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Autore: Soffio94    18/10/2013    2 recensioni
Regina aprì gli occhi; aveva paura di richiuderli, di sognare ancora quella miss Swan, di innamorarsi di lei.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Buongiorno signor sindaco, bella giornata vero?”

“Infatti…”
Era questo, quindi? Era tutto ciò che la maledizione aveva da offrirle? Una squallida cittadina, abitanti meccanici e un giorno che sembrava ripetersi all’infinito? Non era esattamente quello che si aspettava. Regina, la Evil Queen, era ora Regina Mills, potente e temuto sindaco di quella città di nome Storybrooke. Riconosceva ogni volto, ogni lineamento: Red, Granny, il Grillo Parlante, Rumpelstilskin; ognuno di loro la aveva sfidata almeno una volta. E ora?
“Mi scusi signor sindaco!”
Perfino lei, perfino l’odiata Snow White non ribatteva.
“Non proverà nemmeno a controbattere?”
Regina cercò qualcosa in quegli occhi silvestri che tanto detestava: una scintilla di disprezzo, di rabbia, persino di quella falsa bontà che da sempre si ostinava a mostrare. “Perché dovrei controbattere?”

Nulla. Snow White, ora dolce e premurosa maestra nella scuola infantile di Storybrooke, aveva dimenticato tutto. Tutto. Camminò via ad occhi bassi, tenendo i libri stretti al petto, non una parola a fare da contorno a quella sua passività. Non era così che doveva andare. Regina non era felice.

“Buongiorno signor sindaco, bella giornata vero?”
Regina non rispose nemmeno, continuò a camminare, lo sguardo fisso di fronte a sé. Che senso aveva? La stessa squallida domanda ogni giorno, lo stesso noioso Dr. Hopper a porla. Ancora e ancora. Senza fine. Quella sera non aveva voluto nemmeno Graham al suo fianco, si era rintanata sotto le coperte e aveva continuato a fissare pigramente le mura della sua nuova casa; aveva paura dell’avvento del nuovo giorno, che nuovo non sarebbe stato. La maledizione avrebbe dovuto portare il suo lieto fine, invece l’aveva solo trascinata in una dimensione apatica e monotona. Sospirò. Da quanto se ne stava lì ferma ad osservare la parete biancastra? Non aveva senso chiedersi perché, non c’era più nulla per cui combattere. Nessuno la conosceva più come la regina, non doveva più lottare per ottenere il loro timore; tutti le portavano un freddo e vuoto…rispetto? Lo si poteva definire così? E se il giorno dopo non si fosse nemmeno alzata? Nessuno l’avrebbe notato. Sarebbe rimasta a letto e forse qualcuno si sarebbe chiesto perché il sindaco non si era visto in giro, per poi dimenticare tutto nuovamente il dì successivo. Tanto valeva rimanere in casa ad esaminare la nuova vita che la maledizione le aveva creato attorno; persa in quei pensieri, Regina non si accorse di essere scivolata nel dolce abbraccio del sonno.

“Miss Swan, sarei felice di continuare a dimostrarle il mio potere, ma ho paura che accrescerei solamente il suo desiderio di rimanere.” “Non ne ha idea.” Miss…Swan? “A lei la mossa.” Cosa ci faceva quella donna nel suo giardino? E soprattutto…chi era? Era indubbiamente bella, dei boccoli biondi le contornavano il viso, e i suoi occhi…

Regina si svegliò di scatto, il cuore che martellava furiosamente nelle orecchie; quegli occhi…quegli occhi ricordavano terribilmente quelli di lei, di Snow White. Era stato solo un sogno, in fondo, ed era ancora notte inoltrata; meglio tornare a letto.

“Lei non morirà.” Perché si trovava in cella? E perché quella donna, sempre la stessa, la stava aiutando a rialzarsi? “Io la conosco…io le credo.”

Un raggio di sole irruppe dalla finestra, portando via con sé il volto di miss Swan; possibile che avesse sognato per due volte consecutive quella donna che non esisteva? Regina portò una mano al petto come a voler calmare il cuore impazzito, si sentiva strana, voleva rivedere quella donna… Ogni volta che la aveva sognata a farle da sfondo c’erano i paesaggi di Storybrooke. E se…? Il sindaco si vestì di corsa ed uscì di casa, precipitandosi alla centrale. “Swan, Swan…no, non mi viene in mente nessuna donna con questo nome.” Il cacciatore, ora sceriffo della città con il nome di Graham, fece mente locale, ma fra le sue conoscenze non c’era nessuna miss Swan. “Bionda, occhi verdi, aspetto sicuro come di chi sa il fatto suo.” Regina aggiunse nuovi dettagli, sperando, pregando che miss Swan fosse reale. “Mi spiace signor sindaco…” Graham sospirò rassegnato. “Forse non fa parte della città.” “Impossibile.” La donna si affrettò a rispondere, la voce gelida; nessuno entrava a Storybrooke e nessuno ne usciva. Il sindaco percorse lentamente i corridoi della centrale; come aveva potuto sperare? Era stato solo un sogno. Miss Swan non esisteva, era solo frutto della sua immaginazione. Come aveva potuto crederci?

Quella sera Regina consumò una cena frugale, per poi tornare a ripararsi sotto le coperte.

“Si sta lamentando del modo in cui le ho salvato la vita?” Quella donna…la stava salvando ancora, stavolta dalle fiamme. No…va via miss Swan, non sei reale…non esisti. “Lasciatela andare! Lasciatela andare!” Va via!

Regina aprì gli occhi; aveva paura di richiuderli, di sognare ancora quella miss Swan, di innamorarsi di lei.

Una pazzia, un'autentica pazzia... continuava a ripeterselo, ma nemmeno lei era convinta delle sue stesse parole. Perché miss Swan continuava ad apparire nei suoi sogni, protagonista indiscussa delle due notti? Che fosse un effetto della maledizione? Eppure era certa di non ricordare nulla a riguardo. Innamorarsi di un sogno...che assurdità. E poi, Regina non si era mai innamorata se non di uomini aitanti e prestanti; il vero amore, inoltre, era giunto una volta sola. Perché allora non riusciva a dimenticare lo sguardo di quella donna che tanto le ricordava quello di Snow White?

No, quella mattina si sarebbe alzata. Avrebbe rivissuto quella giornata senza fine, avrebbe risposto al Dr. Hopper, si sarebbe scontrata con la dolce e innocente Mary Margaret ed avrebbe cercato nei suoi occhi la risposta a quella domanda che sembrava non darle pace: miss Swan esisteva veramente? I libri della maestrina si riversarono a terra, il suo sguardo vagò terrorizzato finché non incrociò quello di Regina, che si ritrovò intenta a studiare le venature nelle iridi verdognole con un interesse del tutto nuovo.  Perché...perché? Perché la donna nei suoi sogni condivideva lo sguardo di Snow White, seppur meno attonito e terrorizzato? "Faccia più attenzione." Commentò freddamente Regina, riprendendo la sua strada.

Le notti successive non furono molto diverse dalle precedenti, ed ormai il sindaco aveva accettato l'idea di essere ossessionata da una figura inesistente. Miss Swan non esisteva, non apparteneva a Storybrooke e per questo non poteva far parte della sua vita, nè della sua storia. E lei la odiava, la sua storia. Non vi era un lieto fine per lei, ormai ne era sicura. Ed ancora, Regina si coricò senza troppo entusiasmo, ancora strinse le coperte al petto nel vano tentativo di trovare protezione.

"Salve..." Le labbra della bionda si distesero in un sorriso colpevole, che voleva con tutta probabilità essere rassicurante. Regina se ne stava di fronte a lei, nel vialetto, aspettando di capire in quale modo questa volta miss Swan avrebbe popolato la sua notte. Ma...nulla. Non disse nulla. Un semplice "Salve", quasi non l'avesse mai vista prima. La scena cambiò, e per la prima volta Regina potè vedere la scena dall'esterno: miss Swan era alla guida di una sgangherata auto giallo canarino, e guidava verso...Storybrooke! No, impossibile, nessuno poteva entrare... Eppure lei aveva oltrepassato il confine senza alcun problema. Che fosse...?
Un altro cambio di scena, e Regina si ritrovò catapultata nel proprio studio, intenta a sorseggiare un bicchiere di sidro di mele. Un rumore, qualcuno bussava alla porta...era miss Swan. Dei vandali si aggiravano attorno alla casa del sindaco, diceva, e per lei non era sicuro rimanere da sola. Perché si comportava come se fosse lei lo sceriffo in quella città? Inutile pensarci, se quei sogni coinvolgevano persone inesistenti tanto valeva accettarne ogni stramba sfaccettatura. Faceva freddo. No, non solo fuori. Miss Swan indossava una pesante giacca a vento ed un cappello di lana, ma non era quello il freddo che sentiva Regina: il gelo pungente che le penetrava le ossa era quello fra loro, fra lei e la bionda. Eppure, quando i loro sguardi si incatenavano, il cuore della sovrana mancava un battito.

Non doveva, non doveva...non doveva innamorarsi di un sogno...

Regina le offrì del sidro, miss Swan si sedette accanto a lei, sorrise e bevve. Il dolce aroma del liquore le scaldò entrambe a poco a poco, ed il gelo sembrò non fare più tanto male.  Il sindaco sentiva il fortissimo impulso di portasi una mano al petto e costringere la stoffa della giacca fra le dita per fermare il cuore, perché ogni volta che quegli occhi così simili a quelli di Snow White incrociavano i suoi le si spezzava il respiro. Non poteva...non doveva succedere... Regina chiuse gli occhi, sospirò, continuava a non capire come un semplice sogno potesse farla tremare. Quando li riaprì quello che vide le fece letteralmente sobbalzare il cuore nel petto: il viso di miss Swan era a pochi centimetri dal suo, il suo respiro ormai le sfiorava le labbra.

Non...non farlo...

Regina scattò nel letto con un grido soffocato, guardandosi attorno; ancora quelle pareti bianche e monotone, nulla era cambiato... No...qualcosa era cambiato. Aveva sognato di baciare miss Swan. L'aveva baciata davvero, aveva sentito la morbidezza delle sue labbra, il sapore della sua pelle... Istintivamente si portò una mano alla bocca, sfiorandosi le labbra, il cuore impazzito. Com'era possibile che ricordasse così nettamente un semplice sogno? Strinse le lenzuola. C'era qualcosa...qualcosa che non andava. Non solo aveva sentito le labbra di miss Swan sulle proprie, ma per un attimo aveva sentito una scarica d'elettricità invadere il suo corpo. Magia. Aveva sentito la magia pervaderle ogni fibra, come una malattia. Regina abbassò lo sguardo. Oramai era sicura di essere innamorata. Perché...l'amore era la magia più potente di tutte. E lei l'aveva sentita davvero, quella magia.
Poi...un'idea folle: sollevò il palmo e lo esaminò un momento, quasi studiandone le linee, quindi osservò un insulso vaso appoggiato sul comodino. Pensarci troppo su era inutile, la magia era pura emozione... Con un gesto veloce Regina rivolse il palmo verso il vaso e chiuse il palmo, come faceva quando, nella Foresta Incantata, era solita padroneggiare la magia. La ceramica gemette contrariata, per poi frantumarsi pochi istanti dopo. C'era...riuscita. Aveva riacquistato la magia. Provò ancora, fallì.

Forse...forse era vero amore...forse era vero...
Miss Swan le aveva ridato la magia, anche se solo per pochi istanti. Attraverso un sogno, attraverso un bacio. Regina sorrise. Era forse pazza? No, stavolta ne era sicura: miss Swan esisteva, e prima o poi sarebbe arrivata a Storybrooke. Si sarebbero scontrate, respinte, ferite, amate. Ci sarebbe stato un lieto fine anche per la Regina Cattiva. Non importava, avrebbe aspettato. Avrebbe aspettato il suo lieto fine.

Ti aspetto, miss Swan.

  
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