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Autore: njaalls    17/10/2013    6 recensioni
I tell my love to wreck it all, cut out all the ropes and let me fall.

Ora tutto era andato il frantumi e quel filo che teneva uniti tutti i pezzi della sua vita -la scuola, la famiglia, gli amici e la musica- si era rotto, come una finestra fragile dopo una tempesta. Come se quel filo qualcuno l'avesse tagliato.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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I tell my love to wreck it all, cut out all the ropes and let me fall.
 
Liam prese un altro respiro. L'ennesimo. Ma più andava avanti e più si sentiva soffocare, totalmente sopraffatto dal dolore e dai ricordi.
Quello che era successo, pensava, aveva messo fine alla sua vita. Anzi, lei lo aveva fatto. Lei aveva messo fine alla sua stessa vita e di conseguenza a quella di Liam.
Il ragazzo si prese la testa tra le mani e nervosamente si tirò i capelli corti, che lei gli aveva tagliato qualche settimana prima. Sentiva ancora le sue mani abili accarezzargli la nuca e spingerla leggermente in avanti per rasargli la testa e lasciargli più lungo soltanto il ciuffo, sparato in aria, che le piaceva tanto. Liam aveva tagliato i capelli solo perché a lei piacevano corti,  lui li avrebbe preferiti certamente più lunghi, ma spesso tendeva ad accontentata e lui era felice, perché il sorriso su quelle labbra piene e coperte dal suo solito rossetto rosso era la ricompensa più grande. Jade si chiamava.
Jade era bella, spigliata, solare, perennemente con la testa sulle nuvole e fanatica di moda. Liam la chiamava Stramba e lei sorrideva, perché sapeva di esserlo, sapeva di essere fuori dal normale con quella sua fissa per le tinte e i vestiti eccentrici. Era unica nel suo genere, così la vedevano le persone. Ma Liam sapeva quanto fosse fragile alla fine, molto dentro, perché oltre la maschera da ragazza spavalda e spiritosa, c'era una ragazza spaventata a morte e a cui la vita aveva tolto tutto, genitori e felicità. Liam era suo fratello, il suo migliore amico, il suo appiglio più grande, la spalla su cui piangere, il suo più duro avversario alla play, ma anche il ragazzo per cui aveva una cotta durata una vita.
E per Liam, Jade era sua sorella, la sua migliore amica, la sua confidente più vicina, la sua compagna d'avventure e la ragazza per cui aveva perso la testa, quando gli si era presentata davanti, all'età di sei anni, chiedendogli se poteva lasciarle l'altalena libera. Lui aveva annuito e aveva lasciato che la bambina con le treccine castane si sedesse al suo posto. Lui era rimasto a guardarla.
Ora tutto era andato il frantumi e quel filo che teneva uniti tutti i pezzi della sua vita -la scuola, la famiglia, gli amici e la musica- si era rotto, come una finestra fragile dopo una tempesta. Come se quel filo qualcuno l'avesse tagliato.
Era stata lei, Jade. Era stata lei con quel gesto pazzo e avventato, e Liam si chiedeva come avesse potuto non parlargliene e si rimproverava. Si rimproverava, perché non aveva mai immaginato che, nonostante i problemi, quella piccola creatura dai mille colori potesse compiere un gesto tanto atroce a se stessa.
Si era suicidata, stufa di quella vita, stufa di essere data in affidamento ogni due settimane ad una famiglia diversa e stufa che nulla andasse per il verso giusto. I suoi capelli -negli ultimi tempi- blu, il suo sorriso largo sulle sue labbra carnose e quegli occhi che brillavano ogni volta che rideva, pensò Liam, erano soltanto una copertura e lui, senza volerlo, l'aveva portata a farlo, a togliersi la vita. Si sentiva così stupido, così colpevole e così vuoto, che quando diede un pugno sulla porta della sua camera, lasciando un segno evidente della propria violenza, non sentì nemmeno il dolore. Afferrò l'unica cosa che gli rimaneva di Jade, oltre le fotografie scattate durante gli anni e consumate dal tempo, e si mise a leggere ancora quella lettera. La leggeva da due giorni a quella parte e l'unica domanda che riusciva a formulare era: perché? E non sapeva se si stesse chiedendo perché doveva essere capitato tutto quello a sè e a Jade, perché non si fosse dichiarato prima della catastrofe, evitando forse quello scempio, o perché la vita fosse così crudele, senza un motivo valido e preciso, con le persone più buone. Si asciugò le lacrime, appena la porta venne aperta e sua madre, triste e spaventata, fece la sua comparsa. Lo tormentava da due giorni, pregandolo di uscire dalla sua camera e di magiare qualcosa, ma non riusciva ad arrabbiarsi con lei, perché aveva voluto bene a Jade e quello che era accaduto la stava logorando dentro, lo sapeva. Aveva più volte pensato di prendere Jade in affidamento, prima che si facesse del male durante le sue numerose fughe dalle famiglie adottive, ma per un motivo o per un altro, non l'aveva mai fatto e ora se ne pentiva, perché forse -come Liam- avrebbe potuto evitare quella catastrofe.
«Esco» comunicò il ragazzo, afferrando dei pantaloni e infilandoseli. Piegò accuratamente la lettera e la infilò nella tasca dei jeans, mise una giacca a vento e baciò la madre sulla fronte.
«Liam» sussurrò quella, contro il collo del figlio. Aveva gli occhi arrossati e le guance bagnate, la sua postura era stranamente scomposta e tutto il peso del corpo era buttato in avanti. Liam tornò a piangere e abbracciò la madre, sentendola piccola tra le sue braccia. «Resta con me» lo supplicò.
Liam deglutì rumorosamente e si asciugò gli occhi con il polso.
«Ho bisogno d'aria. Torno tra un po'» ma l'inclinazione della sua voce ingannò se stesso e si chiese se fosse pronto a quello che il suo cuore stava già programmando per lui. Diede un ultimo bacio alla madre e uscì dalla camera, poi da casa. Il gelo gli sferzò il viso e il vento gli mise pressione mentre vagava impettito, triste e malinconico, verso il centro.
Quando camminava per strada e guardava i volti della gente, era come se non vedesse nulla, soltanto sagome nere, che non lo avrebbero mai interessato. Tutto quel colore che aveva fatto parte della sua vita per anni era scomparso, e con lui la voglia di continuare a lottare in quel mondo pieno di critiche, pregiudizi e cattiverie.
«Tu sei diverso. Quando ci siamo incontrati non mi hai vista come la bambina senza genitori, che ne combinava una ogni secondo» gli aveva detto una volta Jade, seduta sul divano di casa sua, davanti alla stufa calda e ad una buona cioccolata fumante. «Tu sei diverso, Liam»
E lui le aveva creduto, perché era sensazionale il modo in cui diceva le cose, facendole sembrare vere, anche se magari non lo erano. Liam si era più volte fatto un esame di coscienza ed era arrivato alla conclusione, che però lui non aveva mai fatto qualcosa di veramente malvagio a nessuno e che forse Jade aveva avuto ragione: erano gli altri che facevano del male. La gente feriva, a volte senza nemmeno rendersene conto.
«Anche tu lo sei, Jade. E ti voglio bene per questo» aveva mentito, facendole un sorriso. Non le voleva bene, l'amava. L'amava più di chiunque altro e per lei sarebbe andata in capo al mondo e per renderla felice avrebbe fatto qualsiasi cosa. Come in quel momento. Anche se non era sicurissimo che lei avrebbe approvato, che gli avrebbe dato il suo consenso. No di certo, avrebbe tentato di persuaderlo con parole dolci e la prospettiva di una vita migliore. Ma come poteva averne una, se non riusciva nemmeno a pensare di trascorrere il resto dei suoi anni senza la persona amata? Averla nel cuore non gli bastava, no. Voleva di più. Voleva riunirsi a lei.
E fu a quel punto che arrivò a destinazione, avvicinandosi al muretto. Guardando giù, gli vennero in mente sua madre, suo padre e il resto della famiglia. Era pronto ad arrecare un dolore del genere a chi lo amava? Aveva già visto sua madre straziata per la perdita di Jade, figlia non di sangue, ma le aveva voluto bene come se l'avesse partorita lei, e quella scomparsa l'aveva distrutta. Liam continuava a rimuginarci sopra, impaurito e spaventato, poi estrasse dalla tasca la lettera della sua migliore amica e la lesse. Ancora.
Quando leggerai questa lettera, bhe, non ci sarò più e, da un lato, ciò mi dispiace. Mi sarebbe piaciuto passare il resto della mia vita con te, eppure c'erano così tanti altri problemi contro, che offuscavano l'immagine di me e te insieme, che ho avuto bisogno di staccare la spina. Mi spiace d'averti fatto male.
Sappi che sei un idiota, ti amavo più di qualsiasi persona al mondo e ti morivo dietro, ma tu mi vedevi sempre e solo come Jade la tua migliore amica, piccola, allegra e  colorata. Quanto potevi essere cieco, solo Dio lo sapeva...
Liam iniziò a piangere, ancora all'inizio della lettera scarna ma straziante, mentre la gente gli sfilava davanti e gli rivolgeva degli sguardi corrucciati, tristi e compassionevoli. Probabilmente si domandavano cosa fosse successo di così grave ad un ragazzo giovane e bello, per farlo piangere. Stava morendo dentro, si sentiva come se fosse stato schiacciato e il suo cuore non avrebbe retto, lo sapeva.
«Mi spiace, mamma» sussurrò, stringendo così tanto la lettera, da strapparne un pezzetto. Lentamente e senza voler attirare troppo l'attenzione, si sedette sul bordo del muretto e pian piano ruotò il suo busto. Quando ebbe disteso le gambe lungo il cemento, si guardò intorno e con disappunto notò che qualcuno -che stava valutando alle sue intenzioni, probabilmente- lo osservava. Liam prese un respiro.
Amava Jade, cos'altro c'era di più importate che averla con sé? Sua madre avrebbe capito il suo gesto? Era pronto? Estrasse dalla tasca il telefono e compose un breve messaggio per la famiglia, mentre le lacrime venivano giù.

Vi amo. Addio.
Liam.

La gente spaventata cominciava a guardarlo e la distanza dall'acqua torbida e profonda era tanta. A Liam venne il cuore in gola, ma pensò a Jade. Le sua bellissima migliore amica, che si era lasciata sfuggire proprio mentre avrebbe dovuto tenerla tra le le braccia, stretta come non aveva mai fatto. Si mise in piedi e si asciugò le lacrime, rimproverandosi e intimandosi di smettere di frignare. Qualcuno gridò alle sue spalle e quando la risposta al suo cellulare arrivò con una vibrazione, non si preoccupò di guardarla, sapeva che quello era il momento. Voltò la testa e rimase impassibile alla vista di una gruppo di persone che lo guardava e lo pregava di scendere da quel muretto. Liam batté le palpebre e tornò ad osservare il fiume che si estendeva ai suoi piedi. Aveva sempre trovato quell'acqua ripugnante e schifosa, ma ora non trovava più motivo di odiarla, gli stava dando un grande aiuto. Guardò il cielo e chiuse gli occhi.
«Sto arrivando, Jade» sussurrò, sentendo il vento che gli strappava via il cuore. Un respiro, un passo nel vuoto e poi precipitò giù, smettendosi risucchiare. Un impatto e il buio.
Adesso era di nuovo con Jade.

















 
Da dove è uscita?
Non chiedetemelo HAHAHAHA so che è molto triste, forse troppo, e nel giro di poche parole Liam è morto, ma sentire
Skinny Love di Birdy mi mette angoscia, quindi ho gettato quello che la testa mi diceva.
Per i protagonisti, ho scelto
Jade e Liam perchè mi sono innamorata di loro insieme guardando la foto della premiere di this is us, in cui Payne parla con lei e Leigh e Jade lo guarda con aria sognante. L'immagine è quella che metterò alla fine di questo monologo, per rendervi l'idea.
Bhe, se siete arrtivati fin qui, vi chiedo di lesciare anche una minuscola recensione, anche solo per diremi 'rivedi le tue priorità', ci starebbe, so che è una os troppo triste lol
Ora vado e se avete bisogno di un banner, non esitate a chiedere :)

Love ya,

Hug me conor.


  
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