrebbe fatto valere la propria opinione.
Oh, se fosse stato per lei.
Lei che odiava la sua natura, che da secoli (o millenni? Non ricordava più…) si nutriva di sangue animale.
Lei che non avrebbe mai sfidato l’autorità paterna, ma che segretamente covava il sogno di fuggire, di allontanarsi da quella gabbia dorata in cui si sentiva soffocare.
Prigioniera.
Si sedette sul grande letto a baldacchino, tormentando furiosamente la sua camicia da notte.
Naruto…chissà cosa stai facendo in questo momento.
Arrossì furiosamente al sopraggiungere di quei pensieri. Terrorizzata che sua sorella Hanabi la stesse ascoltando in quel momento, e magari avesse letto il suo pensiero.
Lo faceva di continuo, maledizione.
Lei, invece, non aveva alcun potere speciale, niente che le conferisse qualcosa di realmente straordinario.
La sua più strabiliante caratteristica, come le ripeteva spesso Neji, era il suo animo così candido che sapeva incantare ogni persona si relazionasse con lei.
Peccato che non fosse certo un vanto, per un vampiro.
Si sdraiò sul letto, socchiudendo gli occhi.
Neji.
Come sempre, pensando al cugino provava sensazioni contrastanti.
Paura, sottomissione, timore reverenziale.
Ma anche l’incapacità di restargli a lungo lontana.
E un ardente desiderio.
Neji faceva parte di lei. E lei di lui.
Neji, che era stato subito destinato ad essere suo promesso sposo.
Neji ,che suo padre aveva disegnato come suo successore. A patto che sposasse la maggiore delle figlie, cioè lei.
Con grande disappunto di Hanabi.
E il suo rapporto con Neji era andato consolidandosi, nel tempo, passando da una glaciale freddezza a momenti di vera complicità e…amore?
Poteva definirlo amore?
Dopo secoli di paura, di terrore, nei quali Hinata sfuggiva anche solo il suo contatto, vi era stato quel momento in cui aveva visto in Neji qualcosa che prima il suo cuore aveva sempre celato.
E negato.
E la sua presenza era diventata vitale.
Ma lei che ne sapeva dell’amore?
Di nuovo quel pensiero.
Naruto.
Oddio, doveva smetterla. Smetterla di pensare a lui, era rischioso. Nonché logorante.
Il suo volto si sovrapponeva di continuo a quello di Neji, in un’alternanza pericolosa.
Naruto era ricercato praticamente da tutti i più potenti clan di vampiri, visto che aveva scelto di proteggere l’umana, la causa della faida scoppiata.
Sakura.
L’erede di Tsunade in persona, colei che aveva miracolosamente ereditato, nel suo sangue, il dna del primo vampiro mai esistito, il progenitore, il creatore di tutti loro.
Sarutobi.
E ogni vampiro sapeva perfettamente cosa questo significasse: il sangue di Sakura avrebbe permesso, a chi l’avesse bevuto, di diventare il più potente della loro specie.
L’unica facoltà che ai vampiri era negata, la luce del giorno, era potenzialmente realizzabile.
E un vampiro che può agire anche di giorno diventa praticamente invincibile.
Hinata compativa quella povera ragazza, catapultata in un girone d’inferno, ma avrebbe dato ogni cosa per essere al suo posto.
Perché accanto a lei c’era Naruto.
Sentì la porta aprirsi, e sebbene avesse ancora gli occhi chiusi avvertì la presenza di Neji accanto a lei. Il profumo inconfondibile della sua pelle.
Lo sentì sospirare, e lei aprì allora gli occhi, incrociando il suo volto severo.
“Se pensi quando c’è Hanabi in giro, sai bene che viene a riferirmi le cose. Non aspetta altro.”
Lei annuì, le ciglia umide per le lacrime.
“Mi dispiace, Neji. Scusami.” Bisbigliò soffocando il volto nel cuscino.
Il ragazzo scosse la testa.
Dannazione.
Hinata era sempre più fragile, sempre più vulnerabile. Una terribile esca per chiunque avesse voluto attaccare gli Hyuga.
E, lui ne era certo, Hiashi l’avrebbe anche sacrificata pur di non avere alcun punto debole all’interno della loro famiglia.
Ci mancava solo la storia di Naruto.
Che ora lui dovesse anche competere con quel…
Neji si morse infastidito un labbro, mentre le carezzava i capelli neri.
Lui col tempo aveva imparato ad amarla.
L’aveva a lungo disprezzata, maledicendo il destino che l’aveva unito a una vampira tanto inferiore e strana, ma poi…se ne era innamorato, a modo suo.
Hinata era così fragile. Aveva bisogno di lui. E lui di lei.
La prese tra le braccia, asciugandole le lacrime, il tono che voleva risultare brusco.
“Adesso basta piangere, Hinata. Forza…”
Lei annuì debolmente, e gli carezzò il volto, il seno premuto contro il petto.
Neji provò un brivido, il corpo caldo.
Perché a volte con lei scordava quasi di essere un vampiro, e il suo corpo ribolliva come quello di un umano.
Sangue, calore, passione, un cuore.
In teoria non avrebbe dovuto possedere nessuno di questi. Ma con Hinata accadeva da molto tempo, ormai.
La baciò, e lei gli si strinse accanto, mentre lui le slacciava lentamente la camicia da notte, liberandosi a sua volta dei vestiti.
Impossibile pensare di restare divisi.
Nonostante Hinata provasse qualcosa che non doveva provare proprio per uno dei suoi più acerrimi nemici, per di mezzosangue.
Ma del resto lui amava veramente la cugina?
O era la semplice consapevolezza che era il loro destino, già segnato?
Neji strinse i palmi, la mente sempre vigile e razionale mentre lasciava che le sensazioni prendessero padronanza nel suo corpo.
No. Per quanto lo riguardava, l’amore forse non l’aveva mai conosciuto.
Ma non ne aveva certo bisogno, che diamine.
E anche se fosse stato, anche se dentro di sé era conscio di quanto sentisse per la cugina, si rifiutava di prenderlo in considerazione, perché quei sentimenti erano tremendamente pericolosi.
Umani.
Quello che proprio non poteva permettersi, anche se quando l’aveva tra le braccia perdeva spesso il controllo.
Neji però bramava un’unica cosa, ora come ora.
Rafforzarsi, sempre di più, per essere in grado di imporsi su Naruto, per fronteggiare prima o poi Sasuke e Gaara, i suoi acerrimi nemici.
E ormai erano troppi secoli che quella sfida andava avanti.
E tutto aveva iniziato a amplificarsi nell’ormai lontano 1295…





Angolo di Cami e Robi

Ciao a tutti! Come vedete, abbiamo deciso di unirci in un unico account( che cosa divertente…vedere le immagini per rifarsi gli occhi!), e di affrontare questa storia insieme.
L’idea è partita da Roberta, poi ci abbiamo ricamato sopra insieme…e vedrete cosa succederà!
Cosa possiamo dire…il mondo dei vampiri ci ha affascinato da quando abbiamo letto Twilight(l'una che tifa Edward, l'altra Jacob), ma qui le cose saranno decisamente diverse, diciamo che la base è solo il fatto del vampiro in sé.
Avremo ad esempio, dal prossimo in poi, capitoli che saranno svolti nel passato, e poi si tornerà nel presente, per capire come siamo giunti a questo antefatto. Si conosceranno mano mano tutti i personaggi, inutile quindi fare domande "ci sarà tizio" perché garantiamo che ci saranno davvero tutti.
Una cosa, importante: i triangoli saranno davvero numerosi. Dai più classici a quelli anche più inconsueti.
Non fatevi ingannare dalle apparenze, nemmeno dalle più eclatanti. Fino alla fine, in nostro motto è “tutto è in bilico!”.

Sarà anche facile riconoscere chi scrive cosa: Robi scrive i dialoghi tra i trattini( in questo capitolo, per farvi un esempio, il pezzo di Shikamaru e Kankuro, o quello di Temari) io uso invece le virgolette(vedi Sasuke e Gaara o Neji e Hinata), e abbiamo deciso di lasciarli così anche perché così e più facile per voi capire chi scrive cosa, visto che non ci suddividiamo un capitolo a testa, ma andiamo d’istinto.
Così nel caso potete chiedere delucidazioni precise a una o all’altra.

Inoltre, chi ci conosce sa i nostri gusti…Ognuna ha le sue preferenze come personaggi, senza dubbio.
Quindi sarà molto più facile che Robi scriva del team Suna e del team 10 mentre io degli Hyuga e degli Uchiha, ma anche qui, decidiamo sempre mano mano!

Bene, spero che la fic vi piaccia, noi posteremo una volta a settimana, sempre questo giorno esclusi eventuali impegni, ma in linea di massima così sarà!
Commentate numerosi, ci contiamo tanto!
Bacioni a tutti


  
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