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Autore: Skizzata98    17/10/2013    2 recensioni
"Minuscoli occhi gialli mi scrutavano, attentamente, con aria minacciosa.
Le fauci, spalancate, donavano la visione delle sue lunghe zanne sporche del sangue della sua ultima preda.
Rivoli di bava fuori uscirono dalla sua bocca e il manto folto e lucido era color pece."
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DEATH

 

 

Ritornai a casa dalla festa di compleanno della mia compagna di classe, Stacy.

Non avevo mai provato una grande simpatia nei suoi confronti ma non mi andava di rimanere chiusa in casa anche quel Sabato sera.

 

Mi strinsi nella mia nuova giacca di pelle sfregando e alitando sulle mani in un vano tentativo per riscaldarmi.

Sentivo una strana inquietudine a camminare da sola in quella stradina, completamente, deserta.

Le case c’erano, ma erano molto sporadiche, ciò che, invece, troneggiava, era la presenza di numerosi pioppi e querce ai lati della viuzza.

 

Lo scricchiolio della ghiaia, sotto la suola dei miei anfibi, colmava il, pesante, silenzio che regnava sovrano lungo la via.

 

Vidi le luci spegnersi, progressivamente, sfumando in una luminosità sempre più fioca e, in un attimo, il buio mi avvolse.

Un attimo lungo quanto il battito, del cuore, che persi.

 

Per un secondo, forse per pura paranoia, sentii uno sguardo, pungente, sulla mia schiena.

Un brivido percorse la mia spina dorsale, donandomi, molteplici, tremolii, ma cercai di convincermi che fosse solo per la brezza gelida presente quella notte di fine Ottobre.

 

Decisi di ignorare la pesantezza della sensazione di panico che si faceva spazio in me.

 

Per un momento, meditai sull’opzione, di chiamare mio fratello per farmi venire a prendere, ma, al cellulare, non rimaneva molta batteria e, perciò, preferii utilizzarlo come torcia improvvisata.

 

Mentre camminavo percepii un fruscio proveniente dalle foglie secche del sottobosco.

Poi ci fu un ringhio basso, quasi impercettibile ma facilmente udibile per merito del grande silenzio.

 

Ormai il terrore si era impossessato di me e il tremore, alle gambe, rendeva, i miei arti, incredibilmente, pesanti.

Riuscivo a spostare solo trascinando i piedi “pigramente”.

 

Le vibrazioni della mano e il sudore del palmo fecero scivolare, dalla mia presa, il cellulare.

Sussultai per il rumore sordo della caduta e, dandomi della sciocca, mi chinai per raccoglierlo.

 

Improvvisamente, dal folto dei cespugli, il bagliore di due minuscole luci, ferì quella monotona oscurità.

Essi si avvicinarono sempre più, fino a che, qualcosa di forte, mi colpì, alla spalla, buttandomi, rovinosamente, a terra.

 

I sassolini si conficcarono nella carme, dei miei palmi, graffiandoli appena.

-Chi sei?- sussurrai con la voce spezzata e morente in gola.

Come risposta ci fu un altro ringhio gutturale e poi, di nuovo, silenzio.

 

Calde lacrime mi rigarono le guance vellutate quando, grazie alla luce del cellulare, riuscii a illuminare colui che mi stava di fronte.

 

Minuscoli occhi gialli mi scrutavano, attentamente, con aria minacciosa.

Le fauci, spalancate, donavano la visione delle sue lunghe zanne sporche del sangue della sua ultima preda.

Rivoli di bava fuori uscirono dalla sua bocca e il manto folto e lucido era color pece.

 

Non ebbi, nemmeno il tempo di gridare che i suoi denti, affilati, si erano fatti strada, senza scrupoli, nel mio corpo.

Il suono delle ossa che si frantumavano per merito della sua mascella forte, spezzavano la calma inquietante che ci circondava e il dolore era lancinante.

Gridavo ma era tutto inutile, nessuno mi avrebbe sentita e anche se fosse, nessuno avrebbe potuto fermare quella belva.

 

Prima di esalare l’ultimo respiro ripensai a tutto quello che avrei voluto fare prima di morire e fu così che spirai in un bagno di sangue.

   
 
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