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Autore: Kay    25/10/2004    2 recensioni
è la prima storia che ho scritto! in tutto i personaggi protagonisti sono 18; ma i veri e propri di cui si parla di più sono Kei e Aì. è stata inventata da me a da una mia amica, Martina. "Era il 17 agosto 2016, ore 19:45. In un vicolo del quartiere Gesù (quello più malfamato) della città di Crotone, un ragazzo alto, magro e dai capelli argentati stava passeggiando, incurante degli altri e di ciò che lo circondava. Era Kei Hiwatari."
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Max Mizuhara, Rei Kon, Takao Kinomiya
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 1
DEMOS 2016

“Anche un mondo
   Come tanti altri
      Nell’Universo
         Può cambiare di bene in male…”


Demos (il mondo parallelo terrestre) era uno dei tanti pianeti dell’Universo in cui regnava la pace e la serenità prima dell’anno 1987, anno in cui arrivarono due vampiri con lo scopo di conquistarlo. Sette anni dopo, poi, ebbero un figlio e lo chiamarono Rei; ed è proprio a causa di quest’ultimo se ora Demos si trova in condizioni catastrofiche, perché anche lui, dall’età di 14 anni, divenne malvagio e fondò, con un vampiro e un lupo mannaro, un gruppo, con il quale cominciò ad attaccare le persone della sua città facendole diventare suoi seguaci, in altre parole vampiri. Dopo la sua città, iniziò ad attaccare la sua provincia, la sua regione, la sua nazione, il suo continente, fino ad arrivare a tutto Demos.
Fu così che quest’ultimo cadde sotto il suo controllo e quello del suo esercito d’alleati, ovvero demosiani divenuti vampiri, guidati da Cody Lloyd, l’amico vampiro, e Duke Roland, l’amico lupo mannaro. Per questo motivo, la gente aveva paura di uscire di casa, casomai potesse essere attaccati dai vampiri e quindi diventare tali; in più, ogni crimine era lecito. La legge non esisteva più e ciò rendeva la vita facile a Jigen Daisuke, Aì Aibarat e Arsenico Lupin III, i tre famosissimi ladri. Una volta, questi ultimi appartenevano alla stessa banda di Fujiko Mine e Goemon Ishikawa; ma, siccome degli ultimi due si era persa ogni traccia, erano rimasti loro e basta.
Nonostante le leggi non venissero rispettate c’era ancora chi voleva farle valere come Pam Hiwatari, una poliziotta che voleva vendicarsi del fatto che dopo la morte dei suoi genitori suo fratello Kei era diventato un drogato alcolista; e Max Mizihara, il presidente del continente americano che con i suoi collaboratori cercava di cacciare Rei a qualunque costo, tanto è vero che nel 2014 aveva formato una squadra speciale che potesse ammazzare tutti i vampiri, ma che fallì dopo un anno. Pam e Max volevano, insomma, che Demos potesse tornare quello di una volta, ovvero un pianeta con abitanti felici, acque pulite, boschi ricchi di alberi, animali e piante…
Oltre a loro due, c’erano Buffy Summers, migliore amica d’Aì e ammazza vampiri, ed Angel Aibarat, fratello d’Aì e vampiro che una volta era socio di Rei, ma che poi ha cambiato idea e si è schierato contro; entrambi volevano sbarazzarsi dei vampiri per lo stesso motivo per cui li volevano uccidere la poliziotta e il presidente. Inoltre, Angel, che era un umano trasformato in vampiro, sarebbe potuto tornare un umano solo dopo che Rei fosse stato sconfitto.
Ad avere problemi, oltre al fratello di Pam, c’era anche Takao Kinomiya, un uomo di 35 anni che si era chiuso in solitudine ed era finito in un manicomio, “Villa Giose”, perché era convinto di poter salvare il mondo ammazzando Rei a mani nude e da solo. Veniva visitato dalla sorella Dalila, una ballerina sfigata che lavorava in un bar gestito da lei di nome “Divertiti per l’ultima volta”, dove andavano spesso i famosi ladri, e proprio da lì ha inizio la storia…


Era il 17 agosto 2016, ore 19:45. In un vicolo del quartiere Gesù (quello più malfamato) della città di Crotone, un ragazzo alto, magro e dai capelli argentati stava passeggiando, incurante degli altri e di ciò che lo circondava. Era Kei Hiwatari.
“Che vita da cani!” pensava. “Non ho più nulla da fare in questo mondo! Se non avessi cominciato a bere e a drogarmi sono sicuro che non sarei diventato così pessimista, starei anche meglio di salute. Avrei dovuto dare retta a mia sorella; anche se ora ho smesso, sono sicuro che ormai è troppo tardi per tornare indietro, lo so. Ormai non c’è nessuno con me, non ho nessuno come amico; sono solo.”.
Il ragazzo ad un tratto si trovò davanti un bar con scritto sull’insegna “Divertiti per l’ultima volta”. Decise di entrare. Sapeva in cuor suo che non avrebbe dovuto continuare a bere, ma la sua forza di volontà non era più quella di una volta. Si sedette al bancone per ordinare un bicchiere di birra.
Quando comparve la barista, a Kei quasi non venne un colpo: era una donna magrissima, bionda, alta, teneva sempre una sigaretta in bocca e indossava un tutù rosa confetto e delle scarpe di danza classica.
“Che diamine! Divertiti fuori per l’ultima volta e poi entra in questo bar che muori d’infarto! Ecco il significato del cartello!” esclamò esterrefatto il giovane. “Mi scusi signora, mi può portare un bicchiere di birra?” chiese, poi, gentilmente.
“Abbiamo solo bottiglie” rispose la barista. “Vuoi la Peroni, la Nastro Azzurro, la Heineken, la Beck’s, la Tuborg… a te la scelta. Da un litro, uno e mezzo, due, scegli con comodo; il bar è aperto ventiquattro ore su ventiquattro. Vendiamo anche sigarette, abbiamo le MS mild, le Palmall azzurre, blue e bianche...”.
“No grazie, ancora non ho iniziato a fumare! Non potrebbe aprire la bottiglia e versare il contenuto nel bicchiere?”.
“Stai scherzando? Il bicchiere dopo devo lavarlo io, mica tu!”.

Nel frattempo, in un tavolo a parte Aì e Jigen, due dei tre famosi ladri, discutevano sul prossimo furto che avrebbero dovuto compiere.
“Di cosa si tratta zio Jigen?” chiese la ragazza al parente.
“Non lo so Aì ” rispose Jigen. “Per quel che ho capito da Lupin al telefono, si tratta di un pezzo di stella grande quanto un palmo di mano che brilla di sette colori”.
“Non possiamo agire da soli, in altre parole fare il piano da noi?” chiese Aì.
“Ma cosa dici?! Ricordati che siamo una squadra!” esclamò Jigen.
“Quando c’erano Fujiko e Goamon ai piani ci pensava solo Fujiko e noi agivamo tranquilli senza reagire contro! Ora che lei non c’è perché dobbiamo farlo assieme e invece non lo fa solo uno di noi?” si alterò Aì.
“Perché io non voglio prendermi la briga, ho altri compiti, tu anche e l’unico che non né ha è Lupin” rispose Jigen. “È lui che si occupa di trovare informazioni e da esse ricavarne il piano.”.
“Dici sempre così!”.
Aì si era alterata con lo zio, così si alzò dal tavolo e andò a sedersi vicino a Kei, casualmente. Anche a lei, la barista chiese cosa voleva, ma contrariamente al ragazzo lei non ordinò niente.
Kei, quando la notò, rimase colpito dalla sua bellezza: capelli biondo rame, occhi cangianti dal verde al grigio, carina…
Rifletté su ciò che avrebbe potuto fare per rivolgerle la parola, ma non gli venne in mente niente, se non quello di chiederle “Come mai non hai ordinato nulla, piccola?”.
Aì si voltò e gli mollò un ceffone.
“Cosa t’importa a te?!” esclamò ancora alterata Aì.
Solo dopo si rese conto di quello che aveva fatto. “Perdonami” si scusò. “Non volevo risponderti in quel modo. Il fatto è che sono incavolata con mio zio per lavoro” rispose poi con calma.
“Come ti chiami?” chiese Kei.
“Io mi chiamo Aì e prima che tu me lo chieda ho 22 anni” rispose. “Tu invece?”.
“Io mi chiamo Kei Hiwatari, ho la tua stessa età” rispose. “Come mai una bella ragazza come te sta in un bar come questo? Insomma, non è un bel posto.”.
“Per lavoro” rispose lei. “Te l’ho accennato prima. Sono qui con mio zio per lavoro; aspettiamo un collega. Tu, piuttosto, come mai sei qui? Sei giù di morale e vuoi tirarti su?”.
“Forse è meglio che tu non lo sappia. Scapperesti come tutti gli altri.”.
“Non sono come tutti gli altri.”.
“Può darsi che tu abbia ragione. Ecco, vedi, io sono… un drogato alcolista, anzi drogato lo ero, ora ho smesso; l’unico difetto che mi è rimasto è che devo bere almeno una bottiglia di birra al giorno.”.
“Non c’è niente di male. I miei colleghi di lavoro ne devono bere anche due.”.
“Senti Aì, tu vivi sola?” le chiese.
“Veramente vivo con mio zio da quando i miei genitori sono morti. Per me è come un padre. In pratica è da quando sono nata che vivo con lui. Comunque, ho anche un fratello, è ospite a Sunnydale a casa di una mia amica, Buffy” rispose Aì.

Ad un tratto, nel bar entrò un tipo strano con spalle larghe, alto, vestito con una cravatta gialla su una camicia blu e una giacca rossa. Era Lupin. L’uomo aveva circa una trentina e più d’anni; siccome vide che Aì stava parlando con un ragazzo, non la salutò per non disturbarla e andò direttamente al tavolo dov’era Jigen.
Come al solito, quest’ultimo aveva acceso la sua sigaretta. Nel momento in cui vide il collega di lavoro, si alzò e si diresse insieme a lui verso la nipote. I due dovettero far interrompere la conversazione ad Aì perché dovevano andare a casa a mettere appunto il piano per rubare quel prezioso pezzo di stella e, siccome si erano fatte le 20:05 e loro dovevano agire alle 24:00 dello stesso giorno, la ragazza dovette salutare Kei.
“Aspetta Aì!” esclamò il ragazzo. “Quando posso rivederti di nuovo?”.
“Io vengo qua tutte le sere con mio zio e il suo amico alle 19:00. Ci vedremo domani molto probabilmente” rispose Aì, mentre salutava l’amico; intanto Lupin squadrava il ragazzo in maniera strana.
Pochi minuti dopo che se n’andarono, una ragazza alta, magra e dai capelli lilla si avvicinò a Kei.
“Cosa ci fai in un bar?!” gli domandò, stupita.
“Niente” rispose, calmo, il ragazzo.
“Niente?!” esclamò la ragazza. “L’ultima volta che sei stato dentro un locale simile, ti ho trovato sbronzo come non mai! Ora io e te ce ne torniamo subito a casa!”. Finita la frase, prese il fratello per un braccio e lo trascinò alla villa.
“Ehi! Lasciami andare!” esclamò Kei, mentre veniva trasportato via.


Nel frattempo, i tre ladri arrivarono a casa. Vivevano in un gran palazzo di sette piani con tre appartamenti l’uno, ormai evacuato da molto tempo; occupavano un piano l’uno. Lo chiamavano “Palazzo di Lupin” perché era stato quest’ultimo a scoprirlo. Quel giorno decisero di occupare l’ultimo piano. Appena entrati, Lupin si sdraiò sul pavimento a bere una birra, anzi una granita di birra; Jigen si sdraiò sul divano sempre con la sua inseparabile sigaretta piegata in bocca e Aì si affacciò alla finestra.
“Ah! Me ne stavo dimenticando!” esclamò Jigen. “Il pezzo di stella come si chiama?” domandò poi a Lupin.
“Si chiama SL1. Si trova nella villa Hiwatari, precisamente al secondo piano, nella seconda camera a sinistra appena finite le scale” rispose Lupin.
Aì rimase stupita nel sentire il nome della villa. Era uguale al cognome di Kei. Per non far insospettire Lupin e Jigen, decise di assumere un’aria normale.
“Chi la ruberà di noi?” chiese Aì svogliatamente, sempre per non destare sospetti.
“Ovvio, tu!” esclamò Jigen.
“Non fartene un problema solo perché è la casa del tuo nuovo amico. Lui non sarà dentro stasera secondo quello che ho scoperto” aggiunse Lupin.
“Come fai a saperlo?!” si stupì Aì. Non aveva detto a nessuno di Kei; inoltre Lupin non era ancora arrivato quando il ragazzo si era presentato. Può darsi che l’abbia sentito suo zio? Forse era un’ipotesi da scartare, dato che il tavolo era lontano dal bancone. L’unica era che Lupin avesse trovato anche una foto di Kei mentre cercava informazioni sulla SL1.
“Aì!” esclamò Jigen. “Si può sapere cosa ti prende? Sono un bel po’ d’anni che vivi con noi, dovresti sapere com’è fatto Lupin!”.
“Scusa” disse la ragazza. “Io non so cosa mi abbia preso.”.
“Te lo dico io” rispose Lupin. “Ti sei innamorata del ragazzo! Potresti fare come faceva Fujiko: fai finta di esserti innamorata di lui per abbindolarlo e poi lo derubi.”.
“Non è vero!” ribatté Aì. “Non mi sono innamorata di lui!” poi aggiunse più calma “In ogni caso, non voglio fare come Fujiko, quello era il suo modo di derubare, non il mio.”.
In quel momento, bussarono alla porta. Lupin andò ad aprire. Erano Angel e Buffy.
“Salve!” salutarono gentilmente.
“Angel! Buffy! Che sorpresa!” esclamò Lupin. “Qual buon vento vi porta qui?”.
“Passavamo da queste parti e abbiamo pensato di venirvi a trovare” rispose il ragazzo.
Tutti e tre andarono nella stanza dove Aì e Jigen stavano ai loro soliti posti.
“Salve” salutarono Buffy ed Angel. Jigen e Aì fecero altrettanto. Quest’ultima era ancora turbata per l’incarico che le spettava ed Angel se n’accorse.
“Aì” le disse. “Che cos’hai? Perché sei giù di morale?”.
“Questioni di lavoro” rispose Aì.
Lupin ne approfittò.
“Allora, cos’hai deciso di fare?” le chiese. “Ruberai la SL1?”.
Aì non sapeva cosa fare: doveva tradire un amico o perdere il suo lavoro? Non sapeva cosa rispondere, ma ciò che Lupin aggiunse le fece trovare una risposta.
“Se non vuoi possono farlo Angel e Buffy, sono sicuro che a loro farebbe piacere prendere il tuo posto per sempre e tu ti occuperai solo dei piani!” affermò il capo banda.
“Quand’è così” disse Aì. “Dico che accetto.”.
Aì non si sarebbe mai fatta soffiare il lavoro. Avrebbe rifiutato se nessuno l’avrebbe sostituita nella banda e avrebbe fatto le sue veci solo in quell’occasione, ma in caso contrario no.
“Molto bene!” esclamò Lupin. “Allora ci conviene cominciare ad andare; si sta facendo ora.”.
Tutti si avviarono alla porta.
“Imbroglione!” pensava Aì. “Cos’ha di tanto speciale quella cosa che dobbiamo rubare?!” chiese, poi.
“È una mezza parte di una stella speciale” rispose Jigen. “Trovando anche l’altra metà si possono ottenere poteri incredibili!”.
Aì si poneva molte domande. Che poteri poteva dare la stella completa? A che scopo sarebbe servita a Lupin? Era già il ladro numero uno al mondo, quindi di cos’altro aveva bisogno?
Alla fine, il quintetto uscì di casa. Angel e Buffy andarono per i fatti loro, mentre Lupin, Jigen ed Aì si diressero verso la villa Hiwatari, il luogo dove avrebbero colpito. Erano le 23:50 e il trio era dietro un cespuglio del giardino dell’abitazione.


All’interno della casa si stava avendo una discussione di famiglia.
“Io esco” disse Kei alla sorella. “Non dovevi andare a lavorare?” chiese poi seccato.
“Ho chiesto un giorno di riposo” rispose Pam. “Finché non tornerai a casa ti aspetterò alzata in camera.”.
“Ma perché devi fare così?! Ti ho già detto che sto smettendo anche di bere, e poi io sono più piccolo di te di solo un anno, non puoi comportarti in questo modo!”.
“Guarda che io lo faccio per il tuo bene, non per il mio!”.
“Ma figuriamoci!”. Kei era arrabbiato nero con la sorella; così uscì di casa sbattendo la porta.

Da fuori, Aì lo notò.
“Oh! Kei” pensava. “Ti prego, perdonami per quello che sto per compiere. Credimi, non vorrei farlo; ci ho provato, ma non ci sono riuscita.”.
A farla riprendere dai suoi pensieri, fu Jigen.
“Aì, ti sei addormentata?” le chiese. “Muoviti!”.
La ragazza raggiunse suo zio e Lupin.
“D’accordo” disse Lupin. “Aì, tu entrerai nella casa. Sai già dove si trova la SL1, Jigen, tu resterai fuori a fare la guardia e io andrò al piano di sotto ad aspettarla.”.
Tutti annuirono.

Aì entrò nella casa, senza fare il minimo rumore, con Lupin. Quest’ultimo si fermò davanti le scale che conducevano al secondo piano, mentre lei continuò a salire. Trovò subito la stanza, nonostante ci fosse tanta oscurità, e vi entrò. La guardò bene, era una camera come tutte le altre, a prima vista; mentre se l’aspettava più lussuosa. Si guardò attorno, poi, e trovò la SL1 su di uno scaffale. La prese. Pensava di andarsene, ma un particolare la bloccò. Sulla scrivania sotto la mensola su cui era appoggiata la metà stella, c’era un foglio dove lei vide di sfuggita il suo nome. Lo prese in mano e lo lesse.


“ Aì…Fin dalla prima volta che l’ho vista,
   Il suo sguardo mi ha rapito…
      Non posso fare a meno di pensare a lei…
        Alla sua bellezza…”.


La ragazza non sapeva a cosa pensare, per un istante si sentì mancare e si appoggiò alla scrivania facendo cadere un oggetto di cristallo che si ruppe provocando un gran rumore.
Pam e Lupin l’avvertirono all’istante, perché si trovavano in luoghi molto vicini alla stanza della SL1, e si precipitarono entrambi. La persona che arrivò prima, però, fu la poliziotta. Per un breve istante, e per la prima volta nella sua carriera, Aì si lasciò prendere dal panico, permettendo a Pam di catturarla mettendole un paio di manette. Lupin arrivò tardi.
“Aì!” esclamò.
“Scappa Lupin!” gli gridò lei.
“Ma cosa dici?!”.
“Ecco l’altro complice della tua banda!” esclamò Pam.
“Lupin scappa!” gli gridò Aì.
Lupin era indeciso sul da farsi, ma alla fine decise di seguire il consiglio dell’amica e scappare.
Aì e Pam erano rimaste sole nella stanza.
“Molto bene” disse la poliziotta. “Vuoi darmi la SL1 spontaneamente, o devo portarti in prigione?”.
“Fa di me quello che vuoi” rispose Aì. “Ma io non ridarò mai quel pezzo di stella.”.
“Allora andremo in prigione per rinchiuderti.”.
Così la poliziotta fece salire nella sua auto Aì e la condusse alla centrale di polizia.


Al dipartimento, le due ragazze incontrarono l’ispettore Zenigata, che aveva il turno di notte; l’uomo le fece entrare per interrogare Aì.
Oltre all’ispettore, c’erano altri agenti che dovettero portare la ventiduenne in una sala per interrogarla.
“Chiariamo una cosa” disse l’ispettore ad Aì. “Se tu ci dirai dov’è nascosto Lupin e ci restituirai la SL1, allora noi ti lasceremo libera. Al massimo sconterai una pena di tre giorni, perché hai lavorato con loro. Cosa intendi fare?”.
“Non tradirò mai la mia banda e non vi restituirò la SL1!” rispose Aì.
“Sei sicura?”.
“Preferisco stare qui dentro rinchiusa!”.
“Peggio per te, se la metti così! Potresti pentirtene un giorno!”.
“Sto tremando di paura.”.
“Adesso basta! Agenti venite qua!”
Zenigata diede l’ordine di rinchiudere Aì in una cella; poi raccomandò a Pam e ad altri quattro uomini di sorvegliarla (gli ultimi quattro erano fuori la porta delle celle, Pam era dentro la stanza). In seguito, l’ispettore se n’andò nel suo ufficio.


A casa di Lupin, quest’ultimo, Jigen, Angel e Buffy (tutti e quattro si erano incontrati mentre i primi due fuggivano verso casa) non erano rimasti con le mani in mano, anzi avevano già preparato un piano d’azione.
“Siete d’accordo, agiremo come stabilito?” domandò Lupin al resto del gruppo.
Tutti annuirono e partirono in auto verso il distretto di polizia.


In quel posto, nel frattempo Pam aveva deciso di attaccare discorso con la prigioniera.
“Mi stavo chiedendo” iniziò a dire. “Come mai una ladra esperta come te si è lasciata prendere dal panico di fronte ad una poliziotta soltanto; chissà quante n’avrai soggiogate prima di me!”.
“Ecco” disse Aì. “Avevo letto una cosa che mi aveva scioccata e…”.
“Che cosa?”.
“Era un insieme di pensieri, credo. C’era il mio nome.”.
“Lo sai di chi è quella stanza dove eri entrata, vero?”.
“La tua non di sicuro.”.
“È di mio fratello Kei.”.
“Il ragazzo del bar?!”.
“È stato con te, in quel posto?”.
“Sì, ma non preoccuparti, non ha toccato un goccio di birra o altra roba simile e non si è nemmeno drogato; stai tranquilla.”.
“Ho capito. Vuoi sapere una cosa? Pensavo che tu fossi più aggressiva; sentivo parlare di te e della tua banda alla televisione e vi descrivevano come assassini.”.
“Sono un mucchio di cavolate! Noi non abbiamo mai ucciso nessuno! Non siamo quel genere di ladri che entrano in banca, prendono gli ostaggi e dicono ‘consegnateci tutto o li uccideremo!’”.
In quell’istante si sentirono dei rumori. Erano Lupin e il resto della banda, venuti per riprendersi Aì.
Lupin e Jigen trattenevano i poliziotti, mentre Angel e Buffy entravano. Purtroppo Pam si parò davanti a loro; quindi Buffy, per permettere all’amico di liberare la sorella, iniziò una lotta contro di lei.
Angel provò in tutti i modi a liberare Aì, ma non ci riuscì; le celle erano troppo irremovibili. Intanto la sorella scarabocchiava qualcosa su un foglio che aveva trovato in precedenza.
“Accidenti!” esclamò il ragazzo. “Non si muove di un millimetro!” poi aggiunse guardando la sorella “Ma cosa fai?!”.
“Niente, non farci caso; e in ogni caso solo la chiave potrebbe aprirla!” disse innervosita Aì.
“Intendete questa?” domandò una voce familiare. Tutti si fermarono. Sulla soglia della porta c’era Kei che teneva in mano la chiave che serviva per liberare Aì.
“Ehi tu! Prendila!” gridò ad Angel, lanciandogli la chiave. Il vampiro l’afferrò e liberò la sorella.
Zenigata arrivò in tempo per assistere alla scena di Aì, Buffy, Angel, Lupin e Jigen che saltavano dalla finestra e atterravano sulla loro auto, per poi partire a tutta velocità; lasciando i quattro poliziotti svenuti e Pam un po’ scombussolata, mentre si rialzava da terra. La stanza era nel più totale disordine. Ad un tratto, l’ispettore notò Kei che si chinava dentro la cella dov’era stata messa Aì per raccogliere un foglio.
“Cos’è quella roba?” gli chiese.
“Cartaccia” rispose. “Pensavo ci fosse scritto qualcosa d’interessante.”.
Il ragazzo, dopo aver finito la frase rivolta all’ispettore, uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle; aprì il biglietto e lo lesse.


Fatti vedere alle 00:45 am.
Ti aspetto di fronte il bar “Divertiti per l’ultima volta”.
                                                                                          A. A.


Kei sapeva che quelle due iniziali potevano essere o di Aì o di Angel, il fratello; tuttavia aveva dei dubbi sul fatto che potesse avergliela lasciata il vampiro. Solo Aì poteva averlo fatto, anche perché era l’unica dei cinque fuggitivi che lo conosceva, come amico.
Mancavano quindici minuti, giusto il tempo per arrivare dalla centrale di polizia al bar; allora, il ragazzo iniziò ad avviarsi.


Aì era già sul posto quando arrivò Kei.
“Sapevo che me l’avevi lasciato tu quel biglietto!” esclamò vedendola. “Perché mi hai fatto venire?”.
“Devo restituirti una cosa” rispose lei.
Aì prese una mano del ragazzo e gli mise la SL1, con grande stupore di lui.
“Perché?” domandò incredulo. “Hai passato tutti quei guai solo per quest’oggetto! A me non serve, tienilo pure!”.
La ragazza fece un gesto negativo con il capo.
“Appartiene a te” gli rispose. “Non preoccuparti, a Lupin dirò che l’ho perso mentre saltavamo dalla finestra.”.
“Lo cercheranno di nuovo da me, capiranno subito che ce l’ho ancora io.”.
“Potrebbe averlo trovato chiunque a quell’ora, no?” gli domandò ironicamente, facendogli l’occhiolino.
“Che mente diabolica!”.
“Devo chiederti un’ultima cosa Kei. Come facevi a sapere che eravamo tutti alla centrale di polizia?”.
“Ero tornato a casa e non avevo trovato mia sorella, così avevo pensato che potesse essere lì. Una volta arrivato, ho scoperto che eri stata catturata perché me l’aveva riferito un agente.”.
“E le chiavi, come facevi ad averle?”.
“Le ho trovate appese su un chiodo appena sono entrato nella stanza dov’eri rinchiusa. Pare strano che nessuno le ha notate prima, ma in mezzo a quella confusione...!”.
“Ah! Ah! Ah! Ho capito. Non so come potrei ringraziarti.”.
“Quando avrò trovato un modo, te lo farò sapere.”.
I due ragazzi risero.
“Vuoi fare una passeggiata?” domandò Kei alla ragazza.
“Ecco, io…” rispose lei. “Non lo so, forse è un po’ tardi.”.
“Non avrai il coprifuoco?!”.
“Chi? Io? Ma per favore! È solo che…”.
“Che?”.
“Fantastico!” pensò Aì. “Ora come faccio a dirli che mi vergogno? Farò la figura della fifona! Non è che non sia bello come ragazzo, al contrario, però… forse è meglio temporeggiare. Sarebbe il mio primo appuntamento; non ho potuto frequentare nessuno a causa del mio lavoro da ladra, ma ormai lui conosce la mia identità, quindi…”.
“Solo una passeggiata?” domandò la ragazza.
“Sì, certo!” rispose il ragazzo.


I due, nonostante l’ora stavano attraversando un piccolo parco; mentre camminavano parlavano, finché non si fermarono a sedersi su una panchina.
“I miei genitori hanno dovuto affidarmi a mio zio perché erano dovuti andar via” raccontava Aì.
“E da quel giorno, tu ed Angel avete vissuto sempre con tuo zio Jigen” disse Kei. “Tu, poi, hai deciso di diventare una ladra, mentre tuo fratello si è trasferito da una vostra amica di nome Buffy, ovvero la ragazza che combatteva contro mia sorella.”.
“Esatto! Di te che mi dici?”.
“Non credo sarà una storia interessante la mia. Ho vissuto felice finché non sono morti i miei. Da quel giorno ho iniziato a bere, drogarmi ed a buttare via al vento la mia vita, per ottenere nulla!”.
“Mi dispiace. Non preoccuparti, comunque; non tutto viene per nuocere! Puoi sempre cercare di disintossicarti!”.
“È quello che ho iniziato a fare da sei mesi; per mia fortuna non ero messo così male.”.
“Hai rischiato di morire.”.
“Lo so. Prendere qualche malattia tipo l’A.I.D.S. sarebbe stato un gioco da ragazzi in quelle condizioni. Però, c’è una cosa che non ho fatto ancora: fumare.”.
“Non penserai di farlo?!”.
“Tranquilla, no.”.
“Vuoi sapere una cosa? Adesso che ti conosco meglio, mi fido anche di più di te!”.
“Che tipo! Ti salvo la vita, non ti aggredisco e ancora non ti fidi di me?!”.
“Scusa, ma sono stata abituata così; quando sei un ladro non puoi fidarti di nessuno. Dimmi, hai un lavoro?”.
“No. Non ho mai pensato di cercarmene uno. Per ora vivo sotto le spese di mia sorella; so che mi comporto da egoista, ma…”.
“Perché non ti arruoli nella mia banda?”.
“Non credo di essere fatto per fare il ladro; senza offesa, ma non va bene come lavoro per me. Non credo di essere agilissimo come te o qualcuno della tua banda!”.

I due parlarono senza rendersi conto che erano passate più di tre ore.
“Accidenti!” esclamò Aì. “Ma che ore sono?!”.
L’orologio messo come un palo, accanto alla loro panchina segnalava le 4:10.
“Oh no!” esclamò di nuovo Aì. “È tardissimo! Mio zio mi fucilerà!”.
“Puoi sempre svignartela in fretta” suggerì Kei.
“Magari! Lui è il miglior tiratore del mondo; riesce sempre a colpire un bersaglio quando vuole.”.
“Questo significa che devi tornare a casa, vero?”.
“Sì, mi dispiace. Sappi, però, che mi ha fatto piacere stare con te!”.
Aì sorrise dicendo la frase e Kei ricambiò.
“Grazie, sei la prima persona che lo dice” disse per ringraziarla.
“E tu sei il primo ragazzo con cui sono mai uscita prima d’ora!” esclamò lei. “Ci vediamo al bar qualche giorno di questi!”.
I due si salutarono a malincuore. Avevano preso gusto a parlare; in particolare Kei, che si era innamorato di Aì. Non voleva lasciare che se n’andasse, ma non poteva ad ogni modo tenerla sotto chiave! Non sapeva né quando e né dove, ma sapeva che l’avrebbe rincontrata prima o poi. Solo lei, come aveva detto prima il ragazzo, aveva dichiarato che le aveva fatto piacere stare in sua compagnia, quando non lo aveva mai detto nessun altro.


Arrivata a casa, la ragazza si rese conto che non aveva chiesto a Kei la cosa più importante che voleva sapere da lui: era davvero innamorato di lei? Ancora la ragazza non era a conoscenza di quella verità.
Entrò nell’appartamento dell’ultimo piano per avvisare gli altri del suo arrivo e Lupin le si avvicinò.
“La SL1?” le chiese.
“Ops! Mi ero scordata di dirti che l’avevo persa mentre saltavamo dalla finestra!” rispose, facendo finta di essere allarmata.
“Oh no!” gridò Lupin. “Tutto quel lavoro per niente!”.
“Mi fa venire in mente i tempi in cui in squadra eravamo io, tu, Goemon e Fujiko soltanto!” esclamò divertito Jigen.
“Davvero?” domandarono Buffy ed Angel.
“Succedeva sempre così. Non riuscivamo a rubare niente perché Fujiko ci voltava le spalle. Non mi fidavo mai di quella donna e facevo bene. Metterei la mano sul fuoco se quello che ho detto sui nostri furti non fosse vero!”.
“Allora te la bruceresti, perché ogni tanto riuscivamo a portare a segno un colpo!” esclamò irritato Lupin.
“Ma se gli unici oggetti che riuscivamo a rubare li prendeva Fujiko!” lo rimproverò Jigen.
“Ecco perché non avevate mai un soldo bucato!” esclamò Aì.
Ci fu una risata generale.


Alla villa Hiwatari, invece; il ritorno di Kei aveva fatto arrabbiare Pam.
“Finalmente sei tornato!” esclamò.
“Grazie per l’accoglienza!” ribadì Kei.
“Adesso devi spiegarmi per quale motivo hai liberato Aì!”.
“Sono fatti miei!”.
“Hai liberato una ladra! La gente come lei va spedita in galera! Hai mai letto un fascicolo di Lupin? Per i suoi furti dovrebbe essere mandato ad Alcatraz anche se non ha ucciso nessuno!”.
“Ti sbagli! Lei… non è malvagia. È buona, sensibile… non è una ladra come tutte le altre!”.
“Farò finta di crederti. In fin dei conti sei sempre mio fratello. Penso che ora sia meglio andare a dormire.”.
I due fratelli andarono nelle proprie stanze.
Kei si coricò solamente in boxer. S’immerse nell’ozio, mentre guardava il soffitto.
“Per la prima volta in tutta la mia vita, sono felice” pensava. “Felice di aver fatto amicizia con qualcuno di speciale! Vorrei che questa amicizia diventasse qualcosa di più. Aì, tu non immagini quanto amore io ho iniziato a provare per te! Vorrei incontrarti ancora.”.


Alla stessa ora, ma in un altro luogo, anche Aì stava pensando a Kei.
“È stato gentile, infondo” pensava mentre ricordava le ore trascorse poco tempo fa con lui. “Ha qualcosa di speciale e non una persona come tante. Credo che mi farà piacere rivederlo; infondo non è male come ragazzo e pensandoci bene direi quasi che… lo amo. Sembra strano. Quando l’ho visto al bar, non ho pensato a queste cose su di lui. Magari, in futuro…”.
Aì si addormentò, dimenticandosi di finire il pensiero.
  
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