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Autore: Hibei    11/10/2013    7 recensioni
cit/ «Sasuke?».
«Hn?».
«Sai dirmi cos'è questo?».
Guardò ciò che la mano - tremolante - del biondo aveva tirato fuori dal piccolo marsupio.
«Un melograno», decretò, sfregando le mani su quelle di Naruto per scaldarle.
«Uh? E io che credevo fosse un pomodoro giallo!».
«Quanto sei cretino».
«Che bastardo! Volevo pure regalartelo, visto che so che a te piacciono, ma adesso ci ho ripensato! Me lo tengo io il melospiga!».
«Melograno, dobe».
«Fa lo stesso».
[Happy B-day, Naruto! ♥][Shounen-ai]
Devo rassegnarmi al fatto che non sarò mai puntuale per le fanfiction con scadenza.
È abbastanza breve e concisa, ma dovrebbe avere 500 parole messe in croce!
Auguri comunque, baka. Hope you enjoy it!
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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Angolo d'Hibei: Addio. Non posso tollerare di essere arrivata in ritardo. Ancora. *prende coltello* E sto morendo di sonno. Ce l'ho messa tutta. E ho fallito. Ero persino tentata di non pubblicarla, che tanto fa schifo e non ne valeva la pena, ma ormai era pronta, non volevo mandarla a quel paese perché simbolicamente ci sono affezionata. E perché l'idea me l'ha fatta venire Uchiha__ mentre recensivo una sua storia. (?) Quindi anche per un po' di gratitudine verso di lei e tutti voi che mi seguite! Ahimè, ormai è ieri, ma comunque sia il nostro Naruto sta diventando grande, ed io mi sento fiera di lui come se fosse il mio bambino; quant'è cresciuto dal primo capitolo? È diventato forte, stimato da tutti ed è ad un passo dal raggiungere il suo sogno. E, finalmente, ha ritrovato il suo teme. Quindi, anche se - ovviamente! - in ritardo (anche se teoricamente glieli ho fatti un po' ovunque): auguri, Naruto. ♥
Spero che nonostante sia stata accampata in un paio d'ore, possa risultare comunque una lettura breve ma gradevole.
Oh, il tizio che darà il suddetto pomodoro giallo a Naruto- è un OC. Non potevo mettere un personaggio del manga se non è una AU, perdonatemi.
AAAAH. Ovviamente, questo Naruto non ama Sakura. È solo convinto di esserlo. Poi vedete com'è pazzo di Sasuke? Ecco, precisavo solo. y_y
Ps. L'ero-teme è venuto fuor
i del tutto involontariamente. ♥
Pps. La reazione di Naruto, quel "Cosa dovrei farci?" è la stessa che ho avuto io quando, dal nulla, il mio vicino di casa mi ha messo in mano un melograno.
E mi ha portato tanta sfiga. Del tipo che, appena arrivata, a casa ho sbattuto la parte del sopracciglio (non ricordo come si chiama, ho sonno, abbiate pietà cwc) contro un'anta dell'armadio, che a sua volta mi ha colpito il ginocchio ed ho fatto cadere una scatola di scarpe, che m'è finita sul piede; sono caduta dalla sedia, non so nemmeno come, e mi è venuta l'influenza.

Porta fortuna, dicevano.
La uccise la sfiga, aggiunsero poi.

 

Buona lettura!







Non c'era il sole a svegliarlo, quel mattino; il cielo grigio d'ottobre rendeva tutto troppo più scuro, triste, privo di quel calore che solo il sole avrebbe potuto regalargli. Quel giorno, invece, gli fu negato anche quel semplice conforto del suo tepore autunnale. 
Naruto paragonava spesso il sole alle mamme. Lui, che di mamma non ne aveva mai avuta una, ogni mattina, quando il sole svicolava dalle tapparelle e batteva con insistenza sulle palpebre, fino ad indurle a schiudersi, s'immaginava che fosse lei, armata di pazienza solo per scrollarlo dal letto. Quando poi si decideva ad alzarsi, scostando le coperte e lasciando che lo avvolgesse nei suoi raggi, con la sola fantasia figurava delle braccia dal tocco gentile e deciso intorno al proprio busto, che lo stringevano man mano che il sole si levasse in alto.
Tuttavia, quel giorno, l'illusione non c'era. 
E la cosa più triste era che, Naruto, così, sentiva meno dolore.


Uscì di casa, deciso a farsi un giro; erano tornati da poco da un incarico, pertanto non erano previste missioni e aveva voglia di vedere il maestro Kakashi e Sakura. E, in linea assai minore, Sasuke. Giusto per sgranchirsi un po' le ossa e mostrare finalmente a quello sbruffone di che stoffa fosse fatto.
Ecco! Si sarebbe allenato, raggiungendo e poi superando il suo compagno teme. Ghignò, già entusiasta all'idea dell'espressione imbronciata ed infastidita del moro dal suo improvviso miglioramento, nonché le moine che Sakura avrebbe riservato, da quel momento, solo e soltanto a lui.
Sasuke lo avrebbe aspettato.
Perché questo era, Sasuke; il suo obiettivo, non un ostacolo. E col tempo lo avrebbe raggiunto, dattebayo!
Così, carico di una nuova grinta, si avvolse meglio la sciarpa, un po' scucita, intorno al collo e s'incamminò al loro campo di allenamento di tutta fretta, incurante dei piedi infreddoliti a contatto con gli schizzi delle varie pozzanghere in cui schiantava la suola dei sandali e del pizzicore agli occhi che iniziava ad avvertire.


Maledizione, uggiolò, quando l'ennesimo shuriken mancò il bersaglio. Perché Sasuke ci riusciva sempre? Conosceva anche lui le basi, quando si trattava di pratica, all'accademia stava attento. Allora perché? Perché Sasuke era più bravo di lui? 
Perché Sasuke piaceva a Sakura-chan?
Perché a Sasuke andava bene non sorridere mai? Perché accettava quel dolore che si portava dentro, perché faceva finta d'ignorarlo? Se lo avesse reso partecipe, Naruto lo avrebbe capito. E magari si sarebbero allenati insieme. Magari avrebbero cenato, insieme, dopo una dura giornata. E, magari, Sasuke gli avrebbe fatto gli auguri.

No; impossibile.

Digrignò i denti, lanciando un kunai con più rabbia e furia; a casaccio. Difatti, quando la lama appuntita rischiò di sfiorare il capo di un passante, Naruto chiuse gli occhi e, successivamente, sbiancò; l'uomo aveva urlato. Riaprì le palpebre e, ignorando la sensazione malevola che lo spingeva ad andarsene e far finta di nulla, corse in soccorso del povero malcapitato, piegato sulle ginocchia e tenendosi la testa fra le mani, nascosta dietro grosse braccia.
Quando il biondo si avvicinò e non scorse la testa, un brivido gli percosse la spina dorsale.

 Santo Ramen, gli ho mozzato la testa!

Sospirò di sollievo quando udì un mugolio sofferente provenire dal basso; si accucciò dunque accanto a quello che, da vicino, sembrava più un omone dall'aria burbera. L'Uzumaki sperò vivamente di non dover ingaggiare una rissa anche il giorno del suo compleanno.

Anche se erano questi i suoi piani, se avesse incontrato Sasuke. 

La sua attenzione fu riportata sulla persona ancora china su se stessa che dopo qualche altra manciata di secondi, intervallata fra versi lamentosi ed epiteti poco carini e vagamente singolari alle orecchie di Naruto, sollevò lo sguardo ametista e lo fissò in quello cielo del giovane ninja.  «Per bacco, ragazzo! Chi stai cercando di far secco, eh?».
Naruto capitolò indietro, il cuore che mancò un battito per il brusco esordio della sua vittima, sbattendo il didietro sul terriccio freddo.
«M-mi scusi! Non era mia intenzione-».
«Oh, che giornata, verrà a piovere, sì sì, verrà a piovere!», fece all'improvviso l'omone dai capelli rossicci e fulvi, sistemandosi uno strano copricapo sulla testa e spolverandosi i pantaloni; il tutto mentre il biondo lo fissava con un cipiglio scioccato, gettando un'occhiata al cielo in automatico a quell'affermazione.

Che?

Poi, vide il signore sconosciuto alzarsi, ergendosi nella sua massiccia corporatura, tanto che, nell'alto dei suoi dodici anni, Naruto si sentì poco meno di un bambino appena uscito dalla culla. Lo osservava attento, pronto a scattare ー scappare ー nel caso l'altro mostrasse accenni ad ostilità nei suoi riguardi.

Come sempre. 

Ed arrivò, il momento in cui, velocemente, l'uomo dai capelli scarlatti sollevò un braccio, puntandolo minaccioso verso la sua direzione; altrettanto rapidamente scese, pronto ad abbattersi contro di lui.

Naruto, istintivamente, chiuse gli occhi, in attesa delle ennesime percosse che avrebbe subito dagli abitanti del villaggio.

Tuttavia, quando sentì qualcosa di fresco e tondo premergli sulla fronte, s'arrischiò a sbirciare da uno spiraglio dell'occhio destro; effettivamente quell'uomo lo stava sì toccando, ma non direttamente. Perse qualche minuto ad osservare l'oggetto che, adesso, cominciava ad infastidirlo sentirselo addosso.
All'occhiata perplessa che gli lanciò, l'uomo sorrise, esclamando: «Tieni ragazzo, tieni!».
«Cosa... cosa dovrei farci?», domandò il biondo, ancor più confuso e spaesato di prima.
«Portafortuna!», spiegò semplicemente l'altro, arricciandosi una ciocca più lunga nell'indice, mettendogli l'alieno in mano e rimettendosi composto. Nel mentre, il jinjuuriki osservava perplesso ciò che gli occupava interamente il palmo.

Sembra un pomodoro giallo. Oh! Vuoi vedere che c'ho preso? 

Ma, quando fece per chiedere a quello sconosciuto delle possibili delucidazioni, sollevati gli occhi non vide più nessuno. 
Si guardò intorno, come a cercar conferma che non si stesse burlando di lui, nascosto dietro qualche grosso tronco d'albero; nulla, svanito. Si chiese se non stesse impazzendo, ma la cosa ce l'aveva ancora in mano e non sembrava frutto di un sogno. Si pizzicò ingenuamente, realizzando sconsolato che fosse tutto reale. Dopo qualche istante fece spallucce, come se la faccenda fosse già stata archiviata, ed incentrò i suoi pensieri su una domanda che gli sorse spontanea.

A chi era che piacevano i pomodori?

Così come, altrettanto spontanea, giunse la risposta.

«Cosa stai facendo?».

Fece un balzo di mezzo metro, convinto di essere rimasto solo, rischiando di far cadere il pomodoro giallo dalle mani, riconoscendo immediatamente quella voce; Sasuke, era la risposta.
Più compostamente possibile, si rimise in piedi, sfoggiando un ghigno di chi la sa lunga e puntandosi il pollice contro, in una posa boriosa.

«Cosa vuoi che faccia, teme? Mi alleno!».
L'Uchiha inarcò un sopraccigliò. «Stando seduto in terra? Sembra te la sia fatta addosso».
«Eh?!», fece scioccato Naruto, sgranando gli occhi, ignorando le saette che quelli del moro gli scagliavano contro.
«Hai tutto il pantalone bagnato, cretino», spiegò spazientito, carezzandosi l'orecchio che l'altro aveva prontamente insordito. 
«N-non è vero!», ribatté, sentendo le guance farsi più calde, man mano che lo sguardo d'ossidiana rimirava quel punto. 
«Peggio per te», esordì con tono indifferente, le mani infilate nelle tasche bianche dei pantaloni. «Ti prenderai un raffreddore». 
Naruto s'imbronciò, infastidito, voltando il capo dall'altra parte; mento all'insù.

E a Sasuke non era mai piaciuto essere ignorato.

«Niente più missioni», proferì dunque, con una voce che voleva sembrare casuale; il biondo invece sapeva che lo faceva per il suo amore contorto del progresso della tortura.
Si finse indifferente.
«Per chissà quanto».
Ancora nulla.
«Niente più Sakura-chan. E non guardarmi in quel modo, lo sai anche tu che ti ucciderebbe se le si avvicinassi con la costante minaccia di uno starnuto».
Quasi nulla. Amava Sakura, ma c'era qualcosa che amava ancor di più.
«Niente più-».
Uchiha Sasuke. Non osare.
«-ramen».

Tack. Cedette.

«E va bene, va bene! Torno a casa a cambiarmi».



Durante il tragitto di ritorno, Naruto ebbe modo di constatare che:

- quell'oggetto non ancora identificato non portava fortuna ma la sua esatta opposta;
- Sasuke lo stava, per qualche arcana ragione, seguendo. 
Eppure non gli disse nulla. La presenza del compagno al suo fianco, quel giorno, in qualche modo gli dava sicurezza. 

Tornando alla prima constatazione, la sciarpa - o quel che n'era rimasto - del biondo era ormai completamente sgualcita, tutto ciò che ne rimaneva erano dei fili penzoloni con i quali Naruto cercava malamente di coprirsi la gola dal vento freddo che sferzava contro la pelle eburnea. 
Gli sarebbe bruciata, il giorno dopo, ne era certo.
All'ennesima folata improvvisa, strizzò gli occhi azzurri per impedire a rimasugli di terra d'intrufolarvisi dentro, quando la sensazione di un piacevole tepore lo avvolse dal mento al collo; rimostrando le iridi chiare, vide la sciarpa di Sasuke su di sé - stringerlo come in un abbraccio. Guardò stupito il compagno, che continuava a camminare, incurante dell'aria gelida a cui, contrariamente a ciò che voleva far credere, non sarebbe stato immune.

Un lieve sorriso increspò le labbra di Naruto, che inspirò il profumo dell'indumento. 





«Sasuke?».
«Hn?».
«Sai dirmi cos'è questo?».
Guardò ciò che la mano - tremolante - del biondo  aveva tirato fuori dal piccolo marsupio.  
«Un melograno», decretò, sfregando le mani su quelle di Naruto per scaldarle.
«Uh? E io che credevo fosse un pomodoro giallo!».
«Quanto sei cretino».
«Che bastardo! Volevo pure regalartelo, visto che so che a te piacciono, ma adesso ci ho ripensato! Me lo tengo io il melospiga!».
«Melograno, dobe».
«Fa lo stesso».

No che non fa lo stesso, usuratonkachi. 

E del sorriso che gli comparve sul volto, Sasuke ne diede solo un breve cenno; quando vide ch'erano giunti all'appartamento dell'Uzumaki, riacquistò la propria espressione seria ed impassibile.

«Sasuke-», fece Naruto, leggermente imbarazzato, con l'intento di ridargli la sciarpa; Sasuke lo bloccò.
«Te l'ho data solo perché fra pochi giorni avremo una missione, non voglio che tu ci rallenti», chiarì, benché sapeva che non fosse esattamente per quello. Naruto spalancò gli occhi, sbalordito ed indignato. Per poco non gliela sbatté in faccia.
«Che stro-!».
«Tienila. E tieni anche il pomodoro giallo», aggiunse, notando che l'altro stava già prendendo il frutto per - effettivamente - regalarglielo.
«Ma-».
«È il tuo compleanno, non il mio».

Naruto si zittì. Sasuke, mormorando un Ci vediamo, ritornò sui suoi passi. 
Non furono gli auguri che si aspettava, ma... veramente, da quel Uchiha Sasuke, non se li aspettava per niente. Forse fu per questo che gli venne naturale, mentre stringeva la sciarpa blu al petto; rieccolo, quel calore pari ai raggi del sole. 
Sasuke, quel giorno, non vide le lacrime che avevano cominciato a rigare il volto dell'Uzumaki, né gli fece notare che ne fosse conscio comunque; di questo, Naruto gliene fu grato.


«Grazie, Sasuke».

Forse, non era così 
irraggiungibile.
Magari, era quella la fortuna di cui parlava quell'uomo. 
La fortuna di avere Sasuke.



 
  
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