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Autore: Akrois    11/10/2013    3 recensioni
Puck cammina verso la sua meta.
La strada è lunga, ma ne vale la pena.
[Spoiler 5x03. Ma non è nulla che non sappiate già.]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Finn Hudson, Noah Puckerman/Puck
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finn ‘n’ Puck, sitting under a tree.

 

 

 

 

Noah Puckerman ha sette anni, cammina lentamente guardando a terra.

Noah Puckerman ha dodici anni, i pantaloni corti e una giacca di pelle troppo larga.

Puck ha sedici anni, una giacca rossa e i capelli tagliati strani.

Puck ha diciotto anni, una valigia in mano e tanto da guadagnare.

Il soldato Puckerman ha vent’anni, indossa una divisa e guida una moto.

Puck ha ventisette anni, porta uno smoking e guida una prius.

Noah ha  trent’anni, cammina lentamente e porta una bambina tra le braccia.

Noah Puckerman ha quarant’anni, non ha più la fede né la bambina e cammina guardando a terra.

Mr. Puckerman ha cinquant’anni, si sente un pochetto stanco, ma sente che si sta avvicinando alla meta.

Il signor Puckerman ha sessantacinque anni, insegna ai bambini del quartiere come si suona la chitarra.

Il vecchio Puckerman ha settant’anni, è in piedi davanti ad un albero.

Noah Puckerman ha ottant’anni, si siede faticosamente sull’erba verde e fresca che circonda l’albero.

Finn ha diciannove anni, sorride e lo guarda – Ci hai messo un sacco, amico.

Puck ha diciannove anni, chiude gli occhi e piange un poco – La strada era molto lunga.

Noah Puckerman ha ottantacinque anni, muore sotto un albero nella sua città natale.

Puck ha diciannove anni e tutto un mondo da scoprire, ma Finn è lì per fargli da guida.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A.Corner____

Cazzo, sono bravissima a rendermi triste.

 

Dunque.

Ciao a tutti. Per chi non mi conosce: è un piacere vedervi. Per chi mi conosce: è un piacere rivedervi.

Eccomi qui a fare un poco di allegro sciacallaggio.

O magari no.

 

 

Credo di essere stata, qui dentro, una delle più tenaci sostenitrici di Finn. Ho amato quel personaggio dalla prima puntata, l’ho visto crescere e cambiare, fare errori,cadere e rialzarsi. Lo volevo abbracciare e prendere a schiaffi, alle volte anche a badilate, ma per la maggior parte del tempo lo volevo abbracciare.

Credo di aver tollerato Glee (o meglio, quello sgorbio che Glee è, disgraziatamente, diventato) fin’oggi solo per Finn, per vedere cosa sarebbe successo, cosa si sarebbero inventati per lui, che cosa avrebbe fatto.

Ora non potrò vederlo più. Non potrò sapere se alla fine si sposerà con Rachel, se Puck sarà il testimone, se diventerà un insegnante, se insegnerà ai suo figli che non è l’aspetto o il modo di vestire o l’abilità nello sport o i soldi a rendere una persona bella, ma che le persone sono belle quando hanno sogni, speranze, desideri, quando hanno una bella anima.

Non potrò sapere cosa succederà a Cory. Non potrò sapere che vestito indosserà Lea al loro matrimonio, se Cory piangerà vedendola arrivare o no. Non lo sentirò più cantare, non lo vedrò mai più in un film, non potrò vederlo in televisione o su uno schermo e pensare che un giorno, magari, potrò vederlo e stringergli la mano e dirgli che è una persona coraggiosa.

 

Eh.

Che altro dirvi.

Penso che nella lista degli orribili pensieri che uno può avere nella vita il primo posto è occupato da “Quel giorno non ho detto a quella persona quanto era importante per me”.

È uno di quei pensieri che ti perseguitano finché non muori anche tu.

 

 

   
 
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