MIGRARE
I bassi pompano facendo
vibrare ogni cosa.
Compresa la mia gabbia
toracica e il gomito poggiato al bancone del bar, nell’area
esclusiva V.I.P.
Sorseggio
svogliatamente, portando a intervalli regolari il vetro sottile alle
labbra, lasciando
che sia il ghiaccio a concedermi un brivido.
L’unico in questa
serata, decisamente glamour ma anche decisamente monotona.
Di una noia mortale come sono
spesso le serate definite importanti.
Le mie spalle si
muovono assecondando il ritmo dei bassi che continuano a bussare,
così forte da
sentirli dentro di me, permettendomi d’isolarmi.
Mi guardo attorno quando
il bicchiere torna alle labbra.
Sentendomi accaldato, mordo
un po’ di ghiaccio, che si sgretola poi gelido tra le mie
mascelle.
Nella confusione poso
causalmente lo sguardo su delle ragazze, che stanno ballando su un
tavolo.
I vestiti corti che
indossano lasciano ben poco all’immaginazione.
Ancheggiano seguendo il
tempo, decisamente a tempo e ogni loro movimento è esaltato
dai tacchi alti, che
slanciano gambe chilometriche abbronzate e all’apparenza
lisce come seta.
Una delle ragazze
incrocia ora il mio sguardo ma non mi curo di distoglierlo,
perché so che me lo
posso permettere.
Lei allora sorride compiaciuta.
Le sue labbra lievemente
incurvate sono simili al ghigno di chi sa che sta per espugnare una
fortezza,
ottenendo come vittoria il premio più ambito.
Ricambio così il sorriso
anche se in maniera ironica.
Credi di aver attirato la mia
attenzione,
eh?
O forse ti sembra un miracolo?
Oppure eri cosi piena di te, da credere che
saresti riuscita sicuramente a catturare il mio sguardo?
Quando si
abbassa leggermente, la curvatura del seno libero da costrizioni
appare in
tutta la sua femminile rotondità.
Torna così a fissarmi, fiera
e orgogliosa del suo corpo.
Sorrido ancora e allora
lei si esalta.
Mi piacerebbe potesse
leggermi nel pensiero ora…
Non so però se le verrebbe
da ridere.
Le tue tette sono grandi e si
tengono su da
sole.
E sì… sei certamente scopabile, non
c’è che
dire.
Ma sai quante ne posso avere come te?
Non sei speciale ma a buon mercato come
tante altre.
Ma lo ripeto, sei decisamente scopabile e
questo te lo concedo.
Ma non illuderti di essere migliore per
questo…
Sì proprio come le
altre, niente di più né di meno.
Abbandono il bicchiere
vuoto sul bancone mentre la ragazza si appoggia alla spalla di un uomo,
per poter
scendere agevolmente dal tavolo.
Sicura di sé,
attraversa la distanza che ci divide ondeggiando sui tacchi.
Mi fissa ancora
passando una mano tra i capelli e sbattendo le palpebre color oro.
Mi toglie tutto il divertimento!
Ha già deposto le armi, convinta di aver
espugnato concretamente la mia fortezza.
Povera illusa…
Si crede una regina quando è solo una
semplice pedina, monotona e monocolore come le sue gemelle, schierate
una
accanto all’altra nella speranza di uno scacco al re.
Una mano dalle dita
laccate scivola decisa sul mio braccio.
Si morde appena le
labbra, sfoderando sempre quel ghigno compiaciuto, quando avverte la
muscolatura
sotto la stoffa della mia camicia.
Il mio corpo fa parte
della mia fama oltre a contribuire alle mie vittorie.
La mia bocca si distende in un’espressione sorniona sentendo il suo respiro
sul collo e il seno
premuto con decisione contro il mio torace.
Sussurra il suo nome al
mio orecchio, o almeno credo, dato che la musica troppo alta non mi
permette di
sentire bene.
Ma in fondo non è che m’interessi
sapere come si chiama una pedina.
Chiudo gli occhi mentre
i bassi continuano a vibrare.
Inspiro poi il suo profumo
speziato ma anche se i miei sensi cominciano ad accendersi, prevale in
me la
noia per queste situazioni scontate.
Credi di essere la migliore, vero?
Di aver creato un’attrazione unica, eh?
Ne sei proprio convinta!
E allora te lo farò credere un po’…
Cara la mia pedina…
Con un braccio circondo
la sua vita mentre l’altro si alza, i miei polpastrelli si posano sul suo collo.
Inclino la testa per
arrivare al suo orecchio e lascio che le mie labbra si muovano
sfiorando
volutamente il lobo, che sorregge stoico un grappolo
di
ciondoli simili a monili.
E tu sorridi ancora, tronfia del tuo reame
fatto di tacchi e scollature.
Come se non io non ne avessi mai visti in precedenza.
Si avvicina di più ora,
in modo che possa avvertire meglio la pressione del
suo seno sul mio
petto.
I capezzoli turgidi si
strofinano provocanti contro la mia camicia di seta, facendomi ribadire
quanto
sia altamente scopabile questa ragazza.
Ma anche le sue tette sanno
di un film già visto, di scene già provate.
La noia e la monotonia
hanno ancora il sopravvento.
Si volta leggermente
ora, per tornare a guardare verso il suo tavolo.
Forse vuole assicurarsi
che la sua conquista non passi inosservata.
La lascio fare senza
prestarle la minima attenzione e allungando un braccio verso il barman,
ordino un
altro drink.
La mia mente si estranea
di nuovo nella musica quando riprendo a sorseggiare l’alcol, il collo e la testa si muovono in maniera ritmica seguendo il tempo battuto negli amplificatori.
La ragazza intano si slaccia
da me, quel tanto che le basta per raggiungere la borsa minuscola
poggiata sul
suo fianco.
Quel tanto che basta
per far sì che io intraveda quel suo seno terribilmente alto
e sodo, attraverso
la vertiginosa scollatura.
Sogghignando mi chiedo
quanto le sia costato…
Con il rossetto rosso
vivo scarabocchia poi qualcosa sul retro di un biglietto da visita, non
posso
fare a meno di alzare gli occhi al cielo.
Vuoi fare la regina con queste
banalità da
film erotico di terz’ordine?
Pedina, decisamente pedina.
Mi passa il cartoncino.
Leggo il suo nome
costatando di non aver capito nulla prima, quando l’ha
pronunciato al mio
orecchio.
E la professione:
modella.
Che elettrizzante novità…
Inclino il polso per
leggere il suo messaggio privato sul retro.
Si tratta con mio
enorme, sarcastico stupore di un invito a trascorrere la notte insieme.
Sorridendo divertito,
ripongo il biglietto nella tasca posteriore del pantalone, lasciando
che la
ragazza scambi la mia ironia per entusiasmo, dovuto alle sue audaci
provocazioni.
Quando annuisco, lei diventa
radiosa e la mia vittoria è schiacciante.
Come ovvio che fosse.
È divertente però costatare
che lei sia ancora convinta di aver condotto il gioco e dominato per
tutto il
tempo.
Raggiungo così le sue labbra
morbide, che si schiudono con una facilità un po’
deludente, ancora deludente.
Faccio pressione sul
suo bacino mentre gioco con la sua lingua.
È eccitante baciarla, infatti
non ho mai detto che non sarebbe stata una gran bella scopata ma per
quanto
stringa la sua vita, sentendo aderire il suo corpo contro il
mio… prevale la
noia.
Sempre e comunque la
noia.
La ragazza si separa da
me traendo poi un grosso respiro, visibilmente accaldata.
Le sue mani scorrono
sul mio petto fino all’addome mentre si allontana di un passo.
Sorride di nuovo,
sempre sicura del suo effimero potere.
Quel potere comune a
molte ma comincia a che perdere il suo fascino.
Con un movimento circolare
del dito indice inclinato mi ricorda che dopo abbiamo un appuntamento.
La sua voce mi
suggerisce all’orecchio di chiamarla, per rendere effettivo
quel dopo in un
dove.
Annuisco ancora,
arcuando un lato della bocca…
Alzo il volume dello
stereo.
Di nuovo quella canzone,
lascio che vibri insieme ai cavalli della mia auto sportiva.
Con una mano cerco
nella tasca il mio promemoria per una serata memorabile.
Distogliendo per un
attimo lo sguardo dalla strada, fisso così le lettere
scarlatte un po’ sbaffate
sul retro del cartoncino rigido color crema.
Un ultimo ghigno
divertito, prima che il vento mi scompigli violento i capelli mentre
abbasso il
finestrino.
Appallottolo il pezzo
di carta tra le mie dita e con un gesto sicuro, un po’ come
quando in campo
rimetto in gioco la palla, lo getto fuori nella notte.
Una risata mi esce dal
petto, quando lo vedo per una fazione di secondo attraverso lo
specchietto
retrovisore, prima che la velocità lo disperda per sempre
nell’aria.
Rido divertito,
dimenticando per un attimo la noia.
Quella noia dalla quale
fuggo, accelerando ancora.
Alzo ancora di più il
volume e la mia testa si muove seguendo i bassi.
Mi lascio il nulla alle
spalle.
È tempo di migrare.
Stanotte stavo ascoltando una
canzone, all’improvviso
ho sentito il bisogno di scrivere, abbandonandomi alle note, ai bassi e
così è
nata questa fantasia particolare.
È la primissima volta che immagino e scrivo
qualcosa su Genzo, spero di averlo reso al meglio nonostante possa
sembrare un
po’ stronzetto in questa one shot.
Ho immaginato che un ragazzo famoso e avvenente
potesse trovarsi facilmente in una situazione come quella descritta
nella FF.
Situazione che col passare del tempo perde fascino,
perché sopraggiunge una maturità diversa e arriva
il tempo di migrare, di guardare
altrove e ad altro.
Ringrazio Sara per la pazienza
nell’assecondare le mie follie tipo questa, che
necessariamente le dedico.
Non posso poi non
spendere un pensiero
speciale nei confronti di Elena e la sua passione per il bel portiere,
sperando
che questa mia versione le piaccia… se fosse altrimenti, sa
dove trovarmi per
le lamentele!^^
In ultimo
ringrazio anticipatamente chi
leggerà questa one shot, visto che non ci sarà un
secondo capitolo per farlo!^^
OnlyHope