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Autore: Exentia_dream    08/10/2013    4 recensioni
Ed eccomi con una nuova ff.
Una Draco/Hermione. Non vorrei dire altro. Anzi, lo dico.
Hermione, dopo il diploma, si trasferisce in Francia, dove sposa indovinate chi?... Torna a Londra per la morte di suo padre e, qui, incontra indovinate chi?
Spero di avervi incuriosito. Nel caso, buona lettura.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Momenti così….
 
 
 
POV HERMIONE:
 
 
Ripensavo spesso al mio ritorno a Londra, a casa mia.
Da adolescente era il posto da cui volevo andar via, senza sapere che tornando la mia vita sarebbe cambiata e cominciare finalmente ad andare sulla giusta strada.
E ne ero felice.
Avevo ritrovato quello che a Parigi avevo creduto di aver perso: gli amici, l'amore, la felicità.
Erano cambiate tante cose.
Mi ero preclusa la felicità per molto anni, l'avevo ritrovata solo tornando. Quanto tempo avevo sprecato?
 Il tempo faceva il suo corso e tra poco Ginny e Harry si sarebbero sposati. Oggi io e lei avevamo l'ultima prova degli abiti.
 Nove giorni. Soltanto nove giorni al loro grande giorno.
In più, stavo per realizzare il mio sogno più grande: quello di diventare madre.
Meno di due mesi: sarebbe arrivato settembre ed anche il dono più bello.
 
-Audrey: forza nobile.
-No.
-Courtney: relativo alla corte.
-No.
-Ella...
-Sì.
-Non vuoi sapere cosa significa?
-No, mi piace già.
-Ella: bellissima fata.
-L'avevo detto che questo nome mi piaceva.
Eravamo seduti sul divano della casa poco distante dal centro di Londra, avevo le gambe stese sulle sue.
-Come ti senti?
-Completa.
Ed era vero: in un piccolo spazio avevo tutto ciò di cui avevo bisogno per essere felice.
C'era lui che teneva le mani intrecciate alle mia, immobili, sul mio ventre. 
Ella per me era quanto di più meraviglioso potesse esserci in questo mondo ed era il centro di qualcosa di eternamente importante: parlavo spesso con lei, come se già mi sedesse accanto. Parlavo con lei prima ancora di sapere se fosse stata maschio o femmina. E l'accarezzavo, con la speranza che il mio calore e il mio amore gli arrivassero anche attraverso il tatto, non solo attraverso la voce e il cuore.
Avevamo deciso di vivere insieme in quella casa e non sarebbe potuto essere altrimenti: lì, tra quelle mura, il nostro amore era nato e cresciuto. Da lì a poco, tra quelle mura, sarebbe nata nostra figlia.
Ella: bellissima fata.
 
 
 
Tornai in me quando sentii un piccolo lamento e guardai dritto davanti a me: mamma era seduta e mi teneva la mano, con le lacrime agli occhi. Aprì di più gli occhi che si riempirono di meraviglia quando vide i movimenti che la mia bambina faceva dentro di me: agitava lentamente una manina sul ginocchio, come se si stesse accarezzando.
Meraviglia e ancora lacrime. Ma non era il dolore che le rigava il viso. Era la gioia.
Era la gioia per una nuova vita che nasce, che forse avrebbe voluto condividere con un'altra vita che, invece, se n'era andata. Ma mamma lo sapeva: papà le era sempre vicino.
-Bene, signora Granger. Procede tutto bene. La bambina è in ottima salute, gli organi interni sono a posto e il battito cardiaco l'ha sentito anche lei, quindi...
-Ha sentito che cuoricino? Questa è la musica migliore mai ascoltata. Altro che Mozart e Beethoven. Tsz.
Rimasi perplessa, così come il dottore che mi guardò e sorrise.
-Arrivederci, dottor Paciock.
-Arrivederci e ancora auguri.
 
Salimmo in auto, poi mi girai a guardare mamma.
-La smetti?- la rimproverai dolcemente.
-Ma hai sentito il suo cuoricino. Tu-tum, tu-tum...
-Sì, l'ho sentito.- poi, scoppiai a ridere al ricordo dell'espressione del ginecologo: un misto tra il divertirsi e il preoccuparsi seriamente per la salute mentale di una donna che presto sarebbe diventata nonna. Rideva anche lei.
-Non ridere di me.
-Non rido di te, mamma. Rido con te.- sperai che avesse sentito l'enfasi dell'ultima frase.
Guardai l'orologio e mi accorsi di essere in ritardo per l'appuntamento con Ginny, così proposi a mamma di accompagnarmi e lei accettò volentieri. Minerva non ci avrebbe perdonato se avessimo tardato all'ultima prova.
L'ultima.
 
 
§
 
 
 
-Solleva le braccia, Hermione.- Minerva misurava col suo metro da sarta, inseriva spilli, tirava da un lato, poi dall'altro. Faceva dei segni sulla stoffa, poi ancora spilli.
Si passò una mano sulla fronte, per spostare qualche capello che le ricadeva sulla fronte. -Ho rovinato un vestito bellissimo.
-Non hai rovinato niente. Con il pancione, anzi, lo renderai ancora più bello.- sorrise e capii che era sincera.
Continuò per un po' a mettere spilli qui e lì, poi fu il turno di Ginny.
L'abito era perfetto: non aveva bisogno di nessuna modifica e lei, vestita di bianco e con un piccolo diadema tra i capelli, era stupenda.
La sua felicità sembrava uscirle dagli occhi, dal petto e farsi persona.
Finalmente, dopo la crisi passeggera che aveva avuto con Harry, aveva la certezza che porta con sé la consapevolezza di fare la cosa giusta.
Inoltre, la gioia che l'abito le stesse bene era accompagnata- se non divorata- dalla gioia di poter diventare la moglie dell'uomo che più aveva amato in tutta la sua vita. Non vedeva l'ora di potersi svegliare con lui ogni mattina.
Per un attimo, tornai indietro nel tempo: mi chiesi se anche io mi sentissi allo stesso modo e, seppur non contenta al cento per cento, speravo di poter costruire qualcosa di bello insieme a Henri.
Forse, anche Draco aveva provato le stesse sensazioni.
-Siete bellissime.- disse mamma con un filo di voce. Nei suoi occhi ancora l'emozione.
-Bene. Gli abiti saranno pronti dopodomani. L'abito di Hermione, in effetti, perché il tuo- disse rivolgendosi a Ginny- ti sta alla perfezione.- poi, si accomodò di fronte a noi.
-Grazie, Minerva.- Ginny era... non avrei saputo descrivere la sua espressione, perché era così pura che avevo paura di poterla rovinare con qualsiasi aggettivo, seppur bellissimo.
-Come ti senti?
-Non lo so. Sono così... emozionata, spaventata... pronta.
-Ecco. Questa è la parola giusta: pronta. E se ti senti pronta, vuol dire che sai che è il momento giusto, che è la persona giusta. Che è tutto giusto.
Parlammo ancora un po': mi chiese della gravidanza, del nome della bambina. Ginny le annunciò che sarebbe stata la madrina di battesimo di Ella e mia madre le raccontò del suo cuoricino che batteva. In realtà, glielo fece ascoltare, visto che l'aveva registrato sul cellulare.
Quando uscimmo dalla sartoria, strinsi le mani della migliore amica e- visto che aveva l'auto parcheggiata poco distante- dissi a mamma che sarei rientrata più tardi.
Avevo il bisogno e il desiderio di stare da sola con la mia migliore amica.
-Caffè?
-Cappuccino. Ti prego, portami  in un bar: ho fame.- dissi, spalancando gli occhi.
Ginny rise.-Se continui così. il tuo vestito non sarà pronto neanche per il giorno del matrimonio.
-Ma non è colpa mia. E' Ella che ha fame.- come se questo avesse potuto giustificare la quantità di cibo che mangiavo.
-Lo so.- disse, accarezzando il pancione, poi, approfittando di una sosta dovuta al traffico, si calò leggermente. -Ehy, piccolina... lo so che hai fame e vorresti mangiare, ma vedi... zia Ginny tra nove giorni si sposa e la tua mamma dovrebbe entrare nell'abito, altrimenti cosa indosserà quel giorno?
Sorrisi e mi commossi: Ella era una parte importante della mia vita, anche se non potevo ancora stringerla tra le braccia. E il fatto che tutti parlassero con lei mi rendeva felice: mi faceva capire che per tutti era già lì.
Arrivammo al bar poco dopo e scesi quasi di corsa dal’auto per fondarmi al mio tavolo preferito, quello vicino alla finestra.
Il passare delle auto, delle persone mi faceva pensare allo scorrere della vita: alcune persone entrano nelle vite di corsa, se ne vanno allo stesso modo; altre camminano piano, come se non volessero far rumore o non volesse disturbare; altre si fermano un po’ di tempo; altre aspettano qualcosa di migliore che le porti via, perché tra l’autobus e il taxi, chi è che non preferisce il secondo??
Ordinammo un caffè, un cappuccino, due cornetti ai frutti di bosco e un succo di frutta alla pesca. Giusto per non rinunciare a niente.
Guardai Ginny. -Sarai splendida.
-Sono così... ho paura.- disse seria. -Ho paura perché io mi sento pronta, ma Harry? Non voglio chiederglielo e lui non fa altro che evitare l'argomento "matrimonio", come se questa cosa lo spaventasse, come se parlandone quel giorno venisse prima.
-Ha paura anche lui, no? Magari non vuole parlarne per... perché, forse, ancora non ha realizzato ciò che sta per accadere o perché ancora non crede che sia vero.
Rimase per un po' in silenzio, a soppesare le mie parole. -Sì, forse è così. Me lo auguro.
 
Diedi un morso al cornetto e mi sentii scaraventata in un paradiso di dolcezza che non disgustava. -Dovremmo venire a fare colazioni qui ogni mattina.
-Sì, come no. Così prima di partorire scoppi e la bambina sembrerà un giavellotto.
-Non prendermi in giro.
-Non lo sto facendo.- strizzò l'occhio.
-Ginny?
-Mh?
-Come la immagini?
-Bellissima. Come te. O forse, bionda con gli occhi castani. O castana con gli occhi azzurri. Non lo so: ogni giorno la immagino diversamente. A volte, faccio anche il pensiero che sia un maschio e non una femmina.
-E' una femmina.
-Lo so, ma tanto non cambia niente se immagino un po', no?
-In effetti.
-Nove giorni. Oh mio Dio, non riesco a crederci. Sogno questo giorno da anni, da anni e ora sta per arrivare. Ti rendi conto? Nonostante i litigi, le crisi, gli addii, io e Harry ci sposeremo e, dopo tutto quello che abbiamo superato, vuol dire che ci amiamo davvero. Non posso crederci. Mi guardavo con quel vestito e immaginavo Harry nel suo abito e volevo piangere. Tremavo... vedevi come tremavo?
-Sì. Sono felice come te. E' quello che hai sempre sognato e il coronamento del tuo sogno è quello che hai sempre meritato.
-Come farei senza di te?
-E io senza di te?
Sorridemmo, poi uscimmo dal bar.
In auto parlammo del più e del meno, entrambe con la gioia negli occhi e nel cuore.
Quando arrivammo fuori il cancelletto di casa, l'abbracciai forte. Forse troppo.
-Domani colazione?
-Sì.
-Cornetti ai frutti di bosco?
-Quattro.
-Due: uno ciascuno.
-Tre: due a me, uno a te.
-Vedremo.
-Ti adoro, Gin.
-Anche io.
Un leggero bacio sulla guancia, poi rientrai a casa.
Vuota.
Mi soffermai a guardare la foto di papà e sorrisi.
Pensai che mi mancava tantissimo e che avrei dovuto ringraziarlo: ero tornata a Londra per il suo funerale ed ora, a Londra, mi ritrovavo ad essere felice e a stringere tra le mani la vita che avevo sempre voluto.
Qualcuno una volta ha detto che anche dall'asfalto può nascere un fiore. Nessuna frase, prima, mi era sembrata più vera.
Se ci fosse stato anche lui, certo, sarei stata ancora meglio, ma sapevo che da lassù mi sarebbe stato vicino. Ed io lo sentivo. Lo sentivo qui.
 
 
 
POV DRACO:
 
Ella, Ella, Ella. Ella.
Il nome di mia figlia non faceva che vorticarmi in testa.
Mi stesi sul letto della mia camera d'albergo, contento di tutta quella felicità. Forse troppa e questo mi spaventava un po'.
Chiusi gli occhi.
 
-Draco.- brutto segno: Potter non mi chiamava mai per nome. Tranne quando... -Dobbiamo parlare.
-Mia moglie lo direbbe meglio.
-Sono serio, non scherzare.
-E di certo non avrebbe la tua espressione.- dissi ridendo.
-Sono serio.
-L'hai già detto.
-E lo ripeto: sono serio.
-Beh, Potter, sei già nel mio ufficio. La porta è chiusa, quindi, siediti e parliamo.
Si sedette, ma continuava a guardarsi intorno, come se stesse cercando le parole. -Nessuno voleva che te lo dicessi.
-Quindi lo sanno già tutti. Strano che io non ne sappia niente, visto che riguarda me.
-In realtà non si tratta di te...- lo guardai con aria interrogativa. -Gli altri credono che sia così. Io, invece, credo di dovertelo dire, giusto per mettere un punto lì e finire questa specie di agonia.
-Un punto, dove?
-Hermione si sposa.
Un sasso, una montagna, una valanga. Un punto, sì, alla mia vita. Alle mie illusioni, ai miei desideri nascosti. Un punto a me e lei, a quello che eravamo stati, a quello che avrei voluto tornassimo ad essere.
-Devo andare.
-Non serve che scappi, era giusto che lo sapessi.
-Sì, sì, lo so. Ma ora devo andare.- mi prese per un braccio e mi trattenne un  po'. -Potter, lasciami andare.- La mia voleva essere una minaccia, ma non appena Harry allontanò la sua mano, mi resi conto che in realtà era una richiesta disperata.
Avrei preso il primo volo per Parigi, avrei attraversato l'oceano a nuoto, avrei fatto di tutto.
Salii in auto e non so come, non so in quanto tempo mi ritrovai all'aeroporto, con in mano un biglietto per la Francia.
Erano passate ore, ore e ancora ore. Guardai il biglietto e lo accartocciai: non potevo privarla della possibilità di essere felice. Non potevo andare da lei, dirle che non doveva farlo, dirle di venire via con me.
Non potevo perché sei anni prima mi aveva chiesto di restare ed io me n'ero andato. Non potevo perché lei era andata via per non vedermi più, per non guardarmi mentre la mia vita andava avanti con un figlio e una moglie.
Non potevo perché l'amavo troppo.
Tornai a casa, chiudendo forte la porta alle mie spalle. Cloe non disse niente, il bambino dormiva e il mio silenzio mi faceva male: avrei voluto che qualcuno dicesse qualcosa, che la donna che avevo affianco urlasse perché ero rientrato tardi... ma niente. Silenzio e basta.
Silenzio e insonnia. Silenzio e sigarette. Silenzio e dolore.
Silenzio e l'immagine di Hermione che camminava verso l'altare.
 
 
 
Ero cosciente e probabilmente ci ero caduto apposta in quel ricordo, per ricordarmi cosa fosse il dolore, quanto male potesse fare.
Squillò il cellulare. -Pronto?
-Dormivi?
-No.
-Perfetto...
-Perché?
-Perché ho proprio tantissima voglia di vederti.
-Va bene.- sorrisi.
Come avrei potuto non sorridere sentendo la sua voce, la sua dolcezza infinita?
-Verso che ora...
-Tra poco. Pochissimo.
Posai il telefono, misi la giacca e lasciai l'albergo: avevo fretta di vederla e di sapere com'era andata la visita, come stava Ella e come stava lei.
Salii in auto e dopo cinque minuti ero fuori casa sua. Rimasi un po' lì a guardare la mia vecchia casa, senza nostalgia della vita che avevo vissuto lì. Di mio figlio sì, ma quella era una nostalgia a cui dovevo abituarmi ogni giorno, fino alla sera: su una cosa eravamo d'accordo io e Cloe: avrei potuto vedere Natan ogni giorno, in qualsiasi momento desiderassi farlo.
Lo avrei visto la sera, insieme a Hermione e saremmo andati al McDonald's.
Bussai alla porta e quando mi aprì vidi i suoi occhi pieni di lacrime. -Cos'è successo?
-Guardavo le foto di papà.
-Non devi essere triste.
-Non lo sono... un po' sì, ma spero che da lassù mi guardi e allora divento meno triste.- sorrise. -I tuoi?
-Non li vedo da un po'.
-Un po', quanto?
-Sei anni.
-Non conoscono Natan?
-Sì, l'hanno visto...
-Dovresti andare da loro...
-Sì, prima o poi. Non volevano che sposassi Cloe... Ora, dovrebbero solo essere contenti per me.- La baciai.
Quante cose non sarebbero successe se avessi ascoltato la sua richiesta tanti anni prima? Come sarebbero stati i rapporti con i miei genitori in questi anni? Quanti anni avrebbe avuto il  mio primo figlio con lei? Sarebbe stata lo stesso una femmina o sarebbe stato un maschio?
-Vado a truccarmi  un po'.
-Aspetta, vieni qui. Com'è andata?
-Benissimo: Ella è perfetta salute, sta bene e cresce. Il suo cuore batte normalmente...
-E tu come stai?
-Sono felice.
La baciai, poi lasciai che andasse a prepararsi.
Restai per un po' da solo con i miei pensieri e, ogni tanto, c'era qualcosa che mi disturbava.
 
 
-Ti sbagli di grosso, lo sai?
-Su cosa?
-Tutto quello che è tuo mi riguarda e, se permetti, la tua felicità mi riguarda in primo luogo.
-Mi fai ridere. Ti preoccupi ora della mia felicità?
-L’ho sempre fatto.
-Non mi pare. Ti ho pregato per restare insieme… e te ne sei andato.
-Avresti sofferto troppo se fossi rimasto con te, stupida!
-Non avrei sofferto.
-No? Saresti stata felice sapendo che ero stato obbligato a sposare Cloe? O se mi avessi visto insieme a lei? Magari ti avrei anche invitato al matrimonio…

 
–Ce l’hai ancora…
-Non avrei mai potuto metterla via. Se l’avessi fatto, ti avrei persa davvero.
 
–Sono cambiate tante cose…
-Vero. Ma sarebbe più giusto dar conto a quello che non è mai cambiato.
 
 
–E’ meglio se non lavoriamo insieme, Potter. Tutto qui. 
-Va a cena con Henri?
-Sì.
-L’ha perdonato?
-Non lo so. Non m’importa Potter, ma di certo io non sarei andato a cena con lui se non avessi deciso di tornarci insieme.
-No, non può succedere.
-E’ la sua vita. Non provate perennemente a salvarla: se non lo capisce da sola è inutile fare gli eroi.
-Parli bene tu.
-Cosa dovrei dire, secondo te?
-Non rinunciare a questo caso.
-Cosa significa?
-Significa che devi aiutarla.
-Non me lo lascerà fare...
-La ami ancora, vero?
-Che domanda stupida, Potter.
-Rispondimi
.
 
Troppi ricordi mi affollavano la mente. Ricordi di quando l'avevo persa ancora e di quando credevo di non poterla più avere.
Poi, come il sole dopo tanta pioggia, un ricordo che mi calmò.
 
-L’ho vista felice solo insieme a te, anche se la situazione non era delle migliori. Ma so che puoi darle la felicità che merita.
 
-C’è Blaise, ci sono tante altre persone che possono farla innamorare, perché lo chiedi proprio a me?
-Perché so quanto ti ha amato. E so quanto tu la ami ancora.
-Sei proprio come la sabbia nelle mutande, Potter.
-Spero almeno che un giorno tu possa ringraziarmi.

 
Harry Potter aveva avuto ragione: eravamo tornati insieme, eravamo felici. Avrei dovuto ringraziarlo.
 
-Andiamo?- Hermione, nel frattempo, era tornata in salone, bella come sempre, e mi sorrideva.
Uscimmo dalla porta e Natan era già lì che ci aspettava. 
Salì in auto, diede un bacio a me ed uno a Hermione, ci guardò e sorrise.
-Dove andiamo?
-Dove vuoi.
-McDonald's?
-McDonald's.
-MCDONAAAAALD'S!!!
 
 
 
Angolo Autrice:
 
Ciao a tutte… prima di tutto vorrei chiedervi scusa per aver abbandonato completamente la storia, ma le poche recensioni mi  hanno lasciata un po’ delusa e senza voglia di scrivere.
Ora sono tornata e spero che siate ancora tutte presenti e curiose e, soprattutto, innamorate di questa storia.
L’ho riletta e, nonostante i vari orrori grammaticale, mi sono resa conto che è una storia che merita un seguito… non perché sia bellissima, ma per rispetto di chi l’ha sempre seguita.
E quindi, eccomi qui con un nuovo capitolo.
Come avrete letto, le cose finalmente si sono sistemate e Hermione e Draco sono felici.
Volevamo solo questo, no?
Vi devo confessare che è stato difficile riprendere questa storia tra le mani e ricominciare a scrivere… spero che vi piaccia e che qualcuno mi lasci anche un piccolo commentino.


A presto, la vostra Exentia_dream
   
 
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