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Autore: Buddy    06/10/2013    4 recensioni
Sei la persona più importante della mia vita, il migliore amico che si possa desiderare e l’unico con cui riesco ad essere davvero me stesso... ma il fatto è che i sussulti che provo quando mi abbracci o quando mi arruffi scherzosamente i capelli mi spaventano, perché sfuggono al mio controllo... e perché so che tu ne sei immune.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dan Howell, Phil Lester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Consiglio per gli acquisti: leggetela con questa in sottofondo - https://www.youtube.com/watch?v=YHJioXF67oE&hd=1 ^__^
 

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E’ stata una giornata piuttosto intensa.
Ho passato la mattinata a girare il nuovo video per il mio canale e nel pomeriggio ti ho aiutato ad organizzare il tuo.
Ogni volta mi stupisco degli incredibili progressi che hai fatto in soli quattro anni di attività e mi chiedo cosa ne sarebbe stato di te, come sarebbe stata la tua vita se io non ti avessi dato la spinta necessaria, incoraggiandoti a seguire il tuo sogno.
Chissà, forse saresti stato felice lo stesso, ma sicuramente ora non saresti qui.
Con me.
A cena hai insistito per sperimentare una delle nuove ricette di Delia Smith.
“E’ così facile e veloce che anche un pinguino mutilato riuscirebbe a preparare questa roba!”.
Venti minuti dopo, la cucina era invasa da un odore acre che ci ha costretti a spalancare le finestre nonostante il freddo glaciale e mentre tu scrostavi il fondo della teglia con un coltello, rendendola praticamente inutilizzabile per futuri manicaretti, io cercavo il numero di Pizza Hut nella rubrica dell’Iphone.
“Come la vuoi la tua, Dan?”
“... peperoni”.
Hai ringhiato, continuando a sfregare.
Abbiamo mangiato in silenzio, guardando Buffy in TV.
Ora sono le undici passate ed io sono a letto.
Tu sei rimasto in salotto, ad editare il tuo video ascoltando Britney Spears.
Giocherello per qualche minuto con i due leoncini di peluches che tengo sul comodino.
Simulo una lotta nella savana notturna delle lenzuola, facendoli rincorrersi a vicenda lungo i promontori delle mie gambe piegate.
Nella savana ci sono promontori?
Dovrei controllare su Google.
Continuo per qualche altro minuto, simulando ruggiti sommessi finché mi sento troppo stanco anche per tenerli in mano.
Gli occhi mi si chiudono e scivolo nel sonno.

Sarah Michelle Gellar mi sta imboccando con delle pesche sciroppate.
Immerge il cucchiaio nella ciotola di polpa arancione e lo porta verso la mia bocca, incoraggiandomi ad aprirla per mangiarle.
Potrebbe anche trattarsi di una situazione erotica se solo non fossi relegato su un seggiolone, con addosso una tutina azzurra.
“Ooh, ma che bravo il mio bambino!”.
Sarah mi sorride radiosa, dopo un’altra deglutizione completata con successo.
Parte dello sciroppo mi scivola lungo il mento e mamma-Sarah si prodiga per ripulirmi con il bavaglino che porto annodato al collo.
Sopra c’è disegnato un leone che sorride.
“... che bravo il mio bambino, che ha mangiato tutta la pappa! Adesso la mamma ti fa fare il ruttino!”.
Si china su di me e fa per prendermi in braccio, mentre io tendo verso di lei le mie mani... che non ricordavo così piccole e paffute, a dire il vero.
‘Ommioddio, sto per essere preso in braccio da Sarah Michelle Gellar!’.
E’ vicina, così vicina che posso sentire il suo profumo di talco e shampoo e...
un cigolio la interrompe.
“Oh, è tornato papà!”.


Apro gli occhi.
Non ho idea di che ora sia, ma probabilmente siamo nel cuore della notte e qui è ancora buio pesto... se si esclude una lama di luce che proviene dal corridoio.
Realizzo che dev’essere stato il suono della porta che veniva aperta a svegliarmi... interrompendo il mio sogno.
Che comunque era piuttosto inquietante.
Sbadiglio, alzandomi a sedere.
E’ allora che fai timidamente capolino nella mia stanza.
“Phil? Dormi?”
“Più o meno...”.
Rimani impalato a morderti il labbro, incerto se tornartene o meno sui tuoi passi.
“Dan? Che succede?”.
A quel punto ti avvicini lentamente fino a sederti sulla sponda del letto, accanto a me.
“Io ho... oh, non fa nulla, lascia stare”.
Fai per alzarti, ma te lo impedisco afferrandoti il polso.
Mi guardi, perplesso.
“Bè, già che sei qui...”.
Sospiri e abbassi lo sguardo, come al solito ti vergogni.
La sola idea di chiedere aiuto a qualcuno per qualunque motivo ti terrorizza, me l’hai confessato tu stesso.
“Io ho... appena avuto un incubo”.
Ti ostini a non guardarmi in faccia, strofinandoti appena il braccio come se un insetto ti avesse punto.
“Che genere di incubo?”.
Rimani in silenzio per un attimo, prima di rispondere.
“Non ricordo bene. So solo che era spaventoso, mi sono svegliato di soprassalto in un bagno di sudore e... Dio, tutto questo è patetico”.
Ridi e ti passi una mano tra i capelli, che effettivamente sono umidi.
Anche dopo anni di convivenza non abbandoni i tuoi meccanismi difensivi e quando qualcosa ti imbarazza o ti turba ricorri all’autoironia, affrettandoti a ridere di te stesso prima che possa farlo qualcun altro.
Ti prendo di nuovo il polso.
E’ un gesto automatico e tu ti volti e guardi la mia mano stretta su di te, ma non ti sottrai.
“Puoi dormire qui, se vuoi”.
Strabuzzi gli occhi.
“Con te?”.
Mi scappa una risatina.
“A meno che tu non voglia accomodarti sul pavimento... ma il letto è abbastanza grande per entrambi.”
“Sei sicuro che non sia un problema?”.
Scrollo le spalle, mentre per qualche motivo il mio cuore comincia a battere più veloce.
“Perché dovrebbe? Basta che non diventi un’abitudine!”.
E se anche lo diventasse?
Insinua una vocetta fastidiosa nella mia testa, che mi sforzo di mettere a tacere.
“Oh. Okay, allora”.
Mi sposto di lato per farti spazio e tu ti infili sotto le coperte.
Siamo a pochi centimetri di distanza, i tuoi piedi sfiorano appena i miei.
Per alcuni istanti, nella stanza regna un silenzio assoluto.
“Grazie, Phil”.
Mormori ad un tratto, allungando una mano ad accarezzarmi il gomito.
Ho un fremito involontario.
“Non c’è di che”.
Sussurro di rimando.
Tu ti volti su un fianco, dandomi la schiena mentre io resto immobile a fissare il soffitto, pienamente consapevole del calore del tuo corpo accanto al mio.
Riesco a distinguere la tua nuca nonostante l’oscurità ed improvvisamente la voglia di stringerti è così intensa da togliermi il respiro.
Che mi succede?.
Sei il mio migliore amico, eppure sei anche qualcosa di più.
Data la nostra popolarità di youtubers e la nostra tendenza ad uscire in coppia, le speculazioni sull’effettiva natura del nostro rapporto abbondano ed è anche vero che alcuni avvenimenti hanno contribuito a rendere la situazione a tratti ambigua, ma la verità è che nemmeno io saprei dare una definizione precisa al legame che ci unisce.
E poi, è davvero necessario?
Etichettare i nostri sentimenti, sforzarci di trovare una spiegazione logica a gesti, frasi, pensieri... questa continua catalogazione degli atteggiamenti e delle attenzioni che abbiamo l’uno verso l’altro, è effettivamente di qualche utilità?
O stiamo solo ponendo dei limiti ad una relazione che potrebbe essere vissuta in maniera assolutamente spontanea?
In fondo, se due persone riescono a stare perennemente a stretto contatto senza mai pestarsi i piedi a vicenda nè invadere gli spazi reciproci, coesistendo in perfetta armonia, è davvero necessario chiedersi il perché?
Sei la persona più importante della mia vita, il migliore amico che si possa desiderare e l’unico con cui riesco ad essere davvero me stesso... ma il fatto è che i sussulti che provo quando mi abbracci o quando mi arruffi scherzosamente i capelli mi spaventano, perché sfuggono al mio controllo... e perché so che tu ne sei immune.
“Dan?”.
Nessuna risposta.
Possibile che ti sia già riaddormentato?
“Ehi, sei sveglio?”.
Niente.
Deglutisco, allungando una mano ad accarezzarti leggermente la schiena.
“Dan, credo di essermi innamorato di te”.
Trattengo il fiato per qualche attimo.
Nella stanza regna un silenzio quasi sovrannaturale.
“Buonanotte, Bear (*)”.
Mormoro, prima di assopirmi a mia volta.

Quando mi sveglio la mattina dopo, sono solo.
Sbadiglio e mi stiracchio, stropicciandomi gli occhi e chiedendomi dove sei.
La risposta è abbastanza scontata.
In cucina, il tavolo è già apparecchiato per la colazione e tu fischietti, versandoti una tazza di latte.
“ ‘giorno...”.
Ti volti e mi sorridi.
“Ben svegliato!”.
Accetto la tazza che mi porgi e cerco con lo sguardo la scatola dei cereali, per poi versarmene un’abbondante razione.
“Hai avuto altri incubi, stanotte?”.
Chiedo, con una nota d’imbarazzo che non riesco a mascherare.
“Uh... no, no. Anche se ho fatto un sogno strano su un unicorno con i pattini a rotelle, o qualcosa del genere. Per il resto comunque ho dormito bene”.
“Ottimo”.
Replico, sorseggiando il mio latte.
Quando però rialzo la testa, ti sorprendo a fissarmi.
Hai un’espressione strana, indecifrabile, che per qualche motivo mi mette addosso una certa inquietudine.
“Tutto okay?”.
“Sì, certo”.
Che ti succede, Dan?
“Vuoi che più tardi ti dia una mano ad editare il tuo video?”.
Chiedo, tanto per riempire un po’ questo silenzio che ad un tratto mi fa sentire a disagio, anche se non ne capisco il motivo.
“Perché non me l’hai detto prima?”.
Aggrotto le sopracciglia.
“Bè, in genere ci pensi da solo, ma siccome questa volta abbiamo fatto delle riprese un po’ diverse dal solito, pensavo...”
“No Phil, non parlo di questo”.
Metto giù la tazza.
Improvvisamente mi si è chiuso lo stomaco.
“A cosa ti riferisci, allora?”
“A stanotte. Alla tua...” ti blocchi e sospiri, stringendo il bordo del tavolo “... ti giuro, non so nemmeno come chiamarla. Alla tua... dichiarazione?”.
Sbatto le palpebre una, due, tre volte.
Mi si è appannata la vista.
Mi sforzo di restare impassibile, ma so di essere sbiancato.
“Pensavo dormissi.”
“Mi sono svegliato quando mi hai chiamato.”
“Ma non mi hai risposto!”
“Perché ero a metà tra il sonno e la veglia, credevo di essermi solo immaginato la tua voce, ma poi...”
“Poi hai sentito che ti toccavo. E hai sentito anche la mia ultima frase”.
Mi alzo.
Mi gira la testa.
“Phil.”
“Dan, lascia perdere, davvero. Non avrei dovuto, non so cosa mi sia preso”.
Voglio chiudermi in camera e stare da solo, rannicchiarmi sotto le coperte e possibilmente finire in un’altra dimensione.
Una dimensione che non comprenda l’esistenza di quel tuo sguardo costernato che mi fa solo venire voglia di baciarti, nonostante tutto.
“Phil, siediti un momento”.
Mi prendo la testa fra le mani.
“Non posso! Io... io ho rovinato tutto!”.
Sento che sto per scoppiare in singhiozzi e non voglio assolutamente che accada.
Non davanti a te.
Non per questa ragione.
Sto strizzando gli occhi per cercare di trattenere le lacrime, per questo non ti vedo mentre ti alzi, mi raggiungi e mi prendi le mani.
Li riapro solo quando avverto il contatto delle tue dita nelle mie.
“Per favore”.
E c’è una tale urgenza, una tale supplica nel tuo tono, che non posso dirti di no.
Mi risiedo.
Per almeno un paio di minuti, nessuno dice una parola.
Fuori dalla finestra, il cielo di Londra è nuvoloso. Tra poco pioverà.
Ti sposti, ti appoggi con la schiena ad uno dei banconi della cucina e ti passi una mano tra i capelli.
E’ uno stillicidio, non te ne rendi conto?
“Visto che siamo in tema... anch’io dovrei confessarti una cosa.”
“Oh, se è per la storia della crepa sulla mattonella là in fondo non importa, sapevo già che eri stato tu.”
“Cos... ?! Non è vero, non sono stato io! O almeno, non ne ho la certezza...”.
La tua indignazione è quasi comica, e la tensione si allenta.
Scoppio a ridere e tu mi segui perché, anche se a malincuore, non puoi farne a meno.
“Andiamo Phil, questo dovrebbe essere un momento carico di pathos, non rovinare l’atmosfera!”
“Scusa, procedi pure”.
Ti sprono, pur continuando a ridacchiare.
“Dicevo... anche io devo confessarti una cosa”.
Pausa.
“Quando stanotte sono venuto in camera tua, non era perché avevo avuto un incubo”.
Tutto qui?
Bè, mi aspettavo di peggio.
Visto come si sono messe le cose, a questo punto non mi sarei stupito se mi avessi confessato di stare intrattenendo una relazione clandestina con l’affittuario del nostro appartamento.
Però non è ancora finita.
“Io volevo solo... stare con te. Dormire con te, per essere precisi. Non nel senso di... insomma”.
Arrossiamo entrambi.
“... se tu avessi voluto non mi sarei di certo tirato indietro, ma il punto è che ero convinto che tu non volessi. Che non l’avresti mai voluto”.
Ti guardo negli occhi.
A meno che non abbia appena avuto un’allucinazione uditiva, questo potrebbe essere il giorno più bello della mia vita.
Faccio per parlare, ma tu non me ne dai il tempo.
“Per questo ho assolutamente bisogno di sapere” ed ora la voce ti trema “... se la dichiarazione che mi hai fatto stanotte era sincera. Perché se non...”
“Lo era. Senza ombra di dubbio”.
Il modo in cui mi sorridi illumina la stanza.
“Potremmo sposarci in Spagna!”
“Con fiumi di sangria!”
“E tutti gli invitati indosseranno un sombrero!”
“Dan, i sombreri sono messicani.”
“Oh. Bè, fa lo stesso”.
Comincio a riordinare le stoviglie della colazione, sorridendo come un ebete.
Mentre metto i piatti nel lavello mi affianchi e mi appoggi una mano sul collo, attirando il mio viso verso il tuo.
Mi ritraggo.
La delusione nei tuoi occhi è palpabile, ma mi affretto a chiarire.
“Non mi sono ancora lavato i denti”.
Tuttavia, la mia scarsa igiene mattutina non sembra turbarti, perché ridi e mi baci e finalmente tutto ha un senso.
Fuori, un raggio di sole fa capolino tra i cumulonembi e proietta le nostre ombre sulla parete.
Le nostre ombre che nel frattempo sono diventate una cosa sola.





(*) Bear sarebbe uno dei soprannomi di Dan, stando alle sue dichiarazioni :)

Angolo dell'Autrice
Questa è in assoluto la mia prima Phan... confesso che quando ho cominciato a seguirli non li shippavo affatto, ma poi Tumblr, con le varie gif e cospirazioni, mi ha definitivamente distrutto la vita xD
(per favore, ditemi che non sono l'unica, così mi sento meno patetica ed inutile).
Quanto alla storia in sè, non c'è molto da dire... l'ho scritta alle quattro di mattina dopo vari rimuginamenti e la canzone dei Panic! At the Disco mi è sembrata la colonna sonora ideale... tra l'altro, sembra che i Panic! siano uno dei gruppi preferiti di Dan e Phil, perciò era come prendere due piccioni con una fava lol
Per finire, so che è fluff da morire, ma semmai il Phan dovesse rivelarsi canon, sarebbe questo il modo in cui mi immaginerei la loro relazione :)
Critiche & recensioni sono sempre gradite, e spero vi sia piaciuta e non vi si sia cariato nessun molare :D
Alla prossima ^__^
  
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