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Autore: aka_z    08/04/2008    8 recensioni
Cos’è accaduto a Leorio e Kurapica mentre Gon e Killua esploravano Greed Island?
Leorio è tornato all’università e Kurapica al suo lavoro… inizialmente costretti a dividere le proprie strade, riusciranno a ricongiungersi?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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COME  PRIMA  E  PIU’  DI  PRIMA:


Pov Leorio

Te ne sei andato… ancora una volta… un saluto veloce, uno sguardo deciso e sei salito a bordo di quel grande dirigibile, portando Senritsu con te.
Mi hai lasciato solo di nuovo… ma so che lo hai fatto perché il tuo destino è già stato scritto e ahimè, tu lo stai seguendo con passo deciso, senza voltarti…

Chiudo la porta della stanza che hai usato in questi giorni, quando quella strana febbre ti ha assalito… la chiudo come fosse quella parte dei ricordi in cui tu regni sovrano, quella parte di me che resterà per sempre tua, ma alla quale ora voglio sfuggire…

Osservo il cielo attraverso le piccole finestre di questo palazzo ormai ridotto in macerie e noto un dirigibile solcare l’orizzonte… lotto invano, voglio allontanarmi da te Kurapica, basta! Le immagini e i ricordi che ho di te mi vorticano nella mente senza respiro, lasciandomi nudo di fronte alle mie emozioni… ed io ho tremo dal freddo…

Anche Gon e Killua ora partiranno per inseguire il loro obiettivo, Greed Island li attende impaziente… ed io tornerò ai miei studi, più solo di quanto non lo sia mai stato…


Intanto sul dirigibile…

Kurapica rivolse ancora una volta il suo sguardo sulla città che lenta si perdeva sotto di lui. Rivide per l’ennesima volta il volto abbattuto di Leorio quando gli aveva comunicato la sua decisione di ripartire, e lo rivide ancora prima di salire a bordo, triste e rassegnato.
Si sostenne con entrambe le mani al sottile corrimano in legno, sentendosi improvvisamente pesante,  poggiò la fronte contro il vetro freddo dell’ampia finestra e chiuse gli occhi.
Un lungo sospiro gli scivolò fuori le labbra appannando un poco il vetro.

Perché continuava a rivederlo? Perché era sempre nei suoi pensieri? Non capiva… perché non Gon o Killua? In fondo erano suoi amici proprio come lo era Leorio, no?
Di nuovo quegli occhi… di nuovo quella voce profonda… e ripiombava nella malinconia… ma doveva partire, non era un desiderio, piuttosto un bisogno.
Batté la punta del piede contro la moquette viola, pensieroso, riaprì poi gli occhi, tornando a scrutare gli enormi grattacieli che si ergevano alti l’uno accanto all’altro. E la mente tornò inconsciamente a lui… rifletté su quanto tempo sarebbe trascorso prima di poterlo rincontrare e poter di nuovo ridere delle sue figuracce.
Sospirò ancora, cercando inconsciamente con lo sguardo il palazzo rovinato dove ora, presumibilmente, poteva trovarsi Leorio.

<< Il tuo battito è strano… sicuro di star bene? >> chiese dolcemente Senritsu facendolo sobbalzare.
<< Oh… sei tu… mi hai spaventato… >> disse Kurapica ancora un po’ scosso.
<< Perdonami… pensavo mi avessi sentita arrivare… >> si scusò lei.
<< Non preoccuparti, ero solo sovrappensiero… >>
<< Pensavi a Leorio? >>
<< Eh? C-cosa? P-perché credi che stessi pensando a lui, scusa? >> disse Kurapica con voce stranamente acuta, arrossendo improvvisamente.
<< Ho solo notato che quando sei vicino a lui, il battito del tuo cuore muta, si trasforma, proprio come ora… sento che tieni molto a lui… >> concluse guardando anch’essa fuori dal finestrino.
Kurapica annuì impercettibilmente ancora lievemente imbarazzato, osservando il sole che calava lento all’orizzonte, donando al cielo sfumature cremisi.
<< Capisco che tu possa sentirti triste, non deve essere stato facile allontanarti ancora una volta dai tuoi amici… ma non fartene una colpa >> disse piano, allontanandosi dal corrimano e guardandolo negli occhi << ti porti dietro già abbastanza fardelli, non serve stare in pena per loro, sono ragazzi in gamba, se la caveranno anche in tua assenza, vedrai. >> affermò sorridendo, rassicurandolo.
<< Grazie >> sussurrò il biondino girandosi a guardala << sei molto gentile a darti tanta pena per me… e per i miei sentimenti, lo apprezzo molto >> si rivolse educatamente a lei, sorridendole di rimando.
<< Sono contenta di poterti essere d’aiuto >> gli disse la donna prima di voltarsi e incamminarsi lungo il corridoio vuoto.
<< E non reprimere i tuoi sentimenti, non fa bene all’anima >> gli confidò misteriosa prima di voltare l’angolo e lasciarlo da solo con i propri pensieri.

Kurapica aggrottò la fronte per un momento, riflettendo sul significato celato dietro quelle parole, prima di immergersi di nuovo nelle sue tristi riflessioni.
Sebbene Senritsu avesse cercato di rassicurarlo, non riusciva a placare la sua inquietudine. Pensò che forse c’era la possibilità di non rivedere mai più i suoi amici... di non rivedere più Leorio e una tenaglia gli si avvinghiò con forza allo stomaco che si contorceva sotto la sua presa.
Voleva davvero bene ai suoi compagni d’avventura. Durante l’esame, forse per la prima volta dopo la scomparsa della suo clan, non si era sentito solo al mondo. Ma sapeva anche che senza vendetta non avrebbe avuto pace, e lui aveva immensamente bisogno di pace, di placare la rabbia che gli ribolliva dentro ogni volta che pensava ai membri del ragno… che gli opprimeva il petto ogni volta che chiudeva gli occhi prima di addormentarsi… che gli stringeva la gola come una morsa ogni volta che vedeva una famiglia felice passargli accanto… Aveva assoluto bisogno di fermare questo cancro che lo logorava e lo corrodeva dall’interno, lo doveva a se stesso e alla sua tribù.



Tre mesi dopo…

Università Shikuzu

<< Allora ci vediamo domani alle 14 all’edificio di anatomia patologica, ok? Mi raccomando sii puntuale! >> disse un ragazzo sulla ventina, sorridendo amabilmente.
<< Ok, ok, ci sarò… >> rispose Leorio sbuffando mentre riponeva la penna nella tasca intera del suo zaino a tracolla. Il suo amico lo guardò scettico.
<< È  vero! Verrò! E non guardarmi così, malfidato che non sei altro! >> continuò scocciato per la scarsa fiducia dimostrata.
<< Allora ti aspetto sulle scalinate di marmo dell’edificio… alle 14! Non un minuto di più, non un minuto di meno! >> lo ammonì severamente.
<< Certo che sei proprio petulante Ghito! Ho detto che ci sarò, punto. >> prese la borsa e se la mise sulla spalla superando l’amico e dirigendosi verso l’uscita dell’aula con passo deciso.
<< Hey aspettami! >> gridò il ragazzo correndogli dietro velocemente, schivando un gruppetto di ragazzi che si erano fermati a chiacchierare e lo raggiunse.
<< Mmmh… lo scocciatore è tornato… >> commentò Leorio alzando gli occhi al cielo, ma sorridendo divertito.

Ghito forse non era il ragazzo più divertente in circolazione, ma era generoso e disponibile, gli doveva molto. Da quando Kurapica era partito, lui aveva passato momenti davvero difficili, in alcuni periodi lo aveva odiato per quello che gli aveva fatto, in altri gli mancava così tanto da sentirsi soffocare, ma sebbene provasse sentimenti contrastanti di sicuro non riusciva a toglierselo dalla mente. E lì era intervenuto quel ragazzo magrolino ed energico. Lo aveva ascoltato e consigliato, lo aveva sopportato e consolato. Nei momenti più bui si rendeva conto di essere stato oltremodo scorbutico, e per questo gli era doppiamente grato.

Ora camminavano fianco a fianco dirigendosi verso l’uscita dell’università, tra aiuole e fontanelle.
Era una fredda giornata invernale e Leorio si strinse maggiormente nella sua giacca, lottando contro il vento che gli sferzava le guance e gli gelava le orecchie.
<< Uffa! Ancora questo freddo… non lo sopporto! >> borbottò cercando di far salire ancora un po’ la lampo della sua giacca scura.
<< A me invece non dispiace, odio il caldo soffocante, mi fa sentire perennemente stanco! Il freddo invece tonifica! >> disse allegro Ghito, mentre i capelli castano chiaro ondeggiavano al vento.
<< Tsè… se non muori prima di fre- >> si interruppe bruscamente fissando immobile il cielo plumbeo.
Ghito invece continuò a camminare senza essersi accorto di nulla, ma quando sentì di essere rimasto solo si voltò indietro sorpreso.
<< Ma cosa… >> mormorò prima di capire cosa fosse successo.
Il suo amico stava fissando immobile il cielo con sguardo malinconico e spento. Guardò anche lui nella stessa direzione, ben sapendo cosa vi avrebbe trovato.
Gli si avvicinò con passo lento e gli poggiò una mano sulla spalla, guardandolo fisso negli occhi.
<< Leorio devi smetterla di comportarti così ogni volta che vedi un dirigibile, capisco che sia stato duro per te, ma devi superare la cosa, la vita va avanti. >> strinse di più la mano sulla spalla, come per infondergli coraggio, poi si voltò e ricominciò a camminare. Leorio riprese a seguirlo a testa bassa, qualche passo indietro.

Arrivati silenziosamente davanti alla grande entrata dell’università si salutarono e divisero le loro strade, e quando ancora non erano troppo distanti per sentire ognuno la voce dell’altro, una raccomandazione giunse alle orecchie di Leorio.
<< 14-anatomia-patologica, puntuale!!! >> un ultimo appunto prima di lasciarsi e il moro sorrise. Appena tre mesi e già lo capiva alla perfezione, quel dannato orario proprio non gli entrava in testa!

Alla fermata del treno, Leorio tirò fuori dalla tasca il suo grosso cellulare scuro e lo fissò sospirando, prima di comporre quel numero tanto familiare e sperare come ogni giorno di ricevere risposta.
Qualche attimo di trepidazione fece ammutolire il suo cuore, poi un suono, forse stavolta… no, era la solita voce femminile che lo avvertiva che la persona chiamata non era al momento raggiungibile e come ogni giorno degli ultimi tre mesi, la delusione lo travolse, come una onda enorme e distruttiva.

Il treno arrivò sferragliando e vi salì con passo lento e stanco di un condannato e mentre le porte si chiudevano dietro di lui, sentì una parte delle sue speranze rimanere sulla banchina e abbandonarlo per sempre.

Quella sera stessa, avvolto tra le calde coperte del suo letto si sentì così solo da rabbrividire, si sentì pizzicare dietro gli occhi ripensando a lui, a quel biondino minuto ma tenace, pensò che avrebbe potuto fermarlo, che avrebbe potuto impedirgli di allontanarsi da lui, che avrebbe potuto fare qualsiasi cosa e invece non fece nulla, non una fottutissima mossa, dannazione!



NOTE POST-LETTURA: Questa come avrete intuito è solo un’ introduzione, la vera storia deve ancora cominciare, anche se la trama è ancora incerta… diciamo che vado ad ispirazione! XD
Spero che via abbia quantomeno incuriosito e che continuerete a seguirla (i toni sono un po’ troppo scuri e deprimenti per i miei gusti, quindi cercherò di alleggerire un po’ nei prossimi capitoli, ma capite pure che questa prima parte riguarda l’addio e quindi non poteva andare diversamente).
Fatemi sapere cosa ne pensate, se avete qualche idea sulla trama o qualche consiglio tecnico.
Alla prossima!!

                                                                                                               

                                                                                                                                     Aka_Z
  
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