Finché si odia si ama ancora.
Alphonse Karr, La Penelope normanna, 1855

«Sai una cosa? Ti odio!»
«Pensi che io non ricambi? Sei insopportabile!»
«E allora se la metti così… IO ME NE VADO!»
«FA PURE!»
«BENE!»
«BENE!»
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Posò la scatola per terra, e si sedette sul duro cemento del vicolo, osservando la gente passare e qualche barbone elemosinare. Quattro Giorni. Erano passati quattro giorni da quando se ne era andato da casa dopo l’ennesimo litigio con lui. All’inizio credeva che vivere con un mago fosse forte, come diceva quel ragazzino del suo Team. Fosse qualcosa da americani, di quelle cose che piacciono a lui.
Ma dopo non si era accorto di quanto fosse snervante, vivere con Merasmus. Vivere con qualcuno che non condividesse le tue passioni da patriota e da amante dei procioni.
Fottute Bestiacce.
I procioni era stata la prima cosa per cui avevano litigato. Merasmus se ne era andato per una settimana in qualche posto, mentre il Soldato sarebbe rimasto al castello. Fin qui tutto normale, aveva lasciato tutto sporco perché secondo lui «pulire è un lavoro da Donne!» e si era riposato costantemente davanti alla TV. (Che poi come ci fosse una TV in un castello vecchio cent’anni, non lo sapeva neanche lui.)
Il problema fu quando il Soldato, per sbaglio, attirò un branco di quelle bestie, causando un infestazione. Poi, da lì, non ricorda più niente degli altri litigi, gli rimane impresso solo questo e l’ultimo…
Ma perché adesso è così triste che non sia più con lui?
Perché ha il cuore che gli batte forte?
Il Soldato scuote velocemente la testa, come per cancellare questo pensiero, ma non ce la fa.
Più si dice di no, più il cuore gli batte forte.
Ora c’è un’unica cosa che può fare, e non è cantare l’inno americano.
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«Uh, chi- Oh, sei tu.»
«Mersamus.»
«Soldato.»
Il cuore gli batte ancora.
«Senti…»
«Ti dispiace, vero?»
«N-no… Volevo dire si.»
«E cosa mi hai portato?»
Il Soldato porge le mani chiuse in avanti, scoprendole. Sotto, un cucciolo di procione, quasi cinque mesi.
«Un procione?»
«Si.»
«Soldato, tu sai che odio i procioni, vero?»
«Affermativo.»
«E allora perché me ne hai portato uno?»
Il Mercenario arrossisce.
«Perché… Perché è carino!»
«Perché è carino?»
«Si! Mi ricorda te!»
Il Soldato si copre la bocca con la mano che poco fa teneva per coprire dal freddo il cucciolo, mentre il mago arrossisce.
«No-Non volevo dire questo!»
«Entra.»
«Ma-»
«Ho detto entra.»
Appena il Soldato entra, Merasmus chiude la porta dietro, facendo un lungo respiro.
«A proposito…» chiede il Mercenario dei RED «Come facevi a sapere tutte quelle cose?»
«Sono un mago, Soldato, per l’amor del cielo, dovresti saperlo!»
Si gira verso di lui e si massaggia le tempie con le mani.
«E si, so anche che ti piaccio.»
Il Soldato diventa color porpora, e si morde il labbro inferiore.
«Non ti preoccupare.» il mago sorride «Sappi che ricambio.»