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Autore: SAD_robot    17/10/2013    3 recensioni
Pagine di puro terrore. Stralci del diario che ora le geme tra le mani.
Un blocco di carta sciupata su cui ha tenuto la testa china per un intera serata; cronache di ogni suo pensiero e di ogni azione compiuta nella giornata precedente.
Trecento pagine ricolme del terrore che la intontisce ogni giorno. Un pesante concentrato di ventiquattr'ore di vita. Vomito solidificato; un inutile tentativo di comprendere a fondo sé stessa.
Un insulto.
Genere: Horror, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                  Il tuo volto non si nasconde tra le pagine di un diario.

 

 

Pagine di puro terrore. Stralci del diario che ora le geme tra le mani.

Un blocco di carta sciupata su cui ha tenuto la testa china per un intera serata; cronache di ogni suo pensiero e di ogni azione compiuta nella giornata precedente.

Trecento pagine ricolme del terrore che la intontisce ogni giorno. Un pesante concentrato di ventiquattr'ore di vita. Vomito solidificato; un inutile tentativo di comprendere a fondo sè stessa.

Un insulto.

Arsinoe siede sulla vecchia sedia del salotto. Si dondola dinanzi al camino grazie agli archi di legno che spostano il suo peso avanti e indietro, cullandola mentre incenerisce parte della propria vita. I rumori battono insistentemente sull'ombra. Strappi, cigolii, accartocciamenti. E il ringraziamento delle fiamme che divorano la cellulosa.

Arsinoe piange. Tiene in grembo la carcassa di un vecchio diario, guardandolo come fosse una bambina rognosa e carente di pietà. Ne studia i lineamenti per poi schiaffeggiarli sotto alla benedizione di una lacrima. La spedisce nei forni per poi prendersela con la bambina successiva.

Una strage; un genocidio compiuto nel silenzio della notte. Una moria di volti tutti perfettamente identici.

La vita e la morte tra i pensieri di una sola giornata. La speranza di tornare sui propri passi, di ritornare bambina, inseguita scimmiottando le proprie abitudini infantili.

Arsinoe sa che questo non basta a tornare alle radici del proprio percorso, ma la speranza di poter ricominciare da capo sottomette ogni dubbio.

A pagina cinquantasette, prime luci dell'alba, la sua testa stava già ronzando.

A pagina cinquantotto, Arsinoe malediva sè stessa e si lasciava andare a pensieri scomodi sulla propria esistenza.

Attimi trascritti che ora servivano solamente ad alimentare la brace nel camino.

Giunta finalmente a pagina trecento, si alza dalla sedia a dondolo emettendo un sospiro e reggendo tra le mani la scorza di un diario decorticato. Non dice nulla: si limita a guardarsi attorno intontita, come se la stanza in cui si è appena risvegliata le sia completamente sconosciuta. Basta poco perchè gli occhi riprendano a brillare, spingendola a sorridere alle stesse mura che un attimo prima le apparivano misteriose.

Per un momento sembra scorgermi, ma poi mi ignora. Vedo i suoi occhi scorrere su ogni oggetto presente nella sala, accarezzarmi con stupore e passare oltre. Eppure sono lì, muto, che cerco di attirare la sua attenzione. Deve avermi ignorato di proposito.

Quindi s'incammina lentamente verso la libreria del corridoio. La studia per un attimo, soffia via la polvere dai libri e ripone la carcassa di diario su quello che chiamo "lo scaffale dei morti".

 Centinaia di pelli polverose ammucchiate una al fianco dell'altra. Fantasmi di giornate rese invisibili da chi le aveva create e vissute. Scorze di vecchi pensieri resi cenere dal fischiare del caminetto. L'angolo degli orrori su cui veniva esibito il ricordo delle proprie vittime. 

Quello scaffale mi fa venire i brividi: ogni mia pagina vibra di inquietudine. Arsinoe, come al solito, resta immobile a fissare i dorsi di quelle vecchie mummie. Vorrei voltarmi dall'altra parte, ma non ci riesco.

Arsinoe si riprende e io lancio un sospiro di sollievo. Riprende a camminare e mi passa accanto. Io la chiamo. Urlo il suo nome un centinaio di volte prima di rassegnarmi. Non mi guarda neppure, accidenti. Dà le spalle alla sedia su cui sono poggiato e ogni suo passo più in là mi trafigge il cuore.

Quindi sparisce di nuovo nell'ombra da cui era venuta: un angolo della stanza ricoperto di polvere e detriti. Il caminetto si spegne all'improvviso. Sono solo, al buio, nella vecchia casa diroccata.

Scoppio a piangere. Arsinoe non mi ha notato neppure oggi. Le voci mi sussurrano che sono io il vero fantasma, qui. So che non può essere vero. Gli occhi dei ragazzini che entrano in questa sala pericolante cadono sempre sulla mia brutta copertina. Mi calciano; mi prendono in giro. Si prendono gioco della mia polverosa solitudine.

Ma non m'importa nulla di quel che pensano gli altri. Io voglio Arsinoe. Vorrei abbracciarla di nuovo, portarla via dal triste luogo dove vaga da anni. La vedo tornare ogni notte dal regno dei morti, alla ricerca del suo volto smarrito. Morì senza neppure sapere chi fosse realmente; la memoria inghiottita dal cervello mortale prima ancora che se ne fosse andata. Sfoglia ogni notte le pagine dei suoi vecchi diari sperando di trovare le risposte che và cercando.

Ma io sono qui, Arsinoe. Io sono te. Pur avendomi dimenticato, non mi hai mai lasciato andare.

Sono legato alla tua mente. Sono il seme dei tuoi pensieri e tu sei il mio frutto.

Ero il tuo libro preferito, una volta, ed è qui che dimora la tua identità.

Torna dall'inferno, Arsinoe. Trovami, non hai più molto tempo.

Sarai condannata a tornare quaggiù per l'eternità, nel caso in cui la terra inizi a reclamare le mie pagine.

Torna dall'inferno, Arsinoe. Sono ancora il tuo libro preferito, ne sono certo.

 

  
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