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Autore: _Nica89_    13/10/2013    3 recensioni
[La Bella e la Bestia]
L’incantesimo è stato spezzato e l’armonia è ritornata nel castello del principe. Tutto sembra procedere per il meglio, ma una parola di troppo riapre ferite, ancora non del tutto guarite.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Storia partecipante al Contest In The End di ellacowgirl in Madame_Butterfly
Titolo storia: Stelle cadenti
Autore: nica89 (sul forum) _Nica89_ (su EFP) 
Fandom: La Bella e la Bestia
Pacchetto: “Sogno” (Personaggio:Belle, Prompt: orlo, Finale: notte)
Introduzione: L’incantesimo è stato spezzato e l’armonia è ritornata nel castello del principe. Tutto sembra procedere per il meglio, ma una parola di troppo riapre ferite, ancora non del tutto guarite
Personaggi: Belle, il principe
Rating: arancione
Generi: malinconico, romantico
Avvertimenti: contenuti forti (viene trattato piuttosto esplicitamente il tema del suicidio)
Note (opzionali): La prima nota è sui nomi dei personaggi, il fatto che il principe si chiamasse Adam, ammetto di averlo scoperto per caso su wikipedia, mentre controllavo la corretta grafia degli altri nomi. Ho scelto di cambiare i nomi alla cameriera che era stata trasformata in scopa e alla cantante lirica che era l’armadio che consola Belle nel film. Nel primo caso ho scelto l’adattamento del musical (anche perché Babette suona decisamente meglio che Spolverina, considerando anche che tutti i protagonisti sono umani), nel secondo ho preferito una prima versione del nome, Madame Armoire, rispetto a Guardaroba o Madame de la Grande Bouche. Mi sono completamente inventata il nome del cuoco (per intenderci, la stufa del cartone animato, che sbraita quando scopre che Belle non ha cenato con la Bestia). Mi sono presa una “licenza poetica” anche sulle stelle cadenti, alla fine della storia, “scientificamente” non è correttissimo, ma parlare di meteore in una storia come La Bella e la Bestia era proprio brutto.
 
 
 
 
Stelle cadenti
 
Da quando l’incantesimo era stato spezzato, al castello erano ritornati il buon umore e l’allegria. L’inverno aveva lasciato il posto alla primavera, che aveva portato con sé il matrimonio tra Belle e il Principe, per la gioia di Maurice e di tutti gli altri abitanti del castello. Ben presto le tiepide brezze primaverili avevano, a loro volta, ceduto il passo alle calde giornate estive e nulla sembrava poter turbare nuovamente l’armonia che si era ricreata.

“Ti ho battuto!” esclamò Belle trionfante, tirando verso di sé le briglie di Philippe, per rallentarne l’andatura.
“Solo perché ti ho fatto vincere” le rispose prontamente il principe, smontando da cavallo e avvicinandosi alla ragazza, ancora in sella a Philippe, per aiutarla.       
La giovane rise, lasciandosi cadere tra le braccia del marito che la posarono delicatamente a terra. Per ringraziarlo, gli pose un veloce bacio sulle labbra, prima di incamminarsi con lui verso il castello.

“Chissà cosa ha preparato oggi il nostro cuoco, sto morendo di fame!” iniziò Belle, trascinando il principe verso l’imponente scalone centrale.
“Sono sicuro che se volessi qualcosa in particolare Monsieur Étuve te lo preparerebbe.”
 “Sì, farebbe i salti mortali pur di accontentarci, ma decidere di cambiare il menù a mezz’ora dalla cena sarebbe una cattiveria” commentò Belle, ancora col sorriso sulle labbra.

Adam scosse la testa, senza riuscire a staccare gli occhi dalla ragazza che aveva di fronte, rapito dal suo volto ancora arrossato per la cavalcata.     
“A proposito di crudeltà, – ironizzò – stavo pensando a cosa dirà Madame Armoire nel vedere i tuoi capelli in quello stato.”
“Stai giocando sporco!” esclamò Belle, dopo aver lanciato una fugace occhiata a uno specchio poco distante, facendo ridere il giovane, oltre che a far spuntare un sorriso anche a Bebette, intenta a spolverare – e a origliare – il più discretamente possibile. Mrs. Bric si avvicinò ai due padroni, annunciando a Belle che Madame Armoire la stava attendendo. La ragazza annuì e si affrettò a raggiungere le sue stanze.

“Oggi è stata una giornata meravigliosa” iniziò Belle, mentre la servitù sostituiva prontamente i piatti vuoti con le coppe per il dessert.   
“Stavo pensando che domani potremmo andare al villaggio, magari potremmo fermarci da mio padre per la notte” continuò la ragazza, sperando di poter realizzare il suo progetto.   
“Domani?” domandò il principe, arrestando il cucchiaio a mezz’aria e fissando negli occhi la moglie.
“Sì, domani. Oppure avevi già programmato qualcosa di diverso?”           
“Nulla, – rispose evasivo Adam – ma non credo che sia una buona idea.”
“Andare da mio padre?” domandò incredula Belle.
“Andarci domani” la corresse bruscamente lui. Tutti i domestici presenti si scambiarono degli sguardi preoccupati.           
“Non capisco. – ammise la ragazza – Tra l’altro domani sarà la notte di San Lorenzo …” a quelle parole Mrs. Bric soffocò un gemito, mentre il principe picchiò entrambe le mani sul tavolo per zittire la moglie, che sobbalzò, come il resto dei presenti.

“Ho detto che domani non verrò. Tu sei libera di fare come meglio credi, ma non voglio più sentire nominare la notte di San Lorenzo. Sono stato chiaro?” domandò il principe, aumentando minacciosamente il tono di voce.          
Belle rimase così sconvolta da quel repentino cambiamento che non riuscì a proferire parola.
“Bene” concluse il principe, interpretando il silenzio della ragazza come un segno di assenso, uscendo dalla stanza come una furia.          
“Aspetta” provò a fermarlo Belle, quasi risvegliandosi improvvisamente da quello stato d’inedia, ma Mrs. Bric la fermò delicatamente. 
“Il padrone ha bisogno di rimanere da solo” cercò di spiegare la donna.   
“Se volete, andremo io e Tockins da lui – si offrì Lumière – non temete, lo faremo ragionare”. Belle annuì meccanicamente.  
“Venite, vi accompagno in camera” si offrì ancora Mrs. Bric, sorreggendo la ragazza per un braccio.
Belle si scostò.   
        
“Non voglio andare nella nostra stanza” ammise con un filo di voce, appena udibile dalla donna che le stava accanto.           
“Come volete” l’assecondò la domestica.    
“Accompagnatemi nella mia vecchia camera” domandò la ragazza, facendosi forza per trattenere le lacrime che premevano per uscire. Nel silenzio generale, Belle lasciò la sala da pranzo. Nessuno fiatò, nemmeno dopo che si fu allontanata. Venne sparecchiato in silenzio, come era solito fino all’anno precedente, con l’unica differenza che a muoversi per la sala erano tutti esseri umani, e non oggetti animati sotto l’incantesimo della fata.

Nel frattempo, nell’ala ovest, Adam stava discutendo con Tockins e Lumière, gli unici due servitori, in grado di calmarlo nei momenti più difficili.    
“È forse tanto assurdo chiedere di cambiare giorno?” sbottò ancora il principe in direzione dei due uomini, misurando la stanza a grandi passi, proprio com’era solito fare quando era ancora una bestia.
“Tecnicamente parlando, quella che voi avete fatto a cena era più simile a una pretesa, piuttosto che a una richiesta” puntualizzò Tockins, ricevendo una gomitata da Lumière, oltre che un’occhiata glaciale da parte del principe.  
“Padrone, forse mi sbaglierò, ma agli occhi di vostra moglie questo può sembrare un semplice capriccio …” cercò di mediare Lumière, ma fu interrotto da uno scatto d’ira del giovane.           
“Credi davvero che il mio sia un capriccio?”           
“No, signore” si affrettò a rispondere l’uomo.         
“E allora perché lei dovrebbe vederlo come tale?” domandò ancora Adam.
“Dovete però capire che lei non poteva saperlo. Un anno fa lei non c’era” provò a farlo ragionare Tockins.
“E non deve sapere cosa è accaduto quella notte”.  
“Io sono sicuro che capirebbe” tentò ancora Lumière.        
“E se non lo facesse? – lo interruppe Adam, temendo le conseguenze di quell’ipotesi e affrettandosi ad aggiungere – No, non lo deve sapere.” Il tono gelido del principe non ammetteva repliche, così gli altri due uomini rimasero in silenzio, in attesa di nuove disposizioni del padrone.

“Credetemi madame, mi è sembrato di rivivere quei primi momenti qui al castello, è stato orribile!” si confidò Belle, prima di appoggiare il bicchiere di vetro sul comodino accanto al letto. Madame Armoire allungò la sua mano per stringere quella della ragazza, senza dire nulla.        
“E poi, perché tanta ira? Non vedo cosa ci sia di male a nominare la notte delle stelle cadenti, è una delle notti più belle e magiche dell’anno” s’infervorò Belle.          
“Se posso permettermi, credo che il padrone sia stato troppo brusco con voi, ma se ha reagito in maniera così violenta avrà avuto le sue ragioni” rispose la donna, senza sbilanciarsi.       
“Come potete difenderlo così?” domandò piccata la ragazza, talmente presa dalla conversazione da non accorgersi che qualcuno aveva socchiuso la porta della camera. Madame Armoire iniziò a prendere tempo, conscia che non spettasse a lei rivelare i segreti del principe.

“Vi piacciono le stelle cadenti?” domandò la donna.          
“Molto, – iniziò Belle, non capendo dove l’altra volesse portare la conversazione – da bambina mio padre mi portava nel prato dietro casa, ci sdraiavamo uno accanto all’altro e osservavamo il cielo. Una volta mi raccontò che se due innamorati vedevano insieme una stella cadente, il loro amore sarebbe stato destinato a durare per sempre. Da allora, ogni anno, aggiungeva sempre che anch’io, un giorno, avrei visto una stella cadente insieme alla persona che avrei amato” raccontò la ragazza, perdendosi nei ricordi.
“È una storia molto bella” concordò Madame Armoire.      
“Credete che Adam possa cambiare idea?” 
“Non saprei …” esitò ancora la donna, riluttante a tornare sull’argomento.           
“Voi mi state nascondendo qualcosa. Perché?” domandò ancora Belle, con una nota di tristezza nella voce. Madame Armoire abbassò lo sguardo, senza rispondere.       
“Sono stato io a impedirlo. – ammise una voce, velata di tristezza – A Madame Armoire, come a tutti gli altri abitanti del castello” continuò il principe, rivelando la sua presenza.

Le due donne sussultarono per quell’interruzione improvvisa.       
“Belle, seguimi.”       
“Perché?” domandò la ragazza.        
“Credo che tu debba sapere” qualcosa, nel tono della voce di Adam, la spinse ad alzarsi dal letto e seguirlo. I due s’incamminarono in silenzio fino a raggiungere l’ala ovest del castello. Belle si fermò alla fine della scalinata, memore di ciò che era accaduto l’ultima volta che era entrata in quelle stanze.       
“Non avere paura” la esortò il principe, accompagnandola fino alla stanza che una volta custodiva la rosa incantata, della quale rimaneva solo la campana di vetro, a ricordo del sortilegio della fata.

“Ti avverto, non sarà una storia felice. Anche se, forse, lo avevi già intuito” ammise il giovane, fissandola negli occhi. Belle annuì e lui fece altrettanto, prima di darle le spalle e di appoggiarsi pesantemente alla balaustra del balcone, che dava sull’imponente viale d’ingresso. Inspirò a fondo, preparandosi a rivivere uno dei momenti che aveva, con più forza, cercato di dimenticare.

“Dicono che la notte di San Lorenzo sia una di quelle più magiche. – iniziò Adam, a voce così bassa che Belle dovette avvicinarsi, per essere sicura di cogliere ogni parola – Io lo credevo realmente” continuò. La sua voce, da fredda e impassibile, si riempì di sofferenza, di un dolore quasi fisico e palpabile che tolse – per un momento – il fiato ad entrambi.

“La disillusione e la disperazione si erano già fatte largo in me da tempo, ma sapere di avere solo pochi mesi per non rimanere una bestia per sempre era qualcosa che diventava, di giorno in giorno, sempre più insopportabile.       
Mi sembrava di correre verso il mio ventunesimo compleanno e che questo si avvicinasse sempre più veloce e inesorabile.” Il principe chiuse gli occhi, cercando le parole e il coraggio per proseguire.

“Quel giorno fui più irascibile del solito. Mi chiusi in questa stanza e vi rimasi per tutto il giorno, maledicendo il fato crudele che aveva intrecciato il mio cammino con quello della fata. Naturalmente, io non ne avevo nessuna colpa. – sorrise amaramente – Ancora non avevo capito quali erano stati i miei errori.” Adam scosse la testa, provando compassione per quel ragazzo che aveva negato ospitalità alla povera mendicante, a causa del suo aspetto.

“Poi, mi tornò in mente una storia della mia vecchia balia, che raccontava di come le stelle cadenti, in realtà, fossero le lacrime degli dèi, in grado di esaudire i nostri desideri. Non so bene cosa mi aspettassi, ma desiderai con tutto me stesso di vedere una stella cadente, come se questo avesse potuto rompere il sortilegio. Rimasi per buona parte della notte a osservare il cielo. Ero sicuro che fosse la notte giusta, eppure non riuscii a vederne nemmeno una. Mi sembrò che anche il cielo si prendesse gioco di me, negandomi anche quella folle speranza.” La voce del principe s’incrinò e lui fu costretto a fermarsi. Belle posò una mano sulla sua spalla, lui la strinse, senza staccare gli occhi dal vuoto sotto di sé.

“Scappai dal castello. Corsi senza meta attraverso il bosco. Mi fermai solamente sull’orlo di un precipizio. Non so cosa mi trattenne dal continuare la mia folle corsa. Rimasi immobile, pensando al destino che si stava divertendo, muovendomi come una marionetta. Eppure, in quel frangente, mi sembrò di avere una possibilità. Avevo trovato un modo sottrarmi a quella tirannia: mi bastava saltare.           
Nella mia mente era tutto cristallino ed estremamente facile, vedevo le azioni da compiere come se qualcuno me le mostrasse passo a passo; bastava che prendessi la rincorsa e saltassi. Perfino una bestia come me ne sarebbe stata in grado”. Belle rabbrividì a quelle parole.

“La cosa di cui più mi vergogno è che ero realmente disposto a farlo. Ero là, reso folle dalla disperazione sull’orlo di un precipizio. Avevo, ormai, rinunciato all’idea di tornare umano, non m’importava più nulla dell’incantesimo, non ne sarei rimasto schiavo ancora a lungo, se avessi scelto di saltare. Eppure non riuscivo a muovermi, mi sentivo paralizzato da qualcosa al quale non sapevo dare un nome. Crollai a terra, odiandomi per essere stato così codardo e incapace di mettere fine alla mia condizione di bestia. Del ritorno al castello non ho ricordi, se non il senso di vergogna e il disprezzo verso me stesso che aumentavano di giorno in giorno. Quando scoprii che Tockins e Lumière avevano visto tutto attraverso lo specchio, mi vergognai di aver cercato una fuga tanto miserevole. Non volevo che si sapesse cosa fosse accaduto sull’orlo di quel burrone, anche se probabilmente era già troppo tardi.”

“Per questo hai dato ordine ai domestici di non parlarne” concluse Belle, con un filo di voce, stringendosi al marito, come per proteggersi dal freddo che stava provando in quel momento, nonostante l’aria tiepida.           
“Sì. – ammise Adam – Mi dispiace, non avrei dovuto trattarti in quel modo, a cena. Tu non potevi sapere” si scusò il principe, cingendo protettivo la ragazza.

Confortata da quell’abbraccio, Belle sorrise debolmente in direzione del marito. Improvvisamente i suoi occhi furono catturati da una scia d’argento.        
“Guarda! – esclamò la ragazza, indicando l’astro in movimento – una stella cadente, esprimi un desiderio!”
Il principe sorrise, osservando la scia luminosa scomparire nel buio della notte.
“Allora? – lo esortò Belle – Lo hai espresso?”         
“No” rispose tranquillamente il giovane.      
“Come no?” domandò sorpresa la ragazza.  
“Tutto quello che desidero lo sto già stringendo tra le braccia” confessò Adam, prima di baciarla dolcemente sulle labb
ra.
  
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