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Autore: Aranel_    15/10/2013    6 recensioni
Questa è un piccola raccolta di oneshot ambientate nel Bosco Atro ai tempi dell'adolescenza di Legolas.
Verranno ripresi episodi familiari riguardanti Thranduil, Legolas ed Estel (fratellino inventato).
Dal capitolo 1: Improvvisamente un'idea lo illuminò. Un re non può più essere tale senza la sua corona. Se Thranduil non fosse più stato un re avrebbe avuto tempo per stare con lui e Legolas.
Sembrava davvero l'idea perfetta.
L'avrebbe presa e regalata a qualcun altro così il faticoso compito avrebbe gravato sulle spalle di un altro elfo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio, Thranduil
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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.:CAPITOLO 1:.

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Premessa: la storia è ambientata nel bosco Atro nel periodo dell'adolescenza di Legolas
ma vengono presi elementi de "Lo Hobbit" (come, ad esempio, il bianco consiglio).
Vengono utilizzati i termini "Laes" e “Hen” per indicare un piccolo elfo dato che mi è stato segnalato che così è corretto.
Adar = padre; Ada = papà

Era una bella serata, la luna brillava tenue vegliando sul bosco, che sembrava godersi le ultime ore di una quieta giornata autunnale.

Il bosco Atro sonnecchiava pacifico riflettendo l'umore degli Elfi che lo abitavano. Ormai vicini alla sera, si affaccendavano chi ad accendere il focolare per riscaldare la notte, chi a richiamare i bambini rimasti fuori a giocare fino a tardi, chi ancora a tornare a casa dopo il lavoro.

La Terra di Mezzo non si poteva certo definire un posto pacifico e privo di rischi, ma ogni popolo si sentiva al sicuro circondato dai propri confini ben sorvegliati dalle guardie che ad ogni ora pattugliavano, alla costante ricerca di qualcosa che non andasse e ognuno riponeva la sua fiducia verso chi aveva l'arduo compito di controllare che ogni cosa andasse bene. Che ogni abitante potesse continuare a vivere al meglio. Tutto ciò non differiva per gli Elfi del Bosco Atro, nonostante il loro territorio era stato vittima di pesanti infiltrazioni da parte del male e questo gli avesse conferito una reputazione oscura, loro erano tranquilli. Il loro re, sire Thranduil, era un elfo forte e severo, raramente lo si vedeva in giro e ancor più raramente era concesso parlare con lui, ma nonostante tutto aveva sempre adempiuto al meglio ai suoi doveri di sovrano e il popolo lo amava per questo.

Tutti comprendevano perché quell'elfo a tratti tanto misterioso non fosse simile, ad esempio, a Lord Elrond di GranBurrone che passava ore del suo tempo ad accogliere cordialmente i viandanti e a discutere all'interno del bianco consiglio, il cui scopo era di tenere al sicuro l'intera Terra di Mezzo.

Tutti erano consapevoli che il loro re non li avrebbe trattati come vecchi amici ma, anzi, sarebbe stato freddo e distaccato, nessuno però pensava di fargliene una colpa. Nella sua mente vorticava fremente la sicurezza del regno e del suo popolo. Quindi chi avrebbe potuto chiedere di più ad un re che eseguiva così esaurientemente il suo compito? Nessuno, verrebbe da dire.

Eppure, all'interno non solo del bosco, ma addirittura dello stesso castello dove Thranduil dimorava, qualcuno lo pensava e, se fino a quel giorno lo aveva sopportato, adesso aveva deciso che voleva un cambiamento. L'elfo in questione era un Laes di cinque anni, alto si e no un metro. Il piccolo, come si poteva facilmente dedurre dal suo aspetto, era il secondogenito del Re, il suo nome era Estel, che in lingua corrente significa “speranza”; tale nome gli era stato assegnato come buon auspicio verso quel regno che tanto veniva bersagliato e che, sempre meno, permetteva la nascita di nuove creature.

Normalmente, nonostante il carattere acceso e vivace Estel non era particolarmente capriccioso e passava le sue giornate giocando fra gli alberi o seguendo il fratello maggiore, Legolas, durante i suoi allenamenti.

Ma si era stancato. Non era giusto che gli altri bambini potessero passare tanto tempo coi propri genitori mentre lui a stento li vedeva. Thranduil era sempre chiuso nel suo studio a progettare mentre la madre era partita per un viaggio oltre i grigi porti.

Quella sera rimuginava su come potesse fare qualcosa, spesso aveva tentato di andare a bussare alle porte dello studio ma mai questo gesto era finito con qualcosa di diverso da un “Estel sono occupato, non mi disturbare” detto freddamente da dietro una porta chiusa.

Questo era doloroso. Faceva davvero male.

La situazione doveva cambiare ma il modo in cui potesse farlo non era facile da trovare. Stava seduto sul suo letto facendo scattare gli occhi da una parete all'altra della stanza troppo grande per un bambino, la testa era vuota e lui cominciava a sentirsi solo.

Allora decise di fare un nuovo tentativo, sarebbe andato davanti alle porte dello studio e avrebbe bussato, chissà se quello sarebbe stato il giorno giusto. Le cose però non seguirono i suoi piani dal momento che, una volta arrivato davanti alla porta, appena bussò, questa cominciò ad aprirsi lentamente fino a fermarsi dopo pochi centimetri. Si guardò in giro, non c'era nessuno, cosa non strana contando che l'ala in cui il Re e la sua famiglia vivevano, e nel quale si trovava anche lo studio, era separata da quella dove si svolgevano le attività e si riceveva la gente. Decise di entrare, magari suo padre aveva lasciato aperto per... per... bhè, il motivo non era importante infondo, aveva lasciato aperto ed era una situazione talmente fortunata che se non l'avesse colta se ne sarebbe pentito sicuramente.

Avanzò piano e chiamò:

Adar?”

Nessuna risposta venne dall'interno. Questo era ancora più strano.

Cercando di fare meno rumore possibile entrò nello studio e in quel momento realizzò di non averlo mai visto.

Era davvero una bella stanza: le pareti non si vedevano nascoste dalle imponenti librerie in legno colme di libri, al centro c'era un grande banco con su delle cartine e degli strumenti che Estel non riconobbe, appoggiata sul fondo della stanza c'era una scrivania piena di pergamene ma nonostante tutto ordinata, ciò che non veniva nascosto dalle librerie era costituito da semplici travi di legno che scricchiolavano leggermente sotto i passi. Nulla di più.

Sire Thranduil però non era seduto alla sua scrivania.

Estel abbassò lo sguardo. Era di nuovo solo in una grande stanza.

Si era illuso che quella potesse essere la volta buona e invece era andata peggio del solito.

Tutto il suo entusiasmo scemò.

Adesso cosa avrebbe fatto? Andarsene era un peccato, ormai era li, decise quindi di sedersi al posto del padre e attenderlo, sarebbe sicuramente tornato per chiudere lo studio prima di ritirarsi per la notte, lo faceva sempre.

Avvicinandosi alla scrivania però notò qualcosa che il suo sguardo prima non aveva colto. Appoggiata dietro a grandi libri luccicava tenuemente la corona. La preziosa corona di Re Thranduil.

Improvvisamente un'idea illuminò Estel. Un re non può più essere tale senza la sua corona. Se Thranduil non fosse più stato un re avrebbe avuto tempo per stare con lui e Legolas.

Sembrava davvero l'idea perfetta.

L'avrebbe presa e regalata a qualcun altro così il faticoso compito avrebbe gravato sulle spalle di un altro elfo.

In un lampo la prese ma al contatto col metallo freddo tornò un po' in se. Si sarebbe arrabbiato, davvero tanto e chiunque lo conoscesse sapeva quanto questo poteva essere pericoloso. Indugiò ancora un attimo ma riprese coraggio e la sollevò portandola via, non avrebbe mai saputo che era stata colpa sua e quindi non l'avrebbe sgridato, al massimo avrebbe pensato che a rubargliela era stato il nuovo sovrano ma ormai sarebbe stato tardi, il re era un altro.

Arrivato alla soglia della porta si trovò davanti qualcosa di azzurro e gli ci volle qualche secondo per realizzare che quella cosa era la tunica di suo padre.

Alzò gli occhi sgranati dalla sorpresa ma, preso alla sprovvista, una volta che li ebbe incrociati con quelli calmi del re prese a correre più che poteva.

Non sapeva dove andare, non ci sarebbe voluto molto prima che Thranduil si accorgesse dell'assenza della sua corona.

Salì le scale arrivando al piano superiore e riprese a correre verso l'unica stanza stanza che gli sembrò sicura: quella di Legolas.

Entrò velocemente e subito notò il fratello che seduto tranquillamente sul letto leggeva un libro.

“Dovresti bussare sai?”

Legolas era un buon fratello e di solito teneva in grande considerazione ciò che gli diceva, ma in quel momento Estel pensò che bussare era davvero l'ultima cosa che gli importava.

Il Laes si avvicinò alla finestra pensando che se non avrebbe potuto usare la porta sarebbe scappato da la ma affacciandosi si accorse di essere davvero in alto.

Estel? Volevi qualcosa?”

Estel però non ebbe il tempo di rispondere.

Sire Thranduil aprì con forza la porta e dopo essere entrato la lasciò sbattere dietro di se. Lo sguardo fisso sul suo figlio più giovane.

Buona sera Adar” disse Legolas che iniziava a sospettare che il suo fratellino fosse nei guai, insomma, se Thranduil era arrabbiato era difficile non notarlo.

Estel restituisci ciò che hai preso” disse il re in tono risoluto.

Se Legolas fosse stato al posto del fratello avrebbe ubbidito. Conosceva quel tono e sapeva che prometteva una sola cosa: tempesta, per cui, di buona norma è bene correre ai ripari prima che la tempesta possa imperversare, ma questo Estel non lo sapeva, non che non si fosse mai messo nei guai, anzi, era abbastanza solito combinare marachelle in giro ma quasi mai aveva avuto l'onore di essere rimproverato dal padre, di solito questo compito spettava al loro mentore.

Estel strinse fra le mani la corona che teneva al riparo sotto la veste e si lasciò sfuggire dalle labbra un leggero: “No”.

Istintivamente Legolas chiuse il libro e si mise seduto composto sul letto, come sull'attenti.

Lo sguardo di Thranduil si assottigliò mentre si avvicinava al figlio.

“Non fare in modo che te lo debba ripetere!”

L'ultimo avvertimento era molto simile all'ultima occasione di farsi perdonare senza incorrere nell'ira del padre. Estel però ignorava anche questo.

No” disse in modo più convinto.

Il re sospirò stringendo ancora di più gli occhi

Legolas non sapeva cosa fare, assisteva alla sfida fra i due: un bambino che faceva i capricci ed un padre molto, molto arrabbiato.

Estel, rendimi la corona. È un ordine”

A sgranare gli occhi questa volta fu Legolas. Metà per l'essersi reso conto del motivo per cui suo fratello era nei guai, ed era davvero un gran motivo e metà per la parola “ordine” quella era una parola che il re usava quando non c'erano altre possibilità e significava che stava dando l'ultimo, generoso appiglio per salvarsi.

Prima che il fratello potesse rispondere si mise in mezzo, sperando che il suo intervento avrebbe rimesso in moto il cervello del più piccolo sicuramente bloccato per la paura:

“La corona? Dai ridagliela lo sai che le cose di adar non si devono toccare” il suo tono era gentile ed effettivamente sembrò arrivare a svegliare Estel che però, resosi conto dei guai in cui si trovava, si agitò ancora di più.

La sua voce si alzò, leggermente più stridula: “NO! Non voglio!”,

Stringeva forte la corona che ancora teneva nascosta ma puntò gli occhi verso il pavimento e quindi notò troppo tardi il padre che gli si era avvicinato.

Ho esaurito la pazienza! Cosa ti fa pensare di poter disubbidire ai miei ordini?” Thranduil non stava urlando ma il suo tono era severo e fermo.

P-perché voi non la d-dovete più usare” al contrario il tono di Estel, se pur determinato, era molto simile a quello di una persona che sta per scoppiare in lacrime.

Non la dovrei più usare? E per quale motivo il re non può usare la sua corona?”

Altre domande, non c'era mai da fidarsi quando il re, arrabbiato in quel modo, faceva domande, erano come trappole. Legolas sperò davvero che Estel usasse il cervello, ma le sue speranze furono vane.

Perché... perché se voi non avrete più l-la corona non sarete più re” ormai il tono era spezzato da lievi singhiozzi, aveva paura ma cercava di resistere come se avesse un gran motivo per quello che aveva fatto ma, sinceramente, Legolas dubitava dell'esistenza di un motivo abbastanza buono per convincere loro padre a calmarsi, nonostante questo tentò di aiutare il fratellino ma non poté neanche pronunciare la prima sillaba che la voce imperiosa del padre lo bloccò:

E, di grazia, quale sarebbe il motivo per cui io non dovrei più essere re?”

Ora era davvero arrabbiato. Non amava che il suo ruolo fosse messo in discussione. Nonostante lo avesse ereditato aveva sempre fatto del suo meglio per poter essere un re degno di tale titolo.

Quel tono però fece breccia anche in Estel che sembrò perdere definitivamente la calma.

Alzò gli occhi e li puntò direttamente in quelli del padre ed usò sicuramente un tono ben più alto di quello che avrebbe mai dovuto:

SE VOI NON SARETE PIÙ IL RE RIMARRETE SOLTANTO ADAR”

La scena si gelò.

Legolas aveva capito perfettamente cosa il fratello intendeva ma non dubitava che l'avesse fatto nel modo sbagliato, eppure quel pensiero tanto innocente ed ingenuo lo toccò a tal punto da fargli credere, per un solo momento, che potesse aver ragione.

Anche il re sembrò essersi leggermente calmato.

Il silenzio della stanza era rotto solo dal leggero tirare su col naso di Estel che ogni tanto singhiozzava e si asciugava le lacrime.

Se quella frase aveva quasi tranquillizzato gli altri aveva agitato lui che sembrò essersi reso conto dell'inutilità del suo gesto.

Estel,” riprese Thranduil “quello che hai fatto è grave, la corona è un simbolo importante e non puoi cercare di prenderla per qualche strana idea”

Il suo tono sembrava comprensivo ma Estel si sentì pervaso dall'ira, e tirando fuori la corona cominciò a scuoterla come se volesse farne uscire qualcosa di malvagio.

Non era STRANA! VOI lo siete! Vi interessa solo questa stupida COSA!” detto questo con rabbia buttò la corona per terra come se la disprezzasse.

Ciò che venne dopo fu veloce e spiazzante.

Thranduil si abbassò fino a quasi inginocchiarsi e tirando Estel per un braccio lo appoggiò sulla gamba e gli diede uno sculaccione.

In verità non gli fece male, non molto almeno, ma nonostante questo, l'Elfilng scoppiò in lacrime rannicchiandosi ai piedi del padre.

Il re non era violento, nel corso degli anni aveva picchiato qualche volta Legolas, ma sempre come finale di un gesto davvero grave. Per Estel era la prima volta e probabilmente non ci sarebbe neanche stata se non avesse fatto un gesto tanto irrispettoso come buttare il simbolo della nobiltà del padre per terra come se fosse un oggetto orripilante.

Questo però bastò anche per far scattare Legolas che si alzò velocemente e senza riflettere si mise in mezzo ai due prendendo in braccio Estel. Appena se lo avvicinò al petto sentì che tremava. Realizzò che quel pianto non era tanto perché il padre lo aveva picchiato ma più per la paura che aveva avuto nel fare quel gesto impulsivo. Però ormai si era messo in mezzo ed era deciso a proteggere suo fratello.

Le parole non uscivano dalla bocca chiusa di Legolas, aveva avuto quello scatto di coraggio ma adesso lo sguardo cupo del re lo intimoriva notevolmente.

“Questo cosa significa?” chiese Thranduil prendendo parola per primo.

“È solo che, ecco,” espirò profondamente “solo che non è corretto, Estel è troppo piccolo per essere picchiato, dovreste ascoltarlo di più” Legolas finì la frase con una rinnovata nota di audacia.

“Come osi dirmi come devo educarvi? Oltre ad essere vostro padre sono anche il vostro Re! Tu non hai il diritto di criticare ciò che faccio!” ormai gli occhi del signore Elfico erano ridotti a due spiragli di intensa luce azzurra.

“Padre è solo un bambino, non potete esigere che ragioni come un adulto” disse il principe tentando nuovamente di difendere il più piccolo.

“Solo un bambino? Non è solo un bambino Legolas! Lui è un principe di Bosco Atro! Lui, un giorno, si troverà a regnare sul reame! Lui dovrà assumersi la responsabilità di tutto ciò che avviene entro i nostri confini! Lui dovrà essere assolutamente responsabile e tu non puoi pensare di proteggerlo dalle sue stesse sciocchezze o prima o poi vi ritroverete a dover guardare in faccia un popolo che si dispera per i vostri errori superficiali!”.

Istintivamente Legolas strinse più forte Estel che, se possibile, aveva cominciato a tremare più forte. Come faceva loro padre a parlare così senza pensare a come si sentivano? Era evidente che Estel si era pentito ed adesso era solo spaventato dal tono gelido che i re stava usando.

“Quello che dite è impossibile! Estel sarà un principe ma questo avverrà fra molto tempo, adesso dovrebbe solo cresce normalmente, senza sentire il peso del regno su di se! Dovreste smetterla di essere tanto-”
“Re?” concluse Thranduil per lui.

In verità Legolas stava per dire “esigente” ma annuì d'impulso alle parole del padre.

Lo sguardo di Thranduil divenne ancor più gelido e, dopo aver alzato velocemente il braccio diede un forte schiaffo al figlio maggiore che barcollò all'indietro fino a ritrovarsi seduto sul letto. Si rese conto di aver chiuso gli occhi e, appena li aprì, si trovò davanti quelli grandi e pieni di lacrime del fratellino che per la sorpresa aveva perfino smesso di tremare.

Io sono un re come sono vostro padre! Non ammetto che mi si manchi di rispetto! Vi ho cresciuti ed educati al meglio, e adesso è così che vi comportate?”

Legolas non sapeva cosa dire, guardava in basso e pensò che avrebbe voluto anche lui mettersi a piangere, ma non poteva, doveva dare coraggio a Estel.

“Non hai più nulla da dire? Tu e tu fratello avete portato ad un infimo livello ciò per cui io e i vostri avi abbiamo dedicato gran parte della vita. Avete messo in dubbio l'autorità che nessun altro avrebbe osato mettere in discussione. Avete deciso che il regno non meritava tutte le attenzioni che gli attribuisco. Secondo voi cosa significa essere sovrani? Forse unicamente chiudersi in uno studio a compilare pergamene e studiare cartine? Provate invece a pensarci più attentamente! Se io non facessi ciò che faccio il nostro bosco sarebbe invaso dai mostri, la gente vivrebbe in miseria, nessuno potrebbe più vivere tranquillamente e tutto ciò che conoscete verrebbe meno!”.

Adesso si che avrebbe davvero voluto piangere. Si sentiva uno stupido. Loro padre si impegnava per garantire al regno una vita dignitosa e in quel regno ci vivevano anche loro, Thranduil non l'avrebbe mai ammesso ma Legolas sembrò percepire, ben nascosto fra le righe un vago “tutto questo lo faccio anche per voi”. Adesso era chiaro. Quello era il modo di Thranduil per essere un buon padre: consentirgli di vivere bene e in tranquillità, lontani dagli orrori del mondo esterno.

Anche Estel sembrò aver percepito il messaggio perché si calmò sospirando.

Adar...”

Thranduil rimase in attesa che il figlio maggiore finisse la frase.

“Sono stato uno stupido egoista. Avete ragione. Mi dispiace davvero molto” Legolas finì la frase con il tono più sincero che probabilmente avesse mai usato, era dispiaciuto e lo era davvero.

Capisco. Ti perdono” Thranduil non era uno che conservava la rabbia, e questa era una caratteristica che Legolas amava, se le scuse erano sincere lui avrebbe capito.

Mancava ancora qualcosa però.

Estel chiedi scusa a nostro padre, lo so che ai hai capito di aver sbagliato” nuovamente il tono di Legolas era gentile ma ancora una volta non ebbe il risultato che aveva sperato.

Estel continuava a rimanere chiuso nel suo silenzio.

Estel?”

Niente.

Provò a scuoterlo leggermente per le spalle.

Non avvenne comunque nulla.

Padre, lui...” cominciò incerto Legolas.

“Lui cosa?”

“Non vuole dire nulla” concluse stupidamente.

“Davvero? Non me ne ero proprio accorto” ironia. L'ironia non era un buon segno, normalmente il re non la tollerava, la vedeva come un inutile modo per prendere in giro le persone atteggiandosi in modo superiore. In altre parole, un offensivo modo per mettersi sulla difensiva. Se lui stesso decideva di utilizzarla c'era una sola spiegazione: non sapeva cosa fare, e, sicuramente, era una cosa che non gli capitava spesso.

Non era più arrabbiato come prima, negli occhi azzurri però si poteva leggere un vago senso di delusione. Estel era piccolo ma normalmente si dimostrava molto sveglio e probabilmente il re si era aspettato che lo capisse senza che lui dovesse costringerlo con la forza.

Va bene, se il silenzio è la tua risposta lo accetterò come tale.”

Legolas rimase spiazzato. Sinceramente si era aspettato che il re gli attribuisse un castigo o un compito e invece niente. Si era arreso.

Senza aggiungere altro sire Thranduil tornò sui suoi passi sparendo oltre la soglia della camera, lasciandosi alle spalle un silenzio teso e pesante.

Anche Legolas non sapeva cosa dire, si limitò ad abbassare lo sguardo e puntarlo verso il fratello, solo allora si accorse che i piccoli pugni erano stretti alla sua tunica, gli occhi erano chiusi, le guance arrossate e l'espressione concentrata.

“Ehy, cosa stai combinando? Al posto di perderti nella tua mente avresti dovuto dare retta ad Ada”

“No”

“Perché “no”?”
“Perché dovevo riflettere”
“Ah, e su cosa se si può sapere?”

“Sulla mia idea”

“Si, meraviglioso, allora sei arrivato ad una conclusione?”

“Si”

“Si... cioè?”

“La mia idea non era sbagliata”

Estel, santo cielo, non puoi pensarla ancora così!” il tono di Legolas stava diventando più severo.

“E invece si! L'idea non era sbagliata è che l'ho interpretata male.” Gli occhi di Estel erano assorti, come se per arrivare a quella conclusione avesse davvero dovuto sforzarsi molto.

“L'interpretazione non era esatta, capisco. Allora quale sarebbe quella corretta?” cominciava davvero a spazientirsi.

“Non ho tempo per dirtelo! Devo andare!”

Detto questo Estel scattò in piedi, scese dal grembo del fratello e raccolta la corona da terra corse via.

Legolas temendo che volesse davvero sbarazzarsene gli corse dietro, ma il Laes non stava andando fuori ben sì nella stanza da notte del Re.

La porta era chiusa ma per Estel non sembrò essere un problema, entrò senza neanche bussare e si fermò solo dopo essere arrivato davanti al padre.

Thranduil era infondo alla sala, impegnato a togliersi la pesante tunica che utilizzava di giorno, si accorse dell'intrusione soltanto quando sentì qualcuno tirarlo per la veste leggera che gli era rimasta addosso. Non abituato ad essere chiamato in quel modo si voltò dubbioso fino a trovarsi davanti ad un bambino dall'aria stanca ma stranamente fiera. Sicuramente l'ultima espressione che avrebbe voluto vedergli dopo una discussione simile.

Sedetevi” disse Estel con determinazione

il re rimase basito: “Prego?”

Sedetevi! ...Per favore”

Sbuffando Thranduil si sedette sul bordo del letto, non era sicuramente dell'umore di assecondare le richieste del bambino, che fino ad un attimo prima si era rifiutato di ragionare ma, d'altro canto, non aveva neanche voglia di cominciare una discussione. Si sentiva stanco, quel genere di stanchezza che viene quando non si ha voglia di fare nulla perché sembra inutile.

Ci ho pensato e ho solo una cosa da dirvi!”

Il tono autoritario di Estel fece tornare a ribollire la rabbia di Thranduil che si stava già sforzando di non sbatterlo fuori.

Rendimene al corrente allora”

In un attimo Estel era salito sul letto e, dopo aver tentato di allacciare le braccia intorno alle spalle del padre, sprofondò il viso nell'incavo del suo collo e, con una voce un po' più timida mormorò semplicemente “vi amo ada, tutti quanti”.

Legolas che, appoggiato ad una parete assisteva alla scena, sorrise.

Tutti quanti?” Thranduil non riusciva a comprendere cosa intendesse.

Sì, tutti quanti. Ho fatto quella cosa perché pensavo che quando eravate un re smettevate di essere ada ma adesso l'ho capito che non è così. Siete sempre ada ma un ada più grande! L'ada di tutto il regno!” dicendo questo Estel si sbracciava come se volesse mimare qualcosa di gigantesco.

Il re non sapeva cosa dire, e anche quello, a voler ben guardare, era abbastanza raro. Rimase ancora in silenzio ad osservare suo figlio che prendeva la corona e gliela appoggiava sul capo e rimaneva a fissarlo con un mezzo sorriso stampato in viso.

Legolas si avvicinò al letto e si sedette di fianco al padre.
“Quando sei scappato via pensavo volessi buttare la corona”
“Non volevo fare quello!” puntualizzò il più piccolo con una punta di offesa nella voce.

Sì adesso l'ho capito, ma allora perché non hai chiesto scusa subito?”

“Io...” il sorriso mutò in un piccolo broncio, in quel momento sembrava davvero un qualsiasi bambino: “Mi vergognavo”

Legolas sorrise, addolcito.

“Non ridere! Ada fa paura quando è arrabbiato, l'hai visto no? È taaanto alto e gli occhi gli si chiudono e-e-e...oh.” L'entusiasmo messo nella frase si fece piccolo piccolo insieme al suo proprietario mentre ricordava che l'elfo “alto e spaventoso” era proprio davanti a lui.

“Comunque!” Riprese, ansioso di cambiare argomento, “Non sapevo come farlo. Adar ha detto tante cose e io ho capito che erano giuste però ormai avevo detto quelle parole e poi avevo preso la corona e l'avevo buttata per terra e, e, e poi tutti parlavate e-” Il Laes parlava quasi senza respirare, con la faccia diventata tutta rossa per l'agitazione: “E Legolas poi si stava arrabbiando e adar era strano e poi lo ha picchiato e poi è caduto e lui parlava ancora tanto e la corna era per terra e il metallo era freddo mi dispiaceva ma era tardi e non lo sapevo e,e,e,-

Estel” Lo interruppe Thranduil, tentando di fermare il fiume di parole sconnesse e senza senso che stava pronunciando.

“Ma ada poi io volevo dire scusa ma non usciva! Era tipo s s s s s come i serpenti”

ESTEL”

Il bambino si sgonfiò come un palloncino punto da un ago e abbassò la testa appoggiandola al petto del padre.

“Mi dispiace adar”

Thranduil si sfilò la corona e la ripose sul comodino, poi tirò su Estel e, appoggiando la schiena alla testiera del letto lo mise nuovamente a sedere sul suo grembo e lo tenne su con un braccio mentre con l'altro fece cenno a Legolas di raggiungerlo.

Un volta che gli furono vicini tutti e due sospirò tranquillo.

Quello che è successo oggi è stato perdonato ma mi aspetto che dalla prossima volta userete più criterio nello scegliere come agire”

Entrambi i suoi figli annuirono ma non sembravano davvero attenti: Legolas aveva appoggiato la testa sulla spalla del padre mentre Estel gli si era accoccolato addosso sfregando il naso sulla pelle liscia che la scollatura della tunica gli metteva a disposizione.

Lo so che per voi non è facile ma dovete comprendere qual è il vostro ruolo e imparare a comportarvi come si conviene ad esso. Essere a capo di un reame è qualcosa di profondamente complesso e che comporta doveri che spesso assorbono tutto il tempo disponibile della giornata, compreso quel tempo che si vorrebbe trascorrere diversamente” il re però non continuò il suo discorso dato che ebbe modo di constatare come il respiro dei due si fosse appesantito segno evidente che si erano addormentati. Su di lui. Inevitabilmente però il suo sguardo si fece più dolce mentre li guardava riposare. A causa dei suoi doveri si perdeva spesso momenti importanti in famiglia e non gli capitava che rare volte di poter stare così in pace con i suoi figli. Si sentiva stranamente rilassato, era tanto abituato ad essere circondato da gente che anelava il suo potere, che lo seguiva per paura, che tentava di tradirlo quando solo avesse abbassato la guardia che apprezzò profondamente quella serata, inclusa la litigata perché, anche se goffamente, aveva dimostrato quanto per quei due lui era importate e quanto tenessero ci nonostante il suo carattere fin troppo freddo e distaccato.

Passarono i minuti e nessuno sembrava intenzionato a svegliarsi così il re prese a scuotere leggermente Legolas e a convincerlo ad alzarsi ma, quello che seguì lo lasciò perplesso: Legolas si alzò, aprì l'armadio, prese una delle vecchie camice del padre, e se la mise al posto della tunica da giorno, poi, sempre in tutta tranquillità scostò le coperte dal letto e vi si infilò sotto. Thranduil l'aveva osservato per tutto il tempo con il sopracciglio inarcato cosa che il figlio aveva evidentemente notato dato che rispose alla sua domanda inespressa:

“Permetteteci di farvi compagnia per questa notte”

il temperamento del re gli imponeva di rifiutare e di mandarli nelle loro camere ma invece sul su viso gli occhi si addolcirono definitivamente e sorrise.

I marmocchi l'avevano avuta vinta questa volta, ma infondo una volta ogni tanto non sarebbe stato troppo male, pensò il re mentre tentava di spogliare Estel senza svegliarlo per poi metterlo fra se e Legolas.

Erano davvero ancora degli Hen, tutti e due. Questo pensiero lo rasserenava.

Alla fine appoggiò la testa sul cuscino e chiuse gli occhi, sentì il figlio minore attaccarsi al suo fianco mentre l'altro gli teneva una mano.

“Vi vogliamo bene ada” sussurrò il maggiore.

“Tutti quanti” completò l'altro.

Il re non poté fare a meno di farsi sfuggire una leggera risata mentre istintivamente strinse la mano a Legolas e feceva una carezza sulla testa di Estel.

*** THE END ***

Salve a tutti! Era davvero molto che non pubblicavo niente °A° (e forse era meglio così ^^""""""""").

Il capitolo è stato rivista a causa di sviste all'interno della storia, ammetto che non tutte sono state corrette (soprattutto quelle riguardanti la punteggiatura, purtroppo in questo capitolo non ho l'aiuto delle mie prodi guardiane salva punteggiatura e quindi me la sono dovuta cavare da me, e ricordo che prima o poi imparerò ad usarla ma: NON È QUESTO IL GIORNO!! ...scusate mi è scappato^^”, comunque in sintesi: abbiate pazienza, gli altri capitoli hanno una punteggiatura migliore). Per tutti i suggerimenti ringrazio Maiwe che ha avuto la pazienza di segnalarmi ogni cosa!
Questa fanfiction non ha pretese, sono episodi principalmente a sé stanti che vogliono raccontare la vita all'interno del castello di Re Thranduil. Se riscontrerò che a nessuno danno noia le inesattezze che si possono riscontrare e/o altre cose verranno aggiunti altri capitoli.
Tutta la storia è nata grazie ai bellissimi disegni di G_Elizabeth che hanno portato in vita tutti gli episodi che verranno narrati (qui lascio il link alla sua pagina per chi fosse interessato a darci un'occhiata -cosa che consiglio vivamente ù_ù-: https://www.facebook.com/ElizabethsWings?fref=ts )
Bene, non ho nient'altro da aggiungere quindi torno a ricollegare il cervello alla lezione!
A presto!


  
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