Paolo e Francesca:
Le
finestre del Castello di Granada lasciavano che la luce del pomeriggio estivo
le attraversasse. Paolo e Francesca sedevano all’ampio tavolo della biblioteca,
lasciandosi scaldare le spalle dal sole e restando rivolti alla porta. Anche se
non la guardavano, l’attenzione di entrambi era rivolta ad essa, come se da un
momento all’altro potesse essere spalancata. I loro nervi erano tesi, i loro
sensi in allerta, come se ogni rumore potesse essere l’avvertimento che salvava
loro la vita, ma da quando, una volta entrati, Paolo aveva chiuso le porte
dietro di sé, non ve ne era in effetti stato alcuno, come se il mondo avesse
deciso di non disturbarli Era razionalmente incomprensibile il motivo dell’ansia
che colmava la stanza: entrambi avevano un nodo alla gola come se ogni attimo
passato a leggere quel libro fosse reato. La verità è che nessuno dei due
leggeva le pagine che aveva davanti: ambedue scorrevano gli occhi sopra le
righe, senza leggere, capire, comprendere; poi quando a Paolo sembrava il
momento, egli aspettava il consenso di lei, e allora girava la pagina. Era
l’unico movimento che Paolo compiva e ogni volta che lo faceva prestava una
morbosa attenzione affinché le stoffe delle vesti dei due non si sfiorassero.
Quando ciò accadeva Francesca seguiva ammirata la mano di lui muoversi e poi
tornare al suo posto, come se ella non potesse guardare nient’altro in tutta la
sala. Paolo stava di nuovo voltando la pagina quando il vetro di una delle piccole
finestre sbatté contro i pesanti mattoni della parete facendo trasalire
entrambi. Il pensiero che qualcuno potesse sorprenderli suscitò in Paolo
l’ingiustificato impulso di sbarazzarsi del libro, non sapeva il perché, ad
ogni modo egli lo chiuse soltanto, ma tenendo i muscoli tesi, pronti a
lanciarlo via. Nonostante il rumore venisse dalle loro spalle la prima cosa verso
la quale si erano voltati era stata la porta, ancora serrata, e subito dopo si erano
guardati negli occhi. Francesca lo guardò così intensamente da attraversarlo anche
con lo sgomento che aveva nello sguardo, lo guardò come se avesse voluto
aggrapparsi al suo braccio per sostenersi. Nemmeno Francesca saprebbe calcolare
il tempo durante il quale si erano fermati a guardarsi, sarebbe potuto essere
un attimo o magari di più. Paolo, d’altro canto, da quando aveva sentito quel
rumore non riusciva nemmeno a ricordare se avesse trattenuto il respiro o se
invece avesse presto ripreso fiato. Francesca lentamente si girò di nuovo verso
la porta, come per ricordarsi che non era cambiato nulla, che essa era sempre
stata chiusa, cercando di acquietarsi, per quanto poteva, Paolo però non la
imitò, non riuscendo a distogliere lo sguardo da lei.
Paolo
stavolta, quando Francesca si girò, non riuscì nemmeno a tentare di nascondere
di starla ancora osservando. Così Francesca lo guardò interrogativa: non era la
prima volta che lo coglieva a guardarla, nemmeno durante la lettura non le
erano sfuggiti certi suoi sguardi, ma mai, da quando era sposata, lui l’aveva osservata
così apertamente: la osservava come se avesse paura che qualcuno gliela
portasse via da un momento all’altro. Francesca sentì il bisogno di guardarlo
fissando a sua volta l’immagine di quello strano momento nella sua testa, forse
per ricordarlo in quel momento nella sua interezza, per non perdersi nulla di
quella scena, e allora lo sguardo di lei camminò sui suoi capelli, sul suo
collo, sui suoi vestiti. Poi, Francesca, si ricordò del libro che ancora lui
tratteneva col palmo della mano, gli si avvicinò scivolando sulla panca e lo sfilò
dalla sua presa. Nessuno dei due avrebbe saputo ricordare la pagina dove erano
arrivati, non avrebbero, anzi, nemmeno saputo indicare il punto della storia fino
al quale avevano letto, così lei aprì il libro quasi senza criterio. Ripresero
a leggere seguendo per qualche periodo e poi cadendo di nuovo in distrazione,
che di pagina in pagina si trasformava prima in desideri e poi fantasie.
L’attenzione di entrambi fu però catturata dalla parola “bacio” che brillava
tra tutte le altre parole, e dato che entrambi, arrivando a quel punto, si
erano svegliati da una delle loro dispersioni dalla storia di Ginevra e
Lancillotto, immediatamente rilessero il paragrafo. Paolo appena ebbe finito di
leggere del bacio che Ginevra stampò sulle labbra del cavaliere si voltò verso
Francesca, ella, appena si accorse del movimento di lui, si girò col respiro
veloce, affannato, col sangue che le correva per tutto il corpo, come se non
sapesse più dove dovesse andare. Il viso di Paolo era cereo, il suo corpo era
tremante. Francesca sentì il bisogno irrefrenabile di vicinanza e non
resistette ad accostarsi, in silenzio e quasi impercettibilmente. Paolo se ne
accorse, chiuse gli occhi e immediatamente la baciò sulle labbra. Al primo
cenno di romantico abbandono a quel momento da parte di lei, lui le sfiorò con
la mano il collo e i capelli neri e con l’altra le carezzò la vita. Quando i
loro cuori cominciarono a rallentare Paolo, mentre ancora aveva tra le braccia
Francesca, chiuse il libro. Quel giorno non avrebbero letto oltre.