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Autore: Gozaru    15/10/2013    1 recensioni
[Jade] [Dajan]
Fluer e Robin sono fratello e sorella legati al mondo dello sport. Il padre, morto in un incidente, e il fratello, infortunato, lasciano alla sorella il loro sogno legato al Basket. Lei intende coltivarlo fino a che non arriva un nuovo studente che farà crollare tutte le sue convinzioni.
Tra sudore e ore di canestri sprecati, cocci di ceramica e fiori di cui prendersi cura, la ragazza dovrà ritrovare la strada persa facendo affidamento solo su se stessa.
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«Hai sentito, Fleur? [...] C'è un nuovo ragazzo, qui a scuola! Viene dall'estero ed è qui per il basket!» lascia scappare un gridolino eccitato mentre mi saluta agitando la mano e correndosene via, verso la palestra. Prima era Castiel, il rosso bulletto, ad essere al centro dell'attenzione; ora invece tutte le ragazze parlano di questo nuovo arrivato. E dicono che sia anche molto bravo. Mah, scrollo le spalle. Io, da quella prospettiva, non cerco affatto un ragazzo. Un fratello mi basta e avanza.
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[I nomi Robin e Fluer sono ispirati rispettivamente a Kaede Rukawa e Hanamichi Sakuragi di Slam Dunk]
Genere: Demenziale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dajan, Dolcetta, Jade
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre-last Dolce Flirt ~


Dimostra chi sei





Capitolo Tre.
Giocata Decisiva.


Robin's POV.
Ancora non so dire quanto sia stato shockante per me trovarmi una visita inaspettata in casa. Per giunta di un ragazzo che avesse qualcosa a che fare con mia sorella.
Ora, davanti a me, seduto al tavolo della cucina, sta un certo Jade. Non so chi sia ma sembra un ragazzetto per bene anche se non molto atletico. Certo è che m'ispira fiducia ma le sue parole ancora mi lasciano perplesso.
«Dunque...» attacco bottone dopo aver sorseggiato un po' del mio caffè. Lui ha ancora la tazza piena con cui giocherella, fissandola insistentemente. So che vuole dirmi qualcosa, altrimenti non sarebbe mai venuto fin qui, ma qualcosa lo blocca. «Se hai qualcosa da dirmi, spara pure» cerco di metterlo a suo agio con un tono amichevole. Finalmente mi volge la sua attenzione ma il suo sguardo colpevole non è certo ciò che mi aspettavo di vedere. Oddio! L'unico pensiero che si forma nella mia mente è uno di quelli più catastrofici; così pressante che le mie labbra socchiuse non riescono a trattenerlo. «Non l'avrai mica messa incinta?!» gli grido addosso alzandomi di scatto dal tavolo. Faccio forza con le mani sulla superficie davanti a me ma il movimento è stato comunque troppo brusco per il mio ginocchio che comincia a far male. Mi accascio sulla sedia prendolo tra le mani. Nemmeno mi accorgo che ora il ragazzo si trova al mio fianco. Appoggia una mano sulla mia spalla chiedendomi se ho bisogno di qualcosa. Gli faccio di no con la testa, ancora dolorante. Della mia stupidità posso occuparmi da solo. «Allora?» gli chiedo, ancora impaurito dalla risposta. Il suo volto già imporporato diventa, se possibile, più rosso. «M-mannò, certo che no!» fa lui «Comunque non dovresti fare certi movimenti; l'incidente ti ha-». Pronuncia le ultime parole con un tono molto più basso, ma poi si blocca conscio di aver detto qualcosa di troppo. «Come fai a sapere dell'incidente?» gli chiedo, sospettoso. Chi diamine è questo ragazzo? E perché sa queste cose? Si allontana da me, comprendendo l'andazzo sfavorevole della conversazione.
«Mi ha detto tutto Fleur». Sbuffo infastidito. Lo sapevo che c'era di mezzo lei: ma sempre avuto una boccaccia enorme e non sapeva stare zitta ma mai l'avevo sentita parlare dell'incidente, di me e papà da quando tutto ciò era successo. Pensavo stesse affrontando la cosa in silenzio ma, a quanto pare, mi sbagliavo. Lo guardo, aspettando che continui e, vista la sua reticenza, lo invito con la mano.
«Ecco» balbetta lui, ora fin troppo imbarazzato «Sono venuto qui per dirti una cosa che riguarda lei...». Torna a rigirarsi la tazza tra le dita. Non ha intenzione di parlare del passato; meglio per me, così non mi tocca rivivere quegli orribili istanti. E per un attimo il volto insanguinato di mio padre mi ritorna alla mente. Abbasso il capo, coprendo gli occhi con la mano e premendo le orbite con indice e pollice. Voglio cancellare quell'immagine dalla mia mente ma ancora non ci riesco.
«Lei ha lasciato il Basket». Un fulmine a ciel sereno. «Cosa?!» ma soprattutto, Perché non ne sapevo niente?!
«Non vorrebbe che te lo dicessi ma... Come avrai notato» apre le braccia indicandosi «non sono proprio il vostro tipo. Ora frequenta il club di giardinaggio, dove ci siamo conosciuti». E ora riesco a spiegarmi la terra sui suoi vestiti e quella sua mania di uscirsene con salopette o vecchie magliette che le stanno larghe. Ancora, però, non capisco dove voglia andare a parare. Sono incredulo e deluso da mia sorella. Non tanto per il basket; piuttosto dal fatto che non mi ha detto niente.
«Da quanto?» gli chiedo. Voglio sapere. Devo sapere. La sensazione di aver fallito come fratello è troppo dolorosa da sopportare ma ora che so la verità non voglio più segreti, anche se è una terza persona a rivelarmeli.
«Due mesi circa» risponde lui. Ed ecco che il suo strano cambiamento prende un significato preciso. Il suo essere molto meno stanca e più allegra... Mi trovo a fissare il mio ospite e a guardarlo cercando qualche indizio su che persona sia. Possibile che lui sia la causa del cambiamento di Fleur? Che si sia... innamorata di questo ragazzo?
«Ma la faccenda è un'altra» continua. Sembrano esserci fin troppe novità, oggi. Ormai, l'idea che lei possa essere davvero incinta non riesco più ad accantonarla. Lascio che un sospiro rassegnato esca dalle mie labbra. Ormai, che può succedere?
«Due sue compagne di squadra hanno chiesto di lei per la partita che si terrà la settimana prossima ma lei non vuole tornare...».
Mi faccio spiegare per filo e per segno l'accaduto, venendo a conoscenza dell'esistenza di questo fantomatico Dajan che ha osato distruggerle il cuore e i sogni. Della sua fuga in un altro club e delle sue indecisioni. Sentendo parlare questo ragazzo mi rendo conto che la sorella che pensavo di avere è una persona totalmente diversa.
«Lei ha bisogno che tu l'aiuti a tornare in campo» conclude il ragazzo. Ma se non riesco più nemmeno a parlare con Fleur, a farle dire come realmente sta, come potrò mai aiutarla davvero?

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Mi rigiro tra le dita un pezzo di carta bianco cercando di tenere in bilico sopra le labbra una penna. Ho voglia di scrivere qualcosa ma non riesco a trovare le parole.
Dovrei chiedergli scusa per tutto il tempo perso e per quello che gli farò perdere, ma ancora non so se sono tornata ufficialmente nel club di basket. Dovrei anche ringraziarlo per le sue parole che mi hanno spronata a provarci un'ultima volta. Dimostra chi sei, mi aveva detto, e io ora più che mai, ho voglia di mostrare al mondo quanto valgo. Ma non sarei arrivata a questo punto senza Robin che, con i suoi soliti modi invadenti mi ha esplicitamente fatto capire che non mi avrebbe preparato da mangiare per il mese successivo se durante la partita avevo intenzione di far schifo. Non avevo avuto il cuore per dirgli del mio cambiamento e, dopo giorni e giorni a pensare, l'idea di tornare, anche solo per un'ultima grande azione, aveva messo radici nella mia mente e, soprattutto, nel mio cuore. Per mio padre e per Robin, mi ero detta e mai mi ero convinta così tanto di una bugia: l'avrei fatto anche per me stessa, per non lasciarmi sopraffare da uno stupido ragazzetto che non sa tenere la bocca chiusa.
Jade, però, era stato la molla nonché l'ultima spinta.
«Secondo me dovresti andare. Hanno bisogno di te». Avevo provato a ribattere ma un suo astruso discorso sull'importanza che il basket aveva e avrà sempre su di me a causa dei miei trascorsi mi aveva fatto accettare l'idea.
«Ma solo per questa partita» avevo detto alle mie compagne.
E ora eccoci qui. Eccomi qui, da sola, in mezzo alle piante che avevo accudito per settimane e settimane e che stavo per lasciare. Il giorno seguente avrebbe avuto luogo il mio ultimo atto e l'idea che Jade non potesse esserci mi faceva male al cuore. Non avendo, però, altro modo per contattarlo, gli lascio un biglietto sperando che lo veda in tempo. Scribacchio l'ora e il luogo.
Domani h. 14,00 in Palestra. Grazie di tutto.
Tento di disegnare un cuoricino che ne esce schifosamente sghembo. Infine ci appoggio su le labbra come firma, sperando che possa captarle. Chiudo gli occhi al contatto con la carta.
Ah, quanto avrei voluto poterglielo dare quel giorno...



Le gambe non tremano più e la stanchezza, anche se tanto, non basta a fermarmi. Due mesi di stop si sentono ma grazie ai tiri che ogni tanto facevo fuori casa, al canestro sopra il garage, sono ancora in grado di giocare.
La partita volge a nostro favore per 47 a 31. Molti canestri li ho segnati io stessa sorprendendomi nel trovarmi ancora così in gamba nonostante avessi abbandonato. Il coach, poi, ne è entusiasta. Le mie compagne si stanno impegnando molto e vedo i loro sorrisi soddisfatti. L'atmosfera sembra perfetta e l'adrenalina mi scorre in corpo al posto del sangue. Quanto mi era mancata questa sensazione...
Lascio vagare il mio sguardo tra il pubblico. Robin troneggia su tutti. Il suo sorriso compiaciuto è per me fonte d'ispirazione. Ogni movimento che compio, ogni passo è un tributo a lui e a tutto il lavoro che ha dovuto fare. Mio padre, da lassù, so che è fiero di me. Poi vedo Dajan, non molto lontano. Non riesco a capire ciò a cui sta pensando e poco m'importa. Ma percepisco il suo sguardo sulla pelle. Una provocazione o una minaccia? Il sorriso che avevo rivolto pochi istanti fa a mio fratello scompare. Accetto la sfida, cerco di comunicargli. Poi una mia compagna mi chiama. Vedo la palla arrivarmi. L'afferro e, memorizzati tutti i vecchi schemi di gioco, comincio a palleggiare verso il canestro. Passo velocemente sulla destra e poi sfondo la linea avversaria. La mia compagna tira ma finisce sul ferro. Salto più che posso arrivando a sentire l'aria attorno a me fermarsi. Tutto sembra rallentare. Afferro la palla come se non ci fosse una resistenza avversaria e, nell'azione di ritirarla a canestro, riesco a sentire una voce fin troppo familiare nella mia testa. Vediamo che sai fare.
49 a 31. Una compagna mi da una pacca sulla spalla. E mentre le avversarie cercando di ripartire, il mio sguardo va al ragazzo. Sorride, quasi compiaciuto della cosa. Non riesco a capirlo, ma non è certo questo il momento per pensare a lui.

Il fischio dell'arbitro chiude la partita a nostro vantaggio. Non riesco nemmeno a tirare un sospiro di sollievo o uno sbuffo di stanchezza che mi ritrovo le mie compagne al collo. Urlano e gridano felici inneggiando il mio nome come Salvatrice della partita. Robin, dalle tribune, alza il pollice. Gli sorrido di rimando, cercando di alzare un braccio per fargli capire di aver afferrato il suo messaggio ma le ragazze attorno a me mi schiacciano in un abbraccio collettivo. Dopo festeggiamenti e saluti vari chiedo scusa a tutte. Voglio solo vedere mio fratello e, sorprendendomi a quel pensiero, Jade. Ma cercandolo con gli occhi, non ero riuscita a vederlo durante la partita e la cosa non mi aveva certo lasciata indifferente.
«Sei stata grandiosa, sorellina!» esulta mio fratello stringendomi a sé. Non riesce più a prendermi in braccio e a farmi roteare a un metro dal suolo come faceva sempre prima dell'incidente; ma un suo caldo abbraccio significa molto più di quanto possa immaginarsi. «L'ho fatto per te» sussurro al suo orecchio. Ora che tutto è finito sento che lui deve sapere; devo dirgli tutto. Mi stacco da lui, guardandolo seriamente negli occhi. «Devo dirti una cosa, Rò». Il suo sguardo si fa dapprima pensieroso e poi curioso. La serietà non lo sfiora nemmeno. «Io avevo lasciato il club...». Mi sento un verme a dirglielo ma la sua espressione non muta. «Tutto qui?» mi chiede lui. Ora sono io a strabuzzare gli occhi. «Sì, lo sapevo già. Me l'ha detto un tuo amico. Che, approposito...» alza l'indice indicandomi il corridoi che porta agli spogliatoi. Che amico, però? Non starò forse parlando di... Jade! Il mio viso s'illumina senza ch'io possa controllarlo. Lo capisco subito dal sorriso malizioso. «Su» mi da una pacca sulla spalla «Và da lui».
Incredibile come Robin possa accettare una cosa del genere senza fiatare. Chissà che cosa diamine ci sarà stato tra lui e Jade... Ma non è quello il momento per pensarci. Mi fiondo giù dalle scale per andare a cercare il mio amico quando sento una voce che mi chiama. Mi giro di scatto, sorridente e raggiante ma le mie emozioni si stravolgono di colpo quando, al posto del verde, mi ritrovo davanti Dajan, a braccia incrociate con la schiena contro al muro e un'espressione compiaciuta sul volto.
«Sei stata brava» mi dice, staccandosi dalla parete e avvicinandosi a me «Proprio brava...»
Lo sento pericolosamente vicino ma non so che cosa fare. Abbassa il suo viso color caramello alla mia altezza e sento due suoi polpastrelli appoggiarsi sotto al mio mento. Lo spinge verso l'alto per avvicinare le mie labbra alle sue. Sento il suo respiro sulla mia pelle ma non è affatto una situazione piacevole.
«Credo di averti giudicata male... Mi piaci». Oddio, la mia prima confessione? Da un tipo così?! Accidenti! Maledico Jade per non aver detto chiaro e tondo i suoi sentimenti quella volta in cui litigammo. Perché il minimo romanticismo dev'essere distrutto da individui ignobili come questo qui?!
Si fa sempre più vicino.
«Diventerai mia» mi sussurra, imitando -in modo molto strano e alquanto discutibile- il verso di un felino. Vuole baciarmi ma io non sono certo d'accordo. Gli afferro il polso con una mano, spostando la sua leggera pressione da sotto al mio mento. Avendo la testa non più sostenuta, s'abbassa velocemente e le sue labbra stanno per sfiorarmi quando io stessa gli porgo gentilmente un brandello della mia pelle; più precisamente la fronte. Una testata degna di questo nome, dritta sulle labbra e sul naso che ora si tiene doloranti. Urla di dolore e si allontana da me pur senza allontanarsi troppo.
«Ma...!» diciamo in coro. Jade appare nel mio campo visivo. Quand'è arrivato?! Ormai è una domanda di routine quando c'è di mezzo lui. Tiene l'altro polso di Dajan ma, non appena il ragazzo cerca di allontanarsi lo lascia fare, mollando la presa. I segni delle dita sono ben visibili sulla pelle scura dell'atleta che ci guarda infuriato. «Ma siete pazzi?!» ci indica ripetutamente mentre dall'altra mano scende un rivolo di sangue. Ops, credo di avergli rotto il naso...
Jade mi cinge le spalle con un braccio e tenta di trascinarmi lontano da Dajan.
«Forse» gli risponde sorridendo per poi voltargli le spalle. Io seguo i suoi movimenti, in silenzio, assecondando tutte le sue scelte. Ben presto di lasciamo alle spalle le urla e gli insulti del ragazzo che ci maledice per avergli rovinato il viso e i polsi. Purtroppo per lui, la cosa non ci tange affatto.

Mi blocca in mezzo al cortile, lontano dalla folla di gente arrivata per la partita. Mi prende le mani tra le sue e mi guarda dritto negli occhi.
«Non ti ho visto alla partita» sussurro dispiaciuta. Lui abbassa lo sguardo, cercando di scusarsi. «Sono arrivato tardi» dice «Ho trovato il bigliettino verso le due e mezza e sono subito corso in palestra ma prima di trovare posto ci ho messo un po'...» ciononostante ancora non riesco a capire dove si fosse seduto; ma Jade è così, un ragazzo che arriva come un'ombra, un fantasma, che lascia un'impronta indelebile nella vita di che ha la fortuna di conoscerlo.
«Ti direi che sei stata brava ma, purtroppo, non ci capisco niente di Basket» se la ridacchia. «Beh» provo a suggerirgli «puoi dirlo comunque». Mi risponde con un dolce sorriso. Lascia le mie mani, facendo scivolare le sue lungo le mie braccia. Mi accarezza, incurante del sudore che ancora mi imperla la pelle. «Posso dirti che stai d'incanto anche con la divisa». Abbasso lo sguardo, imbarazzata. Come può trovarmi bella con addosso solo una canottiera troppo larga per i miei gusti e dei pantaloncini rossi sopra ad un altro paio neri, più aderenti? E, soprattutto, sono madida di sudore. «Ma con la salopette e il viso sporco di fango sei molto più carina» mi sussurra all'orecchio. Riporto il mio sguardo nel suo, alzando di scatto la testa e mancando miracolosamente la sua. So di essere arrossita perché sento le vampate di calore salirmi dalle punte dei piedi e fermarsi sulle guance che sicuramente scottano. Ne accarezza una con la sua mano dal tocco gentile. Chiudo gli occhi lasciando che il mio viso si appoggi completamente sul palmo. La mia mente si svuota; non riesco a pensare ad altro se non alla rosa rossa che ha sfiorato la prima volta che lo vidi. Mi sento tanto un petalo rosso in balia delle sue dita.
Poi mi chiama, costringendomi ad aprire gli occhi.
«Sono felice che non ti abbia fatto niente». Si riferisce a Dajan? «Non spetta a lui il mio primo bacio...» sussurro sperando che colga l'allusione.
Lo vedo arrossire a sua volta, finalmente. Il rosso gli dona tanto, sotto alla sua folle chioma verde. Avvicina il suo volto al mio ma non riesco più ad aspettare. Mi stringo a lui, appoggiandomi al suo petto e alzandomi quasi in punta di piedi per congiungere le mie labbra alle sue. Una sua mano mi accarezza la guancia mentre mi bacia; con l'altro braccio mi cinge la vita, tenendomi stretta a lui. Il mio cuore scoppia di gioia e quando riapro gli occhi non riesco a vedere altro se non il suo sguardo carico d'amore, tutto per me.
«E ora?» gli chiedo. Lo vedo mordersi un labbro, trattenendo un forte impulso di baciarmi ancora.

«E ora si stacca da te!» la voce di Robin mi raggiunge. Ci giriamo spaventati, ancora stretta tra le sue braccia. Mio fratello è a pochi metri da noi con le braccia incrociate, che ci guarda con rimprovero.
«Ok che non è incinta. Ma è pur sempre mia sorella!»
Guardo Jade, sconvolta. 
«Che intende dire?!»
Lui ridacchia, imbarazzatissimo.
«Niente. Lunga storia...»












Oh, mi sento un prodigio!
In un giorno (sì, anche se non le tre, vale come giornata) ho scritto il finale per la storia di Leigh, concluso il secondo capitolo di questa ff e ora anche il terzo. Direi che per me è un record! Oh, e ho anche fatto Kendo, quindi ora penso proprio che me ne andrò a dormire perché sono stancherrima!

Volevo solo scusarmi per questa storia che, a parer mio, sembra un po' troppo affrettata. Purtroppo, come avrei già aver scritto, non avevo intenzione di protrarre altre storie all'infinito così mi sono messa d'impegno per scriverle e concluderle in pochi capitoli ma-soprattutto- in breve tempo.
Ipotizzo che, dopo queste, arriveranno finalmente i nuovi capitoli di Doppio Gioco e Shadows. Per quanto riguarda la prima storia, l'idea di base è già pronta; per la seconda, il concept è sempre lo stesso ma non riesco a svilupparlo come vorrei quindi dovrete avere pazienza per quello.
Perdono!

Ma vi ringrazio comunque per aver letto questi miei piccoli 6 scleri.
In questi ultimi 3 (2, in realtà) sono felice di aver potuto mettere Jade. Era sempre apparso nelle mie storie ma solo come comparsa laterale; ora invece ha avuto il ruolo da protagonista che merita!
  
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