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Autore: aris_no_nami    17/10/2013    1 recensioni
Un viaggio.
Lei è alla ricerca di quella cosa che manca alla sua vita per essere perfetta. Quella piccola cosa che neppure lei sa cos'è. Si sente incompleta... Come se le mancasse un pezzo di cuore... Un pezzo di felicità...
Con un viaggio, un lungo viaggio, troverà questa piccola cosa?
Troverà la felcità che le manca?
Riuscirà a sentirsi finalmente completa?
Un lungo viaggio che la farà crescere e le farà conoscere tante persone che l'aiuteranno a trovarla. A trovare lei.
La Felicità.
Crossover con tanti artisti coreani ;*
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-MADRID!
Urlai buttando a terra le valige e cominciando a girare come una bambina dentro un parco divertimenti. Tutte le persone che mi passavano accanto mi guardavano male e mi stavano alla larga.
Dopo aver passato ore di aereo circondata da un gruppo di ragazzi asiatici che parlavano in un dialetto che capivo ben poco e che per tutto il viaggio avevano ascoltato canzoni che andavano da “tunz tunz” a “cuoricini fiorellini” quella reazione era più che logica. Quei cinque con utte quelle loro canzoncine mi avevano fatto una testa tanto grande quanto una mongolfiera!
Dopo aver schizzato per bene, ripresi le mie valige e mi incamminai verso l’uscita, felice come una pasqua.
Finalmente… finalmente ero a Madrid! Io e mia madre vivevamo in un paesino, ai confini con la francia, tanto piccolo da non essere segnato neppure sulla cartine della zona. Invece mio padre viveva con la sua nuova compagna porprio li a Madrid. I miei genitori si erano separati quando avevo sette anni. All’epoca fu un grosso peso da portarmi sulle spalle, ma ormai erano passati svariati anni quindi non mi dava più tnato fastidio come cose. Io e mia madre avevamo ri iniziato una nuova vita, così come mio padre.
Lui era un professore universitario ed insegnava lingue orientale, mentre mamma aveva una pasticceria, l’unica del paese. Io, da brava figlioletta, studiavo lingue orientali e aiutavo mamma al negozio. Entrambi erano soddisfatti di me, ma io non lo ero. Volevo sempre dare il massimo, e lo davo, ma per me non era mai abbastanza… Oltre a tutto ciò nutrivo anche una grande passione per la fotografia. Però puntavo molto di più sulle lingue e sulla cucina. E nonstante tutto non mi sentivo veramente felice, come se mi mancasse qualcosa per vivere felicemente… il problema era che non spaevo cosa fosse…
Avevo una vita bellissima che chiunque avrebbe desiderato, una madre presente, amici, studio… non riuscivo proprio a capire cosa mi mancasse… ed ero in una continua ricerca di questa “cosa” che finalmentecolmasse il vuoto che sentivo dentro di me… che mi facesse sorridere veramente ancora una volta… mi bastava anche una sola volta…
Per questo me ne ero andata. Per cominciare un viaggio che speravo mi aiutasse a trovare quella “cosa”. Sarei andata a capo al mondo pur di trovarla…
Mi misi in marcia lungo la prima strada che mi si presentò davanti. Non sapevo dove andare, non spaevo da chi andare e non sapevo che fare. Ero solo partita lasciando un port-it a mia madre. Si, li c’era mio padre, ma non avevo la minima idea di attaccarmi a lui. Volevo vivere il momento, cosa che non avevo mai potuto fare dove vivevo prima.
Camminavo, camminavo e camminavo e intanto canticchiavo quello che mi era rimasto in testa delle canzoni di quei ragazzi.
Il tempò passò velocemente perché, senza rendermene realmente conto, il sola stava già tramontando. Affrettai il passo, anche se mi era un po’ difficile con le valige. Fortunatamente non ero sperduta in una strada deserta, ma ero in periferia.
Ad un tratto svoltai a destra e mi ritrovai davanti al muso un cartellone rosa enorme, son stampati sopra, la foto di ciqnue ragazzi distesi. Sopra di loro c’erano delle grandi scritte in bianco che dicevano “NU’EST NU.ESTABLISH.STYLE.TEMPO”.
Lo guardai per qualche istante un po’ divertita da come erano conciati quei poveretti… avevano dei vestiti buffissimi. Passai oltre senza darci più di tanto peso.
Stavo camminando da troppo tempo, il sole ormai era andato,avevo male ai piedi e avevo fame. Per le strade c’era ancora meno gente. Fortunatamente trovai una santissima persona che camminava tranquilla tranquilla con le cuffie alle orecchie. Me ne fregai altamente delle buone maniere e la strattonai per la maglia. Quersta si girò e si rivelò un ragazzo da capelli biondi un po’ effeminato, però essendo un po’ scuro non riuscii a vederlo bene.
-Scusa, per caso sai dirmi dove posso trovare un bed and breakfast?
Chiesi in una specie di mugolio. Il ragazzo sembròà a disagio e mi rispose in inglese che non aveva capito così gli ripetei la domanda. A quel punto ci pensò su un attimo per poi dirmi, sempre in un inglese con un strano accento.
-Poco più avanti, proseguendo verso destra, c’è un hotel. Però è un po’ costoso… Mi dispiace ma non so altro.
Si scusò infine, tornando in un leggero imbarazzo.
-Oh, ok. Va più che bene. Da quanto sono stanca non mi importa nulla del prezzo. Grazie mille.
Risposi, ravvivandomi all’istante. Mi salutò gentilmente se ne andò.
Subito cominciai a correre nella direzione che mi aveva indicato e poco dopo lo trovai. Era un hotel a quattro stelle, con un sacco di piani…
E questo da dov’era sbucato?!
Senza pensarci mi ci fiondai dentro. Era bello e accogliente. Pareti di un delicato color panna, dal soffitto pendevano dei bellissimi lampadari di vetro bianco e le scale che davano ai piani superiori erano rivestite da una moquette rossa. Andai alla reception e suonai il campanellino. Come d’incanto, sbucò da sotto il bancone, un ragazzo mingherlino dai capelli castani. Aveva le tipiche divise da hotel e un sorriso dolce.
-Posso esserle d’aiuto?
Mi chiese gentilmente. Io annuii energicamente.
-Ho un bisogno assoluto di una camera per uno che abbia una vasca e un grande letto che però non sia troppissimo costosa.
Risposi tutto d’un fiato.
Il ragazzo mi guardò un po’ stordito per poi mettersi a scrivere qualcosa al computer. Dopo pochi atttimi ricominciò a parlare.
-Dunque… Prima di tutto spero che il prezzo non le dia fastidio, ma vede, essendo in centro i prezzi aumentano…
Io lo interruppi subito.
-Time time time! Siamo in centro?
Chiesi scioccata. Non me ne ero proprio accorta… Ero più che convinta che fossi ancora in periferia…
-Certo signorina – rispose cortesemente per poi rimettersi a parlare –Come le ho detto, il prezzo sarà un po’ elevato. Allora… ci sarebbe una stanza all’ultimo piano ed è l’ultima. C’è un grande letto, una vasca con idromassaggio, tv al plasma, impianto stereo ed una parete è di vetro così da avere tutto il paronama davanti a se. Può richiedere il servizio in camera. Le assicuro che è una camera fantastica.
Cavolo… non la smetteva più di parlare.
-Ok ok… Il prezzo?
Chiesi secca.
-Il prezzo è di 100 euro a notte.
Sentendo quelle parole per poco non mi strozzai.
-Tutto questo a soli 100 euro a notte?!
Non ci credevo… Quando aveva cominciato a parlare pensavo mi venisse ad un prezzo assurdo, invece non era poi così tanto…
-Certo che la prendo!
Pagai, mi feci dare le chiavi e presi l’ascensore diretta all’ultimo piano con in piano.
Prima di lasciarmi andare il ragazzo mi aveva detto che li alloggiavano molte volte star famose e che in questo periodo ce ne erano un po’ ma che per la privacy non me le poteva rivelare. Chissà… magari avrei potuto vedere Johnny Depp… o Orlando Bloom!
La mia eccitazione si fermò quando a terra vidi un volantino rosa. Lo raccolsi e quando vidi cosa c’era rappresentato mi misi a ridere. C’erano gli stessi ragazzi del cartellone sopra di loro le stesse scritte. Più in piccolo ne notai delle altre e mi misi a leggere:”15 settembre. Grande concerto! Telefonica Arena di Madrid! Evento grandioso!”
Mi rigirai più volte quel foglietto tra le mani per poi piegarlo e metterlo nella tasca dei jeans. Poco dopo le porte del grande ascensore si aprirono. Stavo uscendo quando un ragazzo mi urtò. Io lo guardai un po’ storto.
-Oddio… scusami…
Mi disse in inglese, ridendo e guardando dietro le mie spalle.
Mi girai verso quella direzione e vidi altri due ragazzi correre verso di lui. Uno era biondo e un altro era moro, entrambi abbastanza alti. Il tipo dietro di em si mise nuovamente a ridere e mi si nascose dietro la schiena. Io girai la testa per guardarlo. Anche lui era moro, con i capelli mossi. Indossava una capello della obey nero con la scritta rossa e una maglia e un paio di pantaloncini da basket larghi.
-Scusa… è che quelli mi voglionon morto…
Si giustificò ridacchiando.
-Ah ok, tranquillo.
Gli risposi sorridendo.
Certo che non era male…
I due tipi ci raggiunsero e mi guardarono perplessi.
-Hem… scusa… ma dobbiamo ucciderlo.
Mi disse in unglese il biondo.
-Noooo! – si lamentò quello dietro di me –Voglio vivere!
Disse in coreano.
-Ah no! Tu adesso vieni con noi mio caro Jong!
Glir ispose nella stessa lingua il moro che lo strascinò via da dietro la mia schiena.
Prima di andarsene da dove erano venuti il biondo si scusò nuovamente in inglese. Quando furono lontani mi misi a ridere e mi incamminai verso la mia camera. Che tipi strani…
Arrivai davanti alla mia porta. 147. Infilai la chiave ed entrai. La camera era semplicemente stupenda. Non era molto moderna con pareti bianche. Il salotto aveva un divano di pelle color panna e davanti ad esso un televisore al plasma. La camera da letto aveva le pareti panna ed un bellissimo letto a baldacchino. Il bagno era tutto in piastrelle celesti cielo. Ed infine la cucina, anche li con piastrelle color bianche. Davanti ai fornelli c’era un tavolo con dei sgabelli alti, tutto di un candido bianco.
Tornai in salotto e mi affacciai all’enorme finestra accanto al divano che dava su tutta la città. Le luci di Madrid… Pensai incantata da quello spettaccolo. Finalmente ero in quella meravigliosa città…
I miei bellissimi viaggi mentali furono interrotti da un brontolio di protesta da parte del mio stomaco vuoto.
-Oh, hai ragione!
Gli dissi, correndo verso il telefono che c’era accanto alla porta. Ordinai il menù asiatico, senza avere la minima idea di cosa mi avrebbero portato. Ma non mi importava! Stavo morendo di fame!
Intanto che aspettavo la mia cena mi buttai sul divano e accessi la tv. Girai un po’ di canali senza trovare nulla che mi interessasse, quando sentii una parola:”CONCERTO!” Mi bloccai all’istante su quel canale e saltai su dal divano ascoltando attenta.
-Ebbene, anche la Spagna si è finalmente aperta con i nuovi stili musicali! Quello che in questo periodo è il più conosicuto e il più desiderato è il K-Pop, ossia il pop coreano! Di questo genere conosciamo già un famoso cantante: PSY! Oltre a lui conosciamo anche i Big Bang, che hanno fatto un tour mondiale, e gli SHINee, che hanno fatto un concerto anche a Parigi. In questo periodo stanno emergendo tanti nuovi gruppi di ragazzi talentuosi. I più amati, tra i nuovi, sono decisamente i B.A.P che ha solo un anno e mezzo circa dal loro debutto hanno fatto un tour in America, esaurendo tutti i biglietti in poco tempo.
Guardai annoiata la giornalista. Ma chi se ne frega di quegli occhietti a mandorlina! Mi sono fatta un viaggio aereo con in sottofondo tutte quelle cavolo di canzoni e adesso le odiavo proprio!
-Il 15 settembre alla Telefonica Arena di Madrid si terranno tre grandi concerti di tre nuovi gruppi emergenti coreni! I primi sono i NU’EST!
Quando disse quel nome, sullo scherbo, comparve la stessa immagine del volantino che avevo ancora in tasca.
-I secondi sono i BTOB!
Questa volta, sullo schermo comparve l’immagine di sette ragazzi, anche questi vestiti in maniera assurda, in una posizione tipo da zombie.
-Ed infine i MYNAME!
Dei ragazzi, sempre vestiti strambi, seduti o in piedi su dei cubi bianchi.
Spensi la tv e buttai il telecomando sul divano. dei ragazzi coreani che venivano a fare un concerto a Madrid… e da quello che avevano detto dei nuovi gruppi emergenti…
Che strambo!
Quando suonarono al campanello per poco non mi venne un colpo al cuore dalla sorpresa. Mi avvicinai alla porta e quando la aprii mi ritrovai davanti una donna di colore un po’ rotonda con in mano un vassoio dorato.
-Ecco a lei la sua cena.
Mi disse gentilmente porgendomi il vassoio.
Ringraziai e mi fiondai in cucina. Sedutami alzai il coperchio e davanti ai miei occhi si materializzò un graziosissimo piattino bianco con sopra mocconcini di sushi. Accanto ad esso c’era una ciotolina con una strana salsa verdastra, un piattino con dell’altro pesce crudo ed infine una ciotolina con dei spaghetti strani.
-NOODLES!
Urlai entusiasta battendo le mani.
Ah, me ne sono completamente scordata! Io sono Felicity.
  
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