Storie originali > Noir
Ricorda la storia  |      
Autore: Yomigami    02/04/2008    1 recensioni
Ok, premetto che che la storia si basa intorno a una storia d'amore (quindi aspettatevi scene mielose XD) però spero di aver costruito un atmosfera abbastanza noir. Per ora la storia mi sembra completa, ma se a chiunque legga piacerebbe che il racconto continuasse me lo faccia sapere! Ambientato in una Milano qualunque, in un università qualunque...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una mattina come le altre, uguale a quella del giorno prima, fredda. Uscendo di casa non potè non notare quel gelo, una sensazione a lui tanto familiare. Ancora ci pensava a quella storia andata male, a quella che credeva potesse essere la storia della sua vita, il grande amore. E invece un mattino uguale a quello cui stava andando incontro, quell’idillio finì, senza motivo, senza un senso. Parole dure quelle della sua lei quel giorno, che lo colpirono con la forza di un maglio, lasciando di ghiaccio il suo cuore.

Fu proprio il freddo a riscuoterlo da quei pensieri, e mentre piano ritornava alla realtà si accorse che era quasi arrivato alla stazione della metropolitana. Avrebbe voluto volentieri un caffè in quel momento tanto aveva sonno, ma guardandosi intorno capì che avrebbe dovuto aspettare di arrivare in università per berlo. I bar e i negozi erano tutti chiusi, e non avrebbero aperto ancora per un paio d’ore, e anche se fossero stati aperti la clientela non sarebbe stata eccezionale, il freddo era un ottimo motivo per starsene in casa, specialmente quando neanche il sole si azzardava a uscire dalla coltre di nubi da cui era coperto. Salì gli scalini della stazione e raggiunse la banchina aspettando il treno, che come ogni mattina sarebbe stato zeppo di persone. Infatti appena arrivò, le prime carrozze che gli sfilarono davanti erano stipate di gente. Salì sull’ultima che sembrava la meno piena, e cominciò il suo solito viaggio verso l’università.

Un’ora dopo era arrivato, ma uscendo dalla stazione della metropolitana lo accolse il sole, che quasi riusciva a scacciare il freddo nell’aria. Riprese il cammino, ma impiegò poco tempo ad arrivare perché la fermata della metropolitana era a cinque minuti dall’università.

Finalmente un caffè pensò, almeno sarebbe riuscito a tenere gli occhi aperti durante le lezioni, ma mentre si avviava verso il bar dell’università incrociò Andrea, un suo caro amico che aveva conosciuto proprio quattro mesi prima, il primo giorno di lezione nell’aula dove facevano Sociologia.

“Ciao Chris! Allora come stai?” Gli disse sorridente, uno dei rari sorrisi che sfoderava la mattina quando non aveva troppo sonno.

“Oh ciao Andrea! Sto bene grazie, te invece? Come è andata in quella redazione?”

“Bene bene! Mi hanno preso! Bè insomma, è una specie di mensile su internet, ma mi hanno fatto lasciare il numero di cellulare, e mi hanno assicurato che mi faranno scrivere almeno un articolo al mese!” Esclamò felice Andrea.

“Bene, sono contento per te” Disse Chris, cercando di abbozzare un sorriso.

Andrea lo guardò bene, e dopo qualche secondo gli disse.

“Stai ancora pensando a lei vero?”

“Ehm, ecco… No, ma và figurati” Disse cercando di essere il più convincente possibile ma Andrea non ci cascò.

“Invece sì che ci stai pensando! Ascolta, tu ci hai messo tutto te stesso in quella storia, anzi, sei stato fin troppo buono con lei. Lei è stata una stronza, ma la devi dimenticare ok?”.

“Va bene…” Ma dalla faccia di Christian traspariva che la verità era un'altra.

“Senti, adesso tu non preoccuparti più. Lascia che siano le ragazze a fare la prima mossa, se sono interessate a te lascia che siano loro a muoversi per prime. Mica possono essere sempre gli uomini a rimetterci no?”.

“Hai ragione” Le parole di Andrea tirarono un po’ su di morale Christian.

“Ascolta che ore sono?” Continuò Andrea

“Sono le nove meno cinque… E’ tardissimo! Io vado su a Estetica, ci becchiamo dopo?” Fece Christian.

“Certo! A dopo” Disse Andrea scappando via per i corridoi.

Christian prese le scale percorrendole più veloce che poteva per non arrivare in ritardo. Ma quando arrivò nel corridoio in cui si trovava l’aula in cui doveva andare, vide qualcosa che non avrebbe mai più potuto dimenticare.

Apparve come un raggio di sole in una mattina d’inverno, anche se era appena arrivata dal corridoio in fondo. Vista da lontano, il sole che riluceva attraverso le finestre che davano sul corridoio la illuminava, donandole come un’aura dorata, come se un angelo stesse scendendo per quel corridoio, non una ragazza normale.

Avvicinandosi però vide che la luce aveva mascherato i suoi veri tratti. Se possibile, da vicino era ancora più bella: Aveva i capelli castani, occhi color del cielo, un angelica visione davvero. In quel momento, fu come se i suoi problemi fossero scomparsi: nessuna preoccupazione, si sentiva leggero e totalmente spensierato.

Ma non fu solo il suo viso a colpirlo, il suo corpo, le sue movenze, era tutto perfetto. Come un fiore che sboccia, non aveva parole per descriverla.

I suoi gesti rivelavano però una distinta fermezza, decisione nei suoi movimenti, non un fragile giunco, ma un bellissimo ciliegio, meraviglioso e forte al contempo.

Il suo sguardo comunicava un che di insolito, mentre lei alzò lo sguardo su di lui, fu come se lei potesse leggere la sua mente. Era incantato da quegli occhi di un azzurro intenso come il mare quando è calmo.

Lui provò un sentimento forte che si fece spazio nel suo cuore, con la ferma intenzione di non andarsene più via.

Lei lo aveva stregato, vittima di un incantesimo in cui sarebbe volentieri vissuto per tutta l’eternità, ma chissà se mai si fosse accorta di lui.

Come un angelo così bello poteva vedere uno come lui?

Come un così raro fiore si sarebbe lasciato avvicinare da lui?

Ma come era apparsa ella scomparve, entrando in una classe li a fianco.

Ora lui doveva andare, ma voleva rivederla, doveva. Sapeva che se non l’avrebbe fatto se ne sarebbe per sempre pentito. Così se ne andò,con stretta in una mano la luce della sua speranza.

Per tutto il resto della giornata non pensò che a lei. I suoi amici lo prendevano in giro per la faccia da pesce lesso che aveva, ma a lui non importava.

Il tempo passò veloce quel giorno, ma per Christian le sorprese non erano ancora finite.

“Bene bene, allora ci troviamo domani tutti al bar?” Fece Serena, mentre tutto il gruppo di ragazzi si dirigeva verso l’uscita dell’università.

“Va bene!” Risposero quasi tutti in coro.

Andrea e Christian si avviarono verso la metropolitana, e mentre camminavano Christian raccontò all’amico dell’incontro di quella mattina.

“Sai credo di sapere come si chiama, credo che una mia amica me la abbia presentata un giorno” Disse Andrea

“Davvero? E come si chiama?” Chiese Christian in preda alle palpitazioni.

“La ragazza che hai visto? Elisa mi pare di ricordare”.

Christian era così preso dalla conversazione che non aveva nemmeno visto Elisa, appoggiata a una colonna dei portici appena fuori l’università, però lei lo aveva notato e corse da lui per parlargli

“Ciao, ascolta...tu eri quello che mi guardava stamattina vero?”.

“Emh...ecco...si ero io” La sua faccia era rossissima dall’imbarazzo

“E...come mai mi fissavi?” Chiese lei con un aria strana

“Bè ecco,non che lo facessi apposta” Ma questa che domande faceva? “E’che stavo guardando un cartellone dietro di te...”

“E come mai avevi quell’aria così persa?” replicò lei

“Sarò stato soprapensiero” Certo che era davvero insistente, però era bellissima, e inoltre non aveva un tono accusatorio ma curioso.

“Bè comunque, io sono Christian, piacere” disse lui con un mezzo sorriso.

“Io sono Elisa, piacere mio” fece lei con un sorriso che solo gli angeli possedevano. Rischiò ancora di fissarla e perdersi nei suoi occhi, quando si accorse che lo stava guardando in modo strano, allora cercò subito di cambiare argomento.

“Tu che corso di laurea segui?” disse lui di getto.

“Io sono di scienze della comunicazione, ma anche tu vero?”.

“Come fai a saperlo?”

“Bè ecco, è che ti ho visto ogni tanto, nei posti in fondo all’aula”.

Questo sorprese Chris, anche perchè lui era convinto che lei non lo avesse mai notato.

“Oh si ero io, mi spiace dirlo però non ti ho mai notato, strano, una ragazza così bella”.

Non lo disse a voce alta, ma lei lo udì lo stesso, arrossendo.

“Come?” chiese lei facendo finta di non aver sentito.

“No nulla, dicevo, guarda com’è tardi, devo andare a lezione! Te fai epistemologia?”

“No, io adesso torno a casa”.

“Ascolta, ci becchiamo in giro?” chiese lui.

“Certo, domani c’è economia no?”

Si

“Allora ci vediamo domani, ciao!” E detto questo si girò, incamminandosi verso la metrò.

Gli piaceva molto, e non negava che sperava che forse un giorno...

Guardò verso il cielo, e fece volare i suoi pensieri verso di lei, ovunque si trovasse, sperando che il vento le avrebbe portato le emozioni che provava quando stava con lei.

Nei giorni che seguirono i due stavano quasi sempre insieme. Per i loro amici era amore, e infatti si divertivano a prenderli in giro, ma ne Christian, ne Elisa trovavano il coraggio per uscire insieme o per stare davvero da soli. Infatti i loro amici erano sempre con loro, dato che si vedevano solo in università.

Alla fine fu Christian a trovare il coraggio di chiederle di uscire. Quando glielo chiese Elisa diventò tutta rossa, ma accettò. Si diedero appuntamento la domenica di quella settimana alle tre del pomeriggio in piazza del Duomo.

Christian era molto teso, ma quando la vide arrivare tutta la tensione svanì. Era anche in perfetto orario.

“Ciao Chris” Esordì lei piuttosto impacciata

“Ciao Eli” Ma perché devo essere così timido? Pensava lui

“Allora andiamo?” Continuò lui

“Si certo” Rispose lei

Entrambi i giovani erano piuttosto timidi, e nessuno dei due si sbilanciava più di tanto. Lui avrebbe voluto dirle che l’amava, però sapeva che era troppo presto. Se avesse fatto così avrebbe rovinato tutto, ne era sicuro. Lei invece non riusciva a credere di aver trovato qualcuno di così tenero, che la capiva davvero, insomma, qualcuno per cui rischiare davvero.

“No dico davvero! Ti dona molto quel maglione” Lui cercava di essere carino, ma dalle sue parole traspariva ciò che provava per lei.

“Ma và, non è vero! Lo dici apposta” Ripose lei con un sorriso.

Si guardarono a lungo, come se entrambi dovessero dire qualcosa di importante, ma nessuno dei due parlava. Alla fine fu Christian a prendere l’iniziativa.

“Ascolta, sai quando senti di stare davvero bene con una persona?”

Si…”

“Bè ecco, credo di stare provando quella sensazione adesso, qui con te” Disse lui tutto d’un getto.

Lei arrossì vistosamente, aveva capito cosa voleva dire.

“Ti capisco, però sai sono uscita da una brutta storia con un ragazzo e non mi sento pronta…”

Fu come se a Christian crollasse il mondo addosso

“Lo so come ci si sente, anche io ci sono passato” Lei lo guardò quasi stupita. Questa davvero non se l’aspettava.

“Allora puoi capirmi, magari tra qualche tempo…” disse lei quasi in un sussurro

Quelle poche parole bastarono a far tornare il colore sulla faccia di Christian. Ma il tempo era volato, era quasi ora di andare a casa.

“Guarda il sole, sta tramontando. Mi sa che dovremmo andare a casa che dici?”

Senza dire una parola Elisa prese per mano Christian e insieme corsero verso la metropolitana.

Una volta nella stazione si salutarono, un semplice bacio sulla guancia e poi ognuno prese il suo treno. Ma entrambi sapevano che le cose non sarebbero state più le stesse.

Passarono alcuni giorni da quell’uscita in cui nulla cambiò, nemmeno i loro amici notarono la differenza. Ma un giorno, mentre Christian era insieme ai suoi amici nel piazzale dell’università…

“Ma si, ti dico che è cosi! Non mi credi per caso?” Chiese Marco

“Ti credo” Rispose ridendo Christian

“Ascolta Chris ma quella non è Elisa?” Disse Francesca

Quella era proprio Elisa, ed era in compagnia di un ragazzo, che si atteggiava come se fosse il suo ragazzo. Vestito bene e con aria sprezzante, tutto quello che Christian odiava in una persona. Elisa lo vide arrivare, e prima che Christian potesse dire nulla, gli presentò proprio il ragazzo odioso.

“Ciao Christian! Guarda lui è Fabio” Si vedeva che era tesa, e che non avrebbe mai voluto che i due si incontrassero

“Ciao Christian” Scandì le parole con una tale aria di superiorità che Christian serrò i pugni per il nervoso.

“Ciao…” Elisa sembrava così a suo agio con questo Fabio. Christian non poteva credere che dopo quello che gli aveva detto quella volta, avesse già girato pagina, considerando i suoi sentimenti meno che zero.

“Elisa avrei bisogno di te, ti spiace venire un attimo?” Disse Christian. Doveva parlarle. Subito.

“Va bene. Fabio ci vediamo dopo vero?” Disse Elisa tutta in un sorriso.

“Certo stellina, a dopo” Stellina… Questo era davvero troppo, ma Christian si contenne.

I due giovani fecero due passi verso il parco dell’università.

“Ebbene quello chi è?” Esordì lui con tono seccato

“E’ un mio amico, e poi a te cosa importa? Non sei mica il mio ragazzo!” Rispose lei stizzita

“Quello che ci siamo detti quando siamo usciti insieme allora non conta nulla?” Replicò lui

“Tu non puoi mica fare così sai? Io parlo con chi voglio e…” Ma chiunque che avesse visto Elisa insieme a Fabio poco prima, avrebbe detto che non erano solamente amici. Forse non fidanzati, ma non amici. Qualcosa di più. Elisa andò avanti per molto cercando di difendersi, ma stava mentendo solo a se stessa.. Christian le piaceva, ma non voleva ammetterlo. Fabio aveva qualcosa in più, nonostante non sapesse cosa voleva dire essere teneri e dolci, cosa che Christian sapeva bene…

Ma ad un tratto i due si fermarono. In un angolo di quel parco riparato da una fitta ombra c’era qualcosa di strano. Un incredibile nugolo di mosche girava attorno a qualcosa.

“Christian... Cosa c’è li?”

“Non lo so, adesso vado a vedere. Vuoi venire?”

“Magari è solo un gatto morto…”

I due si avvicinarono piano, spaventati da quella quantità di mosche. Erano troppe, era quasi innaturale. Quando furono vicini abbastanza Elisa lanciò un urlo. Quello era un cadavere umano, di un ragazzo. Christian si avvicinò ulteriormente, per capire chi era. Non avrebbe mai dovuto farlo, perché riconobbe il corpo. Quello era Stefano, un suo caro amico. Il viso contorto in una smorfia orribile, era in un lago di sangue, che gli macchiava tutta la maglietta. In mezzo al torace c’era una macchia più scura, probabilmente la ferita mortale, e intorno a quella macchia, una strana striatura color ruggine.

Christian trattenne a stento le lacrime, prese per mano Elisa, che stava piangendo, e corsero insieme a cercare una guardia per far recuperare il corpo.

Ci furono indagini, ma non portarono a nulla. Si concluse solo che l’arma del delitto era un coltello, la cui lama era arrugginita. Furono interrogati dalla polizia i possibili sospetti, coloro che erano nelle vicinanze del parco al momento dell’omicidio, ma nessuno aveva un movente e oltretutto sul coltello non c’erano impronte. L’assassino era a piede libero.

Il funerale fu celebrato due settimane dopo, e fu straziante, soprattutto per Christian. Ma non poteva deprimersi per sempre. Doveva andare avanti. Quindi i giorni che seguirono il funerale cercò di essere quello di sempre, ma la sua era solo una maschera. Sotto era fin troppo evidente il suo dolore.

La cosa fu meno pesante per Elisa. Non era morto un suo amico, ma non poteva non provare pena per Christian, e questo la faceva star male. Fabio la riempiva di attenzioni, ci passava molto tempo insieme, forse lo amava, ma in quel momento avrebbe voluto stare al fianco di Christian, consolarlo. E forse non solo perché era sua amica. Pensò tutta la sera ai due ragazzi, a cosa provava per loro, ma non seppe darsi una risposta.

All’improvviso squillò il telefono.

“Elisa sono Sara! Mio dio ti prego vieni! Ti devo dire una cosa importante! Sbrigati ti prego, con te non oserà!” Elisa era incredula. Cosa gli era preso a Sara?

“Sara ma che stai dicendo? Calmati! Tranquillizzati, e dimmi cosa sta succedendo”.

“Non c’è tempo! Vieni da me! Ho paura, ho paura!”

“Sara mi stai facendo preoccupare! Ma che sta succedendo?”

“Elisa vieni maledizione! O mio dio sta entrando… Elisa… E’ lui! E’ F…Ahhhhhhhhh!”

La linea cadde.

“Sara! Sara! Rispondi!”

Ma Sara non rispondeva.

Elisa era in preda al panico, non sapeva cosa fare. Aveva il telefono in mano, e lo fissava con sguardo perso.

Lasciò cadere la cornetta e prese il giubbotto al volo, aprì la porta in fretta e furia e corse a perdifiato verso la casa di Sara, che si trovava a poche centinaia di metri da casa sua. La notte era fredda, e le solite ombre che la luce dei lampioni gettavano in strada sembravano quelle di oscuri demoni. Arrivata a casa di Sara, Elisa si fermò a riprendere fiato, dopodiché si lanciò verso la porta d’entrata. C’erano evidenti segni si scasso sulla serratura, ma Elisa non li notò. Guardò freneticamente in ogni stanza, finchè entrò in cucina. Il corpo di Sara era riverso sul pavimento, sangue dappertutto. Anche lei accoltellata, anche lei con la stessa striatura ritrovata sul corpo di Stefano. Elisa si accasciò di fianco al cadavere e pianse. A lungo. Un pianto sommesso, chiedendosi chi mai potesse essere stato. Dopo interminabili minuti chiamò la polizia, a cui raccontò, tra un singhiozzo e l’altro, della telefonata e di come aveva ritrovato il corpo. Altre indagini furono avviate, ma si conclusero come quelle del primo omicidio. Nel nulla.

Passarono diverse settimane dal secondo omicidio, e marzo si stava concludendo per lasciare posto ad aprile. L’ambiente universitario sembrava essersi ripreso da quegli orribili avvenimenti, e tutto sembrava essere tornato alla normalità. Anche Elisa e Christian sembrava avessero superato la cosa. Avevano entrambi deciso di guardare avanti, anche perché gli esami si stavano avvicinando.

Ma Christian era irrequieto. Nonostante tutto quello che era successo, si era reso conto di amare Elisa, e non c’è la faceva più a trattenere quel sentimento. Doveva dichiararsi, non poteva più aspettare.

Appena fu possibile telefonò ad Elisa, dicendole che doveva parlarle di una cosa importante. Si diedero appuntamento sotto casa di lei. Quando Elisa scese Christian era teso come una corda di violino.

“Ciao Eli”

“Ciao Chris”

I due si guardarono per interminabili attimi, lui che cercava le parole giuste, lei preparandosi a quello che le avrebbe detto.

“Lo sai perché sono qui adesso, e quindi non userò giri di parole”.

Era tesissimo, aveva paura, ma doveva trovare il coraggio.

“Elisa io ti amo” L’aveva detto

“Chris io… Davvero mi spiace tanto ma… Io non posso dire di provare altrettanto per te. A me piace Fabio”

Neanche lei sapeva da dove gli erano uscite quelle parole, ma per Christian fu abbastanza. Il suo cuore era stato spezzato. Un'altra volta. Non riuscì a dire nulla. La guardò soltanto, fissando il suo viso, indecifrabile in quel momento, sembrava quasi triste. Si voltò e corse via, e solo allora le lacrime gli scesero per le guance. Un uomo non poteva permettersi di piangere, ma in quel momento lui aveva perso ciò che gli dava la forza di andare avanti.

I giorni seguenti in università Christian non fece nulla per nascondere la sua tristezza. I suoi amici gli erano accanto, cercavano di farlo star meglio. Lui era contento di avere degli amici che gli volevano così bene, ma non c’è la faceva a sorridere.

Elisa nonostante si fosse ufficialmente messa insieme a Fabio, quando vedeva Christian la sua espressione si rabbuiava. Non riusciva a dimenticarlo. Ma lo mascherava bene, insieme a Fabio sembrava davvero felice.

Ma le cose non erano destinate a rimanere calme per molto. Elisa era in coda al bar con Fabio, quando arrivò Giacomo, un amico di lei.

“Ciao Eli! Tutto bene? Oh ciao Fabio, ascolta ti dispiace se te la rubo qualche secondo? Le devo dire una cosa importante”

“Fai pure” rispose Fabio tranquillo

I due si allontanarono per parlare con calma.

“Dimmi Jack, cosa c’è?”

“E’ a proposito di Fabio. Ascolta, a me quel tipo non piace proprio per nulla, e poi c’è qualcosa di strano”.

“Cosa? E perché?”

“Bè primo perché ha un aria sospetta. Secondo, va bene che è della Milano bene, ma ha davvero troppi soldi sempre con se. E per finire l’ho visto parlare con dei tizi fuori dall’università che avevano tutta l’aria di essere dei criminali”.

“Jack smettila! Lo dici apposta!”

“Ma Eli, lo sai che non ti mentirei mai!” Giacomo si guardò intorno, e vide che Fabio li fissava.

“Non ti credo! Vattene!” Urlò Elisa

L’amico se ne andò, e Elisa tornò da Fabio.

“Cosa voleva il tuo amico?” Chiese Fabio

“Nulla amore, nulla. Dai andiamo che non c’è più fila”

Nonostante fosse passato già qualche giorno dal rifiuto di Elisa, Christian era ancora triste, non riusciva a farci nulla. Ma quel giorno sembrava che tutta l’università fosse triste come lui. Cosa diavolo era successo?

Gli si avvicinò Serena

“E’ morto un altro ragazzo Chris, si chiamava Giacomo, era un amico di Elisa”.

“Sul serio?”

Si, e… Che rimanga tra noi. Molti dicono che parla male di Fabio, il ragazzo di Elisa, proprio davanti a lei”.

Per Christian era tutto chiaro, l’assassino non poteva essere che Fabio. Era un ipotesi azzardata, certo. Ma alcuni elementi lo confermavano. Soli pochi giorni fa la madre si Stefano gli aveva detto che il figlio, poco prima di essere ucciso, voleva dire proprio a Christian, una cosa molto importante su un ragazzo che si era appena iscritto in università. Guarda caso, era il periodo in cui era arrivato Fabio. La stessa Elisa gli aveva detto che la sua amica Sara prima di essere uccisa, aveva riconosciuto il suo assassino e stava per dirle il suo nome. Era riuscita a dire solo l’iniziale. Una F. E ora quello. Doveva parlarne a Elisa.

La incontrò per caso, vicino al bar

“Elisa! Elisa! Fermati ti devo parlare!”

“Che vuoi Christian?” Fece lei seccata

“L’assassino di Giacomo…” Disse senza fiato “Quello di Stefano e di Sara! E’ Fabio! E’ lui!”

Elisa lo guardava incredula

“Non osare dire certe cose su Fabio! Può essere tutto tranne che un assassino!”.

“Ma non capisci? Quello che doveva dirmi Stefano, il nome che stava per dire Sara! E adesso Giacomo!”

“Vattene! Sei un bugiardo! Non ti voglio più vedere!”

E con questo non corse via. Per Christian era tutto così chiaro, perché lei non vedeva la verità?

Ma non poteva andare alla polizia e dire che Fabio era un assassino. Non aveva prove, né nulla. Solo le sue sensazioni.

Christian si trattenne in università fino a tardi, per un laboratorio di scrittura. Quando usci erano le sette di sera, e il sole era già tramontato, infatti era già un po’ buio e le ombre iniziavano ad allungarsi.

La strada che percorreva passava di fianco a un cantiere abbandonato, ma non ci aveva mai fatto troppo caso. Quella sera avrebbe dovuto.

Ad un certo punto si sentì tirare per il collo, una forza enorme lo trascinò all’indietro facendolo cadere per terra. Aveva paura. Doveva scappare, ma come? Quel tizio non voleva derubarlo, voleva ucciderlo, ne era certo. L’assassino estrasse un coltello e tentò un affondo. Christian lo evitò e saltò all’indietro. Ma l’assassino non mollava, cercò di colpirlo più volte, ma Christian riusciva sempre a portarsi fuori dal suo raggio d’azione. Col buio Christian non riusciva nemmeno a vedere la faccia del suo aggressore, vedeva solo la lama del coltello saettare avanti e indietro. Ad un certo punto l’assassino si sbilanciò cercando di colpire Christian. Era totalmente scoperto, e Christian vide la sua possibilità di fuga. Mentre l’assassino era sbilanciato Christian gli sferrò un pugno sulla testa, con tutta la forza che aveva. L’omicida accusò il colpo e cadde a terra. Mentre cadeva la luce di un lampione illuminò il volto dell’assassino, ma Christian si stava già voltando e vide di sfuggita quel volto. Corse a perdifiato verso la stazione della metropolitana. Una volta dentro saltò la barriera dove si timbravano i biglietti e prese il primo treno per casa sua che passava.. Arrivato a casa non disse nulla nemmeno a sua madre e si chiuse in camera sua. Il giorno dopo in università sembrava un fantasma, ma nonostante i suoi amici gli chiedessero cosa fosse successo, lui non parlava. Stranamente Elisa lo cercò, forse perché lo aveva visto in quello stato. Ma lui la evitava, non voleva parlarle. Lei allora gli telefonò quella sera. Christian rispose al telefono. Elisa gli fece le solite domande che si fanno in quei casi. Se stava bene, se era stato ferito. Christian gli raccontò cosa gli era successo.

“Ero così preoccupata… Pensavo di averti perso”.

“Mi prendi in giro Elisa? Cosa vuoi dire?”

“Io… Tengo a te, più di quanto tu possa immaginare”.

“Elisa ma che stai dicendo?”

“Adesso devo andare, scusami… Buona notte”.

Elisa attaccò il telefono. Christian era incredulo, ma si addormentò con un sorriso sulle labbra. Ma i suoi sogni furono inquieti. Sognò del viso di quell’assassino, che assomigliava incredibilmente a quello di…

Il giorno dopo si svegliò presto come al solito e si recò in università. Avevano cercato di ucciderlo, ma le lezioni andavano avanti lo stesso. Mentre stava arrivando nel piazzale principale dell’università sentì la voce di Elisa. Si voltò di scatto nella direzione da cui proveniva, ma oltre a lei vide anche Fabio che stava parlando con lei.

Christian senza farsi vedere si mise dietro a una colonna vicina ai due, e si mise ad origliare la conversazione.

“Ho detto di no, Fabio! Non ne voglio più sapere delle tue storie!”.

“Ma lasciami spiegare Elisa! Per favore…”

“Ti ho detto di no! Sei un dannato bugiardo, e come se non bastasse mi hai pure ingannata!”.

“Cosa? Ingannata? Ma cosa stai dicendo?!”

“Ah no? E allora la ragazza che ti stavi baciando due giorni fa? E quella con cui sei andato a letto, quella era solo un “amica”?”.

“Ma non dire assurdità! E sentiamo, chi ti avrebbe detto tutto questo?”.

“Me lo ha detto Angela, e tu lo sai bene che lei non mente alle amiche!”.

Christian era esterrefatto. Da una parte era inorridito dal comportamento da doppiogiochista che aveva avuto Fabio, dall’altra era felice perché questo voleva dire che Elisa non lo avrebbe più frequentato.

Fabio riprese a parlare.

“Ascoltami piccola, è tutto vero però credimi, me ne pento amaramente” E fece la faccia più pentita che potesse inventare.

Elisa vacillò un attimo, sembrava lo volesse perdonare.

Fabio si avvicinò per baciarla, ma lei si ritrasse.

“No, Fabio, non mi posso più fidare di te”.

E con questa frase lei si voltò per andarsene. Fabio era arrabbiatissimo, prese Elisa per un braccio e le mollò uno schiaffo.

“Non è finita qui!” Urlò Fabio

Christian non poteva più stare a guardare, uscì si pose davanti a Fabio.

“Lasciala stare!” Esclamò lui

“Vattene razza di barbone! Lei è mia!” E con ciò tirò un pugno nello stomaco a Christian.

Lui incassò il colpo e fisso intensamente Fabio. Fu come in un flashback, rivide in un attimo il volto del suo aggressore della sera prima. Era Fabio, ne era sicuro. E come se non bastasse, Fabio aveva un ampio ematoma sulla testa, proprio dove Christian aveva colpito il suo aggressore. Veloce come un lampo sferrò un pugno in faccia a Fabio. Quest’ultimo cadde, e mentre cadeva qualcosa gli scivolò fuori dalla tasca. Era un coltello con la lama parecchio arrugginita, tutta incrostata di sangue. Fabio era davvero l’assassino. Ora era svenuto a causa del pugno di Christian. Quest’ultimo chiamò la polizia dicendo che aveva trovato l’assassino degli universitari. L’agente al telefono, incredulo, disse che avrebbe mandato una pattuglia subito. Solo più tardi si scoprì il motivo di quei omicidi apparentemente senza un senso. Fabio spacciava droghe pesanti, e quindi uccise coloro che lo avevano visto spacciare. Stefano e Sara. L’omicidio di Giacomo invece fu per mera gelosia verso Elisa.

Christian si girò verso Elisa, e con un sorriso le disse.

“E’ tutto finito…”

Si vedeva che era spaventata, ma era comunque bellissima.

“Chris… Scusami se non ti ho creduto, scusami per tutto, davvero”.

Lui non parlava, le sorrideva e basta

“E ti devo dire una cosa… Ti amo”

Christian cinse il collo di Elisa con le sue braccia, e la baciò intensamente, con tutto l’amore che provava per lei.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Noir / Vai alla pagina dell'autore: Yomigami