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Autore: 1rebeccam    10/10/2013    26 recensioni
ULTIMO CAPITOLO scrisse all’inizio del foglio di word a lettere maiuscole, mosse il mouse e puntò il cursore sull’icona ‘centra’.
La scritta troneggiò al centro superiore del foglio virtuale.
Si sistemò per bene sulla poltrona di pelle e, sospirando, cominciò la fine del suo racconto.
Genere: Angst, Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Una Grande Giornata
Prologo

 
1


 
 
Guardava il suo riflesso allo specchio.
Con una mano teneva l’astuccio della crema da barba, con l’altra si appoggiò al lavandino.
Sollevò il sopracciglio e ruotò la testa a destra e a sinistra, alzandola un po’ per controllare anche sotto il mento la lunghezza effettiva della barba.
Senza distogliere lo sguardo prese il pennello e lo intinse nella crema, con lentezza lo fece ruotare ben cinque volte, contandole  mentalmente per essere certo che s’impregnasse per bene.
Posò l’astuccio sulla mensola dello specchio e con molta calma cominciò a passare il pennello sul viso.
Amava radersi alla vecchia maniera, amava sentire la morbidezza della setole che gli accarezzavano la faccia.
Non gli era mai piaciuto usare gli spray, la schiuma passata sul viso con il palmo della mano non gli lasciava nessuna soddisfazione.
Radersi era un momento importante. Un momento in cui coccolava il suo viso. Un viso unico.
Un viso che era il biglietto da visita per il suo lavoro, che lo presentava al mondo, perciò era importante prendersene cura per bene, per poterlo preparare alla maschera con cui si sarebbe mostrato agli altri.
Disegnò il profilo del viso dalle guance al mento e con una smorfia della bocca, pennellò anche la parte tra il naso e le labbra.
Prese il rasoio e con attenzione cominciò a radersi, con una cura quasi maniacale.
Piano, lo mosse dall’alto in basso sulle guance, sollevò il collo e con un paio di movimenti lenti ma decisi, rese liscia anche la pelle sotto il mento.
Quando sul viso non restò più nemmeno un alone di crema, si passò la lozione da barba, massaggiandosi.
Chiuse gli occhi e sorrise alla sensazione di freschezza e pulizia che quella fragranza gli aveva procurato.
Sistemò il bagno, mise gli asciugamani e l’accappatoio nel cesto della biancheria sporca e tornò a guardarsi allo specchio.
Si osservò per un paio di minuti buoni sorridendo.
Il riflesso che aveva davanti si mostrò emozionato quanto lui.
Sei felice non è vero?
-Non dovrei esserlo? Oggi è il gran giorno!-
Il gran giorno.
Aspettava quel regalo da quattro mesi.
No! Non quattro mesi, diciamo pure anni, ma se prima il suo era solo un chiodo fisso, un’utopia, gli ultimi quattro mesi gli avevano dato modo di trasformare il suo sogno in una meravigliosa realtà.
Sorrise ancora soddisfatto al suo riflesso e si diresse nello studio.
Il portatile era pronto sulla pagina che doveva ancora essere scritta.
Da settimane si dedicava al suo nuovo libro, ci aveva lavorato di continuo senza farsi distogliere da niente e da nessuno, si era rinchiuso nel suo mondo di fantasia, quel mondo in cui dava vita ai progetti che imbastiva nella sua mente e  non vedeva l’ora di finire perché il mondo conoscesse un altro suo capolavoro.
I protagonisti erano sempre gli stessi, conosceva i suoi personaggi come le sue tasche. Li aveva delineati ancora una volta in maniera perfetta. L’intreccio del thriller era entusiasmante, perfino quando rileggeva le note che si appuntava riusciva ad emozionarsi.
Era davvero in fibrillazione.
ULTIMO CAPITOLO scrisse all’inizio del foglio di word a lettere maiuscole, mosse il mouse e puntò il cursore sull’icona ‘centra’. La scritta troneggiò al centro superiore del foglio virtuale. Si sistemò per bene sulla poltrona di pelle e, sospirando, cominciò la fine del suo racconto.
Digitò freneticamente per tutta la mattina, non si accorse dei secondi, dei minuti, delle ore.
La sua espressione era di soddisfazione.
Ad ogni parola, ad ogni virgola i suoi occhi brillavano come saette per velocità con cui li muoveva sulle righe che aveva già scritto. Ogni frase, che dalla mente prendeva vita sullo schermo, gli procurava una scarica elettrica lungo la colonna vertebrale.
Il campanello lo riscosse, sollevò lo sguardo strizzando gli occhi e si rese conto che era pomeriggio inoltrato.
Quando modellava i suoi personaggi e le sue storie non aveva bisogno di altro, non sentiva i morsi della fame o della sete, era sazio di tutto.
Si alzò stiracchiando le braccia sopra la testa, si strofinò gli occhi e si diresse alla porta.
-Quello che ha richiesto signore.-
L’uomo curvo e smilzo davanti a lui, rimasto fuori dalla porta, gli porse un pacchetto.
Lo prese annuendo e un sorriso si disegnò sulle sue labbra.
Stava per chiudere la porta quando il consegnatario si schiarì la voce. Riaprì del tutto e lo guardò con sguardo interrogativo.
-Il Professore si raccomanda di fare attenzione, è roba da maneggiare con cura.-
Lo sguardo, da interrogativo, si trasformò in torvo.
-Che non si preoccupi e soprattutto che non s’interessi di cose che non lo competono, è stato pagato profumatamente per il lavoro svolto. Il suo compito finisce qui!-
Chiuse la porta in faccia al malcapitato, senza dargli possibilità di ribattere, appoggiò il pacchetto sul tavolo del soggiorno e si diresse in bagno.
Si sciacquò la faccia con l’acqua gelata. Mentre si asciugava rideva tra sé.
Scostò l’asciugamano dal viso e vide il riflesso allo specchio che lo guardava in modo strano. Sorrise, mise a posto l’asciugamano e appoggiò entrambe le mani a braccia tese sui bordi del lavandino.
-Non preoccuparti, l’ho quasi finito!-
Tornò nello studio, salvò il file e puntò il cursore sull’icona di stampa, ma si fermò.
Sorrise ancora una volta e passò le dita su altri sette tasti e altre sette lettere maiuscole presero vita sul foglio.
EPILOGO scisse velocemente, lasciando però il resto del foglio in bianco.
Diede il via alla stampa, si mise comodo e aspettò con pazienza che i fogli uscissero dalla stampante, uno sull’altro.
Sistemò il suo lavoro in modo perfetto, così preciso che avrebbe anche potuto rilegarlo, mancava solo la copertina, ma aveva in mente anche quella: un volto triste di donna solcato da una lacrima di sangue.
Chiuse la valigetta e la sistemò dentro il primo cassetto della scrivania, tornò nel soggiorno, prese il pacchetto e lo rigirò tra le mani, accarezzandolo come fosse qualcosa di vivo e, soprattutto, di vitale.
Cominciò a scartarlo con cura, come se non volesse sgualcire nemmeno la carta che lo avvolgeva.
I suoi occhi brillarono alla penombra che cominciava ad intravedersi dalla finestra.
Lasciò che la carta cadesse a terra e ammirò la scatola quadrata di legno scuro tra le sue mani.
Stava per aprirla, ma si ricordò delle parole della pedina insignificante davanti alla sua porta.
Doveva stare attento.
La poggiò delicatamente sul tavolo, la aprì e si ritrovò ad ammirarne il contenuto: un piccolo flaconcino di vetro poggiato su un morbido cuscinetto protettivo.
Fissò lo sguardo sul liquido azzurrognolo dentro quest’ultima e gli occhi gli si accesero come una scintilla.
Sospirò a pieni polmoni, si sedette sulla poltroncina accanto al tavolo e non poté fare a meno di ridere.
Si mise le mani incrociate dietro la nuca e si sporse all’indietro sulla spalliera, continuando a ridere soddisfatto.
Era stata una grande giornata.
Aveva finito il suo racconto.
Aveva ricevuto il suo regalo.
Il giorno dopo sarebbe stato l’inizio della fine… e alla fine avrebbe scritto il suo epilogo!





Prologo




Angolo di Rebecca:

Buonasera *-*
Sarei tornata con una storia... una long... e non dico altro ;)


 


 
  
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