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Autore: _fedss    09/10/2013    14 recensioni
"Now my baby is dancing, but she's dancing with another man."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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When I Was Your Man


 
 
To you.
May the dance never end and the music never stop.



 
 
 
Non ci voleva proprio.

Eri assorto nei tuoi pensieri quando il telefono aveva iniziato a squillare, facendoti sussultare spaventato.

Hai lasciato che un sorriso comparisse sul tuo viso stanco, dopo aver visto la foto di chi ti stava disturbando.

Un vecchio amico.

Ma poi il sorriso era scomparso, piano, piano, ad ogni parola che sentivi.

"Rick...", sospira, "lo sai che è molto importante, sia per me che per Lanie, nonostante tu non venga più al distretto, rimani uno dei nostri migliori amici... Per favore."

Questa volta sei tu a sospirare.

"Non mancherei per nulla al mondo, Javier, lo sai."

"Sei un fratello."

"Javi..."

"Non dire niente, okay?", ti interrompe. "Ci sarà anche lei, ovviamente, è la migliore amica della mia fidanzata, la sua testimone... La vedrai."

"Si, questo lo so. Solo..."

"Cosa?"

"Niente. Non pensiamoci adesso. Sono davvero felice per te, per voi. Quando glielo hai chiesto?"

Il detective ispanico è entusiasta mentre ti racconta come ha chiesto a Lanie Parish di sposarlo.

"... E ha detto di si, subito. Non mi ha dato neanche il tempo di inginocchiarmi e di tirare fuori l'anello!"

Tu fingi una risata, lui non se ne accorge. "Era ora", dici.

"Già... Senti, Lanie vuole sapere se verrai accompagnato. Sai, per i tavoli..."

"Si, ehm", tossisci imbarazzato. "Non ho una ragazza da un po'..."

"Da quanto?", ti chiede, curioso.

Merda.

"Da... Due anni, mese più, mese meno."

Rimane in silenzio. Sta facendo un piccolo calcolo nella sua mente, ne sei sicuro.

"Rick..." Ha capito. "Ma è da quando..."

"Si, Javi. È da quando io e Kate ci siamo lasciati."

 
 
 
Sei arrivato sulla tua nuova Ferrari giusto in tempo per trovare un posto a sedere nella chiesa.

L'auto nera ha sorpreso un po' di gente. Se la ricordavano tutti rossa fuoco. L'hai cambiata. Ne hai comprata una meno appariscente.

I posti sono tutti occupati ormai. Gli invitati ci sono tutti.

C'è anche lei.

L'hai intravista con la coda dell'occhio mentre entrava. Hai chinato il volto sul volantino che ti aveva dato un chierichetto appena avevi fatto ingresso nella chiesa. Sei sicuro non ti abbia visto.

Adesso tieni gli occhi puntati sulla sua schiena magra. Alla sua sinistra è seduta una donna anziana, forse una parente della sposa. Alla sua destra un uomo. Biondo. Le tiene il braccio intorno alle spalle.

All'improvviso si alza, facendo sussultare persino te che sei lontano da lei.

Si sistema il vestito sulle gambe, poi si guarda un po' intorno.

Speri che stia cercando te. Lo speri con tutto il cuore.

È bellissima.

Prende la sua borsetta, si china a dare un bacio al ragazzo e poi si avvia verso l'altare, sedendosi sulla panca dei testimoni, accanto ad un bel ragazzo moro. Il fratello di Lanie.



La cerimonia non dura molto. Quando la folla esce dalla chiesa ed aspetta gli sposi, tu ti allontani silenziosamente, senza essere notato.

Il posto è bello.

Ti affacci da quella ringhiera che da sulle montagne verdi. Un bel paesaggio naturale. Strano per essere a pochi kilometri da New York.

Ti incanti a guardare le nuvole, il cielo, tutto quello che ti fa sentire libero. Lo hai sempre fatto quando non ti sentivi a tuo agio. Iniziavi a guardare in alto e a viaggiare con la fantasia. Lo fai ancora oggi.

Senti dei passi avvicinarsi. Quasi tremi per la paura di scoprire chi sia.

Poi qualcuno si appoggia con le braccia sulla ringhiera, come te.

"Rick."

"Kevin."

Ti lascia una pacca sulla spalla. "Come stai, amico?"

"Come al solito, lo sai. Tu, invece? Jenny? La piccola?"

Lui ti guarda sorridente, con quegli occhioni azzurri sempre felici. "Stiamo tutti bene. Anche la piccola peste."

Sorridi anche tu. Ha un anno e mezzo ma ancora non l'hai mai vista.

"Oggi la vedrò, finalmente..."

"Chi?"

"La bambina, Ryan. La bambina."

"Ah..." Ti guarda ancora, poi scoppia a ridere, senza riuscire a trattenersi.

Lo guardi anche tu, prima di iniziare a ridere a tua volta. L'atmosfera si alleggerisce, e finalmente tu stai ridendo. Dopo tanto. Con un amico.

"Perché sei qui, da solo?", ti chiede una volta calmo, di nuovo serio.

"Avevo bisogno di aria, di riflettere, di non avere intorno tanta gente."

"Capisco". Si volta verso la folla lontana. "L'hai vista?"

Tu sbuffi. "Come non avrei potuto." Ti prendi un attimo di tempo per riflettere. Chiederglielo o no? "Chi è il ragazzo con cui è venuta?"

Glielo hai chiesto.

"Il fidanzato. Si frequentano da un anno, ormai. Si chiama Elliot."

Stai... sorridendo? "Ha fatto presto."

"Rick..."

"È tutto apposto, latte e miele. L'ho superata. Credo."

Ryan inizia a camminare alle tue spalle. Avanti e indietro. Le mani incrociate dietro la schiena. Sei costretto a voltarti anche tu.

"Era distrutta. Sul serio. Avresti dovuto vederla", ti dice. "I mesi dopo Washington sono stati tremendi, devi credermi. Era tornata quella di un tempo. Poi però ha conosciuto questo Elliot, e le cose sono iniziate ad andare meglio. Non lo ama come ama te, ma..."

"Come amava me", lo correggi.

"No, Castle. Come ama te."


 
 
 
 
"Castle!"

Ti volti verso la voce che ti ha chiamato e sorridi, davvero felice. Lanie sta correndo verso di te con le braccia aperte, ancora fasciata dal suo abito bianco.

Certo, la distanza che percorre prima di raggiungerti non è molta, ma è comunque una scena che ti commuove molto.

Un'amica che non vedi da due anni che si butta tra le tue braccia, felice di rivederti, il giorno del suo matrimonio.

La stringi forte, accarezzandole la schiena.

"Sei un incanto", le sussurri all'orecchio.

Lei si scansa da te quel tanto che basta per guardarti negli occhi. Con una mano le asciughi le due lacrime che le sono sfuggite al controllo.

Siete entrambi commossi.

"Stai benissimo anche tu", risponde, poi.

Un po' di gente sta assistendo al vostro lungo abbraccio ma entrambi non ve ne curate.

Vi separate soltanto quando arriva un uomo ad interrompervi, cingendo con un braccio la vita di sua moglie.
Lo guardi felice. "Javi!", esclami contento, abbracciando anche lui.

Il detective ricambia la stretta mentre ride, entusiasta di vederti li, al suo matrimonio, nonostante tutto.

"Ti stai divertendo?", ti chiede Lanie una volta che hai lasciato Esposito libero dalla tua stretta.

"Certo", affermi, poco convinto. Lei ti guarda scettica. Ha capito tutto.

Dopo le congratulazioni e poche chiacchiere, ad un certo punto, qualcuno si schiarisce la voce alle tue spalle, facendoti bloccare a bocca aperta, senza nemmeno finire la frase che stavi dicendo.

Sai chi ha tossito.

Senza voltarti, batti una pacca sul braccio di Javier e strizzi un occhio a Lanie. "Ci vediamo dopo", dici. Lanie ti guarda implorante.

"Rimani qui, Rick."

Tu scuoti la testa sorridendo. "Non voglio rovinarvi la festa. Vado a sedermi al mio tavolo."

Così ti incammini verso la grande sala, sforzandoti di non guardare indietro.

Ma non puoi continuare ad ignorarla per sempre.

Siete stati messi allo stesso tavolo.
 

 
 
Sinceramente, ti aspettavi di peggio.

La cena passa tranquilla. Hai conosciuto un po' di gente nuova, qualche amico dello sposo e qualcuno della sposa. Accanto a te è seduta una bella ragazza con i capelli neri. È simpatica. E ci sta provando spudoratamente con te. Ma questo non ti interessa più di tanto.

Non hai ancora rivolto parola a Kate e sei fiero del tuo autocontrollo.

Vi siete scambiati qualche occhiata, ma niente di più. O meglio, lei ti ha cercato spesso con lo sguardo, pregandoti, con gli occhi, di guardarla. Ma te non l'hai mai accontentata. Solo una volta. O due.

Hai scoperto che Elliot è un avvocato. E un bravo ragazzo. Ma non riesci a non detestarlo. È più forte di te. Le tiene la mano sopra il tavolo per tutta la cena. Odi il modo in cui lo fa.

Kate è in imbarazzo, lo hai notato più volte. I suoi sorrisi non sono come li ricordavi. E neanche i suoi occhi. È diversa. Ma allo stesso tempo uguale a sempre.

È la dura e orgogliosa Kate Beckett. Forse solo un po' più fragile. Lo noti dal modo in cui parla, in cui si tocca i capelli, in cui mangia. Lo noti dal modo in cui si morde il labbro inferiore ogni volta che qualcuno la nomina o la chiama.

Cosa daresti per essere tu quello che sta giocando con le sue dita fine.
 


 
Il momento più difficile arriva quando iniziano i balli lenti. Pagheresti oro per poterla invitare a ballare con te. Per stringerla tra le tue braccia. Per sussurrarle parole dolci mentre volteggiate in mezzo alla pista.

Ma adesso lei sta ballando con lo sposo. Il suo migliore amico. Il suo collega.

E tu, invece, hai chiesto a Lanie di concederti quell'onore. E lei ha accettato.

Le tieni una mano sulla vita, mentre l'altra stringe la sua. Vi muovete lenti, sorridendo. È lei a rompere il silenzio.

"Chiedile di ballare", ti dice.

Tu ridi. Ma cosa..? "Non stiamo più insieme, dottoressa Parish. Mettitelo bene in testa."

Ride anche lei. "Lo so bene. Ma non avete fatto altro che lanciarvi sguardi per tutta la sera e..."

"Potevi goderti il tuo matrimonio al posto di tenere d'occhio me e la tua migliore amica."

"Oh piantala e vedi di..."

"Posso rubarti mia moglie, Rick?" Javier è accanto a te e guarda ammaliato la donna con cui stavi ballando fino a poco fa.

"Certamente." Lasci un bacio sulla mano di Lanie, fai passare Esposito e poi vai a sederti su un divanetto bianco, lo stesso su cui la piccola Ryan sta giocando, in braccio alla madre.

 
"Eccolo qui lo zio Castle", dice la bionda alla figlia. La piccola ti guarda con un sorriso sdentato e allunga le sue braccine verso di te. Tu la prendi e la fai sedere sulle tue gambe.

Jenny, intanto, le accarezza i capelli, prima di guardarti dolcemente. "Come stai?"

"Oddio, Jenny, è la terza volta che me lo chiedi. Sto bene. Sembro il malato di turno."

"Rick..."

"Sto bene, sul serio", le sorridi, sincero.

Lei ricambia il sorriso, poi si volta verso la pista da ballo, invitandoti a fare lo stesso.

Riconosci subito la figura esile della tua musa. È stretta tra le braccia del fidanzato che le sta dicendo qualcosa all'orecchio.

L'ennesima pugnalata al cuore.

Si muovono sinuosamente sulle note di When I Was Your Man di Bruno Mars. Quella canzone, proprio in questo momento, sembra rispecchiare esattamente i tuoi sentimenti, i tuoi pensieri, le tue emozioni.

La voce del cantante è triste, le parole anche, e un peso si sta formando sulla bocca del tuo stomaco. Ma non vuoi smettere di guardarla. Di ammirare le sue gambe, le sue spalle, i suoi capelli. Tutto di lei ti attrae.

Ancora.

Dopo due anni.

Girano sul posto abbracciati. Adesso puoi guardarla in faccia, vedi i suoi occhi, le sue labbra... Lei non sta sorridendo come il fidanzato. È... triste?

Improvvisamente alza gli occhi, andando ad incontrare proprio i tuoi.

State entrambi ascoltando le parole della canzone. Nessuno gli sta dando importanza. Solo voi due.


 
Now my baby is dancing, but she is dancing with another man.
 
 

Hai solo voglia di piangere. Ti volti nuovamente verso Jenny. Stavolta con le lacrime agli occhi. Lei capisce. Così ti toglie dalle gambe la piccola Juliana e ti lascia libero di andare.

Ti alzi e ti incammini velocemente verso l'uscita della villa che da sul parco.

Hai bisogno d'aria.

 
 

 
Il nodo della cravatta è improvvisamente troppo stretto. Ti senti soffocare. Te la togli con movimenti veloci e nervosi, poi la butti per terra, sul prato bagnato.

La luna è riflessa sul laghetto davanti a te, l'aria è fredda e sentirla sul viso ti fa solo che bene.

Le gambe cedono, non riuscendo a sopportare più il tuo peso, così ti ritrovi inginocchiato a terra, accanto alla tua cravatta, con la testa tra le mani.

E piangi.

La verità è che non passerà mai. La verità è che Kate Beckett sarà sempre la donna della tua vita, il tuo amore più grande. Hai provato in tutti modi a farla uscire dalla tua testa, dal tuo cuore, dalla tua vita. Ma niente. Lei rimane li, senza muoversi.

E non capisci se questo sia un bene o un male.

La vuoi, con tutto te stesso. Ma allo stesso tempo la odi. Come non hai mai odiato nessuno. Per come ti ha trattato, per come ti ha lasciato. Per come se ne sta tra le braccia di un altro uomo.

Per come ti ha poggiato una mano sulla spalla adesso, facendoti sussultare.

Piange. Lei piange. Ti viene quasi da ridere.

Che diritto ha di piangere?!

"Rick..."

Ti scansi dal suo tocco e, lentamente, ti alzi. È in piedi, davanti a te, così fragile, ma allo stesso tempo così coraggiosa, così bella, così... Kate.

"Scusami, Rick. Scusami", dice con le mani davanti gli occhi, piangendo ancora.

"Kate..."

"No, Rick, per favore! Ho sbagliato, ho sbagliato tutto con te e...", prende un profondo respiro, "me ne accorgo solo adesso perché vederti vicino a me, ma allo stesso tempo così lontano..."

"È tardi, detective", rispondi, sorridendo amaramente. "E poi tu hai Elliot adesso, starai bene."

Freddo, glaciale. Perfetto.

"No, Castle! Diamine, no! Elliot non è niente, lui non è... Te!"

Sei stanco di ascoltarla. Vuoi solo che smetta. "Basta, Kate, basta!"

Urli come non hai mai fatto. Almeno non con lei. La vedi rimpicciolire sotto il tuo sguardo di fuoco. Diamine, un attimo prima vorresti che sparisse, quello dopo vorresti solo stringerla tra le tue braccia.

"Perché dovrei perdonarti, eh? Perché dovrei perdonarti ancora?!" Stai dando di matto. Lei continua a piangere ma sostiene il tuo sguardo. "Mi hai mentito quattro anni fa e ti ho perdonata! Mi hai tenuto nascosto il lavoro a Washington ma ti ho perdonata! Adesso basta, Kate! Adesso basta!"

Ti sei sfogato. Ecco fatto. Rimanete in silenzio, guardandovi ancora. Delle piccole nuvole d'aria escono dalle vostre bocche ad ogni respiro. Sei affannato. Come se avessi corso. Ma non hai corso. Sei solo stanco. Stanco di lei. Di te. Di voi.

"Hai ragione, Castle", dice all'improvviso, sorprendendoti. "Ti ho fatto tutto questo. Ti ho mentito, ti ho tenuto nascoste delle cose e chissà cosa altro. Ma quando pensi a me, ti viene in mente solo questo? Ti tornano in mente solo le litigate e le bugie?"

Ti guarda a mo' di sfida.

"Sul serio, non hai bei ricordi della nostra storia?" È sorpresa. "Sinceramente, io ho solo bei ricordi", confessa poi. "Quando penso a te, a noi, penso agli anni migliori della mia vita. Sei stato la mia ancora di salvezza. Stavo affondando, e tu mi hai riportata su." La sua voce è rotta dall'emozione. "Ti ho lasciato, è vero, ma non ho smesso un secondo di amarti. Neanche uno. Ogni volta che vado a dormire, penso a te. Quando mi sveglio, penso a te. Quando risolvo un caso, penso a te. Quando vedo una coppia al parco, penso a te. Non penso ad Elliot, Rick. Penso a te!"

"Allora perché stai con lui?", stavolta sei tu a sussurrare.

"Non riuscivo a stare da sola. La tua assenza si faceva sentire troppo e..." Abbassa lo sguardo, affranta. "Sono stata una sciocca. Non mi riconosco neanche più..."

Di nuovo silenzio. Sei così confuso..! Kate si sta ancora guardando le scarpe, l'aria è pesante, non sai cosa dire. Ti inchini a prendere la cravatta, ti rialzi e te la metti intorno al collo. Provi a fare un nodo decente, ma le mani ti tremano troppo.

"Cazzo, dai!", sussurri imprecando.

Kate alza il viso e ti guarda. Si avvicina piano, quasi col timore di una tua brutta reazione. Ma la lasci fare. Le sue dita esili stringono la stoffa della cravatta e con quella ti attira più verso di te. Muove le mani abilmente mentre ti stringe il nodo perfetto.

Te l'ha sempre allacciata lei. Tu non hai mai saputo farlo.

Quando ha finito, non toglie le mani. Ti sistema il colletto, poi la giacca. Adesso sei perfetto. Grazie a lei.

Come sempre.

Pensi si stia per allontanare, invece non lo fa. Poggia le mani sul tuo petto e punta i suoi occhi nei tuoi.

"Perché mi hai lasciato?", le chiedi.

"Avevo paura di non essere abbastanza per te. La nostra relazione a distanza ti stava distruggendo. Ci stava distruggendo."

"L'avremmo potuta superare insieme."

"No, Rick. Stavamo dando segni di cedimento e non riuscivo a sopportarlo. Ho sempre voluto il meglio per te." Sorride prima di accarezzarti una guancia. Ti sistema il ciuffo di capelli dolcemente. "Quando sono tornata a New York, poi, non ho avuto il coraggio di venire da te. Avevo paura che mi avresti rifiutato. Me lo sarei meritato."

"Non lo avrei mai fatto", confessi, appoggiando la fronte sulla sua.

"Ti amo così tanto...", dice, all'improvviso, riuscendo a far fermar il tuo cuore che un attimo prima stava battendo all'impazzata.

Sei tu adesso a sistemare il suo ciuffo di capelli, quello che le è uscito dallo chignon. "Ti amo anche io", dici prima di baciarle la punta del naso.

Ride, e la sua risata è musica per le tue orecchie. La ferita sul tuo cuore si sta rimarginando. Ti senti così... Vivo?

Non fai in tempo a sorridere a tua volta, che le labbra di Kate sono sulle tue. Sono esattamente come le ricordavi. Così calde, morbide, soffici... Ami Kate e i suoi baci. Ti accarezza le labbra con le sue, state riscoprendo i vostri sapori lentamente, senza fretta. Schiudi la bocca per primo, lei ti segue subito dopo. La tua lingua si intrufola prepotente nella bocca di Kate, cercando la sua.

Quando la trovi, ricordi su ricordi tornano a farsi vivi nella tua mente. Come hai fatto a starle così lontano per tutto questo tempo?

Le tue braccia la stringono a te per la vita, le sue sono intorno al tuo collo. Continuate a baciarvi dolcemente finché non sposti la bocca sul suo collo. Le lasci un bacio sotto l'orecchio, le accarezzi i capelli e poi ti scansi di poco, guardandola di nuovo negli occhi. Li ha di nuovo lucidi.

Le passi un dito sotto l'occhio sinistro, togliendole una lacrima. "Perché piangi?", le chiedi.

"Sono così felice...", ti confessa, sorridente.

"C'è un problema, Kate. Elliot..."

Si guarda un attimo intorno. "Voglio parlargli subito. Devo farlo. Non voglio perderti, non più."

"Ti amo, te l'ho già detto?"

Kate ti bacia ancora. Un semplice contatto tra labbra che però ti provoca dei brividi per tutta la schiena.

"Non smettere mai di ripeterlo. Ti prego.
   
 
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