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Autore: grantivre    08/10/2013    6 recensioni
Victoria è un'adolescente quasi del tutto normale, un po' come tutti gli altri. Una sera, però, si trova catapultata in un altro mondo dopo aver accompagnato la sua migliore- si fa per dire -amica ad una festa piuttosto strana e inquietante.
Tormentata da alcune incognite del suo passato, riuscirà a sapere di più su di lei? Su chi sia davvero? Su chi siano tutte le persone che ha conosciuto e con cui ha legato fino ad allora?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Quinto.
Sorelle psicopatiche e belve da compagnia.

Victoria si guardò intorno esaminando curiosa le pitture sulle pareti delle catacombe, così diverse dalle immagini sui suoi libri di storia e dai ricordi delle sue gite passate.
C’erano uomini volanti, draghi, ogni tanto anche qualche fenice e parecchi lupi.
«Non ho mai visto una catacomba come questa.» Esordì aggrottando le sopracciglia davanti a una scena in cui un uomo volava su un unicorno rosa, seguito a ruota da un enorme drago nero, il tutto ambientato in un cielo rosa con tanto di arcobaleno.
«Gli Esposti non l’hanno scoperta, e mai lo faranno. E’ sempre di epoca romana, ma è una catacomba che veniva usata dal Volgo dell’epoca.»
«Esposti? Volgo? » La ragazza ci pensò su un attimo. «Volgo non vuol dire popolo?»
«Il Volgo è il popolo magico, mentre gli Esposti sono i comuni umani.»
«Oh. E dove porta questa cosa, tunnel, o come diamine si chiama?»
Daniel la guardò oltre la spalla e le fece l’occhiolino. «Vedrai.»
«E’ lecito avere un briciolo di paura?» Bisbigliò lei passando davanti ad un dipinto che doveva essere una rappresentazione in grandezza reale di uno strano folletto blu dai denti più aguzzi di quelli dei piranha.
Il ragazzo scrollò le spalle e si girò, continuando a camminare all’indietro e indicando la mano di Victoria.
«Io avrei più paura di quello: infezione magica. Non ne vedevo una così brutta da quando ho esaminato i racconti della Grande Guerra con immagini annesse. Sono infezioni dovute alle allergie, e noi Guardiani siamo allergici alla saliva dei vampiri. Le fate sono allergiche alle scaglie di drago, i lupi mannari al sangue di unicorno, i maghi alla saliva dei lupi mannari. Potrei andare avanti ad elencarteli tutti, ma non credo che ti interessi.»
«A dir la verità mi interessa. Quali sono le conseguenze?» Chiese guardandosi il dito completamente viola e più gonfio di zia Perla, la sorella del defunto nonno, dopo aver mangiato le fragole.
Daniel esitò un attimo, e Victoria si preparò al peggio.
«Potresti perdere l’unghia, nel migliore dei casi, se riusciamo a raggiungere Aedes in una mezz’ora.»
La ragazza deglutì e chiese con un fil di voce «E nel peggiore?»
«Ecco, forse, cioè, l’infezione potrebbe, beh sì, espandersi, però, sai, potresti, anche se..» Balbettò imbarazzato l’altro.
«DANIEL!»
«Volevo solo trovare un modo carino per dirtelo.» Borbottò contrariato, per poi deglutire. «Potresti morire.»
«Cosa ho fatto di male?» Victoria scivolò con la schiena lungo la fredda parete e si accasciò a terra, seppellendo la testa fra le ginocchia e scuotendo i capelli mossi con rassegnazione.
Daniel sospirò e si sedette accanto a lei e, tentennando solo un attimo, le poggiò una mano sulla spalla. «Dai, non è detto che morirai. Farò il possibile per portarti ad Aedes in tempo, lo giuro. »
«Aedes non vuol dire ‘casa’?» Disse la ragazza cambiando argomento, la voce attutita dalle ginocchia, attingendo alle sue conoscenze di latino. Non le era mai piaciuto così tanto il latino - forse il motivo era anche da ricercare nella sua antipatica professoressa, così anziana da poter benissimo essere una madrelingua – ma era sorprendentemente brava. A volte si ritrovava a conoscere parole mai sentite in vita sua, e sapere cosa significassero.
«Diciamo che la Magna Strega Bathilda non ha grande fantasia.» Scosse la testa alzandosi e poi le porse la mano. «Ti spiegherò la storia di Bathilda più tardi, ora dobbiamo andare…»
..Prima che io muoia, fantastico. Pensò Victoria, sollevando il capo.
Stava per prendere la mano che Daniel le stava porgendo, quando quest’ultimo le si accucciò di fronte avvicinando la mano ai suoi occhi. «Ei, non piangere.»
La ragazza aggrottò le sopracciglia e inclinò leggermente la testa. «Ma io non sto piangendo.»
Fu il turno di Daniel di aggrottare le sopracciglia. «Come no?» Le toccò uno zigomo con una mano e la ritrasse subito, scuotendola e imprecando in quello che a Victoria sembrò spagnolo, maledicendo un certo Baldassarre. «Scotta!»
Dopodiché sgranò gli occhi e aprì la bocca più volte. «P-Perché le tue lacrime stanno fluttuando?»
«Le mie lacrime stanno facendo cosa?» Guardò in basso e si sbalordì vedendo le sue lacrime involontarie dirigersi verso il suo dito. «Ma che diamine..?»
Le piccole gocce girarono intorno ad esso, fino a toccarlo e a riscaldarle le membra. La ragazza chiuse gli occhi e quando li aprì il dito era come nuovo. Esaminò la mano, notando che perfino un piccolo taglietto fatto quella mattina con un pezzo di carta era scomparso. «Non capisco.»
«Non può essere..l’infezione era troppo grave per essere curata dalle lacrime di fenice.» Prima che la ragazza potesse chiedere spiegazioni, Daniel si morse il labbro e assottigliò gli occhi. «E quello cos’è?»
Victoria chinò il mento e si guardò il petto, dove lo sguardo del ragazzo era fisso: due piccoli dischi scintillavano sotto l’alta scollatura di pizzo nero del suo vestito, sopra i seni. Tirò fuori una collana e si passò il ciondolo fra le dita con un’espressione pensierosa. «Era di mio padre, ma non so di quale uccello sia il volto. E non sapevo avesse delle luci negli occhi.»
Daniel prese la collana dalle mani della ragazza e la esaminò attentamente. «E’ un caradrio. Ed è una collana incantata. Anche antica, mi sembra.»
«Cos’è un caradrio?»
Il ragazzo si lasciò cadere davanti a lei, incrociando le gambe. «Suppongo che, dato che non sei più in pericolo di morte, possiamo parlare un po’.» Prese un respiro e si appoggiò alla parete. «Il caradrio è un uccello con la coda di rettile, bianco e piuttosto grande. Ci sono varie leggende: c’è chi dice che gli escrementi possiedano la proprietà di guarire gli occhi..» Qui Daniel fece una smorfia abbastanza disgustata. «..E chi dice che se una persona è malata e viene portata al cospetto del caradrio e questo distoglie  lo sguardo dal malato, il male è mortale ed inguaribile. Ma se la malattia, invece, non è letale, il caradrio fissa la persona sofferente negli occhi e ne assorbe il morbo. Dopodiché, vola in alto nel cielo in direzione del sole per bruciare e disperdere tutte le malattie raccolte. In realtà il caradrio guarisce qualsiasi male, anche il più mortale. Peccato che ne siano rimasti solo quattro esemplari in tutta Aedes.»
«Ti potrei chiamare ‘Enciclopedia Vivente’. O hai una buona memoria o non ti stacchi mai dai libri, dico bene?»
Il moro le sorrise e alzò le spalle. «Una via di mezzo.» Si sporse di nuovo verso Victoria ed esaminò ancora una volta il ciondolo. «C’è inciso Clister. Strano, è il nome di una delle più antiche famiglie di Guardiani. Il caradrio e la civetta sono sullo stemma di famiglia, sai? La discendenza è finita con la morte di William Clister circa un decennio fa. Ha fatto scalpore perché William era destinato a diventare Gran Guardiano, e non ha lasciato eredi.»
La ragazza si fissò le scarpe, leggermente impallidita. «Non sono finiti. I Clister, intendo.»
«Come?»
«Sono Victoria Clister, figlia di William Clister e Teresa D’Alveo.»
Il ragazzo impallidì a sua volta, aprendo e chiudendo la bocca più volte, incredulo.
«Tu cosa? Ma non sei italiana?»
«Mia madre, mio nonno e sua sorella lo erano, e anche io. Mio padre, mia zia e mia nonna no. Mia sorella, non lo so davvero. Eravamo un bel mix di nazionalità.» Un sorriso triste si fece strada sul suo viso, mentre tormentava una borchia della ballerina destra. «Sono l’unica rimasta a parte zia e mia sorella, che io sappia. Mio nonno è morto dieci anni fa. Poi è toccato ai miei, durante un viaggio in macchina ed io ero presente.» Rabbrividì continuando con voce rotta «Mia nonna è morta tre anni fa. Mia zia Elise ha vissuto quasi tutta la sua vita in Francia, dai parenti da parte di nonna, ed è tornata quando quest’ultima è morta. Non vedo quasi mai mia sorella, dato che va a scuola in un collegio lì. Forse è egoistico da parte mia, ma meno la vedo e meglio sto. Non provo alcun tipo di affetto verso di lei, è crudele.»
«Quanti anni ha?»
«Dodici. Lo so, penserai ‘Come può essere crudele una ragazzina di dodici anni?’. E una ragazza più grande intimidita dalla sorella minore è abbastanza strana come cosa, posso concordare. Due anni fa, quando avevo quasi quattordici anni, sono entrata in camera sua. Ero curiosa ed ero riuscita ad entrare grazie al vecchio espediente della forcina per capelli nella serratura. Era tornata per le vacanze ed era in giro con mia zia, per cui avevo casa libera. C’erano gatti appesi al muro, morti e uccisi evidentemente in più modi. Coltelli sul tavolo. Provette con liquidi densi e strani. Ossa un po’ ovunque.» Prese un bel respiro e continuò. «Non so perché non l’ho mai detto a mia zia o fatto qualcosa. So solo che quella notte, una vocina nella mia testa mi aveva detto di stare tranquilla. Me ne ero dimenticata, fino a due giorni fa.»
«Come puoi dimenticare di avere una sorella che scuoia gatti in camera sua a dieci anni?»
«Non ne ho idea…Le mie memorie erano scomparse, quasi per magia.»
«Buffo che tu abbia detto ‘per magia’.» Daniel scosse la testa e si alzò, porgendo  la mano a Victoria. «C’è qualcosa sotto. Forse leggo troppi gialli, ma è davvero insolito. Ne parliamo a casa con mio padre, se c’è qualcuno che può capirci qualcosa è lui. Pronta a camminare?»
La ragazza scrollò le spalle e si alzò senza aiuto, facendo un gesto con le braccia al ragazzo. «Prima gli aracnofobici.»
Daniel roteò gli occhi esasperato e fece strada lungo lo scuro cunicolo.


Nicole giocherellava nervosamente con il coltello mentre Dantes cercava di stabilire un contatto  con Daniel. «Niente, devono già essere nel cunicolo.»
«Oppure sono morti.»
«E Nicole Beaumont è la nuova Miss Ottimismo 2013, signori e signore!»
«Piantala, sono solamente realista.» Sorrise. «Come torniamo ad Aedes?»
Un sorriso si fece strada sul volto di Dantes, un ghigno che fece pentire la ragazza di avergli fatto quella domanda. «Io avrei un’idea fantastica, ma non ti piacerà.»
Nicole rabbrividì mentre le rotelle nella sua testa cominciarono a girare. «No, mi rifiuto di crederci. Non puoi pensare di chiamare...quella cosa
«Quella cosa ha un nome.» Borbottò il ragazzo, per poi riprendere a sorridere. «Ed è perfettamente sicura. Ci ha mai delusi?»
«Ha disarcionato Daniel, due anni fa, facendolo cadere giù dal Pendio di Baldassarre. Ha ancora le cicatrici.»
«Se l’è meritato.» Dichiarò Dantes arcuando le sopracciglia e chiudendo gli occhi. «Gli ha chiesto se preferisce andare al trotto o al galoppo. E non si fanno certe domande a Bambi
Nicole scoppiò a ridere, come era solita fare quando il ragazzo pronunciava il nome dell’animale. «Bambi. Solo tu potevi chiamare una belva simile come un’innocente cerbiatto di un film Esposto.»
«Avevo dieci anni. E Bambi era ancora un cucciolo.» Mormorò l’altro giustificandosi. «E a lui piace il suono.»
«Già, perché non ha ancora visto il film.» Ribatté la ragazza. «Spero non lo faccia mai, altrimenti mi ritroverei con un ragazzo barra fratello adottivo fatto a pezzi.»
Alla parola ‘ragazzo’ Dantes si ringalluzzì e sorrise beffardo. «Dunque ora sono il tuo ragazzo e non vuoi che io muoia, nonostante le continue minacce di morte che mi dedichi tanto amorevolmente.»
La mora ma temporaneamente rossa alzò gli occhi al cielo. «Baldassarre mi aiuti. Non è mica colpa mia se tu sei così idiota da meritarti continue minacce. E non t’illudere- non voglio che ti faccia a pezzi perché conto di farlo io non appena mi capiti un’occasione propizia.»
Il biondo rise scuotendo la testa, rigirando fra le mani un medaglione d’oro. Era decorato con delicate incisioni che rappresentavano un cervo e un lupo che ululava alla luna piena. Sul retro, invece, vi era raffigurato uno splendido drago, maestoso e abbellito con dell’avorio. «Se qualcuno ci vedesse adesso, scommetto che non crederebbe mai che ci siamo appena baciati e che siamo inna-interessati l’uno all’altra.»
Nicole sorrise e gli diede una gomitata, guardando con sospetto e preoccupazione il medaglione. «Se avessi voluto della dolcezza avresti potuto benissimo chiedere alla vecchia Agnes di rifornirti di torte al cioccolato per l’eternità. Comunque- dimmi che non l’hai appena chiamato con il medaglione. Ti prego, non Bambi
Dantes si morse il labbro sorridendo, pensando alle parole di Nicole. Lei non era mai stata dolce, salvo alcuni rarissimi casi, ma a lui andava benissimo così. Non era come le altre, come quelle che gli facevano gli occhi dolci e sbattevano le ciglia cento volte al secondo, o come quelle che stavano timidamente al posto loro, diventando delle vere e proprie dipendenti dalle decisioni altrui. Ce n’erano molte, ad Aedes, sia del primo, sia del secondo tipo- riguardo a quest’ultimo, le ragazze erano per lo più povere creature allevate da conservatori medievali. E per medievali si intendeva proprio nati nel Medioevo, non ironicamente.
Nicole, invece, era di tutt’altra pasta: non aveva paura di niente, non sapeva stare al posto suo, soprattutto se qualcosa la riguardava in prima persona, non era il cagnolino di alcun ragazzo. Affermava spesso di preferire un’esplorazione nella cavità orale di Bambi, con tanto di testa nelle fauci della belva, al buttare via la sua dignità in tal modo.
E Dantes amava questo suo aspetto.
«Ah, la vecchia Agnes. Mi farà venire il diabete prima o poi, non ne dubito! Peccato che abbia perso l’eterna giovinezza- si vocifera che sia stata di una rara bellezza, all’epoca. E in ogni caso…Credo di essere colpevole. Ma penso che tu preferisca un bel viaggio comodo ad un assurdo viaggio a piedi, dico bene?»
Nicole fece una smorfia e si arrese. Dopotutto, non  aveva per niente voglia di fare a piedi tutto il percorso da lì alle catacombe, o fino a qualunque altro ingresso.
Dopo qualche minuto passato a stuzzicarsi a vicenda, i due ragazzi avvistarono qualcosa arrivare da dietro un blocco di palazzi: Bambi, il Leocrotta di Dantes.
Il Bestiario citava questo, a proposito di tali creature:
Il Leocrotta o Crocote è  una bestia carnivora e pericolosissima per l'uomo, anche se piuttosto docile con gli esseri magici.
E’ figlio di una iena e di una leonessa. Ha un corpo molto flessibile ed è più agile di qualunque altro animale selvatico. Ha la stazza di un asino ed ha la parte posteriore simile ad un cervo, la testa di un leone e la criniera di un cavallo.
Alcuni Crocoti sono tanto intelligenti da poter anche parlare e discorrere con i propri padroni e la loro voce è profonda e gutturale.
Sono ottimi segugi e sono spesso usati dai Guardiani per fiutare ricercati.

Nicole, ormai, conosceva quel passaggio quasi a memoria. Aveva cercato a fondo nella pagina dedicata alla belva un metodo per ucciderla senza essere sentita, ma purtroppo la ricerca non aveva avuto esito.
Si era rassegnata all’idea di dover sopportare quell’ammasso di carne e denti affilati per ancora molto tempo- ancora di più se avesse deciso di rimanere con Dantes, cosa più che probabile.
Dopo i vari convenevoli di Dantes nei riguardi della bestia- cose come una piccola pacca sulla testa, seguita da una grattatina dietro la testa e un bel pezzo di carne cruda gettata nelle sue fauci- montarono in groppa a Bambi.
Nicole pensò che sarebbe potuta anche essere una scena abbastanza romantica, il cavalcare verso l’orizzonte, se ci fosse stato un bel cavallo rigorosamente nero e non una bestia col didietro di un cervo e l’alito di una discarica.


Okay, sono una ritardataria.
Cronica.
Pessima.
Anyway, spero ci sia ancora qualcuno che segua davvero la mia storia, a cui piaccia davvero!
In ogni caso, mi hanno consigliato di fare il gruppo ed eccolo qui, anche se per ora con pochi membri. Spero che entrerete a far parte del gruppo!
Non mi piace da morire questo capitolo, e forse sto 'diluendo' un po' i fatti, ma è necessario per poter conoscere meglio i personaggi.
Non so che altro dire- Alla prossima?
Claudia barra Mockinghunter barra Pessima persona.
  
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