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Autore: Najara    06/04/2008    6 recensioni
(cold case) ecco una ficcina sul mio telefilm preferito in assoluto (leggi: fissata)... Lilly è alle prese con un nuovo caso che risveglierà le sue vecchie paure e un sogno ricorrente complicherà le cose... buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sogno

Il sogno

Si trovava in un cerchio di luce, fuori da questo solo oscurità, era spaventata e sola, con la coda dell’occhio vedeva dei movimenti nell’ombra ma appena si girava erano spariti, stranamente quella apparizioni le davano speranza e vederli sparire la riempiva di terrore e tristezza. Era sola, completamente sola. All’improvviso una sensazione di calma e sicurezza scese su di lei una figura era apparsa alle sue spalle non si voltò temendo di vederla sparire, ma questa rimase e si avvicinò, lei allora girò lentamente su se stessa…

La sveglia suonò e Lilly si svegliò ma non si mosse non voleva perdere le sensazioni provate a causa della figura uscita dall’ombra. Ma la sveglia imperterrita suonava così Lilly si mosse la spense e si alzò. Mentre si preparava per andare al lavoro rifletteva sul sogno. Era raro che ricordasse così chiaramente i sogni, in genere li dimenticava a meno che non fossero incubi, quelli le rimanevano nella mente per tutto il giorno disturbandola. Ma questo era diverso, sì era iniziato come un incubo ma per poi finire con quella magnifica sensazione di sicurezza forza e calma provocate dall’ombra… l’ombra appunto chi poteva essere non riusciva ad immaginarlo le sfuggiva, era fastidioso, provava la stessa sensazione di quando stava per risolvere un caso, ottenendo una confessione, la certezza di dire esattamente la parole giuste, di far leva sui sentimenti che avrebbero indotto il sospettato a dire la verità, ma questa chiarezza non arrivava per il sogno era li ma niente di più. Chiuse la porta di casa e si avviò, faceva piuttosto freddo ma le strade a quell’ora erano libere e arrivò agli uffici abbastanza in fretta. Come al solito era la prima ad arrivare, quindi si mise a rileggere il rapporto del caso appena chiuso. Stillman, Jeffris e Vera arrivarono insieme chiacchierando della partita di basket della sera prima. “Ciao, Capo, Will, Vera” “Ciao Lilly” la salutarono. Stillman andò nel suo ufficio, Will e Vera alla loro scrivania. Vera ancora mezzo addormentato la guardò e le disse “ Sempre la prima eh! Ricordami di non chiederti mai di prestarmi la tua sveglia!” la risposta di Lilly non si fece attendere “ Temo che neanche la mia sveglia avrebbe effetto su di te!” risero tutti “ No, non ditemi che mi sono perso Vera al tappeto!” Era arrivato anche Scotty. Il brontolio di Vera fu accolto da un'altra risata. Scotty si avvicinò a Lilly “Giorno, dormito bene?” “Si… ho fatto uno strano sogno…” Scotty le sorrise stava per risponderle quando Stillman uscì dall’ufficio tutti si girarono verso di lui “Un nuovo caso capo?” chiese Lilly tutti conoscevano quella faccia. Infatti era così, Stillman espose i fatti, era stato ritrovato nel Delawere il cadavere di un giovane, Jack Harrison, scomparso nel 1997. La scomparsa era stata denunciata dal datore di lavoro. “Il ragazzo viveva solo, niente genitori, fratelli, sorelle o parenti” a queste parole Lilly si irrigidì: era solo, la chiara e terrificante sensazione di solitudine che l’aveva tormentata nel sogno le si ripresentò prepotente, si allontanò dai colleghi. “ Che ti succede?” le chiese Scotty che l’aveva seguita e la osservava con sguardo preoccupato, la voglia di dire a Scotty quanto si sentiva sola la travolse, ma eresse il suo scudo come aveva imparato a fare così bene fin da piccola, lo scudo che la proteggeva dalle emozioni, che escludeva gli altri “Niente…” il sogno le si ripresentò ancora alla memoria la necessità di non sentirsi sola, per un attimo lo scudo tremolò e lei stava per dire la verità, ma Vera li raggiunse “Allora noi andiamo dal datore di lavoro e voi all’appartamento dove abitava, magari è rimasto qualcosa di lui”. Scotty guadava ancora Lilly con aria preoccupata ma lei gli sorrise “Vado a prendere i cappotti, prendiamo la mia o la tua macchina?” dicendo questo si allontanò. Passarono la giornata ad indagare nel passato del ragazzo, un passato davvero triste: sua madre era morta quando lui aveva appena tre anni e suo padre un poco di buono, alcolizzato e violento era finito in prigione lasciando il bambino ai servizi sociali. Il padre uscito di prigione aveva festeggiato in un bar dove coinvolto in una rissa era stato ucciso. Il bambino, ormai undicenne, non era più stato adottato ed era passato da un famiglia all’altra. A sedici anni era scappato e dalle indagini risultava che aveva trovato un lavoro al porto, il suo datore di lavoro era “un pezzo di …” come l’aveva gentilmente descritto Vera e “l’appartamento” non era niente di più che un buco con una branda e un fornello del gas. Più l’indagine andava avanti più Lilly disperava di trovare qualcuno che avesse voluto bene al giovane e questo la spaventava perché la sua vita si specchiava in quella di lui. Certo lei aveva i suoi colleghi e loro le erano affezionati, per Stillman era come una figlia e malgrado le battutaccie sia Vera che Will le volevano bene ed erano sempre pronti a difenderla. E poi c’era Scotty, era l’unico che riusciva a capirla che tentava di tirarla fuori dal suo guscio, era l’unico a cui aveva parlato di Joseph perché era l’unico ad aver capito che c’era qualcosa che non andava, anche alla morte della madre era lui che aveva capito ed era arrivato pronto a dargli tutto il suo conforto, ed era lui che lei aveva chiamato quando era in ostaggio nella sala interrogatori e lui, anche quella volta, non era mancato. Era lì per lei sempre e glielo aveva detto chiaramente. Eppure lei non riusciva ad aprirsi anche se avrebbe tanto voluto. Le parole che aveva detto a Joseph “non voglio rimanere sola” erano state una forte richiesta di aiuto ma lui le aveva interpretate male come un “piuttosto che sola meglio stare con te” quando lei aveva voluto esprimere la necessità che aveva di lui il desiderio di amare qualcuno senza essere ancora pronta a farlo, la volontà di aprirsi ed amare senza paure ma lui non aveva capito e così era finita. Non aveva mai riflettuto su queste cose, ma il sogno e l’indagine avevano fatto sorgere in lei per la prima volta queste riflessioni.

Le indagini andarono avanti per tutto il pomeriggio e la sera infine Stillman mandò tutti a dormire. Lilly arrivò a casa si coricò e si addormentò. Il mattino seguente le indagini ripresero ma i vari interrogatori non davano niente, i vicini del giovane lo ricordavano appena. Lilly cercava disperatamente qualcuno che conoscesse veramente il ragazzo, che gli avesse voluto bene.

Scotty non aveva più cercato di ottenere una confidenza da Lilly sapeva che doveva lasciarla tranquilla però era preoccupato, vedeva che c’era qualcosa che la disturbava ma non sapeva cosa e non osava chiedere temendo che lei alzasse le sue barriere, lo feriva vederla erigere le sue difese contro di lui, ma sapeva che non lo faceva apposta, sapeva che lo faceva per difendersi, aveva sofferto molto e lui questo lo capiva.

Tornati in centrale, dopo l’ennesimo interrogatorio, che non aveva portato a niente, trovarono Vera trionfante “Ho trovato la sua ragazza!” dichiarò soddisfatto di sé “Un collega del ragazzo me ne ha parlato al porto” Lilly era sollevata “La interrogo io, ma come mai non si è saputo prima?” Vera rispose “Sfortuna, l’uomo che me l’ha detto, un certo Bishop, era fuori città per un matrimonio, ho potuto interrogarlo solo oggi, per fortuna ricordava di aver visto la nostra vittima andare via con una ragazza e ne aveva sentito il nome, l’ho trovata e portata qua, tutta tua Lilly!”. L’interrogatorio fu semplice, la donna confermò di essere stata la fidanzata della vittima, ma disse che si erano lasciati qualche mese prima della sua morte, Lilly volle sapere perché al che la donna chiarì che non era stata colpa sua, lei gli aveva voluto bene, ma lui “Innalzava sempre le sue barriere, non voleva assolutamente parlare del suo passato, ad ogni riferimento ai genitori diventava di ghiaccio e io non ne potevo più, non so neanche se mi amava davvero, non esprimeva niente di sé…”. La lasciarono andare.

Lilly, che alla notizia del ritrovamento della fidanzata era sembrata nettamente più sollevata, agli occhi attenti di Scotty, alla fine dell’interrogatorio appariva di nuovo abbattuta. Stillman comparve e chiese il risultati delle indagini. Il resoconto di Scotty fu purtroppo breve, non avevano fatto nessun passo avanti, l’unica cosa era l’assenza dal conto del ragazzo di trecento dollari prelevati il giorno stesso della morte, ma non si sapeva per cosa, avevano escluso la droga e gli strozzini, poco probabili viste le azioni del ragazzo, l’ultima speranza era l’autopsia che non era ancora arrivata. Il resto del pomeriggio lo passarono attendendo i referti medici, Scotty cercò varie volte di parlare con Lilly ma veniva sempre interrotto, alla fine Stillman lì mandò tutti a casa, il medico legale aveva riferito che i risultati dell’autopsia sarebbero arrivati l’indomani mattina, era inutile attendere ancora. Andarono tutti a dormire.

Era di nuovo nel cerchio di luce sola. Questa volta però vedeva chiaramente le persone nell’ombra erano i suoi colleghi Stillman Vera e Will tentavano di arrivare a lei, ma l’oscurità li teneva lontani e lei non riusciva a muoversi per aiutarli. Era attanagliata dalla paura e dalla solitudine, ma arrivò di nuovo l’ombra a rassicurarla, superò il cerchio di tenebre e le si avvicinò, questa volta lo guardava ma non riusciva a riconoscerlo, anche se c’era qualcosa di famigliare nel suo modo di muoversi, le sensazioni di serenità e sicurezza la invasero spazzando la paura. L’ombra le parlò con voce dolce sorridendo…

La sveglia la fece sobbalzare, la spense, non riusciva a ricordare le sue parole era una sensazione fastidiosa come la prima volta ma più intensa sapeva che era importante. Fece una doccia per scacciare quel fastidio.

Arrivò alla centrale per prima, gli altri la raggiunsero poco dopo. Non passo molto tempo che videro arrivare il medico legale che si scusò per i tempi lunghi dell’autopsia causati da una mancanza di medici ed un aumento dei delitti. La causa del decesso non era come si era sospettato la botta alla testa, ma la caduta dal ponte nel fiume Delawere dove era stato rinvenuto qualche giorno prima. Era inoltre stato trovato un biglietto nella sua giacca, il medico si scusò per non aver fatto pervenire prima il biglietto ma purtroppo oltre all’autopsia anche l’analisi degli oggetti trovati sul cadavere era avvenuta solo la sera prima. Il biglietto era stato analizzato e la scientifica era riuscita ad ottenerne il contenuto. Lilly lo prese e iniziò a leggere:

“Ho scritto questo biglietto perché so di non essere in grado di dirti queste cose a voce, ma giuro che farò in modo di cambiare. Lo so che non ti merito ma ti amo! E spero che questo anello te lo provi”.

“Probabilmente era per Sara, la ragazza che ho interrogato ieri, e la mancanza dei trecento dollari potrebbe spiegarsi così, ma allora chi l’ha picchiato e spinto giù dal ponte?” aggiunse Lilly. La risposta non venne, però, considerando l’ora probabile del decesso e la testimonianza di una vicina che lo aveva visto uscire di casa quella notte, era più verosimile il fatto che lui stesse rincasando dopo aver passato del tempo fuori, probabilmente per consegnare l’anello e il biglietto a Sara, e solo sulla via del ritorno avrebbe incontrato il suo assassino. Si decise di riinterrogare Sara. Appena arrivata fu condotta nella sala interrogatori e Stillman si incaricò dell’interrogatorio. Will e Vera erano fuori, Lilly andò nella sala accanto quella degli interrogatori per osservare le reazioni di Sara.

Stillman iniziò “Sara, sappiamo che Jack stava venendo da voi quella sera l’avete visto? Dite la verità!”

Sara lo guardò, sbalordita “Da me?” chiese “è impossibile non ci sentivamo da mesi!”

Stillman insistette “Ci pensi, se fosse venuto da lei cosa lo avrebbe fatto andare via? Chi avrebbe potuto incontrare?”

Sara divenne improvvisamente pallida “Non è possibile, non può essere stato lui…”

“Di chi sta parlando Sara, me lo dica!”

“Non posso!”

Stillman prese il biglietto che avevano trovato sul corpo di Jack “Glielo deve era venuto per lei, per dirle che l’amava!”

Sara lesse il biglietto e le lacrime, che aveva a stento trattenuto, iniziarono a scendere sulle sue guance.

Lilly aveva osservato tutto e sapeva che ora avrebbe detto la verità e probabilmente avrebbero preso il colpevole. La porta si aprì e Scotty entrò nella sala “Ce l’ha fatta? Abbiamo un nome?” Lilly si girò verso di lui “Non ancora, ma non ci vorrà molto”. Scotty la guardò “Cosa c’è Lil?” Lei non rispose “Perché questo caso ti fa stare così male?” Lilly lo guardò e le parole che l’ombra del sogno gli aveva detto le parvero all’improvviso chiarissime: “Lasciali entrare”. Lo scudo che per quasi tutta la vita aveva eretto tra lei e gli altri crollò. “Perché ho paura Scotty, non voglio morire da sola…” Scotty la guardò sorpreso “Lil tu non sarai mai sola, io sarò sempre qui per te! Sempre!” Fece un passo verso di lei, i suoi occhi erano colmi di lacrime, lui sapeva quanto quella confessione le era costata. Si avvicinò ancora, non aveva mai osservato i suoi occhi da così vicino erano di un intenso azzurro. E poi fece ciò che pensava non avrebbe mai avuto il coraggio di fare, ma in quel momento gli sembrò la cosa più giusta. La baciò.

Lilly si rese conto che le sue parole non erano vuote, ma che venivano dal cuore, sincere, una gioia improvvisa la prese e le colmò gli occhi di lacrime. Gli occhi scuri di Scotty esprimevano tenerezza, non li aveva mai visti da così vicino. Quando la baciò, rispondere sembrò la cosa più normale e giusta da fare.

Nella sala accanto Stillman aveva il nome che voleva, Sara quando aveva lasciato Jack, aveva iniziato una relazione con un uomo di nome William Parker, un uomo violento, che la sera in questione era da lei, ricordava che era uscito all’improvviso di casa, per tornare solo ore dopo, con un ghigno sulla faccia e le aveva detto :”Ora sei tutta mia, baby, non si torna indietro!” lei non aveva capito, ma ora era tutto chiaro. Stillman si alzò per sentire i commenti di Lilly nella sala accanto.

La porta si aprì e Scotty fece veloce un passo in dietro lontano da Lilly, Stillman entrò e guardò Lilly “Allora cosa ne pensi? Direi che lo teniamo no?” Lilly lo guardò sorpresa non sapeva cosa dire si era persa tra le braccia di Scotty e non aveva assolutamente sentito il racconto di Sara. Scotty intervenne in suo aiuto con un cenno del capo, lei allora rispose “Sì capo, se ci dà il rapporto con il nome, cerchiamo se è schedato” Stillman li osservò entrambi, nel sorriso che Scotty aveva rivolto a Lilly c’era qualcosa di strano, non si fece altre domande e consegnò il rapporto a Lilly che uscì dalla camera, seguita da Scotty. Appena lontano dallo sguardo di Stillman si mise a leggere velocemente il rapporto per poi passarlo a Scotty che fece altrettanto. Finito di leggere Scotty la guardò “Lil per prima… sono contento di averlo fatto… tu?” Lilly gli rivolse un sorriso luminoso e il cuore di Scotty perse un battito, “Intendi: farci quasi prendere da Stillman?” arrivarono alla loro scrivania. Vera e Will erano appena rientrati, Lilly si voltò verso Scotty e disse semplicemente “Anche io”. Poi fece un veloce resoconto ai colleghi sbalorditi per il rapido volgersi alla fine di un caso praticamente bloccato.

Nello schedario risultava il loro sospetto, era in carcere da due anni per aver selvaggiamente picchiato un uomo che si era permesso un commento sulla sua ragazza. Tutto tornava. Lilly e Scotty andarono ad interrogarlo.

“Ispettori della Omicidi Rush e Valens, ci hanno detto che lei è un tipo geloso… e violento…” iniziò Lilly “Cosa volete da me, sono già in gabbia, no?” rispose in malo modo William, Scotty intervenne “Parliamo di Sara, gran bella donna, no?… io ci farei un pensierino…” William lo guardò furioso “Quella putanella mi ha lasciato!” “Davvero? Dopo quello che tu hai fatto per lei?” Insistette Scotty “Sappiamo quello che hai fatto e se un uomo lo avesse fatto per me certo non lo lascerei…”aggiunse Lilly. William iniziava a agitarsi “Infatti!” “A meno che…” insinuò ancora Lilly “A meno che… cosa?!” “A meno che… lei non amasse ancora l’altro…” William saltò su verso Lilly, Scotty si interpose immediatamente e lo spinse di nuovo verso la sedia “Stai seduto!, allora è andata così, lo hai ucciso per liberarti di un rivale e scopri che lei non ti voleva … patetico!” William era rosso di rabbia, Lilly intervenne “L’hai picchiato e buttato giù dal ponte sei stato tu il più forte, non è vero?” “Sì, sì era un pivello ma lei lo voleva ancora così quando l’ho visto arrivare mi sono precipitato fuori e l’ho colpito, Sara non se n’è nemmeno accorta è stato sufficiente un colpo perché crollasse svenuto, poi l’ho caricato in macchina e buttato giù dal ponte!” William aveva ceduto, far leva sul suo ego era stato sufficiente, confessò di aver trovato l’anello e di averlo venduto per qualche centinaio di dollari ad un suo amico. Scotty e Lilly lo rimisero in cella dove sarebbe rimasto molto più del previsto.

Chiuso il caso non rimaneva che scrivere i rapporti. Scotty e Lilly ritornarono alla Centrale. In macchina Scotty sbirciava, Lilly persa nei suoi pensieri, lei se ne accorse e gli sorrise “E’ stato facile no?” Scotty non rispose subito la guardò “ Si… Lil…” si interruppe non sapeva cosa dire. Lilly lo guardò, aveva finalmente compreso appieno il sogno: l’oscurità era lei stessa a crearla, era lei a tenere lontano tutti a non lasciarsi toccare. Ma l’ombra aveva fatto breccia, l’aveva liberata da se stessa, ormai era chiaro di chi si trattasse.

“Ti amo Scotty”.

  
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