Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: lilyhachi    09/10/2013    8 recensioni
(STORIA IN REVISIONE)
(What if; Killian Jones/Ariel; spoiler seconda stagione)
Visto che la Sirenetta dovrebbe apparire nella terza stagione e che adoro Hook, ho provato ad immaginare cosa sarebbe potuto succedere se le strade di questi due personaggi si fossero incrociate prima (precisamente sull'Isola che non c'è) e su come la presenza di Ariel potesse "incastrarsi" con gli eventi della prima e della seconda stagione. Spero tanto che vi piaccia e vi auguro buona lettura.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
http://i42.tinypic.com/2zejvv7.png
 
Epilogo
 
Every me and every you
 
I dreamed I had nothing at all nothing but my own skin.
Slipped away from your open hand into the river, saw your face looking back at me
I saw my past and I saw my future”.
 
 
Storybrooke, un anno dopo.
 
“Dai, Ariel! Racconta, voglio sapere com'è andata di preciso!”.
La ragazza sbuffò, ricordandosi quanto Flounder fosse meno fastidioso quando vivevano ad Atlantica. Ormai era perfettamente a suo agio a Storybrooke nella sua “nuova forma” e non faceva altro che guardarsi allo specchio, ripetendo quanto fosse “appetibile”.
Inoltre, aveva acquistato una maggiore parlantina, motivo che faceva venire spesso voglia a chi lo ascoltava di rifilargli una mela in bocca pur di farlo stare zitto.
Sebastian, a differenza sua, ancora non si era abituato a quei riccioli rossi ingombranti e fastidiosi.
Sembrava ieri quando erano tornati all'Isola che non c'è, sotto iniziativa di Killian, per permettere ad Ariel di rivedere suo padre. Il modo in cui Killian aveva capito quanto la ragazza sentisse la mancanza di suo padre l'aveva sorpresa e non c'era stato nemmeno bisogno di farglielo presente.
Semplicemente, lo sapeva e voleva renderla felice. Per quel motivo, si erano recati all'Isola che non c'è, dove Ariel aveva finalmente avuto modo di riabbracciare suo padre, seppellendo ogni rancore e ogni incomprensione che c'era stata. Niente aveva più importanza, non dopo ventotto anni.
Tuttavia, suo padre aveva deciso di restare nel suo regno, nonostante Ariel desiderasse con tutta se stessa che lui la seguisse a Storybrooke, ma lui aveva un regno da governare e sapere che sua figlia fosse felice gli bastava più di qualsiasi altra cosa. In compenso, Ariel aveva portato con sé Flounder e Sebastian che erano stati praticamente congedati dal re, in modo che potessero vivere una vita nuova. Sebastian non sembrava particolarmente entusiasta ma non c'erano state ragioni. (1)
Quel giorno in particolare, Flounder aveva deciso di tormentarla, chiedendole di raccontarle ogni singolo evento che si era verificato dalla sua fuga fino ad allora, ed Ariel era stata costretta a narrare quel racconto senza fine ad un Flounder fin troppo appassionato a quelle vicende. Erano arrivati al punto in cui lei e Killian si erano ritrovati faccia a faccia dopo il suo bacio del vero amore, e Flounder sembrava proprio un bambino che pregava per conoscere la fine di una favola.
“Forza, Ariel, racconta!”, la incitò Flynn, poggiando i gomiti sul tavolo.
“Tu sai già cosa è successo”, ribattè la ragazza, guardandolo male.
“Mi piace riascoltare le storie”, rispose tranquillamente lui.
“Piuttosto”, cominciò Ariel, guardandolo con circospezione. “Non dovrei sapere del tuo imminente matrimonio, caro il mio romanticone?”.
“Beh sai...dopo che Rapunzel me lo ha chiesto e richiesto, alla fine ho detto sì”, rispose il ragazzo gesticolando e mostrando un atteggiamento fiero e vittorioso.
“Eugene”. La voce canzonatoria della ragazza fece sussultare Flynn che sbuffò visibilmente.
“Oh e va bene!”, ribattè con fare annoiato. “Io l'ho chiesto a lei”. (2)
“Questo non ti rende certo più uomo”, esclamò Flounder, prendendolo in giro.
“Ehi, pesciolino!”, lo rimbeccò Flynn. “Piano con gli insulti!”.
Flounder gli fece la linguaccia e incitò nuovamente Ariel a parlare: non aveva scampo, eppure doveva ammettere che tenerli in pugno soltanto con una storia era fin troppo divertente.
 
Il fatto era che Killian, ormai, conosceva ogni movimento di Ariel e sentiva costantemente il suo profumo anche quando lei non c'era, come se non se ne fosse mai andata davvero.
Quell'odore era ancora più vicino in quel preciso momento ma non per il semplice fatto che lei fosse accanto a lui con la schiena poggiata sulla parete e le gambe distese lungo il pavimento.
Erano lì, spalla contro spalla, stanchi e in cerca di altro da dire, come se avessero appena combattuto una guerra vera e propria. Avevano urlato, o meglio, lei gli aveva urlato contro.
Lo aveva accusato per averla gettata in mare, lo aveva accusato di averla baciata, lo aveva incolpato di tutto ciò che le era capitato sia prima che durante la maledizione.
Killian, in un primo momento, non aveva avuto modo di ribattere, visto che la ragazza diceva il vero ma poi, ad un tratto, aveva iniziato ad accusarla a sua volta, come fosse uno stupido gioco.
Si erano semplicemente urlati addosso, Ariel gli aveva lanciato il foglio che la ritraeva, quasi come se ne fosse disgustata...perchè lei non voleva credere al fatto che lui sentisse il bisogno impellente di immaginare il suo viso per tutto quel periodo in cui erano stati lontani.
Ariel non voleva credere a quanto Killian tenesse davvero a lei, e non soltanto perchè ne era attratto ma per tutto quello che lei rappresentava: un soffio di vita. Lei lo odiava per averla gettata in mare e forse glielo avrebbe rinfacciato a vita, ma a lui andava bene se quello significa poter trascorrere del tempo insieme a lei ancora per molto, come quando era stata senza memoria.
Ariel ricordava quei momenti. Ricordava gli sguardi e la complicità che si era instaurata facilmente fra loro, anche quando lei non ricordava chi fosse. Era tutto impresso nella sua memoria. Avevano smesso di rinfacciarsi ogni cosa soltanto quando Killian aveva sentito il desiderio di imprimere le labbra sulle sue, per cercare di farla stare zitta in qualche modo e aveva funzionato. Solo che non appena si era allontanato da lei per dirle “mi serviva un modo per zittirti”, Ariel non l'aveva accettato di buon grado, rifilandogli uno schiaffo che gli aveva fatto girare la testa ma forse lo meritava.
Il fatto era che Killian poteva fare il sarcastico quanto voleva, ma l'unico motivo per cui l'aveva baciata era perchè lo voleva, proprio come la sera fuori da Granny's.
Desiderava baciarla, per ricordare ad entrambi come era stato il loro primo bacio su quella stessa nave e in quella stessa cabina, come se il tempo fosse balzato indietro, esattamente a quel punto.
Dopo che lei lo aveva schiaffeggiato, Killian, con una noncuranza invidiabile, era tornato a baciarla ancora una volta, afferrando il suo viso con la mano sana e premendo la nuca di lei contro il suo viso, per evitare che la ragazza sfuggisse a quel contatto che, nel profondo, desiderava. Ariel, in fin dei conti, non voleva separarsi da lui o dalle sue labbra.
Erano rimasti a baciarsi per un tempo che risultava infinito, come se avessero entrambi bisogno di riprendere confidenza e di ricordare cosa significava restare uno fra le braccia dell'altro.
Era passato troppo tempo dall'ultima volta e Killian non voleva farne passare altro ancora.
 
“E poi?”, chiese Flounder, ancora avido di informazioni.
“E' finita la storia”, gli rispose Ariel con tono ovvio.
“Impossibile!”, ribattè il ragazzo, alzandosi in piedi. “Non può finire così!”.
“Vogliamo sapere cosa c'è dopo il bacio”, continuò Flynn, mettendo il broncio e portando la ragazza a chiedersi quanti anni avesse in realtà, visto che ne dimostrava dodici.
“Eugene!”, lo rimbeccò Rapunzel con tono irato. “Possibile che non sai farti gli affari tuoi?”.
“Ci tengo a precisare che hai sentito questa storia milioni di volte”, esclamò Diego, appena arrivato al Granny's insieme a Grimsby, e sedendosi accanto al ragazzo, per poi rifilarli uno dei suoi soliti schiaffi dietro la nuca, portando Flynn a lamentarsi.
Ariel si voltò un attimo, sentendo la campanella del locale, e vide Dylan che si avvicinava al bancone per chiedere qualcosa a Ruby. Il ragazzo si voltò e, vedendola, le rivolse un sorriso amichevole e un cenno di saluto con la mano. Erano civili fra loro e ogni tanto si fermavano anche a parlare, andava tutto bene, anche grazie alla figura dai lunghi capelli neri che entrò poco dopo, avvicinandosi a Dylan e stringendogli la vita con le braccia. Dylan aveva trovato il suo lieto fine.
“Non è colpa mia se ogni volta è come la prima”, berciò Flynn, adagiandosi meglio sulla sedia.
“Credi di avere dieci anni per caso?”, domandò Diego, con tono sarcastico. “Nemmeno Jeremy è così scocciante quando gli racconto una storia”.
“Ha otto anni!”, dichiarò Flynn, allargando le braccia. “Jeremy è come te, non si entusiasma per niente...fortuna che ci sono io a compensare le sue mancanze”.
Un altro schiaffo più forte del primo colpì nuovamente la nuca di Flynn, ma questa volta non era stato Diego a rifilarglielo, bensì Rebecca che stringeva l'altra mano in una più piccola, appartenente ad un bambino con dei ricci biondi che in quel momento stava fissando Flynn, ghignando.
“Ti ricordo che stai parlando di mio figlio”, esclamò la donna, rimproverandolo.
“Grazie, mamma”, intervenne il bambino, ridacchiando mentre Flynn gli rivolgeva uno sguardo truce. Sembrava davvero che Flynn fosse un suo coetaneo.
Ariel, nel frattempo, alzò gli occhi al cielo, sorridendo per quello strano teatrino che si stava svolgendo davanti ai suoi occhi. Mentre osservava i presenti, venne ridestata da una tazza di caffè che si posò sul tavolo davanti a lei. Sorrise, notando una specie di uncino disegnato sulla schiuma e sentì un braccio avvolgerle la vita che la portò a voltarsi verso il suo proprietario.
“Come siamo sentimentali”, esclamò Ariel ad un palmo dal viso di Killian che sorrise divertito.
“Non l'ho fatto io, tesoro”, ribattè lui, fingendo indifferenza. “E' stata Ruby”.
“Già”, lo assecondò lei, bevendone un sorso e rifilandogli poi un bacio. “Qui si stavano giusto lamentando della fine della storia”.
“Ancora?”, domandò Killian, voltandosi verso i due interessati. “Ma non avete di meglio da fare?”.
“Io non vedo Ariel da ventotto anni, ho il diritto, anzi ho il dovere morale di sapere tutti i minimi particolari su quello che è successo”, esclamò Flounder, riducendo gli occhi a due fessure.
“Tu vivevi con questo qui?”, chiese lui, voltandosi verso la ragazza che, in risposta, scrollò le spalle. “Non dovresti andare a scuola, ragazzino?”.
Fu in quel momento che Sebastian entrò nel locale con la mano destra impegnata a dare una sistemata ai riccioli rossi che gli ricadevano sulla fronte. Il ragazzo si avvicinò al tavolo e tutti lo guardarono sollevati, sapendo che era arrivato per Flounder il momento di andare a scuola e smettere di scocciare tutti i presenti.
“Lo so”, cominciò Sebastian, sistemando lo zaino sulle spalle. “Vi sto salvando!”.
“Ehi”, esclamò l'altro con tono offeso. “Ingrati”.
Il rosso lo prese per un braccio, costringendolo ad alzarsi finalmente dal tavolo e uscendo dal Granny's per dirigersi a scuola. Intanto, anche il resto della “ciurma” dovette tornare ai propri impegni quotidiani e fu così che uscirono tutti dal locale, salutando Ariel e Killian che erano rimasti finalmente da soli. L'uomo la guardò, sospirando.
“Finalmente!”, esclamò, rubandole un altro bacio. “A volte mi sembra di gestire un asilo”.
Ariel sorrise sulle sue labbra e gli buttò le braccia al collo.
“Gliela dirai mai la fine della storia?”, chiese Killian, carezzandole una guancia.
“No”, rispose lei con serenità. “Gli basta sapere la versione ridotta e poi ti tormenterebbero”.
“Perchè mai?”, domandò lui, confuso.
“Perchè saprebbero quanto sei sentimentale”, esclamò Ariel, prendendolo in giro.
“Io non sono sentimentale!”, rispose Killian con tono offeso...sembrava un ragazzino.
 
Credo che questo sia tuo”, esclamò improvvisamente Ariel, ridestandolo dal ricordo di quello che era accaduto poco fa, e togliendosi il ciondolo dal collo. “Tieni”.
Il pirata osservò la collana che, molto tempo fa, era stata sua e sorrise, ripensando a come l'avesse persa dopo essere caduto in mare a causa dei Bimbi Sperduti.
Ormai non gli apparteneva più: era di Ariel e sarebbe rimasta tale, così Killian gliela porse.
E' tua”, disse semplicemente. “Forse lo è sempre stata”.
Ariel allungò la mano sulla collana, sfiorando leggermente la sua, gesto che causò a Killian una scarica elettrica non indifferente, mentre la ragazza gli afferrò velocemente la mano, stringendola.
Killian si voltò verso di lei con un'espressione vittoriosa in volto.
Non riesci proprio a starmi lontano”, esclamò con un sorriso sornione.
Vuoi un altro schiaffo?”, domandò lei, alzando un sopracciglio.
Lui si avvicinò, sfiorando le sue labbra, e permettendo ad Ariel di sentire il suo respiro.
In realtà”, cominciò Killian fissandola intensamente. “Vorrei un altro bacio”.
Poi mi getterai di nuovo in mare?”, domandò lei, sforzandosi di essere sarcastica ma il suo tono risultava decisamente malinconico, mentre sicuramente ricordava quel giorno.
Potrei anche tuffarmi insieme a te, se serve a qualcosa”, affermò lui, sorridendo appena.
Killian poggiò la fronte su quella di lei, continuando a stringere le sue dita, mentre osservava le loro mani intrecciate. Ricordava ancora il momento in cui aveva stretto la mano di Ariel per la prima volta: era di nuovo al punto di partenza, affacciati ancora una volta su quello stesso mare di possibilità che avevano avuto a disposizione tempo fa ma che Killian non aveva voluto solcare.
Quella volta, però, lui era pronto...e lo era davvero, per stare insieme a lei.
Non ti facevo così sentimentale”, aggiunse Ariel, riflettendo sul senso delle sue parole.
Io non sono sentimentale!”, esclamò lui, voltandosi di scatto verso Ariel, come se l'avesse offeso.
A quell'affermazione, Ariel si sarebbe dovuta intristire, pensando che magari lui non avrebbe mai provato sentimenti o altro ma, ormai, aveva imparato a conoscere Killian e per quanto potesse negare, lei sapeva bene cosa si celava dietro quelle risposte. Lui, intanto, la strinse ancora fra le sue braccia, posandole un leggero bacio sulla guancia.
Posso sempre imparare”.
 
 

Angolo dell'autrice
 
  • (1) visto che mi dispiaceva non permettere ad Ariel di ricongiungersi con suo padre, ho immaginato che potessero recarsi all'Isola che non c'è per questo preciso motivo;
  • (2) frase tratta dal cartone “Rapunzel”, precisamente dal finale.
E siamo arrivati alla fine anche di questa storia, che è stato un vero e proprio calvario ma sono felice di averla terminata, perchè è stata la mia prima storia pubblicata, quindi volevo che avesse una fine. Spero che vi sia piaciuto questo epilogo che a me sembra un po' banale a dirla tutta xD.
Comunque, ringrazio infinitamente tutte le persone che hanno seguito questa storia, dandomi la forza per continuarla. Non credo che ci sia altro da dire, se non grazie di vero cuore <3.
Alla prossima, un abbraccio :)

 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: lilyhachi