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Autore: aris_no_nami    07/10/2013    2 recensioni
New York.
Chloe: appena trasferita da un piccolo paesino del Galles con il padre;
Rebecca: figlia di persone di grande importanza e reginetta indiscussa della Matthew's School;
Maya: italo-coreana, vive con i suoi fratelli maggiori e lavora in un bar a BroadWay;
Laure: studentessa perfetta e lavora in un'officina;
Alex: chitarrista metallara e genio di matematica.
Cosa potrebbero avere in comune queste cinque ragazze? Così diverse l'una dall'altra?
Semplice! Odio profondo verso il Bronx e la peggior banda che ci sia: i Big Bang!
E sarà proprio questo odio reciproco che li farà avvicinare come non mai...
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(...)
-Che volete?
Chiese loro.
-Assolutamente niente.
Ripsose Capelli Gialli.
-Sentite un pò, si è già fatto un giretto Seungri, non c’è bisogno che andiate in giro per il quartiere a far paura ai bambini.
Disse secca.
-Mica facciamo paura ai bambini buoni. Solo alle bimbe cattive.
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Chloe, siamo arrivati.
Mi disse mio padre, aprendomi la porta della macchina.
Scesi dal mezzo e, davanti ai miei occhi, vidi uno spettacolo di città. New York era veramente stupenda!
-Papà… è bellissima…
Dissi, rapita da quello spettacolo.
-Certo che è bellissima. – rispose tutto contento – Dai, comincia a tirare giù gli scatoloni. Io intanto vado dal propetario a ritirare le chiavi di casa.
Disse infine.
-Stai attenta. Io vado.
E se ne andò.
-Ok Chloe. Forza!
Mi dissi, aprendo il bagagliaio e rimanendo completamente scioccata. C’erano tantissime scatole!
Richiusi il bagagliaio e insiparai profondamente. Mi avvicinai a quella che da li a poco sarebbe stata la nostra nuova casa e la guardai per bene da fuori. Era semplice, niente di strano. Tutta bianca, a due piano e un piccolo giardinetto all’esterno con un garage accanto. La zona era una delle migliori, ma sapevo che poco distante da noi, c’era la zona più malfamata di New York.
Eravamo a soli venti minuti dal centro, quindi ci potevo andare perfettamente da sola.
Mi riavvicinai all’auto e riaprii il bagagliaio.
-Ok. Ce la posso fare!
Cercai di incoraggiarmi nuovamente.
Cominciai con una tra le scatole più piccole. La presi e la poggiai davanti al mini cancelletto bianco della casa. Andai nuovamente verso la macchina e presi un’altra scatola piccola e continuai così per un po’, fino a che le scatole piccole non finirono.
-E adesso?
Mi chiesi, vedendo solo scatoloni grandi e dall’aspetto pesante.
Presi quello più vicino a me e, faticosamente, lo poggiai accanto agli altri. Certo che era faticoso! Stavo portando un altro scatolone quando la mia attenzione fu rapita da un ragazzo che stava passando poco lontano da me. Era vestito con dei jeans bassi e stretti e una giacca di pelle lucida. Camminava lentamente con le mani in tasca guardando…
ONE MOMENT!
Guardando me?!
Ma cos...?
Non feci in tempo a completare quel pensiero delirante che vidi tutto ruotare e lo scatolone volare in aria. E poi, sentii un dolore lancinante al fondoschiena.
Mi ritrovai a terra con intorno sparso tutto il contento dello scatolone che era accantoa me, completamente disintegrato.
Alzai lo sguardo e rividi il ragazzo.
“-O mio dio! Ti senti bene?
Mi chiese correndo verso di me e aiutandomi ad alzarmi.
-Oh… be… tranquillo niente di che…
Lui mi guardò intensamente negli occhi e sorridendo mi disse
-E’ un piacere immenso conoscerti. Io sono…”
No no no! Fermi un attimo!
Altro che… Invece di fare ciò che mi ero immaginata si mise a riedere e fece per svoltare l’angolo.
Io mi alzai subito, irritata dalla sua reazione. Ma perché non poteva correre da me ad aiutarmi?! D'altronde era stata colpa sua se ero caduta come una pera!
-Guarda te sto cafon…!
Non feci in tempo a finire la frase che scivolai nuovamente a terra, facendomi ancora più male.
Tornò indietro sui suoi passi e mi guardò divertito.
-Sul marciapiede si cammina, non si striscia il culo!
Urlò tra le risate.
Cosa?!
-Ehi tu! Come ti permetti!
Gli urlai dietro, veramente alterata.
Lui mi si avvicinò. Quando mi fu davanti mi porse una mano. Io lo guardai storto, causando altre risate da parte sua. Ma, come quelle di prima, non erano risate vere, ma bensì risate da presa per il culo.
-Vuoi alzarti o ti piace rimanere la?
Mi chiese.
Io, titubante, presi la mano che mi stava porgendo, e un attimo dopo mi ritrovai addosso a lui.
-Perché mi vieni addosso?
Mi chiese con uno strano sorriso.
-Perché mi hai tirata su in maniera troppo forte.
Risposi avvampando.
-Tz! Mocciosa!
Sussurrò, mollandomi la mano e rifacendo la strada che aveva fatto per raggiungermi.
-Comunque grazie!
Urlai.
Lui si girò di poco e mi regalò un sorriso stupendo, per poi svoltare l’angolo e sparire.
-Madonna… che bello…
Mi dissi tra me e me.
-Mi dispiace rovinarti il bel film mentali che ti stavi facendo su Seungri, ma non è un tipo del quale rimanere innamorate.
Disse una voce alle mie spalle.
Mi girai e mi trovai davanti una ragazza dai lunghi capelli biondi.
Aveva un bellissimo vestitino rosa fino alle ginocchia, con alla fine del pizzo. Delle ballerine, abbinate al vestito e una piccola borsetta a tracolla bianca.
-Hem… chi?
Chiesi, non capendo a chi si riferisse.
-Ho detto che non è il caso di innamorarsi, parlare, frequentare o solo pensare a Seungri.
Rispose in un sospiro.
-Seungri?
Chiesi nuovamente, non capendo veramente.
-Si, il ragazzo che se n’è appena andato.
Rispose come se fosse la cosa più ovvia al mondo.
Io annuii emettendo un “An…”.
-Perché?
Che stupida domanda, pensai dopo averla formulata.
-Tipo poco raccomandabile. Vive nel Bronx e anche le sue amicizie sono da evitare forse è quello più innocuo ma è un gran donnaiolo.
Mi rispose riflettendo su ciò che diceva.
-A-aspetta – balbettai io, scioccata – Intendi QUEL BRONX?
Dissi, marcando le ultime due parole finali.
-Qaunti Bronx conosci?! Certo! Quello e unico!
Rispose scuotendo la testa.
Da quell’informazione ne rimasi completamente sconvolta. Il Bronx… Si sentivano peste e corna su quel posto. E quel ragazzo viveva li?
-Ehi… Che c’è?! Ti ho sconvolto la vita?! Cosa vuoi che sia sapere che quel delinquente viene da quel posto osceno. Siamo a Manhattan tesoro!
Disse sventolandomi la mano davanti agli occhi.
-Ma… vuoi dirmi che noi siamo vicini al Bronx?
Chiesi, ancora un po’ traumatizzata da quella informazione.
-Be… proprio vicini no… diciamo che andare in quel posto equivale, in tempo, ad arrivare in centro.
Mi spiegò.
Io annuii e mi sedetti sul marciapiede seguita a ruota da lei.
Dopo pochi attimi di silenzio mi decisi a chiedergli
-Ma dove sei andata vestita così?
La ragazza scoppiò in una fragorosa risata.
-Non si capisce?! A messa, mi pare ovvio.
Rispose tra le risate.
-Oh.
Perché doveva essere tanto ovvio?!
Bah…
Io non ero neppure una fedele.
Rimanemnmo il silenzio per un po’, fino a che non mi chiese.
-Di dove sei?
-Mi sono trasferita da un microscopico paesino del Galles.
La ragazza sembrò pensare a lungo su qualcosa. Mi guardò e con un sorriso mi disse.
-Come ti chiami?
-Chloe Waal.
-Piacere Chloe, io sono Rebecca Queen.
Si presentò a sua volta.
-Oh… La Queen… come va principessina?!
Disse in tono ironico una voce.
Ci girammo entrambe verso destra e vedemmo due ragazzi. Uno di loro era veramente alto con i capelli azzurri e sparati tutti per aria, mentre l’altro ce li aveva di un giallo limone.
-Oh, sono arrivati i simpaticoni.
Disse Rebecca con un sorriso falsissimo, alzandosi e andando davanti ai due ragazzi strambi.
-Che volete?
Chiese loro.
-Assolutamente niente.
Ripsose Capelli Gialli.
-Sentite un pò, si è già fatto un giretto Seungri, non c’è bisogno che andiate in giro per il quartiere a far paura ai bambini.
Disse secca.
-Mica facciamo paura ai bambini buoni. Solo alle bimbe cattive.
Disse quello più alto, accarezzando la testa di Rebecca che chiuse gli occhi e fece una smorfia contrariata.
-Vedete di andarvene subito.
Il ragazzo tolse la mano con una faccia schifata.
-Chi cazzo sei per dirci quello che dobbiamo fare?!
Disse, assotigliando gli occhi, diventando veramente inquietante, ma lei non ci badò minimamente e rimase con quello sguardo duro da sbruffona.
-Sono Rebecca Queen, ultimo anno della Matthew’s School, figlia di un giudice e di un avvocato. Vedi un po’ te cosa fare. Rimanere qua e rischiare il carcere o tornartene nella tua topaia.
Sputò acida.
-Non ti azzardare a parlarmi così!
Urlò lui.
Intanto io ero ancora seduta e mi guardavo la scenetta, un po’ preoccupata. Solo in quell’istante mi accorsi che Capelli Gialli mi stava fissando con uno strano sguardo. Diede una gomitata al tipo alto e gli disse qualcosa in una strana lingua. Anche l’altro si mise a guardarmi.
Subito Rebecca si mise in mezzo a noi, per bloccare loro la visuale.
-Non provate ad avvicinarvi.
Disse con una voce che non ammetteva repliche.
-Vogliamo solo sapere come si chiama…
Le rispose Capelli Gialli con sguardo malizioso.
-Mi chiamo Giuly. Ora potete andare.
Mentii alzandomi.
I due si scambiarono un’occhiata d’intesa per poi girare i tacchi e svoltare dove aveva girato prima Seungri. Prima di scomparire, Capelli Gialli mi gridò
-Me lo dirai il tuo nome. Stanne certa!
E poi se n’è andò.
Io guardai preoccupata Rebecca che mi sorrise gentilmente.
-Non preoccuparti. Sono solo dei bulletti da quattro soldi.
Anche se mi aveva detto così non ne ero del tutto sicura…
L’unico pesniero fisso, però, erano quei bellissimi occhi a mandorla di Seungri e quel volto che rideva di me.
Che razza di stronzo!
  
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