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Autore: Aout    12/10/2013    2 recensioni
Vi siete mai chiesti perché se la sera il cielo è rosso, ci si aspetta bel tempo? Perché ci si getta il sale dietro alle spalle per scongiurare il malaugurio? Perché a Natale ci si bacia sotto il vischio?
Per qualche strana ragione, io sì e mi sono accorta che spesso le tradizioni non sono altro che lasciti di miti antichi come il mondo, che continuano a ritornare anche se non li ricordiamo più.
Me ne sono accorta e, per tentare di rispondere all’ultima domanda, ho deciso di presentarvi una di queste leggende, proveniente dai freddi ghiacci del Nord.
I suoi protagonisti sono tre: Frigg, dea dell’amore e sposa di Odino, Loki, re degli inganni, e Baldr, suo fratello, dio del sole.
Non occorre che sappiate qualcosa di loro per dare una sbirciata dietro al vischio.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dietro il Vischio
 
 
Baldr era forte, fiero e bellissimo. Aveva la chioma del sole quando è alto nel cielo e illumina le grandi pianure ghiacciate del Nord. Proprio come il sole, era capace di portare la luce con sé e donarla a qualunque cosa con cui veniva in contatto, che fosse la stanza fredda di una famiglia che non aveva potuto procurarsi la legna per il fuoco, il sorriso di un giovane uomo che chiedeva la mano della sua fidanzata, il cuore di chiunque desiderasse un po’ di calore.
Ma non a tutti piace il calore.
 
♦♦♦
 
Loki, il suo cuore preferiva lasciarlo da parte. Nella sua vita, lunga più di quella di qualunque mortale e poco meno di qualunque dio, Loki aveva fatto molto. Loki si era divertito, si era vendicato, si era divertito ancora e poi ancora.
Aveva fatto del male, taluni gli dicevano. Del male? Che male poteva mai esserci a fare del bene per sé?
Loki aveva fatto molto, ma non aveva niente di cui pentirsi. Non finché non arrivava la luce.
E la luce illumina e scalda e Loki risentiva di nuovo quel cuore, lasciato per tanto tempo da parte.
E le sue colpe bruciavano e facevano male. Troppo male.
 
♦♦♦
 
Frigg amava i suoi figli, tutti quanti, ma Baldr era troppo luminoso per non rimanerne accecati. Era stato un giorno speciale quello in cui era scesa sulla terra, aveva chiamato la Natura al suo cospetto e lei le si era presentata, tutta. C’erano le pietre, c’erano le piante e c’erano gli animali, c’erano Terra, Fuoco, Aria e Acqua. Erano al suo cospetto ed erano tutti pronti a fare qualunque cosa per lei.
- Giurate! - aveva detto, -  Giurate che mai nessuno di voi nuocerà a mio figlio, che abbia artigli taglienti o spine velenose! Giurate!
E loro lo avevano fatto.
 
♦♦♦
 
Gli dei si annoiano. Sono perfetti, immortali e le vicende degli umani li stancano. Gli dei si annoiano e le conseguenze sono terribili.
Baldr era invulnerabile ora, si diceva. Si diceva che nessuno di loro, ormai, avrebbe più potuto sfiorarlo, nessuno di loro avrebbe mai avuto la forza di ferirlo, lui, benedetto dalla stessa Natura.
Gli dei non sopportano di essere impotenti, loro, che sono la definizione esatta della potenza. E allora ci provarono, a ferirlo, e non funzionò. Non una, non due, non cento volte.
Era un gioco, si dicevano, un gioco innocente e Baldr stesso gli si prestava senza timore, tutto per un po’ di calore.
Si sbagliavano.
 
♦♦♦
 
Loki amava i giochi, di tutti i tipi. Amava la sfida, amava il rischio, amava vincere e il prezzo non importava. Amava i giochi anche se ne disprezzava le regole e vinceva sempre.
Eppure quel gioco l’aveva sconfitto.
Possibile? Si diceva. Possibile che io possa perdere a ciò che so fare meglio? A ciò che sono nato per fare, a ciò che sono nato per essere?
E la soluzione continuava a sfuggire.
Loki vedeva Baldr al centro della stanza, circondato dagli altri dei. E rideva, come rideva! Felice, luminoso...
Loki si disse che era davvero giunto il momento di portare un po’ di oscurità nella stanza e uscì nella notte.
 
♦♦♦
 
Lo trovò vicino ad un albero cavo, nei pressi della foresta. Piangeva.
- Perché piangi? – chiese.
- Madre Frigg mi ha rifiutato! – disse, - Troppo giovane, ha detto, troppo giovane per stringere un patto sacro!
Loki aggrottò la fronte.
- Chi sei?
- Sono Vischio.
Loki sorrise. Piano, si avvicinò al giovane seduto per terra. Allungò la mano con gesto gentile e gli carezzò la testa.
- Crescerai. E quando crescerai potrai fare tutto ciò che desideri.
Vischio rispose al sorriso, si asciugò le lacrime e ringraziò.
Loki osservò il giovane allontanarsi prima di riporre nella sua saccoccia la foglia verde che aveva appena raccolto dai suoi capelli.
 
♦♦♦
 
Quando rientrò, Loki si guardò intorno e seppe immediatamente che cosa fare.
Si avvicinò a Hoor e gli disse: - Hoor, qualcosa non va? Perché non partecipi anche tu al gioco?
- Lasciami in pace! – rispose il fratello, irato, gli occhi ciechi rivolti verso di lui.
Loki attese.
- Le armi sono per chi riesce a vedere il bersaglio. – disse Hoor, dopo qualche secondo.
- Ah, sì? E questo perché te lo dice nostro padre? – Loki sorrise, - Tieni, ecco una freccia. – disse, porgendogli una freccia dalla punta macchiata di verde, - Scagliala dritta davanti a te, se resti in quest’angolo nessuno ti noterà.
E così lui fece.
 
♦♦♦
 
Parve che il sole si fosse spento, quando Baldr toccò il suolo.
E il sole si è spento. Pensava Frigg. Il sole si è spento e tutto è perduto.
Frigg piangeva, piangeva e non riusciva a fermarsi. Sapeva che mai il dolore si sarebbe placato, ma sperava almeno che il suo cuore di congelasse, per tutto quel freddo. Sperava che il gelo l’aiutasse a sopportare il dolore, per darle il tempo di vendicarsi.
- Chi è stato? – urlò Frigg, rivolta alla Natura, – Chi mi ha tradito?
Nessuno rispose.
Poi, all’improvviso, si levò una vocina piccola piccola.
- Nessuno, io non avevo giurato, ma sono stato ingannato. Non sarebbe dovuto accadere.
 
♦♦♦
 
Frigg era pronta a colpire, quando notò qualcosa vicino al petto del figlio, che giaceva morto davanti a lei.
Pareva che dalla punta delle freccia, che era appena stata estratta, stessero germogliando dei piccoli fiori bianchi.
Sì, erano fiori eppure... eppure parevano proprio lacrime, le sue lacrime. Pareva che si fossero congelate sul ferro intriso di sangue e che adesso stessero crescendo, come una pianta.
Nello stesso momento, Frigg avvertì un gemito sommesso.
Baldr si svegliava! Aprì gli occhi, sbatté le palpebre, la fissò sbigottito e sorrise.
Sembrava che il sole non fosse mai andato via.
 
♦♦♦
 
Quel giorno, qualcosa cambiò.
Loki no, non si dichiarò sconfitto. Un po’ per orgoglio, un po’ perché dichiararsi sconfitto equivaleva ad ammettere un crimine che non aveva alcuna voglia di confessare.
Per quanto riguarda Baldr, nemmeno lui cambiò, il suo sorriso splendette ancora per molto tempo e continuò a rischiarare i giorni cupi dei mortali.
Frigg era così felice che arrivò perfino a dimenticare la vendetta, dimenticò la sofferenza, dimenticò le lacrime e il sangue.
Quel giorno, che cambiò davvero fu solo il destino di una piccola pianticella selvatica, eletta a simbolo imperituro dell’amore che tutto può fare, anche sconfiggere la morte.

 
 
 
 
 
Note: lunghette, ma altrimenti si capisce poco. Cominciamo col dire che, per scrivere questa storia, sono partita dalla domanda: ma perché a Natale ci si bacia sotto il vischio? (Tranquilli, mi rendo conto che le persone normali non si fanno queste domande ù.ù) Girovagando qua e là, ho scoperto che la tradizione è di origine norrena e si ricollega al mito dell’uccisione di Baldr, figlio di Odino e di Frigg, dio del sole (probabilmente). Del mito ho trovato diverse versioni, alcune che finiscono bene, altre meno bene e alla fine ho deciso di fare un po’ di testa mia (alcune erano seriamente discordanti!) e di romanzare le linee essenziali, comuni a tutte le versioni. Queste linee essenziali erano: Frigg rende invulnerabile Baldr, ma scorda/non accetta (dicevo, riguardo alle discordanze? ù.ù) il giuramento del vischio. Loki se ne approfitta e, mentre tutti gli dei stanno “giocando a uccidere” Baldr, consegna un’arma avvelenata con il vischio a Hood, loro fratello cieco. Hood uccide Baldr, ma le lacrime di Frigg diventano fiori e lui rivive. Come potete constatare ho ripreso queste linee generali e mi sono sforzata di interpretarle, concentrandomi, per quanto possibile, sui pensieri dei personaggi. Qualcuno di voi lettori sarà sicuramente più esperto di me in mitologia norrena, quindi mi scuso immediatamente se avete trovato la mia versione dei fatti diversa dalla vostra, ma ho lavorato con quello che avevo. Per quanto riguarda le caratterizzazioni, ho fatto anche lì abbastanza di testa mia, contrapponendo soprattutto la “luce” di uno come Baldr, che è il dio del sole, all’ “oscurità” di Loki, dio degli inganni ecc ecc... Spero, anche qui, di non essermi scostata troppo da ciò che vi sareste aspettati.
Per finire, devo menzionare il fatto che questa raccolta di drabble/oneshot partecipa al contest “Nelle botti piccole c’è il vino buono” di fravgolina. Il compito era quelli di scrivere delle drabble fantasy, io ho optato per la possibilità di creare “multi-drabble”, cioè una sorta di long-fic a capitoli, ma i cui capitoli in realtà sono drabble.
PS (Poi me ne vado ^^) Parole come “Vischio” e “Natura” hanno la lettera maiuscola perché ho voluto personificarli. La parola “dio” e tutte le sue derivati non ce l’ha, invece, perché ho trovato da diverse dispense grammaticali che la richiede solo ove si indichi il Dio universale, mentre nella tradizione pagana ha assunto il ruolo di un nome comune. Nemmeno “sole” e “terra” ce l’hanno, perché con essi non intendevo specificatamente gli astri.
  
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