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Autore: Valerie Clark    10/10/2013    1 recensioni
''La mia solitudine mi viene a svegliare tutte le notti, poco prima dell’alba.
La mia solitudine sono le sigarette al buio, sono le lacrime nella notte, sono le poesie nel silenzio.
Ma la mia solitudine non mi spaventa, la mia solitudine mi piace; mi abbraccia come un fumo che brucia i ricordi, mi cresce intorno, mi accarezza.''
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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La mia solitudine
 
 
La mia solitudine mi viene a svegliare tutte le notti, poco prima dell’alba.
La mia solitudine sono le sigarette al buio, sono le lacrime nella notte, sono le poesie nel silenzio.
Ma la mia solitudine non mi spaventa, la mia solitudine mi piace; mi abbraccia come un fumo che brucia i ricordi, mi cresce intorno, mi accarezza. La mia solitudine è l’unica cosa che mi permette di fermare il mostro dentro di me. Un mostro che viene fuori con rapidità, rumorosamente, agisce senza pensare e non distingue il giusto dallo sbagliato. E poi si sostituisce a me, piano piano, senza che me ne accorga.
Questo mostro è qualcosa che non vede nessuno e che si gonfia della cattiveria che mi cresce intorno fino a portarmela dentro.
Ma solo la mia solitudine, solo l’essere da sola, al buio, senza nessuno, mi salva da lui. Questa solitudine è tipo un’ossessione.
E la cosa più brutta è che crea dipendenza. 
E allora mi tengo le mie cose per me. Sempre.
Alcune volte neanche le lascio uscire dalla mia bocca; me le tengo come un nodo in gola perché non voglio sentirle. Perché senza sentirle sembrano meno vere. Sembrano un errore.
Sono quelle cose che ti salgono non dal cuore ma dallo stomaco e ti lacerano tutto il corpo finché non escono e le orecchie le percepiscono e allora fanno male anche queste.
E allora preferisco la solitudine alla mia stessa voce.
Ma, solitudine, perché mi fai questo?
Perché ti fai amare così?
Perché mi allontani da tutto quello che sono?
Perché mi porti prima su e poi giù come una giostra?
Sono una marionetta nel patetico teatrino della mia vita;
obbedisco.
Obbedisco ad un padrone di cui non posso liberarmi: obbedisco a me stessa, alla mia solitudine.
Obbedisco e quasi fingo di non fare caso al dolore che tutto questo mi provoca.
Obbedisco e reprimo i miei sogni, i miei incubi. Solo per te, solitudine, solo per te.


Questo è un testo che avevo scritto tempo fa per il corso di teatro. Io e la solitudine siamo ancora migliori amici e forse, adesso che ho il coraggio di farlo leggere, ho capito che, nel bene e nel male, sarà sempre così. In un certo senso, stranamente diranno tutti, la mia solitudine mi ha salvato, mi salva. 
   
 
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