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Autore: Reagan_    08/10/2013    1 recensioni
Ci si può innamorare senza riserve e senza motivo? Anche quando si è diversi, opposti?
Georgiana Sullivan è una analista finanziaria, cresciuta in una famiglia benestante della New York dei grattacieli.
Donald Jeter è un medico afromericano specializzando in chirurgia che si divide fra il lavoro, lo studio e il volontariato nel suo vecchio quartiere degradato.
Diversi eppure innamorati.
Opposti eppure simili.
Nella New York delle luci e delle risate offuscate dal buio della Guerra Fredda.
Storia che partecipa al "Slice of Life" Challenge.
Genere: Generale, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Storia che partecipa alla Challenge "Slice of Life" indetto da areon.
Link Challenge:
http://freeforumzone.leonardo.it/d/10511289/-Slice-of-Life-challenge/discussione.aspx
Prompt: Bacio
Titolo: Marzo1972-Il Bacio
Autore: Reagan_
Fandom: Originali-Romantico
Personaggi: NC
Genere: Generale
Rating: Verde
Avvertimenti: Nessuno
Lunghezza: (conteggio parole e numero pagine):951



"Succede ai baci come alle confidenze: uno tira l'altro, e via via si fanno più vicini e caldi."

Vivant Denon

http://i39.tinypic.com/1247p92.jpg

* * * *

Marzo 1972



Il Bacio


Quando Georgiana aprì la porta del numero 132 di Bost Street venne letteralmente investita dal calore e dalla luce di una casa che aveva amato profondamente e dove aveva passato molto tempo quando era all'università.
Joelle, una delle sue più care amiche, stava al centro del piccolo soggiorno chiacchierando velocemente con tutti e continuando a versare il suo mitico punch alla fragola in ogni bicchiere che passasse sotto il suo sguardo.
Appoggiò la sua giacca sopra un mucchio di altre e controllò il suo nuovissimo orologio da polso.
Segnava le dieci e si preoccupò immediatamente, aveva molte cose da fare per il giorno dopo e doveva assolutamente sbrigarsi. Non era mai stata una ragazza da party o forme di aggregazione qualunque. Anzi, alle feste aveva sempre preferito la tranquillità di un buon libro e un bicchiere di vino ed era per questo che ogni volta che si trovava ad una di quelle sagre post universitarie dove tutti parlavano dei loro primi lavori e si credevano dei novelli Kennedy, mentre lei faceva da tappezzeria, seduta in disparte a sorseggiare gocce di punch zuccherato.
Lanciò uno sguardo al gruppo di ragazzi di colore che se ne stavano seduti fra loro e ridevano in continuazione. Era molto felice delle vittorie delle varie associazioni per i diritti degli Afro-Americani, si era sentita quasi una temeraria quando aveva partecipato alle lunghe marce di protesta accompagnando la sua anziana tata e domestica e la sua famiglia. Ma la sua conoscenza di quella parte del mondo e di popolo che a lungo era stata isolata, si fermava a qualche sorriso per la strada e alla sua cameriera ormai in pensione. Non aveva idea di quali sogni ed aspirazioni potessero avere.
Trovò uno spazio accanto alla finestra e rimase a lì a lungo a fissare i riflessi delle auto che passavano per la via.


Donald Jeter si guardò nuovamente in giro con fare furtivo e finalmente individuò la fonte di tanto penare. Georgiana Sullivan se ne stava nuovamente seduta in disparte, sulle labbra rosse un sorriso di circostanza e in mano lo stesso bicchiere pieno.
I capelli castani le circondavano il viso affilato e severo, le dita lunghe si muovevano con una grazia da pianista e quel corpo longilineo ed etereo lo aveva sempre attratto. L'aveva vista sempre di sfuggita e poco incline alle chiacchiere.
Fissò il grosso orologio posto su un muro, scoccò le undici e decise che era venuto il momento di lasciare quella festa allegra e precipitarsi a casa. Poche ore e si sarebbe dovuto trascinare a lavoro. Il Saint George Hospital era uno di quei ospedali della periferia di New York che accoglieva i casi più disparati e spesso senza assicurazione sanitaria. Lasciò il suo bicchiere nelle mani vuote di una sorpresa Joelle, la baciò su entrambe le guance e salutò quasi tutti quelli che conosceva. Andò verso il mucchio di giacche e solo in quel momento notò lo sguardo inteso di Georgiana su di lui. Si sentì avvampare e drizzò la schiena.
-Potresti passarmi quel cappotto verde?- chiese lei fissandolo con un leggero sorriso sulle labbra.
Donald lo agguantò ridacchiando e la aiutò ad infilarselo, per la prima volta toccò la sua pelle e venne investito dal suo profumo primaverile, delicato e dolce.
-Vuoi un passaggio?- le domandò cercando di respirare piano.
Georgiana lanciò uno sguardo all'orologio al polso e si ritrovò ad annuire.
Era la prima volta che accettava un passaggio da un uomo. Un po' era dovuto alla sua timidezza che le impediva di essere abbastanza audace, un po' era legato alle sue tendenze femministe. Non era necessario tutto quel formalismo maschilista che ogni volta si ripetevano fra un uomo e una donna. Se avesse avuto una macchina lo avrebbe proposto lei quel passaggio.
Donald le aprì la porta e le indicò l'auto dalla vernice nera e le sorrise con le sue labbra carnose e i denti bianchi.
E Georgiana si ritrovò, improvvisamente, a pensare a come fossero al tatto quelle labbra scure e arrossì velocemente.
Non poteva sapere che meno di mezz'ora dopo lo avrebbe scoperto.


Com'era possibile che una donna di tale grazia eterea nascondesse una tale forza?
Si erano ritrovati in piedi di fronte a una elegante palazzina dei quartieri per bene dei bianchi, le labbra incollate, le mani aggrappate ai cappotti, i respiri tesi e sconnessi fra loro.
Donald cercò di capire come fosse stato possibile passare dalle chiacchiere sulla scienza e sulle astronavi aliene a baciarsi con una tale foga. Notò fin da subito l'inesperienza di Georgiana e la sua frenesia e timidezza in tutto quello che faceva, non se ne curò e la lasciò scoprire i territori pieni di libidine del bacio.
Il tutto finì improvvisamente, con uno schiocco deciso, si allontanarono l'uno dall'altra e si guardarono confusi.
-Io … -cominciò Donald.
-L'ho voluto anch'io.- rispose Georgiana alla sua domanda muta. -Me ne sono resa conto solo ora.-
Si avvicinò e lo baciò nuovamente con tocchi lenti e persi, rabbrividì di primitivo piacere quando sentì le sue mani calde sbottonare il cappotto ed intrufolarsi sotto il maglione, toccando la sua pelle.
-Andiamo … Dentro?- suggerì Donald stringendola a sé.
-Ce … Certo.- disse lei cercando le chiavi nella borsa ed aprendo la porta con una certa irruenza e poi si lanciarono uno contro l'altro, smaniosi di sentirsi vicini e curiosi di sapere cosa ci fosse al di sotto di quei cappotti.
Georgiana cercò di capire da dove nascesse la sua palese attrazione; era per la diversa pelle?
Oppure per la sua risata profonda e contagiosa?
O ancora per il suo sorriso sincero e le sue idee brillanti?
Ci si poteva innamorare così, senza un reale motivo e in modo sorprendentemente veloce?
Forse sì.
Scacciò quei pensieri lontani e si concentrò sull'ennesimo bacio certa che non sarebbe stato l'ultimo.







   
 
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