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Autore: _Krzyz    09/10/2013    5 recensioni
No, questa non sarà un bella storia. Non ci saranno fate, elfi, principesse, draghi o cavalieri.
Questa storia è impregnata di odio, di rabbia, di sangue.
Non c'è un eroe in questa storia.
In questa storia c'è freddo, c'è solitudine, c'è apatia.
E questa è la storia di un corvo, di un piccolo corvo che lanciava coltelli.
Questa è la storia di Clove Ravenhill, distretto 2.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di Piume di Corvo e Lanterne di Carta

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Candida Neve Tinta di Rosso

 

E questa storia continua con gli intensivi.

Sessioni particolari, terribili, lunghissime, nelle quali dei ragazzi ,ormai candidati volontari per la Mietitura, si spaccavano la schiena dalla mattina alla sera allenandosi come se non ci fosse altro nella loro vita, se non il manichino che gli si parava davanti e la loro arma.
Il Corvo bramava gli intensivi da quando aveva messo piede in Accademia. Lottare con avversari del suo livello, sentire finalmente il sangue pulsare nelle tempie e scorrere silenzioso lungo le lame che fendevano il corpo di altre persone. Lei era pronta, lo era sempre stata.
-“Sei troppo piccola.”
-“Sei troppo fragile.”
-“Ti schiacceranno come una mosca.”
Ora nessuno osava più dirlo. Era la Regina dei Coltelli, non c’era bersaglio che non venisse centrato nel suo mondo. Esatto il suo mondo. Un mondo di ghiaccio, ruggine e brandelli di anime, sospeso in precario equilibrio su un filo. Un mondo che nessuno avrebbe dovuto conoscere, che nessuno avrebbe dovuto vedere. Un mondo nascosto nel buio, schiacciato nella sua gabbia toracica.

Era la mattina della sua prima sessione. Nonostante il cielo fosse limpido, era freddo, molto freddo, e un venticello gelido penetrava nella carne facendo vibrare la colonna vertebrale della ragazza. Era uscita volutamente di casa un paio d’ore prima dell’inizio degli allenamenti, e ora il Corvo se ne stava appollaiato sul tetto dell’Accademia, avvolto in un cappotto nero sgualcito, con una sciarpa infeltrita e un cappello di lana a proteggerle il viso. Scrutava il mondo di sotto, in silenzio. Vedeva il distretto svegliarsi, gli uomini d’affari che correvano come formiche spaventate verso la stazione, per prendere il treno, le luci delle case accendersi, i balconi aprirsi. Il suo fiato formava nuvolette arzigogolate nella gelida alba invernale. Sfiorava i suoi coltelli, attendendo un animaletto di passaggio. E appena avvistava la preda scagliava le armi, uccidendo sul colpo ogni passerotto, scoiattolo o fringuello che aveva avuto la sfortuna di trovarsi nelle vicinanze della ragazza quel giorno.
Passò il tempo bersagliando gli animaletti, beandosi di quando li vedeva cadere morti in mezzo alla neve, osservando la candida coltre diventare rossa pian piano. Non appena si stufò di trucidare le povere creaturine balzò giù dal tetto atterrando morbidamente sulla soffice distesa ghiacciata. Si avvicinò ai corpicini senza vita ed estrasse , uno ad uno, i coltelli dalle gabbie toraciche delle povere vittime e osservò il filo della lama, tinto di rosso. Quel rosso così tetro, così intenso, che sapeva di morte e di vita, di ruggine e di carne, che gocciolava dall’arma sul palmo della sua mano.

Uno scampanellio la risvegliò dalla specie di trance in cui era precipitata, segnalandole l’inizio delle sessioni.
Clove entrò e si mise a correre verso la sala degli intensivi, tagliando le curve e rischiando più volte di inciampare a causa dei suoi piedi freddi e indolenziti. Si tolse il cappotto velocemente, senza fermarsi, e piombò affannata nella palestra.
-“ Era ora!”- esclamò burbero un uomo che avrebbe potuto essere il fratello gemello di Spartacus, se non fosse stato per una quindicina di centimetri in più e qualcosa come 20 chili di muscoli, che il suo precedente allenatore non aveva. La ragazza cercò di darsi una rassettata, avanzando verso una fila composta da sette ragazzi.
-“ Ragazzina imbecille, qui non siamo alle sessioni regolari! Qui siamo agli intensivi e si esige massima puntualità, altrimenti punizione! Siccome è il tuo primo giorno stavolta passa, ma la prossima non sarò altrettanto clemente, sono stato chiaro?!”- le sputò in faccia l’allenatore. Fu un miracolo se in quel momento a Clove non partì l’embolo.  Sospirò e rispose sicura: -“Sissignore.”
L’allenatore ghignò sbuffando, soddisfatto. –“Molto bene! Ragazzi, questa ragazza è il cadetto Clove Ravenhill e da oggi si allenerà con noi!”-. Sette paia d’occhi la fissarono con aria di superiorità.
Ma che cazzo hanno da fissare?! Se volessi potrei farli fuori tutti con una sola manciata di coltelli!
-“Il mio nome è Radius e sono il tuo allenatore. In queste sessioni si lavora a coppie, come immagino che ti sarà già stato detto.”-
Certo che le era già stato detto, non desiderava null’altro che quello. Un avversario del suo livello con cui confrontarsi, con cui migliorarsi , con cui combattere fino a sentire le ossa piegarsi sotto il peso della fatica. Voleva un manichino umano per esercitarsi. Il Corvo ghignò mentre scrutava i suoi compagni. A fianco a lei c’era una formosa ragazza bionda, che probabilmente non sarebbe stata in grado di uccidere nemmeno un passerotto senza ali. Vicino a lei c’era un ragazzotto altissimo dal fisico asciutto e dallo sguardo sicuro. Dopo lo spilungone c’era un’altra ragazza, dai capelli ricci. Oltre lei non vedeva più nessuno.
-“A proposito, Ravenhill, che hai fatto al volto?”-
Clove si tastò la faccia, sfiorando con le dita i lividi sugli zigomi, andando a cercare lo spacco sul labbro inferiore.
Merda.
-“Mi sono fatta male mentre mi allenavo, signore”- disse il Corvo a muso duro. Radius scoppiò in una sonora risata. –“Ahahaha, e contro chi stavi lottando? Contro un cinghiale?”-. I suoi compagni soffocarono un risolino divertito. La ragazza aveva i nervi a fior di pelle, strinse il pugno attorno ai coltelli ferendosi la mano. Il sangue della giovane si fuse con quello degli animaletti che aveva trucidato quella mattina, gocciolando sul pavimento con un ticchettio appena percettibile.
-“Bene, allora, in queste sessione siete tre ragazze e cinque ragazzi, le altre due cadette lavorano già in coppia insieme, quindi dobbiamo testare il tuo livello e poi assegnarti un compagno adatto. Cominciamo, cadetto Kingsley!”-
Lo spilungone fece un passo avanti. –“Ravenhill, ora affronterai Kingsley per un confronto, per testare le tue capacità. Il mio collega Spartacus mi ha parlato molto bene di te, spero tanto che non si sia sbagliato. Tutti gli altri, alle postazioni, cominciate a scaldarvi! Voi due venite con me!”-

L’allenatore scortò la coppia di ragazzi in una pedana col fondo leggermente imbottito. Corpo a corpo. Clove venne posta di fronte all’altissimo ragazzo, ad un paio di metri di distanza.
-“Ok, le regole sono semplici. Uno: il primo che viene messo al tappeto ha perso. Due: non si possono provocare ferite o contusioni gravi, dato che è solo un test d’ingresso. Tre: in base al risultato verificherò con chi è meglio mettere in coppia il cadetto Ravenhill, mentre Kingsley si limiterà a cambiare compagno.”-
Il ragazzotto fissava il Corvo con aria di superiorità. L’unico desiderio della ragazza in quel momento era quello di levare quello stupido sorriso dalla faccia dello spilungone. Ridusse gli occhi a due fessure.
-“Iniziamo!”-
La ragazza fece uno scatto in avanti, facendo presa sul collo di Kingsley e stendendolo in neanche 10 secondi, puntandogli un coltello alla gola. Leggeva negli occhi dell’avversario la paura. Clove sorrise vedendo il ragazzotto che prima si pregustava la vittoria steso al tappeto con una lama fredda premuta contro la sua pelle, pronta a recidergli la giugulare.
Radius era stupito. –“Ok , stop. Molto bene Ravenhill, non mi aspettavo una tale abilità da parte di una ragazzina così…piccola.”-. Esatto,
Clove era piccola. Tutti gli altri ragazzi avevano minimo sedici-diciassette anni, lei ne avrebbe compiuti quindici solo fra un paio di mesi.
Il Corvo si scostò dalla sua preda, ora visibilmente scossa, che si rimise in piedi a fatica.
-“Vai via Kingsley, sono deluso! Grant! Vieni qua!”-
Inutile dire che questo scontro fu l’esatta replica di quello precedente.
Anche il terzo incontro, con un tale di nome Hurley, non fu particolarmente degno di nota.
E menomale che questi qua erano il meglio del meglio!

L’allenatore cominciava a chiedersi da dove quella ragazzina col viso coperto di lividi trovasse tutta quella forza e quella sete di sangue.
-“Bene! Shifter, avvicinati!”-
Il ragazzo in questione si presentava decisamente meglio degli altri due. Aveva i capelli corti e castani e gli occhi color nero pece. Aveva spalle possenti ed un collo taurino. Ma il Corvo non si sarebbe fermato, lei doveva arrivare agli Hunger Games e doveva vincerli. Doveva farlo per sua mamma, per il suo defunto papà, per trascinarsi via dalla miseria in cui vivevano. L’avversario fece scrocchiare le nocche delle mani mentre squadrava la ragazzina. Attraverso la tuta Clove poteva percepire i muscoli guizzanti del ragazzo.
-“Andate.”-
Inutile dire che Shifter era forte come un toro, ma agile come una lumaca paralitica. Appena il ragazzo sferrò un pugno non fu difficile per la ragazza schivarlo, così come il calcio successivo. Clove con un agile salto scavalcò il ragazzo, andando a colpire la parte alta della schiena. L’avversario si voltò di scatto afferrando Clove per un braccio e sbattendola contro il suo ginocchio. La ragazza si divincolò in fretta e sferrò un colpo al fegato di Shifter, stendendolo subito dopo con la stessa identica presa con cui aveva messo al tappeto gli altri tre. Solo che stavolta, se Radius non l’avesse fermata, il coltello della ragazza avrebbe tagliato la gola all’avversario.
-“Basta così! Ravenhill, non ho parole. Evidentemente il mio collega non si sbagliava. Ok, sono costretto a farlo, spero solo che per te non sia troppo difficile!”-. Clove si tirò su sistemandosi la divisa e pulendo il coltello sulla coscia.
-“Vieni qui, Saber!”-
Un ragazzo si avvicinò dal fondo della palestra. I capelli corti e biondi ondeggiavano leggermente ad ogni passo. In una mano reggeva una spada.

Clove aveva sentito parlare di lui. In Accademia girava voce che fosse il migliore, la crème de la crème di tutti gli allievi. Spartacus le aveva detto che se voleva contare davvero qualcosa avrebbe dovuto come minimo tentare di eguagliare il suo livello. Tutte le ochette del suo precedente corso sbavavano dietro a quel ragazzo come dei cani affamati davanti ad una bistecca. Era costantemente circondato da ragazzine urlanti che si sbranavano a vicenda per potergli parlare. A lei non era mai interessato, si poneva solo come un ostacolo per il raggiungimento del suo obbiettivo. Confrontarsi con lui per dimostrare che lei non era solo una ragazzina dal viso pallido e dal naso lentigginoso, questo però l’aveva sempre desiderato. E ora lo stava per fare, doveva batterlo, doveva vincere.
Si posizionò davanti a lei, sorridendo beffardo.
Aspetta un po’ , caro mio, e ti leverò quel sorrisetto dalle labbra, anche a costo di strappartele via con il coltello.
Clove piantò le iridi verde scuro negli occhi color ghiaccio di lui . Sentiva le tempie che pulsavano e tutto il suo corpicino magro era teso in un unico fascio di nervi.
-“Iniziate!”-

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IL KACTUS DI KRZYZ
Mio dio. Un mese. Un maledetto mese che non aggiornavo D:
Chiedo umilmente perdono per questo, mi ero completamente dimenticata dell'esistenza di questa fic e meriterei quattro vergate da parte di tutti voi per il tremendo ritardo!
Allora, spero che questo capitoletto vi sia piaciuto! Mi farebbe piacere sapere che ne pensate °u°
I cognomi? Quelli li ho scelti a caso, a perte quello di Cato (Saber significa sciabola)! :D
Grazie mille a Julia Duchannes, che ha recensito i primi 2 capitoli, alla preferita e alle 3 seguite!
Un abbraccio!
Saluti dal Kactus!
_Krzyz

 
  
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