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Autore: Kurrin Bright    18/10/2013    1 recensioni
{Cloud/Aerith}
Mancava ancora una parte fondamentale, quella parte fondamentale sempre accompagnata dal sorriso accogliente e dagli occhi innocenti che trasmettevano cosė tanta armonia.
Buon Clerith Day a tutti. ♥
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aeris Gainsborough, Cloud Strife
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children
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Non era nuova quella sensazione, da quando aveva trovato un lavoro e una casa sapeva che la sua vita non era ancora completamente a posto. 

Mancava ancora una parte fondamentale, quella parte fondamentale sempre accompagnata dal sorriso accogliente e dagli occhi innocenti che trasmettevano così tanta armonia. Per un attimo Cloud si illuse pensandola solo come la ciliegina su una torta dal sapore indefinibile che era la sua vita, ma più ci pensava e più quel piccolo frutto diventava ingombrante.

Ogni giorno guardava i sorrisi dei suoi amici e dei bambini di cui si prendeva cura insieme a Tifa, ma non riusciva a perdonarsi il fatto di aver permesso al suo sorriso preferito di andarsene per sempre senza opporre un minimo di resistenza. 

Non faceva altro che ripetersi di quanto fosse debole e codardo, poiché non riusciva a combattere quei sentimenti così arcigni e fastidiosi.

 

Ancora una volta si trovava davanti alla spoglia chiesa dal tetto distrutto che visitava tutti i giorni. Aprì il portone ed entrò a passo felpato avvicinandosi al piccolo prato dall'erba umida ricoperto da gigli bianchi e giallo pastello, illuminati dagli ultimi raggi del crepuscolo. 

Cloud si inchinò, facendo attraversare la mano tra i fiori il più delicatamente possibile per non rovinare i petali e assaporando il profumo delicato e sfizioso. 

Lo stesso profumo di Aerith.

Da quando era sparita quel luogo non gli era mai sembrato così vuoto. Il ragazzo la immaginava, ancora viva, trattare i suoi fiori come dei bambini, annaffiandoli e accudendoli per poi venderli agli abitanti della malconcia Midgar, che amavano tanto quei colori vivaci e sconosciuti. 

In quel momento c'era solo lui, che osservava quel posto così diverso e speciale rispetto al resto della città con aria malinconica e nostalgica. Erano passati due anni da quando Aerith aveva lasciato la chiesa per non tornare mai più e sembrava che essa, così come i fiori, sentisse la sua mancanza. Che fine aveva fatto quella fanciulla così dolce?

Anche Cloud continuava a chiedersi domande, tutte dalla risposta indefinita: si chiedeva se stava ascoltando i suoi singhiozzi, se gli era più vicina di quanto credeva. Spesso fantasticava sulla ragazza, nella sua mente ancora viva, a insegnargli tutto sui fiori, su come farli crescere al meglio e a tenergli la mano quando era insicuro, senza smettere di fissarlo con gli occhi scintillanti. 

Sospirò, le sue erano tutte fantasie inutili, tutti sogni irraggiungibili e tutti desideri irrealizzabili.

Posò le dita sul braccio sinistro, avvolto da un piccolo nastro che indossava in memoria della ragazza. 

A volte pensava che portarlo con sé era un po' come portare la stessa Aerith avvolta ai muscoli che lo accompagnava tutti giorni, eppure quel fiocchetto e la fioraia non erano la stessa cosa. Nonostante entrambi al ragazzo parevano piccoli, delicati e colorati da un rosa acceso e delizioso, Aerith era molto più viva e amorevole di quell'insignificante pezzo di stoffa. 

Volse un'ultima occhiata al praticello, per poi avviarsi verso un telo beige disteso accanto a una colonna, quello che da pochi giorni era il suo "letto". Si distese, sbuffando pesantemente.

Cloud cercava disperatamente un modo per colmare quella parte così vuota della sua vita, pensava che vivere nella chiesa lo avrebbe fatto sentire più vicino ad Aerith, ma quell'essenza così magica e armoniosa che la avvolgeva sempre non si sentiva del tutto. 

Per quanto quell'edificio fosse colorato e allegro rispetto al resto della città il ragazzo non raggiungeva minimamente quell'allegria che la fioraia manifestava e ancora quel vuoto così frustante galleggiava continuamente nel cuore di Cloud. 

Chiuse gli occhi e si girò di lato, sforzandosi di non pensare a niente e di addormentarsi. Attraverso le palpebre guardava la luce che entrava dal soffitto avvicinarsi sempre di più al nero dell'ignoto. 

Si sentì sempre di più sospeso nell'aria, non percepiva più il suo corpo.

 

Una voce lo chiamava.

 

«Svegliati!»

 

Lentamente la sua visuale si mise a fuoco. Si trovava nella camera da letto più bella che avesse mai visto: una stanza decorata dalle pareti blu fiordaliso e dal soffitto bianco. 

Il letto in cui Cloud dormiva era ricoperto da lenzuola consumate e da una morbida coperta di lana. 

Davanti a lui sedeva una giovane donna vestita con una lunga camicia da notte e dai capelli disordinati che sorrideva appoggiando la mano su quella del ragazzo.

La salutò: «Buongiorno, Aerith»

«Dormivi come un ghiro, sai?» rise lei, accarezzandogli le dita. Lui respirò profondamente, raccogliendo la mano vellutata della ragazza.

«Non ti dispiace se dormo ancora un po'?» chiese, affondando la testa sul cuscino. Aerith scosse la testa, sembrava rassegnata e divertita allo stesso tempo.

«Va bene» rispose. 

Quando Cloud chiuse completamente gli occhi il sorriso della fioraia si spense come una candela. Un sospiro malinconico danzò fuori dalla sua bocca. Tolse la mano dal tocco protettivo del ragazzo portandola sulle guance rotonde e morbide come quelle di un bambino.

«Oh, Cloud. Vorrei tanto poter stare di più con te, e invece posso solo decorarti il sonno…» mormorò, senza perdere ogni minimo dettaglio del suo viso sereno.

Già, sembrava così sereno quando nascondeva la triste verità che lo tormentava.

Aveva voglia di piangere e sfogarsi. Probabilmente nessuno credeva che la tenace fioraia che tutti conoscevano si sarebbe rattristata come in quel momento.

Appoggiò le labbra sulla fronte dell'amato, premendo il più delicatamente possibile. 

Una lacrima bagnò la pelle di Cloud.

   
 
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