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Autore: SylverTrinity    09/04/2008    1 recensioni
L'amore tra un semidio e una mortale è per natura impossibile e quantomai sconsigliato. Una storia che par nascere per volere della Natura stessa per reprimere la solitudine del suo figlio, ma sarà davvero così?
Genere: Triste, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Altro raccontino che è secondario a quello principale che su cui lavoro da un po'. Serviva come una sorta di background per i Tenk, benchè poi non mi sia mai servito a molto scriverla, ma mi piaceva l'idea di scrivere una storia con la morale che, come al solito :P, da contro a noi poveri esseri umani

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Vi narro una storia persa nel tempo - principiò il vecchio druido seduto tra le grandi radici di Emhe Die, la quercia gigante che viveva rigogliosa nel bosco druidico di Uhil - Vi narro la storia dei temuti Tenk e di come essi nacquero. Vi narro una storia di amore, dolore e rabbia tra la natura e i mortali.

Nelle terre di centro, la terra di Imelir, sorgeva una grande foresta sempre verde. I suoi alberi erano fieri e rigogliosi come cavalieri dalle armature d'argento che brillavano fresche sotto il sole e la luna. Il vento accarezzava giocoso quelle fronde suscitando un gioco di riflessi che faceva invidia alle stelle più splendenti. La grande foresta, nonostante la sua bellezza, era quasi totalmente disabitata, uno solo era il suo abitante e si chiamava Eder. In pochi sapevano come fosse fatto e quei pochi che lo sapevano lo chiamavano figlio di Emidah, la nostra amata Dea, la Dea della Natura tutta.
Eder aveva le sembianze di un ragazzo dagli occhi profondi e luminosi come le fronde della nostra Emhe Die, era agile come il vento, forte come la terra, elegante come l'acqua, orgoglioso come il fuoco, ma profondamente solo. Nonostante la sua solitudine non sentiva il desiderio di cercare compagni, egli viveva con gli alberi che erano suoi fratelli, era capace di udire la loro voce e così si faceva raccontare cosa vedessero dall'alto delle loro fronde.
In Eder non esisteva bene o male, vigeva Equilibrio tra le emozioni e così egli percepiva solo sfumature delicate di una rosa di emozioni troppo complessa per noi umani. Un giorno però, uno degli antichi alberi gli narrò di aver visto una donna bella come una ninfa aggirarsi attorno alla foresta, era così leggiadra che l'albero ammise di averla scambiata per una driade di un bosco antico. Eder, preso dalla curiosità, decise di spingersi ai limiti della grande foresta, convinto, in fondo, che nessuna mortale potesse eguagliare la bellezza delle figlie dei boschi. Si fermò all'ultimo albero e osservò i prati in cerca della creatura decantata dal vecchio albero e così la vide, una ragazza chinata a raccogliere grandi margherite ponendole in un cesto.
Se Eder non fosse stato capace di distinguere con uno sguardo una ninfa da una donna, sicuramente si sarebbe confuso. La giovane donna, poco più di una ragazzina, aveva i capelli del colore del grano maturo e gli occhi del colore della terra fertile e rigogliosa. Era sorridente come un raggio di sole estivo e Eder non potette fare a meno di innamorarsi di lei.
Per lunghi giorni rimase tra gli alberi ad osservarla sospirando, trattenuto dalle voci sagge della foresta che gli consigliavano di lasciar perdere gli umani, troppo diversi per provare l'amore puro e cristallino, ma Eder ormai non aveva più orecchio per quelle parole, il suo cuore parlava troppo forte.

Fu così che Eder, una mattina di sole, lasciò la foresta per avvicinarsi alla bella fanciulla. Le si avvicinò con grazia ed eleganza soffermandosi vicino a lei, volgendole le più cortesi parole che anche il più nobile cavaliere non sarebbe riuscito ad eguagliare. La giovane si innamorò a prima vista del giovane semidio e tra i due sbocciò un sentimento puro e tenero come i germogli primaverili.
La giovane si chiamava Telinna ed era la figlia di uno dei tanti contadini sotto la Baronia di Lord Deren e la sua semplicità e spontaneità la riconoscevano come tale. Non era vestita di abiti eleganti e sfarzosi, ma la sua bellezza traspariva anche senza bisogno di futili ninnoli, questo aveva ammaliato Eder, quell'umana era umile e genuina come la natura stessa.
Erano passati giorni dall'incontro e l'amore tra i due era sempre crescente e così Eder decise di donare alla sua amata una delle lacrime della terra. Corse da lei in quel campo fiorito e le donò una gemma cristallina di un verde brillante e le disse "Questo è per te Telinna, da oggi si chiamerà Smeraldo" la giovane rimase incantata dalla bellezza della pietra e la strinse a sé ringraziando infinitamente l'amato che in cuor suo gioiva di aver reso così felice la compagna.

Il giorno seguente si incontrarono ancora, ma Telinna pareva cambiata. Eder le chiese cosa fosse successo, ma lei rispose che stava bene allora il figlio di Emidah le domandò dove avesse messo lo Smeraldo. A quel punto la giovane donna si inginocchiò ai piedi dell'amato piangendo, supplicandolo di perdonarla per aver venduto lo smeraldo. Lo aveva venduto per pagare grano e medicamenti per i suoi vecchi genitori e così Eder lasciò da parte la rabbia e perdonò la sua amata "Non temere Telinna, hai fatto tutto per salvare chi ti ha creata, è una bella cosa" e così il giovane Eder porse alla sua amata una gemma cristallina di colore rosso "Tieni, prendi questa al posto dello Smeraldo, per te ho creato il Rubino" Telinna si strinse al suo amato ringraziandolo più volte.
Per lungo tempo i due si amarono in quel campo di fiori che non appassivano mai. Correvano e giocavano, parlavano e cantavano, si scambiavano conoscenze sui loro mondi diversi e tutto pareva unirli nelle loro diversità. Eder infine decise di donare a Telinna la più pura e preziosa delle lacrime della terra, le offrì un diamante come segno del loro amore eterno e le chiese di vivere per sempre con lui. La giovane colta di sorpresa chiese del tempo e Eder glielo concesse senza alcun problema.

Telinna non si fece vedere nel prato per lunghi giorni ed Eder cominciava a soffrire la solitudine, accompagnato solo dalle voci degli alberi che cercavano di consolarlo, ma non mancavano di dire che lo avevano avvisato in merito agli umani, ma il figlio di Emidah continuava a sperare nel ritorno della sua amata.
Una mattina quando Eder si aggirava sconsolato tra le margherite, una voce conosciuta lo rianimò di un sorriso: Telinna era tornata. Subito si voltò a cercarla, ma il suo volto si tinse di stupore e tristezza nel vedere avanzare non più la ragazza semplice che amava, ma una ragazza vestita di raso e seta, ingioiellata d'oro e argento "Telinna...che hai fatto?" la giovane sorrise abbracciando il suo amato "Le tue pietre valgono moltissimo amore mio! Vendendole potremo avere tutto quello che vogliamo!" il giovane scosse la testa senza parole "Ma erano doni" la ragazza lo strinse ancora "Con i tuoi doni mi sono potuta permettere vesti e gioielli per farmi bella ai tuoi occhi" Eder indietreggiò con le lacrime agli occhi "Eri meravigliosa anche senza tutto questo Telinna" La ragazza sospirò "Adesso posso permettermi un cavallo, non faticherò più delle ore per raggiungerti, ho fatto tutto questo per te!" alla fine Eder si lasciò convincere dalle parole della sua amata e le donò un secondo diamante pregandola di non darlo mai via e lei accettò.

Nonostante il giuramento dopo pochi mesi la ragazza tornò nel campo accompagnata in carrozza. Eder iniziò a pregarla di fermarsi immediatamente, non sopportava la vista di quel mezzo che schiacciava i fiori che aveva mantenuto fiorenti solo per la sua amata. Telinna scese e si avvicinò a Eder sospirando "Sono solo margherite, ho comprato queste terre...ci pianteremo del cotone e poi lo venderemo!" Eder a fatica trattenne le lacrime e le diede le spalle "Telinna" mormorò e lei raggiante chiese "Sì tesoro mio?". Le lacrime di Eder si mutarono in una pietra lucida e nera che porse alla sua mata "Per te Telinna, l'Opale" sorrise come sempre donandogliela. La ragazza la accolse con un sorriso forzato. Si trattene poco col suo amato, poi ripartì dicendo che aveva delle faccende da sbrigare.
Arrivata nella sua casa osservò la pietra con una smorfia "un semplice sasso nero...chissà quanto riuscirò a ricavarci" così vendette anche quello per molto meno delle altre gemme. Non provava alcun rimorso nel vendere i doni dell'amato.

Passò ancora più tempo prima che Telinna tornasse da Eder, stavolta andò anche peggio. La giovane portò al suo amato un dono, abiti sfarzosi di velluto e raso rosso. Sembrava entusiasta e lo pregò di indossarli, ma Eder si rifiutò "E' così che accetti il mio dono?" gli disse lei tra l'arrabbiato e il dispiaciuto "Perchè vuoi che gli indossi?" domandò Eder serio in volto, ma lei con disinvoltura rispose "Una dama elegante deve avere accanto un uomo elegante quanto lei...altrimenti sfigura davanti alle cortigiane!" Eder scosse il capo e se ne andò "Non li indosserò mai Telinna!" la giovane indignata raccolse gli abiti e se ne andò.
Dopo una settimana un paggio arrivò da Eder consegnandoli un messaggio "La Signora Telinna" disse solamente. Eder aprì il rotolo di pergamena e lesse quelle poche parole "Caro Eder, tu non sai comprendere le gioie della vita, se rimanessi con te non riuscirei ad avere nulla di cui bearmi. Lord Tiwer, figlio del Barone, mi ha chiesta in sposa offrendomi terreni, abiti e gioielli...lui sa comprendere come far felice una donna. Mi dispiace Eder, ma con te non sarei felice"
A quelle parole la pergamena bruciò tra le mani del figlio di Emidah, il paggio tento la fuga, ma lui lo fermò "Porta queste a Telinna, mio dono di nozze" disse sorridendo tra le lacrime e donò al paggio un cesto delle più belle gemme mai viste.

Il paggio portò le gemme alla sposa che subito entusiasta le fece lavorare per farne gioielli, altre le vendette. Passarono pochi giorni prima che si diffondessero notizie di tragedie mai sentite, spiriti mostruosi erano usciti da gioielli e gemme in tutto il regno e nei circondari. Tali spiriti avevano seminato morte ovunque e solo i maghi riuscirono a fermali dopo lunghi mesi imprigionandoli in gemme purissime.
Eder morì piangendo nel cuore della sua foresta, divorato da odio e dolore, incapace di non amare la Telinna che aveva conosciuto. Aveva disperso la sua vendetta in quelle gemme che avevano ucciso la Telinna che amava e a quel modo sperava di uccidere il mostro che l'aveva presa. Accecato dal dolore aveva partorito i suoi figli più temibili, i Tenk, spiriti della natura incapaci di pensare, comandati solo dal desiderio di uccidere coloro che avevano perso la loro semplicità.
Nulla lo salvò ed Emidah pianse la sua morte seminando gemme in tutte le terre perchè gli uomini si attaccassero ancor più al denaro e dimenticassero i figli della natura di modo che nessun altro di essi morisse per amore di un mortale

Perchè ci avete raccontato questa storia Maestro? - chiese uno dei Discepoli - Per farvi capire la bontà di Emidah per ogni forma di vita. Avrebbe potuto portare carestia e siccità, malattie e sofferenze a noi mortali, ma ci allontanò da lei in altro modo - rispose calmo l'anziano Druido - E noi Druidi? - chiese allora un altro discepolo - Noi Druidi siamo come tante Telinna, la Telinna che Eder aveva amato ed Emidah ci ha accolti come suoi seguaci per far sì che i suoi figli tentati dai mortali, possano trovare chi li ama per come sono.

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mividam - Esatto proprio una Fiaba e non sono mai stata una grande amante delle Fiabe, però è nata così, proprio il classico racconto tranquillo con la morale. Effettivamente è solo l'inizio, qui i Tenk nascono e si sa solo che vennero rinchiusi in gemme. Di tutta questa storia poi io non ho riutilizzato nulla, però quando certi personaggi o creature appoggiano su una base si riesce sempre meglio a muoverle.
Ti ringrazio per il commento ^^
  
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