Questa è una raccolta di tutte le giocate realmente effettuate all'interno di una community fantasy medievale GdR (Gioco di Ruolo). Ogni capitolo appartiene ad una parte della vita del protagonista della raccolta, Hoghan, personaggio mosso da me all'interno della community (Extremelot).
I personaggi di questo capitolo sono; Hoghan (Essendo il mio personaggio sarà presente all'interno di ogni capitolo), Sarellah (Si vedrà spesso), Debra (Una comparsa), Chesyla (Potrebbe capitare nei prossimi capitoli) Alayen (Come Chesyla)
La narrazione
rappresenta la prova che Hoghan dovrà sostenere per
prendersi la fiducia della Strada, che è una banda di
malviventi che fanno parte della Gilda della "Reggia dei Miserabili".
Il suo obiettivo di fatti è quello di dimostrare di essere
all'altezza di entrare all'interno della "Famiglia". Non aggiungo altro
perchè non voglio rivelare altri spoiler, in ogni caso,
buona lettura, e spero vi piaccia ^^
NB:
I personaggi trattati fanno parte di un contesto puramente virtuale, e
i fatti narrati sono realmente avvenuti all'interno della community.
Pertanto i rispettivi proprietari dei personaggi sono al corrente
dell'utilizzo del materiale da me trattato.
Buona lettura ^__^
Non era la noia
a rendere quel
giorno diverso dagli altri, non era la pioggia all'esterno che rendeva
quel
pomeriggio così maledettamente diverso.
E pure
nell'aria c'era un'atmosfera
di assoluta attesa, come se effettivamente qualcosa stesse per accadere.
Due donne
sembravano avanzare lungo
i gradini che conducevano presso il piano inferiore di quella calda
locanda.
Un posticino accogliente, che solitamente era frequentato da coloro a
cui non
dispiaceva scambiare quattro chiacchere con gli amici.
Un luogo di
ritrovo per i giovani
scavezzacollo, insomma, un luogo dove poteva succedere di tutto, ma
proprio di
tutto.
Un'espressione
di scherno dipintasi
lungo il viso latte della bionda, abbigliata da un pesante raso di seta
che le
fasciava il busto, facendosi ampio e svasato lungo la gonna che
scivolava sino
al pavimento. Una mezzatunica in lana grigia, sotto i neri pantaloni,
che
s'infilavano perfettamente lungo gli stivali, alti sino al ginocchio.
Lungo la
vita una cinta in bella vista, e lungo la coscia destra l'evidente
presenza di
uno stiletto legato alla cintola. Lungo quei suoi capelli biondi,
raccolti in
uno chignon, un giglio bianco ad adornarne la sua aurea cascata.
La sua mano
destra, dapprima
appoggiata lungo il corrimano, che lentamente si spostò ad
avvolgere la sua
area visiva, esortando la compagna a prendere il passo dinnanzi a lei.
"Prego Chesyla, dopo di
voi."
Quel suo
ciarlare con evidente
enfasi, la monella dal volto di donna, che non si fermava davanti a
niente e a
nessuno, irriverente e diabolicamente cinica.
Ed in effetti
la reazione di Chesyla
non tardò ad arrivare, la quale mostrando un'evidente
espressione di
rassegnazione, si fece strada lungo quei gradini, scendendoli con la
dovuta
attenzione affinchè non capitolasse sino alla sala comune.
Uno sferragliare di
oggetti metallici nella sua borsa, destava di certo la
curiosità di coloro che
all'interno stavano brindando alla salute di chi sa quale nuovo
fidanzamento.
In fin dei conti era sempre così. C'era sempre una scusa per
prendere da bere.
Che fosse morto un nemico, o che un amico si fosse sposato, non aveva
importanza, purchè ci fosse sempre un motivo per prendere da
bere ed esultare
tutti felicemente.
"Che siete gentile,
Sarellah."
Nel baccano
prodotto da quei giochi
che l'alcol manifestava, un figurino dal fisico scarno giaceva
semiseduto in
una posizione pseudo-fetale, come il più squallido dei
vagabondi.
E in effetti,
l'impressione da lui
data, non era dissimile da quella di un vagabondo.
Un pantalone
grigio che gli arrivava
sino a metà polpaccio, che faceva a pugni con la camicia
sgualcita color
marroncino spento.
Un accostamento
di colori
decisamente di cattivo gusto, completato dallo sgualcito manto color
porpora
che di certo sparava negli occhi a chi vi prestasse attenzione.
L'avanzare di
Sarellah dai capelli
color del grano, le consigliò di osservarsi attorno, un
consiglio decisamente
ben accetto dalla giovane, che si guardò circospetta ad ambo
i lati,
probabilmente sconvolta per la classica caciara che quel luogo ospitava.
"Siamo alle solite. Chesy, quel
tavolo lì."
Sarellah
indicò un tavolo vuoto, che
sarebbe sicuramente stato preso da qualche gruppetto di avventurieri,
se le due
ragazze non si fossero affrettate a raggiungerlo, superando gli
innumerevoli
ostacoli, che celavano le insidie più impensabili,
rappresentate da ubriaconi e
vagabondi.
Tutto sommato
era tutta gente
benestante, o quasi..
"Chesy.. Venite qui.."
Il tavolo
designato da Sarellah
sembrò essere subito dimenticato, quando la sua attenzione
subito venne rivolta
all'indirizzo di quel figurino che giaceva in quell'angolo in penombra
della
locanda.
Si trovava in
una di quelle porzioni
buie che ogni luogo possiede, spesso per mancanza di torce
adeguatamente
sistemate dall' oste, probabilmente a causa di una sua stessa
dimenticanza.
Chesyla non
tardò nel notare la
presunta persona buttata come un corpo morto su quel pavimento in legno.
Il giovane
dalle iridi oceaniche,
spostò la sua attenzione lungo le figure delle due donne,
tentando come meglio
poteva di mormorare qualcosa d'incomprensibile.
Il suo aspetto
oltremodo trasandato,
lasciava intuire si trattasse di qualche vagabondo, o comunque di un
invalido,
per via della fasciatura che partiva dalla sua spalla destra, sino ad
arrivare
al polso.
Il contorno dei
suoi occhi era di un
verde melanzana, tendente al grigio, e le sue labbra normalmente
pallide, erano
di un colore rosato, anzi, più che rosato, erano rosso
sangue, probabilmente
suo stesso sangue, coagulatosi lungo le sue labbra. Tutto lasciava
intendere
che fosse stato maltrattato.
"Mph.."
Chesyla
sembrò non notare subito la
figura distesa sul pavimento, al cui fianco teneva un piccolo piatto in
ceramica per l'elemosina, poichè troppo impegnata a
trafficare nella sua borsa.
Estrasse un cucchiaio, un coltello, ed una piccola padella in rame, una
di
quelle padelle che si possono portare nelle borse data la loro ridotta
dimensione.
"Un momento, siete stata voi a
dirmi di portare armi. E dal momento che armi "vere" non ne possiedo,
mi sono armata di un cucchiaio, un coltello, che non taglia,
però almeno è
pulito, e di una padella. Non è bellissima?"
Ironica e
menefreghista, si accorse
del pezzente soltanto nell'istante in cui, in quel suo avanzare alla
cieca, non
finì addosso a Sarellah, spingendola con la sua poca
delicatezza a ridosso di
un tavolo frequentato da un drappello di ubriaconi. Fortuna volle che
questi
fossero tanto intorpiditi dall'effetto dell'alcol, che non si accorsero
del
capitombolo della giovane lungo il proprio tavolo. E forse quello fu un
bene,
dal momento che la maggiorparte degli stupri avveniva nelle locande o
nei
boschi.
"Oh, ecco, sembra abbastanza
mal ridotto. Mi spiace, ma in questo campo sono proprio ignorante, non
saprei
come aiutarlo."
Aggiunse
Chesyla accortasi soltanto
all'ultimo momento della figura del vagabondo che si lamentava davanti
alle due
monelle.
Sarellah nel
frattempo, rialzatasi
da quel brutto incidente con gli ubriaconi, si avvicinò alla
figura del
giovane, mormorando in maniera ironica all'indirizzo dell'amica.
"Sì certo, un'arma,
ma non
l'argenteria del Principe. Se lo scopre ci ammazza. In ogni caso,
vediamo che
possiamo fare per questo poveretto, chi sa che oggi non possiamo
compiere la
nostra buona azione quotidiana."
Affermò
la giovane dai capelli color
del grano, mentre si accovacciava dinnanzi la figura del mendicante,
prendendo
il suo piattino con la mano destra, a constatazione che nessuno si era
degnato
di lasciargli una misera moneta.
Nell'istante in
cui il vagabondo
alzò il viso, incrociando il suo atipico e inumano sguardo
con quello di
Sarellah, un brivido le percorse la schiena, andando ad enunciare con
un'espressione di sdegno dipintasi lungo il volto.
"Una vecchia conoscenza.."
La sua mancanza
di espressione lungo
lo sguardo, sembrò apparentemente identificarsi in una
mancanza di razionalità.
La mano destra scivolò lungo una tasca sgualcita della sua
camicia, mentre in
preda ad apparenti spasmi, sembrò annunciare con la sua voce
dal timbro
velatamente femminile.
"Gianpatrizia, dov'è
Gianpatrizia.. E, e voi chi siete.."
Chesyla
osservò interdetta il dire
del vagabondo, mentre stringeva il manico della padella quasi in un
gesto di
difesa.
"Sì
sì, Gianpatrizia. Sto qui è fuori di testa. Ma
quindi è un vostro
amico?"
Chiese verso Sarellah, la quale si riportò in eretta
postura, incrociando le
braccia sotto il seno. Il suo sguardo severo era totalmente dedicato
alla
figura del mendicante dinnanzi a lei, mentre la mascella veniva stretta
con
enfasi, quasi a voler dimostrare che i suoi nervi sarebbero saltati da
un
momento all'altro."
"Come vi siete
ridotto.. Amico?
No Chesyla, diciamo pure conoscente. Il signore qui presente ha la
propensione
a farli fuori gli amici.
In effetti, una
bella commedia la
vostra, non è vero Hoghan?
Oppure non vi ricordate neanche
chi
io sia?
Se non mi sbaglio
l'ultima volta vi ricordavate bene di me, quando mi davate
della sciacquetta."
Hoghan, questo
è il suo nome, sembrò
tossire una volta, ed un'altra volta ancora, probabilmente nel
tentativo di
fare impietosire Sarellah.
Lo sguardo
ricadde lungo la figura
di Chesyla, mentre nel frattempo la porta della locanda si
aprì, rivelando
l'ennesima figura, che non tardò nel riconoscere le due
amiche.
Il miserabile
la osservrò, mentre in
preda a falsi spasmi, strinse il suo fazzoletto al petto, mormorando
con voce
mancata.
"Gianpatrizia, voi siete
Gianpatrizia, vi ho ritrovata mia amata.."
Chesyla,
sbigottita dalle parole di
Sarellah, osservò il pezzente che manifestava atteggiamenti
adesso poco convincenti,
data la descrizione caratteriale fattale dalla ragazza dai capelli
color del
grano.
"Capisco.
Quindi non sarà
consigliabile farselo amico, ignoriamolo povero miserabile.
E
già che vi abbia detto patetica
sciacquetta, mi lascia pensare che pecchi davvero di classe.
Oh, Debra!"
Esclamò a gran voce Chesyla, manifestando un serafico
sorriso lungo il suo
volto, all'arrivo dell'amica, probabilmente un arrivo inaspettato, dal
momento
che l'espressione lungo il suo volto fu anche delle più
meravigliate. Indicò
Hoghan, riprendendo a lavarlo dalla testa ai piedi, come del resto
Sarellah le
aveva insegnato a fare.
"Vedete quel
tizio lì?
E' pazzo, e
manchevole di
galanteria.
State attenta,
Sare dice che ammazza
le amicizie.
Allora mi chiedo cosa faccia con
le
amanti."
Una risata falsa, a farsi scherno del vagabondo dinnanzi alle tre
donne, mentre
Sarellah sembrò annunciare alla volta delle due monelle,
senza accorgersi che
nel frattempo in quel luogo di ritrovo, ne era appena entrata un'altra.
"Io direi di dargli una
lezione!"
Hoghan
osservò Debra, mentre il suo
sguardo si dipinse di falsa speranza, lasciando che la mano
apparentemente
buona si allungasse in sua direzione.
"Gianpatrizia, siete voi, la mia Gianpatrizia.
Ave-avevate
detto che vi sareste
presa cura di Ciccirinella.
Come, come sta
la nostra
piccola..?"
Domandò
il fuori di testa, mentre il
suo sguardo scivolò lungo la figura di Chesyla,
nell'osservare la padella che
teneva nella mano, e che prontamente aveva estratto come fosse un'arma.
"La vostra padella
è molto bella, e io, sono povero per poterne comprare
una.."
Chesyla
scoppiò a ridere, mentre
osservò Hoghan con una presunzione tale da dimostrare
semplicemente scherno nei
suoi confronti.
Sarellah
intanto appariva
impassibile dinnanzi a tutto ciò, almeno all'apparenza, e
nel frattempo Debra
non poteva fare altro che prendere in giro quel poveraccio.
"Oh
sì sì, certo, ve li
saluterò tutti. Gianfilippa, Cicciricò, Orlanda e
anche Ubalda, va bene?
Che
pietà, secondo me sto tizio è un
pendaglio da forca bello e buono.
Un vero derelitto, altro che."
Sarellah
fessurizzò le sue palpebre,
facendo scivolare lo sguardo accusatore su Hoghan, accorgendosi della
presenza
della neo giunta, soltanto adesso.
"Oh Alayne,
capitate giusto a
fagiolo.
Guardate questo
poveraccio.
Dovremmo aiutarlo, ma come,
ditemi
come potremmo aiutarlo?"
Alayne, la bella ragazza che sembrava avere rapporti di amicizia con le
tre
monelle, osservò il mendicante con distacco, mentre gli
chiese con medesima
freddezza.
"Cosa c'è. Che
è
successo."
E qui Hoghan, sorrise maledettamente falso.
La sua
bastardagine si manifestò con
tutta l'enfasi che possedeva in corpo.
Aspettava il
momento propizio per
realizzare la sua vendetta.
Lo psicopatico
che aveva attenzioni
solo per Sarellah, che la seguiva ovunque e la proteggeva. Solo adesso,
dimostrò la sua vera natura.
"Io, queste
donne, vogliono,
violentarmi..
Aiutatemi.."
Senza neanche
avere il tempo di
finire quel discorso, il suo corpo scattò in avanti,
lasciando che la mano
destra si chiudesse in un pugno, sferrandolo lungo il basso ventre di
Sarellah,
che lo accusò iniziando ad accasciarsi lungo il pavimento.
Le tre donne
per reazione tentarono
di gettarsi addosso a colui che pareva un essere umano, ma logica vuole
che non
ci si fidi mai delle apparenze.
La sua
velocità era nettamente
superiore, la sua forza di gran lunga più evidente.
E non
perchè fosse un uomo, bensì
perchè la sua natura cainita, rivelava solamente a quel
punto, le sue reali
intenzioni.
Hoghan diete un
calcio assestato a
Chesyla, la quale nonostante avesse tentato di afferrarlo dalla
schiena, si
trovo stramazzata al suolo.
Di rimando il
vampiro prese Sarellah
lungo le sue braccia, totalmente impotente di poter reagire in
qualsiasi modo.
Quel pugno
nella bocca dello
stomaco, data con una forza non indifferente, aveva reso Sarellah
impotente a
qualsiasi manifestazione di protesta.
Le donne che
dapprima si erano prese
gioco di Hoghan, iniziarono a strillare, cercando aiuto come delle
forsennate,
a coloro che ubriachi, rispondevano solo con delle battute riguardo una
sveltina per passarsi la serata.
"Adesso ti porto con me, e
vediamo quanto le tue sorelle ci tengono a te, chèrie."
Senza dare il
tempo alle monelle di
poter reagire a qualsiasi tentativo da parte del vampiro, di sottrarla,
rimasero attonite nell'osservare che rapita e rapitore, venivano presto
inghiottiti nel buio più totale che la notte regalava,
nonostante per il figlio
di caino, fosse come mezzogiorno.
[CONTINUA]