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Autore: Antiva    09/10/2013    0 recensioni
La storia narra di Paolo e Francesca, i protagonisti del V Canto dell'Inferno. Ho voluto raccontare del pomeriggio nel Castello di Granada, volevo raccontare quel particolare momento che per loro riuscì cambiare tutto, legandoli insieme per oltre l'eternità.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Paolo e Francesca:

 

Le finestre del Castello di Granada lasciavano che la luce del pomeriggio estivo le attraversasse. Paolo e Francesca sedevano all’ampio tavolo della biblioteca, lasciandosi scaldare le spalle dal sole e restando rivolti alla porta. Anche se non la guardavano, l’attenzione di entrambi era rivolta ad essa, come se da un momento all’altro potesse essere spalancata. I loro nervi erano tesi, i loro sensi in allerta, come se ogni rumore potesse essere l’avvertimento che salvava loro la vita, ma da quando, una volta entrati, Paolo aveva chiuso le porte dietro di sé, non ve ne era in effetti stato alcuno, come se il mondo avesse deciso di non disturbarli Era razionalmente incomprensibile il motivo dell’ansia che colmava la stanza: entrambi avevano un nodo alla gola come se ogni attimo passato a leggere quel libro fosse reato. La verità è che nessuno dei due leggeva le pagine che aveva davanti: ambedue scorrevano gli occhi sopra le righe, senza leggere, capire, comprendere; poi quando a Paolo sembrava il momento, egli aspettava il consenso di lei, e allora girava la pagina. Era l’unico movimento che Paolo compiva e ogni volta che lo faceva prestava una morbosa attenzione affinché le stoffe delle vesti dei due non si sfiorassero. Quando ciò accadeva Francesca seguiva ammirata la mano di lui muoversi e poi tornare al suo posto, come se ella non potesse guardare nient’altro in tutta la sala. Paolo stava di nuovo voltando la pagina quando il vetro di una delle piccole finestre sbatté contro i pesanti mattoni della parete facendo trasalire entrambi. Il pensiero che qualcuno potesse sorprenderli suscitò in Paolo l’ingiustificato impulso di sbarazzarsi del libro, non sapeva il perché, ad ogni modo egli lo chiuse soltanto, ma tenendo i muscoli tesi, pronti a lanciarlo via. Nonostante il rumore venisse dalle loro spalle la prima cosa verso la quale si erano voltati era stata la porta, ancora serrata, e subito dopo si erano guardati negli occhi. Francesca lo guardò così intensamente da attraversarlo anche con lo sgomento che aveva nello sguardo, lo guardò come se avesse voluto aggrapparsi al suo braccio per sostenersi. Nemmeno Francesca saprebbe calcolare il tempo durante il quale si erano fermati a guardarsi, sarebbe potuto essere un attimo o magari di più. Paolo, d’altro canto, da quando aveva sentito quel rumore non riusciva nemmeno a ricordare se avesse trattenuto il respiro o se invece avesse presto ripreso fiato. Francesca lentamente si girò di nuovo verso la porta, come per ricordarsi che non era cambiato nulla, che essa era sempre stata chiusa, cercando di acquietarsi, per quanto poteva, Paolo però non la imitò, non riuscendo a distogliere lo sguardo da lei.

Paolo stavolta, quando Francesca si girò, non riuscì nemmeno a tentare di nascondere di starla ancora osservando. Così Francesca lo guardò interrogativa: non era la prima volta che lo coglieva a guardarla, nemmeno durante la lettura non le erano sfuggiti certi suoi sguardi, ma mai, da quando era sposata, lui l’aveva osservata così apertamente: la osservava come se avesse paura che qualcuno gliela portasse via da un momento all’altro. Francesca sentì il bisogno di guardarlo fissando a sua volta l’immagine di quello strano momento nella sua testa, forse per ricordarlo in quel momento nella sua interezza, per non perdersi nulla di quella scena, e allora lo sguardo di lei camminò sui suoi capelli, sul suo collo, sui suoi vestiti. Poi, Francesca, si ricordò del libro che ancora lui tratteneva col palmo della mano, gli si avvicinò scivolando sulla panca e lo sfilò dalla sua presa. Nessuno dei due avrebbe saputo ricordare la pagina dove erano arrivati, non avrebbero, anzi, nemmeno saputo indicare il punto della storia fino al quale avevano letto, così lei aprì il libro quasi senza criterio. Ripresero a leggere seguendo per qualche periodo e poi cadendo di nuovo in distrazione, che di pagina in pagina si trasformava prima in desideri e poi fantasie. L’attenzione di entrambi fu però catturata dalla parola “bacio” che brillava tra tutte le altre parole, e dato che entrambi, arrivando a quel punto, si erano svegliati da una delle loro dispersioni dalla storia di Ginevra e Lancillotto, immediatamente rilessero il paragrafo. Paolo appena ebbe finito di leggere del bacio che Ginevra stampò sulle labbra del cavaliere si voltò verso Francesca, ella, appena si accorse del movimento di lui, si girò col respiro veloce, affannato, col sangue che le correva per tutto il corpo, come se non sapesse più dove dovesse andare. Il viso di Paolo era cereo, il suo corpo era tremante. Francesca sentì il bisogno irrefrenabile di vicinanza e non resistette ad accostarsi, in silenzio e quasi impercettibilmente. Paolo se ne accorse, chiuse gli occhi e immediatamente la baciò sulle labbra. Al primo cenno di romantico abbandono a quel momento da parte di lei, lui le sfiorò con la mano il collo e i capelli neri e con l’altra le carezzò la vita. Quando i loro cuori cominciarono a rallentare Paolo, mentre ancora aveva tra le braccia Francesca, chiuse il libro. Quel giorno non avrebbero letto oltre.

   
 
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