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Autore: carocrazymofo    13/10/2013    2 recensioni
"Pronto?" "Sto guardando due stelle" gli dice Harry, serio ma sorridendo, perchè gli basta sentire la sua voce per sorridere.
Il ragazzo dall'altra parte del telefono si mette seduto sul letto e accende la lampada che ha sul comodino accanto a lui; prende l'orologio da polso che lui gli ha regalato un paio di anni fa e vede l'ora. Annuisce dopo aver fatto il conto con il fuso, perchè ha capito, e sospira. "Ti ho detto che ce l'avresti fatta" gli dice sorridendo malinconico. "Com'è la notte lì stasera?" gli domanda passandosi una mano piccola sul volto stanco e sugli occhi azzurri. "Mi manchi Lou".
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Anche quella sera Harry è sul tetto del palazzo in cui vive, immobile, perso con gli occhi nel cielo nero sopra di lui e nello sfondo illuminato della cttà. Le mani sono nelle tasche forse troppo strette dei suoi attillatissimi pantaloni neri e la pelle d'oca ha incominciato a farsi vedere sui bicipiti del ragazzo, scoperti da una t shirt.
Il cielo è scuro ma Harry sa che ci sono migliaia di stelle stasera, anche se le luci di New York le nascondono, perchè le stelle ci sono sempre, rimangono lì nella stessa posizione ogni notte, per tutta la notte, per sempre. Non succederà mai che una stella si allontanerà da quella che è accanto a lei, due stelle rimaranno vicine per l'eternità. 
I capelli ricci e sporchi di Harry si muovono per il vento leggero che soffia sul suo viso bianco, e l'aria che respira dal naso è gelida, e gli libera le vie respiratorie ormai quasi costantemente bloccate. Chiude gli occhi godendosi il rumore della città che non dorme mai che gli arriva ovatatto alle orecchie per quanto si trova in alto, ed è felice che abiti proprio a New York, perchè, davvero, non riuscirebbe a vivere in una città silenziosa, che gli lasci il tempo e la possibilità di ascoltare i propri pensieri; anche se, in quel momento, lascerebbe tutto, compresa la sua amata grande mela, e raggiungerebbe Londa anche a piedi. Quando riapre gli occhi li punta in cielo; gli si riempiono di lacrime quando, dopo qualche minuto passato ad osservare lo sfondo nero, riesce a notare due puntini, lontani anni luce da lui, ma comunque abbastanza luminosi da riuscire a vederli. Gli occhi gli si riempiono di lacrime perchè dopo mesi, durante i quali ogni sera, sempre intorno alle due del mattino, sale sul tetto del palazzo ad osservare la notte e il cielo completamente vuoto, per la prima volta riesce a vedere delle stelle. Due stelle, che a lui paiono vicinissime e uniche al mondo: sono solo loro due agli occhi di Harry, vicine, per sempre.
Sfila il suo iPhone dalla tasca posteriore dei pantaloni e, senza staccare gli occhi dai due puntini luminosi, compone il numero che conosce a memoria da tempo immemorabile, e si porta il cellulare all'orecchio. Uno, due, tre, quattro squilli, e una voce stanca risponde "Pronto?" "Sto guardando due stelle" gli dice Harry, serio ma sorridendo, perchè gli basta sentire la sua voce per sorridere. 
Il ragazzo dall'altra parte del telefono si mette seduto sul letto e accende la lampada che ha sul comodino accanto a lui; prende l'orologio da polso che lui gli ha regalato un paio di anni fa e vede l'ora. Annuisce  dopo aver fatto il conto con il fuso, perchè ha capito, e sospira. "Ti ho detto che ce l'avresti fatta" gli dice sorridendo malinconico. "Com'è la notte lì stasera?" gli domanda passandosi una mano piccola sul volto stanco e sugli occhi azzurri. "Mi manchi Lou".
Gli occhi bagnati dalle lacrime fino a qualche minuto fa adesso sono asciutti e verdi come sempre, di un verde che si noterebbe anche a quest'ora col buio, sono asciutti perchè non ha tempo nemmeno per piangere quando parla con lui al telefono. Quando parla con lui al telefono non pensa ad altro se non alla sua voce, a ciò che deve dirgli, a sentire ciò che lui ha da dire e a pensare a quanto gli manchi. 
"Dimmi che ti manco" sta dicendo, con gli occhi ancora fissi sulle due stelle. Non sente niente per qualche attimo dall'altra parte del telefono, sono il suo respiro, e poi Louis che tira su col naso. "Dimmi che ti manco Lou."
"Mi manchi Harry, lo sai." e adesso sta piangendo, ed è da un bel po' di sere che non lo faceva, forse da quella notte, qualche settimane fa, quando ebbe davvero paura che Harry si buttasse giù da quel palazzo, proprio mentre parlavano al telefono. Ogni notte, da 6 mesi a questa parte, Louis riceve la sua telefonata, sempre intorno alle 022.15 del mattino, e anche se il turno al bar è finito da appena due ore e si deve svegliare entro le 9 per cominciare quello al negozio di dischi, non aspetta altro.

I due ragazzi si sentono ogni volta che possono durante il giorno, e sembrano quasi sempre tranqulli: si raccontano la giornata, scherzano, si dicono che si amano e si aggiornano sulle proprie famiglie. Ma poi arriva la notte, e tutto è diverso. Harry non chiude occhio neppure per un secondo e poi arriva un orario in cui non ce la fa più a stare sdriato sul suo letto a fissare le pareti piene di loro foto o le mensole su cui sono poggiati libri che gli ha prestato lui e souvenirs di città che hanno visitato insieme. Così si alza, accende la luce della sua camera e cammina avanti e indietro. La sua vita è cambiata, non è più la stessa, e tutto lo soffoca adesso. La casa che hanno comprato insieme cinque anni prima adesso è solo sua, e la odia. Le pareti della camera da letto nella quale non riesce più a dormire sono tinteggiate di rosso, perchè un pomeriggio lui e Louis le hanno dipinte insieme, e adesso odia quel colore con tutto se stesso. Su uno dei quattro muri ci sono solo fotografie delle loro mani, perchè facevano questo stupido gioco di fotografare le loro mani intrecciate in ogni città in cui andassero: ci sono le loro mani così diverse, una piccola e una grande e tatuata, con le dita intrecciate, sullo sfondo di Bangkok, di Shanghai, di Roma, di Parigi, di Rio e tante altre città, e adesso la voglia di Harry di strapparle tutte è paragonabile a quella di stringere ancora quelle mani. I pugni alle pareti e il sangue sulle nocche suono diventati sempre più frequenti, e vorrebbe poter stare meglio.
Ogni notte, dopo aver pianto seduto da solo sul paviemento, da solo perchè non vuole farlo parlando con Louis, sale su quel terrazzo e osserva il cielo mai stellato. Da quando è piccolo, da quando sono piccoli, Harry è sempre stato affascinato dall'astronomia e da ciò che si trova nell'universo: lui e Louis si sedevano su quel terrazzo alla ricerca delle stelle e Harry riempiva di domande il più grande che tentava di dargli risposte esaustive, nonostante la sua ignoranza in materia all'età di appena 10 anni.

Adesso Harry rimane in silenzio e lo ascolta piangere; abbassa lo sguardo su i suoi piedi scalzi, e rimane ancora in silenzio. Poi alza la testa e punta gli occhi nuovamente sul cielo nero, e su quei due puntini e sorride "Io so Lou, io so che due stelle non cambieranno mai posizione? Due stelle vicine resteranno vicine per sempre. Tra loro ci sono milioni e milioni di chilometri,  ma resteranno lì per sempre, vicine l'una all'altra. Niente potrà dividerle. Me lo hai insegnato tu". Louis si pulisce il naso con una mano e annuisce nonostante l'altro non possa vederlo. "Lou?" lo richiama il più piccolo "Si Harry, lo so" "Vai alla finestra Lou" e l'altro semplicemente si alza e percorre la poca distanza che divide il suo letto a una piazza dalla piccola finestra del suo appartamento; scosta le tende e osserva il cielo "Le vedi quelle due stelle lì sopra?" gli chiede e lui annuisce ancora, e nonostante a Londra siano le 7 del mattino e il cielo sia già di un blu indaco, e stia per far sorgere il sole, Louis, tra le poche stelle che si riescono ancora a vedere, ha capito di quali sta parlando Harry "Si Harry, le vedo" "E sai quanto è lontana Londra da New York?" gli chiede ancora, "3465.23 miglia Harry " "Esatto. E secondo te cosa sono 3465.23 miglia in confronto alla distanza tra due stelle?" "Non sono niente Harry." e adesso Louis sta sorridendo. "Ti amo" gli dice e Harry risponde "Anche io" subito prima di chiudere la telefonata.

E' il venti agosto, e oggi Louis ia laurea in astronomia. E' il venti agosto e oggi Harry non ce l'ha fatta a chiamare Louis, non si perdonerà mai il fatto di non essere stato presente in un giorno così importnate.
E' la notte tra il venti e il ventuno agosto, Louis si è laureato con il massimo dei voti e Harry è sul tetto del palazzo a fissare il cielo. Stanotte, per la prima volta, è Louis a chiamare Harry.
"Ciao" gli dice il più piccolo, con il cuore più spezzato che mai e un tono di chi non è felice da tempo "Ciao.Oggi c'è la luna blu lo sai?" "Certo." e questa volta Harry non ce la fa a non piangere, nonostante l'abbia già fatto in camera sua come ogni sera, e quindi lascia che le lacrime scendano sulle guance, ma comunque non si fa sentire. "E' da due anni che la vogliamo vedere, da quando, due anni fa, non ci siamo riusciti perchè non volevamo alzarci dal letto" gli dice Louis, e Harry ride e annuisce "E' vero, sono passati due anni. E ci eravamo promessi che l'avremmo vista insieme la prossima, quella di stasera." "Me lo ricordo" gli dice, e Harry si strofina la mano libera sul braccio nudo per riscaldarsi. "Ti ostini ancora ad uscire a mezze maniche , anche a notte fonda Harry?" .
Harry rimane in silenzio, sbarra gli occhi che teneva chiusi mentre piangeva e gli manca il respiro. Sente il suo ragazzo ridacchiare dall'altra parte del telefono, ma la sua voce è diversa, è più vicina del solito, e gli arriva sulla pelle. Sente la linea cadere ha paura a voltarsi; respira lentamente perchè non sa se il cuore potrà reggere se è davvero come pensa. Si gira lentamente, dando le spalle per la prima volta al panorama di New York e al suo cielo, e il cellulare gli cade a terra quando lo vede sorridere, con un borsone sulle spalle e le le chiavi del loro appartamente in mano, davanti a lui.
  
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