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Autore: ToraStrife    11/10/2013    2 recensioni
Di tanti orrori e tragedie possibili, noi potremmo non esserne le vittime, ma addirittura i carnefici inconsapevoli.
Genere: Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anitra WC
IGIENE DI COSCIENZA




Eravamo finalmente una famiglia felice, un villaggio felice, in un posto felice.
Il nostro era un piccolo gruppo di nomadi
, viaggiavamo fin dove  riuscivamo, per trovare ambienti adatti a noi.
L'ultimo che avevamo trovato era perfetto, perlomeno, per dei provetti alpinisti quali eravamo.

Era una enorme parete di marmo biancastro, a strapiombo su un laghetto. L'intera struttura naturale si chiudeva a formare un'unica valle.
La cima di quelle pareti era caratterizzata da una serie di sporgenze, sotto le quali vi era una serie di caverne.
Avevamo stabilito il nostro insediamento proprio in quegli antri.
Potevano a prima vista sembrare angusti e inospitali, ma era vero il contrario.
Erano calde d'inverno e fresche d'estate, fornivano un ottimo riparo dalle frequenti piogge che imperversavano in quella regione.
Erano piogge relativamente brevi, ma violente.
Però lì ci trovavamo bene.

Mi ci sono stabilito con mia moglie, una splendida figura nel fiore dei suoi anni. Mi ha anche regalato due delle più belle creature che qualcuno come me potesse mai desiderare.
Mio figlio più grande voleva seguire le mie orme: uno speleologo in più non sarebbe guastato, pensavo.
Mia figlia più piccola nacque un po' cagionevole di salute: probabilmente colpa della forte umidità che caratterizzava il clima locale.
La mia famiglia era tutto il mio mondo, e volevo bene anche a tutti gli altri membri del mio villaggio.
Tutti insieme vivevamo felici, e il villaggio stava prosperando: le nascite dell'ultimo anno avevano messo tutti di buon umore. Il capovillaggio aveva persino organizzato una festa in onore della prima generazione nata quaggiù.
Finalmente avevamo una casa.

Tutto questo fino a quando un giorno non comparve quella cosa.
Apparve all'improvviso, volando dal cielo.
Un drago bianco, dal muso tutto colorato di rosso - forse sangue?
Io stesso avevo sempre considerato certe creature solo storielle per spaventare i piccini.
Volteggiava a semicerchi, come se cercasse proprio noi.
Noi eravamo rintanati nelle nostre grotte, sperando che la creatura non trovase nulla, e se ne andasse.
Ma lui ci notò.
Allungò la testa e trovò il nostro insediamento.
Guardò da cima a fondo le nostre abitazioni, come a studiarle.
Poi venne l'incubo.
Il mostro vomitò qualcosa di disgustoso: una sorta di liquido bluastro, probabilmente succhi gastrici. Con la potenza di un idrante soffiò quel liquido contro di noi.

Al primo attacco, metà del nostro villaggio, con i suoi occupanti, era già stato spazzato via.
La bava stava colando lentamente lungo lo strampiombo, portando con sè i resti delle abitazioni e dei suoi sfortunati occupanti.
Tra di essi c'era mio figlio. Portato via insieme alla scuola nella quale era andato, come tutte le mattine.
Mio figlio, che voleva studiare per diventare come me.
Ma l'apice della tragedia mi toccò personalmente.

Era il secondo rigurgito del mostro. Finì direttamente sulla mia casa.
Il liquido era corrosivo.
Uno schizzo mi toccò il braccio e cominciò immediatamente a consumarmelo.
Un dolore atroce si impossessò di me. Cercai qualcosa per togliere di dosso quella roba - un asciugamano o un po' d'acqua.
Ma il dolore fisico venne superato da quello emotivo quando mi accorsi che di non essere la sola vittima.

Vi ho parlato di mia moglie: la più bella del mondo, per me. L'ho amata con tutto me stesso, era la mia vita.
Non dimenticherò mai la sua faccia, un secondo prima bella come una dea, e l'attimo dopo consumata fino al teschio da quella maledettissima sostanza.
Ho visto il paradiso trasformarsi nel più orribile degli inferni, in un attimo.
Subito dopo, tutto cominciò a muoversi. La nostra casa stava cominciando la sua discesa verso il basso.
E il destino, maledetto, che aveva voluto farmi guardare in faccia la più orribile delle visioni, non era soddisfatto, perché volle anche farmi sentire le grida della mia figlioletta.

Ricordo ancora di tutte le notti in cui stavo sveglio per accudirla, povero angelo. Ma l'affetto che mi dimostrava, gli abbracci che mi dava, i pensieri che mi dedicava, mi ripagavano sempre di tutto.
Per lei ero il miglior papà del mondo.
Eppure, durante lo sconquasso della nostra abitazione, non potei far nulla per lei. Non riuscii neppure a scorgerla.
Forse (anzi, per certo) trascinata anche lei verso l'abisso, o forse consumata prima.
I suoi acuti strilli di terrore (o di dolore? Dio, non lo saprò mai!) mi accompagneranno per sempre nell'aldilà.

Forse l'unica consolazione è che presto incontrerò anch'io l'oblio, come è toccato a tutti gli altri.
Si sarà salvato qualcuno? Il drago è ancora lassù?

Non riesco a scorgere nulla. Sento bagnato attorno a me: devo essere finito nel laghetto, ma l'azione corrosiva del vomito non si è fermata. Ho paura, tra l'altro, a quardarmi attorno. Dovrò vedere altri scheletri, altri amici consumati? O magari l'orrenda visione di mia figlia, o di mio figlio, toccati (o forse no, ma val la pena sperare ancora?) da tale orribile sorte.
Sento uno scrosciare: un'altro di quegli acquazzoni. Probabilmente finirò annegato, e tutto il mio villaggio sparirà sott'acqua, dimenticato da tutti.
Ma forse l'oblio non è il peggiore dei mali... sì... dimenticare....

Ma nonostante tutto, per brevi attimi, non riesco a sopire un dilemma: cos'era quel drago bianco? E perché noi? Era fato? Era destino?

Qualcuno mi saprà mai dare una risposta?

............


.......


.....



..... Era Anitra WC.


  
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