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Autore: wordsaredeadlythings    15/10/2013    4 recensioni
{OOC; AU (ma tanto)}
Mi sono chiesta: che succederebbe se Castiel e Dean andassero alla terapia di coppia? Ed è uscita fuori questa cosa.
Dalla shot:
« Dean, hai qualcosa da dire? »
Dean guardò l’uomo, chiedendosi se stesse facendo sul serio. Ed evidentemente stava facendo sul serio. Quel tipo già non gli piaceva.
« …No. »
« PERCHE’ NON VUOI AMMETTERE CHE MI AMI? » trillò subito Castiel.
« Fai sul serio? »
« ECCO, VEDE? VEDE CHE NON MI PARLA? »
« Coraggio signore.. »
« DOPO ANNI DI SACRIFICI QUESTO E’ IL TUO RINGRAZIAMENTO? »
« Ma cos- »
« Credo che Castiel abbia ragione, Dean, posso chiamarti Dean, giusto? Bene. Dean, tu devi aprirti nei confronti del tuo compagno.. »
« Ma se non stiamo nemmeno insieme! »
« ECCO, ORA NEGA ANCHE L’EVIDENZA! »
« Cas, la vuoi smettere? »
« AMAMI »

Non odiatemi pls.
_Cris
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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A Charlie.
Perché questa cosa è nata a causa sua e perché è una puccia.
Tivibi amour <3





Such a bad idea – or not?
 
 
 
 
« Quest’idea continua a non piacermi. »
Sam sbuffò per l’ennesima volta, afferrando il fratello maggiore per il cappotto per poi spintonarlo all’interno del piccolo edificio a mattoni rossi, nelle periferie dell’ultima cittadina dove si erano fermati per l’ennesimo caso. Solo che questa volta avevano deciso di fermarsi per –uhm- un po’.
« Non costringermi a spintonarti fino a lì dentro amico. » affermò Sam, stranamente serio, e Dean sbuffò nuovamente.
« Andiamo, terapia di coppia? Io e Cas non siamo nemmeno una coppia. »
« Questo lo dici tu. »
« Questo lo dice la logica. »
« Errore, lo dice la tua, di logica. »
Il più grande ringhiò nuovamente, scrollando le braccia per liberarsi dalla presa del fratello. Si avviò su per le scale, borbottando frasi sconnesse che Sam non riuscì a capire.
L’intero di quella palazzina era arredato con una strana carta da parati rosso bordeaux e dei piatti con su disegnati dei gattini. Già la cosa non gli piaceva prima, ora, sotto lo sguardo di quei gattini dall’aria insieme inquietante e irritante, gli piaceva ancora di meno.
Era stato Sam a farsi venire in mente questa brillante idea, e ovviamente Castiel aveva aderito senza batter ciglio. L’unico ad essere contrario alla cosa era Dean, ovviamente. E per questo era stato portato fuori di casa con l’inganno e trascinato in quello stupido posto pieno di gattini per uno stupido incontro con un consulente matrimoniale.
Maledetto Sam. Maledetto Cas. E maledetti gattini.
L’ufficio del famoso consulente era all’ultimo piano, e ovviamente in quel posto non esisteva neanche l’ombra di un ascensore. Non che fare moto lo irritasse, anzi, ma salire le scale era un’altra cosa da aggiungere alla lista del “Perché quest’idea è totalmente imbecille”, lista mentale che Dean si era premurato di allungare sempre di più scalino dopo scalino.
Quando raggiunse l’agognato ultimo piano, si ritrovò davanti Castiel, seduto su una delle poltroncine della sala di aspetto – sempre decorata con i soliti gattini e la solita carta da parati -, con una rivista in mano che non stava veramente leggendo – o forse sì, dopotutto era di Castiel che si parlava. Quando Dean sbuffò per l’ennesima volta, più per essere sentito che per fastidio vero e proprio, Castiel alzò gli occhi dalla rivista e sorrise.
« Alla fine sei venuto! »
« Sono stato costretto a venire. »
« Pft » Castiel gesticolò in direzione dell’altro « Quisquiglie. »
Dean si sedette accanto all’angelo, in silenzio, e sbuffò di nuovo, mentre l’altro tornava tranquillamente alla sua rivista.
« Mi sembra ancora un’idea imbecille. »
« La tua opinione non è stata richiesta. »
« Ma- »
« Sssssh » l’angelo girò pagina, fischiettando.
Dean ebbe un inconsueto – e non tanto sconosciuto – desiderio di prendere l’angelo e buttarlo fuori dalla finestra. Dopotutto erano al terzo piano. Qualche graffietto se lo sarebbe fatto.
Prima che Dean potesse mettere in atto il suo piano, la porta dell’ufficio si spalancò, e videro finalmente quello che era il loro consulente di coppia: un uomo stempiato, dai grandi occhi azzurri e con degli occhialetti rotondi distrattamente appoggiati sulla punta del naso.
« Dean e Castiel, suppongo. » affermò, sorridendo « Venite pure! »
Castiel si alzò immediatamente, schizzando all’interno dell’ufficio. Dean pensò per un paio di secondi che se si fosse gettato lui stesso dalla finestra questa immensa rottura sarebbe finita, ma alla fine optò per entrare nello studio.
Nello studio, fortunatamente, non c’era nessun gattino. Al contrario c’erano tre poltrone di diversi colori: una gialla, una rosa e una azzurra. Ovviamente Castiel si era seduto su quella rosa. Dean scelse di sistemarsi su quella azzurra, la più neutrale delle tre.
« Devo dire che quando ho ricevuto la vostra chiamata sono rimasto sorpreso, ma tranquilli: non ho alcun pregiudizio riguardo alle persone del vostro genere! »
Dean strinse i pugni, cercando di reprimere l’irrefrenabile voglia di prenderlo e spaccagli in testa ogni singolo piatto con un gattino che aveva visto salendo le scale – ed erano veramente tanti.
« Allora, perché siete qui? »
« Vede » prese subito la parola Castiel « Dean non mi parla. »
« In che senso? »
« Sono anni interi che ci frequentiamo e mai una volta che abbia osato dirmi che mi ama! »
« E questo come la fa sentire? »
« Ignorato, irritato e ferito, ecco. »
« Dean, hai qualcosa da dire? »
Dean guardò l’uomo, chiedendosi se stesse facendo sul serio. Ed evidentemente stava facendo sul serio. Quel tipo già non gli piaceva.
« …No. »
« PERCHE’ NON VUOI AMMETTERE CHE MI AMI? » trillò subito Castiel.
« Fai sul serio? »
« ECCO, VEDE? VEDE CHE NON MI PARLA? »
« Coraggio signore.. »
« DOPO ANNI DI SACRIFICI QUESTO E’ IL TUO RINGRAZIAMENTO? »
« Ma cos- »
« Credo che Castiel abbia ragione, Dean, posso chiamarti Dean, giusto? Bene. Dean, tu devi aprirti nei confronti del tuo compagno.. »
« Ma se non stiamo nemmeno insieme! »
« ECCO, ORA NEGA ANCHE L’EVIDENZA! »
« Cas, la vuoi smettere? »
« AMAMI »
« Dean, tutto questo come ti fa sentire? »
« Dio, ho bisogno di una birra »
« NON PUOI GETTARTI SULL’ALCOOL PER IGNORARE IL NOSTRO AMORE »
Dean poggiò la testa sulla sua mano, mentre il consulente cercava di consolare Castiel, il quale sembrava prossimo ad un attacco di panico.
Era stata una pessima, pessima idea.
 
*
 
« Ehy! » esclamò Sam, non appena vide i due rientrare. « Com’è andat- »
Cas non rispose nemmeno: si fiondò nella sua stanza, sbattendo la porta come una vera drama queen, mentre Dean si avvicinava al frigo alla ricerca di una birra fresca.
« Dean? »
« Mh? » il ragazzo si voltò, una confezione da sei in mano e l’aria confusa.
Sam puntò il coltello che aveva in mano contro la porta che Cas aveva appena chiuso. « Potresti spiegarmi? »
« Beh.. Diciamo che non è stata una buona idea. »
« Dean. » Sam sbuffò, portandosi una mano al viso.
« Non stiamo nemmeno insieme! »
Sam alzò un sopracciglio, guardandolo direttamente negli occhi.
« Noi non stiamo insieme. »
« E tutte le battute? Tutte le frasi? Andiamo amico, è palese che lo ami. »
« Io non lo amo, perché vi siete tutti fissati con quest’idea?! »
« Forse perché è la verità? »
« Non- Non è la verità »
« Dean, lo sai anche tu che lo è. »
Okay, forse c’era una remota possibilità che Dean sapesse che forse –forse- quella era la verità, ma preferiva non pensarci. Andiamo, lui era Dean, mister una-botta-e-via, non aveva mai avuto neanche ragazze per grandi periodi di tempo. E non poteva essere gay. Andiamo, bastava guardarlo in faccia e si capiva subito che non era gay.
« Okay, fa come vuoi » Sam alzò le spalle « Ma tanto domani avete il secondo appuntamento. »
Dean sbuffò di nuovo, esasperato, lasciandosi cadere su una delle sedie della piccola casa che avevano affittato.
« Finirà mai questa storia? »
« Solo quando deciderai di aprire il tuo cuore. »
Dean aprì un’altra birra.
 
*
 
Il secondo appuntamento non era stato disastroso quanto il primo. Forse perché nessuno di loro aveva parlato – Cas si ostinava a riservargli il trattamento del silenzio, e Dean si era ben premurato dal dirgli che era una cosa che normalmente facevano le ragazze, non gli uomini e di sicuro non gli angeli.
Quando rientrarono in auto per tornare a casa, Castiel finalmente sbottò.
« Sono ancora arrabbiato con te. »
« Non l’avevo capito, guarda »
« E’ sarcasmo questo? »
« In perfetto stile Winchester. »
Castiel emise un suono profondamente indispettito, incrociando le braccia al petto.
« Ti odio quando fai così. »
« Quando faccio la persona normale? »
« No, quando fai Dean l’idiota che non prova emozioni. »
« Ehy, io provo emozioni. »
« E allora dimostralo! »
« In questo momento, ad esempio, provo un profondo desiderio di.. »
« Sì? » Castiel si fece subito attento.
« ..Distruggere tutti quei piattini con i gatti che ci sono sulle scale sulla testa di Sam. »
« Ma quei piattini sono adorabili! »
« Sono inquietanti e irritanti. »
« Ma sono gattini! »
« Questo non gli impedisce di essere irritanti. »
« La rabbia non è la soluzione. »
« Ma la soluzione a cosa?! »
« Tu non vuoi aprirti, ma sotto sotto so che tu mi ami. »
« Come vuoi. » tagliò corto lui, parcheggiando l’auto davanti a casa.
Scesero insieme e, questa volta, Castiel si sedette a tavola, pronto per cenare. Ed ebbero una pacifica conversazione civile, durante la quale Dean scoprì che forse Castiel non era poi così male. Aveva dei bei occhi, e anche i capelli non erano da buttar via. Per non parlare del sedere.
“Okay. Okay. Dean, respira. Tu non stai pensando quello che stai pensando, giusto?” esclamò una vocina isterica che somigliava in modo straordinario a quella di Castiel.
Probabilmente stava pensando esattamente quello. Ma ehy, era una cosa perfettamente etero pensare quelle cose di Castiel, giusto?
“No che non lo è!”
Dean ignorò la vocina, pensando che anche le labbra non erano da buttar via. Proprio per niente.
 
*
 
« Ragazzi » affermò il terapista, durante il loro quinto incontro « Che ne dite se, come parte della terapia, ovviamente, veniste a vedere il mio musical? »
« Un musical? » esclamò Castiel, emozionato come una bambina di quattro anni dentro un negozio di giocattoli.
« Sì! E’ una rivisitazione in chiave comica di Romeo e Giulietta! »
“Dio ti prego fa che..”
« Ci veniamo volentieri! » trillò Castiel, e per un attimo Dean poté immaginarselo saltellare da una parte all’altra della stanza, proprio come una bambina.
“Devi annoiarti proprio da morire lassù, eh?” pensò il ragazzo, sbuffando di nuovo.
« E’ questa sera stessa » esclamò l’uomo, afferrando un volantino che – chissà come mai – si trovava proprio tra le pieghe della sua poltrona « Al teatro della città. Io sono Mercuzio, ho una parte veramente esilarante da recitare! In pratica.. » e cominciò a parlare della sua recita, del suo ruolo, della sua famiglia, dei lavaggi gastrici del suo cane.. Okay, parlò solo della recita, ma probabilmente Dean si sarebbe sentito molto meglio se avesse parlato dei lavaggi gastrici del cane.
Mentre tornavano a casa, Dean cercò in tutti i modi di convincere Castiel a non andare, ma il suo tentativo fu un totale buco nell’acqua. Così, la sera stessa, vestito di tutto punto, si ritrovò seduto sulle scomodissime poltroncine del teatro della città ad assistere a quel maledettissimo musical.
« Sarà splendido! » esclamò Castiel, e Dean sbuffò.
Il musical cominciò con cinque minuti di ritardo, il che non aiutò affatto il ragazzo a sentirsi meno incline ad unirsi ad Alquaeda. Ovviamente il musical non faceva assolutamente ridere, e stranamente ritrovò quella sua espressione di completa e incommensurabile irritazione anche nel volto di Castiel. Lo osservò per un po’, notando come fosse carino con quell’espressione da serial killer stampata in volto.
Il meglio arrivò quando apparve il loro terapista, ovvero Mercuzio. Non appena aprì bocca, Dean sentì uno strano presentimento: sapeva che qualcosa sarebbe andato male. E infatti andò male: la voce di quell’uomo era paragonabile a quella di un pollo, e anche le sue doti recitative erano al medesimo livello. Dean lanciò uno sguardo a Castiel, e colse nei suoi occhi quella scintilla da genocida che possedeva anche lui. Per questo decisero di alzarsi ed andarsene fuori con una scusa qualsiasi dopo dieci minuti dall’arrivo del personaggio.
« Dio, stavo per morire. » sbottò Dean, massaggiandosi le orecchie
« Tornerei dentro solo per salire sul palco e staccargli il collo. »
« Sembra una gallina. »
« Una gallina irritata in fase premestruale. »
« Dopo cinque minuti stavo masticando una gomma da masticare e ho seriamente pensato di ingoiarla e lasciarmi morire soffocato. »
« Ora so quante piastrelle ci sono sul soffitto del teatro. »
Continuarono per diversi minuti ad insultare le doti canore e recitative dell’uomo, per una volta complici. Decisero di andare a prendersi un gelato, continuando ad insultare non solo lui, ma tantissime altre cose: le diete, l’oroscopo, e tutte quelle cose che entrambi odiavano, ma non se n’erano mai resi conto. Dean scoprì che passare del tempo con Castiel, senza mostri né demoni, non era poi così male. Anzi, era molto piacevole. Specie se potevano parlare così, come due normalissime persone, come due normalissimi…
Dean si bloccò.
« Oddio. » borbottò, mentre Castiel lo guardava, confuso.
« Cosa? »
« Non posso crederci. »
« A cosa? »
« Non. Posso. Crederci. »
« Dean. »
« Non è vero »
« Dean! »
« Dai, non può essere vero »
« DEAN WINCHESTER »
Dean e Castiel si guardarono.
« Stiamo insieme. »
« Eh già. »
« Stiamo insieme in quel senso. »
« Finalmente ci sei arrivato! »
« Io non.. »
« Coraggio, sediamoci, finalmente ti sei deciso a vedere la verità, deve essere stato un grave shock per te.. »
Dean annuì, e passarono i restanti minuti seduti su una panchina, mentre Cas lasciava delle piccole pacche sulla spalla del ragazzo, che ancora stentava a riprendersi.
« Ma allora tutte quelle volte che..? »
« Sì. »
« E tu eri..? »
« Già. »
« E io..? »
« Precisamente. »
« E noi…? »
« Mh-Mh »
« Ma da quanto…? »
« Da parecchio. »
« Mio. Dio. »
Castiel guardò Dean, che guardava il marciapiede.
« Ti.. Senti bene? »
« Ho bisogno di.. »
« Cosa? »
« Insultare qualcuno. »
« Possiamo sempre tornare indietro e riferire a quel tipo tutte le cose che abbiamo pensato. »
« Anche il fatto della gomma da masticare? »
« Soprattutto quello. »
I due si sorrisero.
« Se ti dico che ti amo, possiamo smettere di andare a terapia? »
« Ovvio che sì »
« Bene, allora ti amo. »
« Ti amo anche io, idiota. »


 
Hola bella gente!
*evita pomodori*
*scappa dalle masse di fan*
*sfugge dalle grinfie di Dean*
Sì. Okay. Ehm.
Sinceramente, questa cosa è stata partorita dal fangirling, quindi non me ne vogliate se è così... così... così, ecco.
Ho cercato di seguire Supernatural, ma l'ho iniziato tardi e in contemporanea con altre duemila serie TV, e poi con la scuola e tutto non ho avuto tempo di continuarlo. Però la mia migliore amica (PERCHE' QUESTA COSA E' NATA A CAUSA SUA) è una fan assurda e la notizia del Destiel canon ha fomentato anche me, indi per cui ecco la FF.
Giuro che non intedevo fare Castiel così Misha, ma ehy, è uscito fuori così. I'm sorry ;w;
Beeene, giuro che non vi scoccio più con le mie deliranti fanfiction, gggiuro <3
Un bacione immenso a tutte voi e che la Destiel sia sempre nei vostri cuori!
xoxo
_Cris
   
 
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