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Autore: Neal C_    11/10/2013    4 recensioni
“ Guardaci ora: eravamo ragazzini quando ci eravamo conosciuti.
Due cazzoni matti in formula 3, ripudiati dalle famiglie, senza una meta.
E ora siamo entrambi campioni del mondo. Non è male, eh?”
“No, non è male.”
“Quindi ora non mollarmi.
Mi serve uno che mi rompa le palle. Rimettiti al lavoro. ”
“Va bene, Niki, va bene. Ma prima mi voglio divertire un po’.
Non bisogna rinunciare ai piaceri della vita.
Che senso ha avere un milione di coppe, di medaglie, di aerei, se poi non te la spassi?
A che serve vincere?”
“…”
“Ci vediamo in pista, Campione.”
“Ti aspetto. Campione.”
Genere: Generale, Slice of life, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Hunt, Niki Lauda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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TITOLO: La parabola del pilota *
NOME: Neal C.
FANDOM: Rush
RATING: verde
AVVERTIMENTI: linguaggio schietto
PERSONAGGI : Niki Lauda,  James Hunt
GENERE: generale, storico, slice of life, “sportivo”



La parabola del pilota*


Wimbledon, London 1984*



Church Road era una stradina perfetta per una villetta vittoriana con un pergolato di rigogliosa edera oppure una bella casetta con tetto a tegole spiovente e giardinetto all’italiana.
Niki Lauda gettava un’occhiata distratta al muretto di mattoni chiari e agli edifici bassi, rossastri, che scorrevano di fianco, nascondendo gelosamente il parco dietro la loro massiccia apparenza.
Alla sua sinistra intravide un cartello, la pubblicità di un caffè di strada che allettava gli automobilisti promettendo un giardino in cui rilassarsi e una bevanda calda per dimenticare che l’inverno era arrivato, come sempre in anticipo in Inghilterra.  Non che l’inverno inglese potesse spaventare un austriaco.
Lauda superò il cartello senza remore ma, arrivato in corrispondenza di un’altra delle uscite del Wimbledon Park, inchiodò bruscamente, fermandosi in mezzo alla strada lasciando perplessa un’utilitaria per famiglie che sopraggiungeva.
Fortunatamente c’era una buona distanza di sicurezza, all’incirca 100 metri, valutò rapido Lauda, e lui stava andando a poco più di 60 all’ora. Tra l’altro si trovava pur sempre in un centro abitato e anzi, se la strada era monitorato già rischiava una multa. Dopo aver dedotto logicamente che non aveva e non avrebbe messo in pericolo nessuno, accostò, quasi salendo sul pratino  della banchina stradale,  lasciando ancora più sconvolta la famiglia della station wagon che lo precedeva, incerta se tentare il sorpasso oppure no.
Alla fine il padre alla guida  dovette stabilire che il sorpasso era possibile poiché,  in seconda,  passò avanti guardando con preoccupazione alla distanza fra le fiancate delle due auto.
Lauda si disinteressò del sorpasso dopo appena un’occhiata:  a occhio e croce dovevano esserci quasi 4.5 centimetri di distanza fra la sua carrozzeria e quella dell’altra vettura, decretò subito, quindi non era il caso di agitarsi.   Magari se lo avesse spiegato anche all’inquieto padre di famiglia, gli avrebbe fatto un favore.
Poi però questi lo avrebbe guardato bene in faccia, ammirando sotto al cappellino da baseball rosso con il logo bianco le ustioni di sette anni fa, ancora raggrinzite all’attaccatura dell’orecchio.
Lo avrebbe riconosciuto e forse chissà, si sarebbe fermato per chiedergli un autografo, bloccando definitivamente lo scorrimento sulla Church Road, direzione Wimbledon Park Road.
La famiglia in sorpasso gettò un’occhiata curiosa alla causa di tutto quel movimento e vide un uomo in calzoncini sportivi  blu e bianchi, chino su una bici che trafficava con la ruota posteriore, totalmente sgonfia, tastando lo pneumatico.
Non riconobbero James Hunt, la chioma bionda legata in un codino disordinato, il collo sudato e le radici dei capelli lucidi, che si nascondeva dietro un enorme paio di carrera dalle lenti verdi specchiate.
L’austriaco scese dalla portiera della macchina e fece qualche passo in avanti aggirando la bici per andarsi a piazzare davanti al biondo.
Dovette richiamare la sua attenzione poiché quello ancora sembrava non accorgersi della sua presenza,
anzi, aveva accostato l’orecchio alla gomma, cercando disperatamente di capire perché ci mettesse così tanto tempo a gonfiarsi.
“James”
Quello sollevò subito la testa, dapprima colpito dalla voce familiare e poi meravigliato nel riconoscere il suo vecchio avversario , con un sorriso appena accennato sotto la visiera rossa.
“Niki! Che diamine…” si sollevò sulle ginocchia e si rimise in piedi a guardarlo, il volto amichevole, forse più sciupato del solito e le occhiaie evidenti  “...ci fai qui?”
“Osservo te che sei incapace di cambiare una ruota.”  Commentò quello con un’aria divertita e un po’ derisoria.
“Cambiare?”  Hunt aggrottò la fronte, sospettoso e notevolmente indispettito dall’aria saccente del compagno.
Lauda si mise in ginocchio accanto alla ruota osservandola attentamente e toccandola in più punti per poi indicarne uno in corrispondenza della catena.
“Vedi qui? Hai preso un ago o un chiodo.  Si sta sgonfiando.”
“Ma non fa rumore!” protestò James ribelle.
“Non fischia come un treno, certo. Hunt, sei diventato sordo?” rimbeccò l’altro, sbottando .
 Il biondo gli lanciò un’occhiataccia mentre si sedeva sul ciglio della strada, esasperato e cacciava un paio di Marlboro rosse dal marsupio blu legato in vita.
“Cazzo” sentenziò poi, accendendosi una sigaretta e masticando le parole  “adesso dovrò farmela a piedi. ”  
“Viaggi senza uno pneumatico di scorta?”  lo riprese severo Lauda poco dietro di lui, in piedi.
“E che facevo, me lo appendevo al collo?”  lo mise a tacere Hunt con sarcasmo sputando fumo fra una parola e l’altra.
Lauda rimase per un attimo a guardare la sua schiena, lo sguardo riflessivo puntato sul portabagagli della sua auto,  in realtà un po’ piccolino, trattandosi di una Volkwagen Golf I bianca.
“…ofe  avi ndndo?”  grugnì il biondo, senza disturbarsi a togliersi la sigaretta di bocca.
“Hunt, perché ti porti le sigarette quando vai a correre?  Non è l’ideale per il fiatone.”
“Ehi topolino, un po’ di silenzio, prego.  Sto cercando di pensare.”
“Nel frattempo che pensi…  
 Vuoi un passaggio?”


Caricarono la bici sui sedili posteriori, mettendola all’incontrario e incastrando il sellino sotto una delle poltrone interiori. Avrebbe retto egregiamente fino a casa di Hunt, dall’altro lato di Wimbledon.
Era diventata una sua abitudine, quella di fare il giro del quartiere ogni mattina, per tenersi in forma, diceva.  Poi aveva confessato che almeno il primo pezzo lo faceva in bici e poi ogni tanto prendeva la metro oppure strappava un passaggio al vicino. Anche perché la mattina, anche dopo un caffè nero, di quelli forti , era ancora malfermo e instabile e costringeva sé stesso fino all’ultimo ma alla fine cedeva le armi.
“Niki, tu mi conosci. Non sono abituato ad andare a letto così presto! E poi di fronte casa mia c’è un circolo di ex-tennisti.  Sono dei tipi forti. Una birretta ci scappa sempre.”
“Ho sentito che ti sei sposato recentemente.” Gli dette corda Lauda, con voce inespressiva, gli occhi scuri piantati sulla strada.
“Praticamente un mese fa.”
“E come va?”
“Ho fatto un casino al matrimonio.”
“…”
“Sono arrivato tardi e senza il vestito.”
“Ottime premesse.”

Avevano risalito la strada senza fatica e imboccato Bathgate Road, in direzione della Clinica sul Parkside.
Man mano che ci si avvicinava al centro le strade erano più frequentate,  vissute da ragazze in tenuta da jogging, da bambini in giro con lo skate, da signorine con i cani e anche le autovetture erano aumentate.
Una signora aveva fatto la spesa, parcheggiandosi in seconda fila ed in quel momento riceveva le occhiatacce degli automobilisti che cercavano di scorrere verso Somerset Road e si lamentavano sonoramente che il traffico scorresse a 10 km/h.
Per di più, sul marciapiede di fronte una scolaresca stava uscendo da scuola, prelevata da zelanti genitori che si immettevano nel traffico, con nervosismo crescente dopo aver atteso una buona mezz’ora il beneamato figliolo, costretti ad intrattenersi con altri genitori.

“Complimenti per il Campionato… ” interruppe il silenzio l’inglese, mentre abbassava il finestrino e si appoggiava alla portiera, mezzo braccio fuori e l’orologio argenteo, metallico che gli conferiva una strana aria aggressiva.  
“Grazie”
“…anche se sei campione solo per mezzo punto.  E che annata di merda.”
“Che vuoi dire?” si sentì subito punto sul vivo Niki Lauda.
“Sei ritiri in un anno. Quante gare hai corso? Due?”
“Ne ho corse dieci su sedici.”
“E ti sei rifatto il Nürburgring.”
“…”
“Ci sei andato piano stavolta. Quarto e tutto intero. E sei comunque riuscito a guadagnare 4 punti.”
“E tu, James?”


Se Niki Lauda avesse lanciato uno sguardo al compagno avrebbe visto gli occhi chiari di James Hunt appannarsi tradendo la sua risata falsa ma incredibilmente verosimile.
Era sempre stato un modo di ridere solare,  una risata piena di ottimismo che si accordava bene con lo champagne, gli abbracci esaltati del suo team e della folla delle ammiratrici, l’orrenda e imponente ghirlanda verde che segnalava il trionfo del campione del mondo, e le coppe o le medaglie che gli splendevano sul petto o in mano sul podio.
Poi faceva uno di quei discorsi sui suoi genitori che non lo avevano mai accettato, sulla formula 1 che gli aveva insegnato a spingersi oltre i limiti pur di vincere e la passione per lo sport che faceva sentire vivo e a cui doveva tutto.   Dopotutto James era sempre stato un sentimentale.
Ma da sentimentale a nostalgico in pensione ne correva.

“Sai, ho commentato la tua gara al Gran Premio d’Italia due mesi fa*.
 All’inizio ti pesava un po’ il culo, eh? Hai dovuto aspettare che fondessero Prost, Fabi e Tambay prima di cominciare a correre una gara decente.”
“Vaffanculo, James.”
“A proposito, che tipo è Prost?”
L’austriaco non ci dovette pensare troppo a rispondere e nel frattempo pigiò la frizione, togliendo il freno a mano e passando in prima velocemente, per riprendere a camminare su una strada ancora ingombra ma almeno non più totalmente bloccata.
“Un tipo a posto. Conosceva a perfezione il TAG-Porsche  della sua McLaren.
A inizio gara ci andava piano con freni e pneumatici, alla fine i duelli con lui non erano una passeggiata.”
“Io ho sentito…” insinuò ridacchiando malignamente Hunt  “… che lo chiamano “il professore”, persino quelli del suo team.”
“è un tipo serio, rigoroso e professionale. Sa quel che fa. Non gioca a fare la rockstar…”
come qualcuno, finì fra sé e sé Lauda con risentimento  ma se gli era sfuggito sottovoce, James sembrò non sentirlo affatto.
“…e nonostante tutto non lo volevo nel team. Me lo hanno imposto.”
“Come tutti i marchi dello storico sponsor di Mclaren?  Era ridicolo vederti con i marchi della Marlboro, un insulto a James Dean.”
“Almeno io non sono morto a ventitrè anni.”  

Ma ci sei andato vicino, rispose a sé stesso l’austriaco come ad interpretare uno sguardo dissimulato del biondo. Quell’argomento, come al solito, diffondeva sempre un certo imbarazzo nei suoi interlocutori, attirava l’attenzione sulle estese escoriazioni  ormai cicatrizzate e, almeno una volta all’anno, si trovava il coglione che voleva riportarlo in una sala operatoria,  constatò Lauda in silenzio, studiando il traffico con aria seccata.
Perché  non avesse voluto usare la chirurgia estetica era lampante.  Lo avrebbe reso ancora più brutto di quello che era già, sarebbero stati ancora più evidenti e fastidiosi gli sguardi della gente intorno, alla ricerca della maschera per tirarla via. E poi non esisteva, perché doveva sottoporsi al trip estenuante dell’ospedale per una faccia di plastica?
Lauda terminò il discorso con sé stesso , scuotendo la testa impercettibilmente e, ancora una volta James non lo notò. Si guardava intorno e gli faceva cenno di accostare davanti al circolo del tennis che aveva nominato poc’anzi.
Lo vide alzare il braccio in un saluto quasi fraterno  ricambiato da un gruppo entusiasta di quarantenni in calzoncini che facevano un aperitivo seduti  al bar del circolo,  attorno ad un bel tavolino bianco in giardino dove sopravvivevano mucchietti di foglie dorate di platano dall’aria molto poetica.
Accanto c’era quello delle dame, anche loro in chicchissimi completini da tennis bianco panna, per nulla provate dalle partite, con una voce chioccia che riempiva il giardino oltre che la strada.
Balzò giù dalla macchina, ancora prima che Lauda avesse spento il motore e si precipitò alle portiere posteriori per liberare la bici. Sembrava immediatamente avere una fretta terribile di liberarsi dell’austriaco, mentre con gesti decisi e bruschi rimetteva la bici sull’erba del prato.
Gli fece un gesto di saluto amichevole e gli disse qualche parola di ringraziamento, tutte formule di convenienza a cui Lauda non rispose, mentre gli si avvicinava, aggirando la macchina.
Si fermò ad appena tre metri dall’altro che maneggiava il manubrio cercando di far camminare la bici con la ruota a terra.

“Ti aspettavo sulle piste, James. Perché hai mollato?”  lo sorprese l’austriaco ma suonò come una domanda retorica più che sincera sorpresa o delusione.
“…”
“Vivere ogni giorno come fosse l’ultimo, correre per sentirsi vivo, correre per volare e librarsi in aria libero… dove sono finite tutte le tue cazzate?”
“Sei proprio uno stronzo. ”
“No, sei tu Hunt.  Un patetico stronzo.
Non pensavo che avresti mai dato ragione ad Enzo Ferrari.”
“A proposito di stronzi.  
Ci vediamo in giro, campione.”





“Ti trovo bene Niki. L’unico uomo che si è bruciacchiato la faccia ed è diventato più bello.”




Note:

* la parabola del pilota:   secondo Enzo Ferrari la vicenda di Hunt in Formula 1 era perfetta per descrivere quella che lui definiva la “parabola del pilota”. All’inizio della carriera un pilota fa di tutto per farsi notare alla guida, cerca di superare i suoi limiti “in una specie di trance agonistica” che lo porta a vincere il mondiale. Poi sopraggiungono la fama e le distrazioni e, se non ha autodisciplina, finisce per perdere di vista gli obiettivi agonistici e lo stesso interesse per la competizione, lasciando infine un mondo cui non sente più di appartenere.
  [ cit. da ilpost.it ]

* Nel 1984 Niki Lauda è per la terza volta campione del mondo, stavolta con la McLaren.
 Arriva primo con uno scarto di mezzo punto (72 v.s 71.5) dal suo compagno di scuderia Alain Prost.
Si ritirerà l’anno dopo lasciando a Prost le scene. Quell’anno corre 10 circuiti su 16 fra cui il Gran Premio d’Europa e il Gran Premio d’Italia a Monza (ho letto il report e credo di aver sintetizzato bene come siano andate le cose).
RETTIFICO: dopo l'incidente del 1976, Lauda in persona guidò una protesta del sindacato piloti e dei colleghi in modo che già dall'annata successiva il Nürburgring fosse sostituito con un altro tracciato perché troppo pericoloso, e quindi il GP di Germania si spostò a Hockenheim. Lauda tornò a Nürburgring solo nel 1985, l'ultimo anno della sua carriera in formula 1, dopo aver vinto il terzo mondiale, ma era un'altra pista, il nuovo tracciato di Gp-Strecke, che venne creato apposta per sostituire il Nordschleife, che la Formula 1 non voleva assolutamente più usare. Oggi i due circuiti di Hockenheim e Nürburgring si alternano il GP un anno a testa. Grazie a Rowena per avermi mosso questa osservazione e corretto, spero che questo non leda troppo alla patina di verosimiglianza che cerco di ricreare nelle mie storie (con scarsi risultati, nel caso di questa sezione)


Angolo dell’autrice

Non ho scritto una One-shot sulla Formula I.

Non ne sarei capace. Ho rimediato un po’ di info per sentito dire, dopo aver leggiucchiato da fonti varie, principalmente Wikipedia, ilpost.it , un’intervista a Lauda su sport.panorama.it e  la sua Biografia su formula1.ferrari.com.
A chi se ne intende o ha almeno una vaga idea di cosa sia questo sport , chiedo scusa.
Ho monopolizzato i due personaggi, sparando arbitrariamente idiozie e per di più li ho astratti dal loro contesto.  Sono imperdonabile.  
Ma non mi sono pentita abbastanza e perciò la pubblico lo stesso.

Aggiungo a mia difesa però che più o meno tutto quello che trapela dai dialoghi non è totalmente campato per aria se non addirittura verosimile.
E mi sono ispirata all'epilogo di Rush,  cercando di inscenare quell'incontro in bicicletta fra i due.


Spero che sia leggibile,

Neal C.


p.s   Una preghiera.
Votate i personaggi andando su “aggiungi personaggi” nella schermata principale della sezione.
Mancano solo due voti perchè siano approvati almeno i principali.  Così è davvero uno strazio.
  
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