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Autore: JeanGenie    18/10/2013    4 recensioni
Quella sera in cui Damon Salvatore ebbe la malaugurata idea di fare un salto al Fangtasia… E finì nelle grinfie di Eric Northman.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Compton, Eric Northman, Pam Swynford De Beaufort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Crossover True Blood/ The Vampire Diaries

Titolo: Argento e polpette

Rating: Giallo

Genere: Commedia

Personaggi/Pairing: Eric Northman, Damon Salvatore

Avvertimenti: Accenni slash solo per chi vuole vederceli. Ok, ci sono.

Note:  Forse tra la prima e la seconda stagione di True Blood. Forse dopo la seconda stagione di TVD.

 

 

 

 

Argento e polpette

 

Quando al Fangtasia entra carne fresca, Eric Northman se ne accorge prima di tutti gli altri. Sempre. E per carne fresca non intende di certo quei teneri passerotti mortali che offrono il loro sangue in cambio di un orgasmo decente. No, quelli non fanno testo. A Eric interessa un altro tipo di intruso. Il fatto che non sia stato informato del suo arrivo lo mette di cattivo umore. Dopo tutto è compito suo essere a conoscenza di ciò che accade nell’Area 5. Eppure il ragazzo dai modi strafottenti è uno sconosciuto. E ha uno strano odore addosso.

Incantesimo.

Parola ridicola ma che sintetizza perfettamente la malia che quel piccolo conglomerato di carne morta-eppur-viva si porta dietro. Sfoggia un anello, -un anello d’argento- al dito con la superbia di chi si sente superiore ai limiti imposti alla loro razza. Si avvicina al bancone e si fa servire un True Blood A Positivo, ne beve una sorsata e poi fa una smorfia ordinando un bicchiere di whisky. Il ragazzo può bere. Il ragazzo tollera l’argento. Il ragazzo sfoggia anelli magici. Il ragazzo fa parte della setta che lui ha incrociato raramente nella sua lunga vita. Dettagli. Eric non prova nostalgia per il cibo umano. Montone grasso, pesce salato e birra hanno sempre occupato la sua mensa quando era umano. E l’argento non gli dona. Non ha nulla da rimpiangere o da invidiargli.

Il ragazzo invece è ancora intriso di umanità. Un novizio. Meno di due secoli. E ancora quell’anello…

Il figlioccio di Katerina…

È facile fare due più due. Sono pochi i vampiri che se ne vanno in giro con quei gingilli che proteggono dalla luce solare. E Katerina c’entra sempre, dannato rettile ammaliante.

Le labbra di Eric Northman si piegano in un sorriso. Katerina è passata di lì due anni fa, quando la parola ‘vampiro’ è uscita dall’ambito delle leggende per diventare parte integrante del mondo reale. Arrivava da un buco chiamato Mystic Falls. Aveva dei problemi grossi. Rogne con i suoi pupilli e con la sua discendenza. “Posso fermarmi a Shreveport?” gli ha chiesto ed è stato abbastanza strano sentirla chiedere il suo permesso.

“Tu puoi fare tutto quello che vuoi, bambola. Ma qui abbiamo le nostre regole.”

“Signorsì, sceriffo” ha risposto sbattendo le ciglia, con quel suo sorriso da figlia di buona donna che lo surriscalda quanto un morso sull’arteria di una vergine. Sembrava depressa, Katerina. E non era da lei. L’ha costretta a parlargli, ovviamente. E lei gli ha raccontato di strane pietre e di figli traditori che quasi erano riusciti a rinchiuderla per sempre a patire la fame. Brutte storie. Che, del resto, lo interessano poco.

Ha resistito meno di due settimane, ha litigato con Bill Compton ed è sparita di nuovo. Forse scriverà. Eric ci terrebbe ad avere una sua cartolina . E intanto ecco uno dei due colpevoli. Magro, bruno, ghignetto da bastardo. Con l’atteggiamento di chi si sente a casa. Spicca, in mezzo a quella fiera di ragazzi con gli occhi bistrati e le labbra dipinte di nero. Spicca perché è semplice e pulito. Spicca perché non sta recitando una parte.

“Portamelo, Pam” ordina Eric alla sua figlia e amica e creatura. Lei sorride compiaciuta. Di certo il ragazzo l’ha colpita abbastanza da sentirsi solleticare all’idea di un nuovo gioco.

Eric lo osserva fare resistenza, rispondere che non ha voglia di fare salamelecchi a nessuno, affermare che si trova lì solo per sfangare l’ennesima, noiosa serata e chiederle se non vuole aiutarlo in tal senso.

Pam sussurra qualcosa al suo orecchio. Promesse di sangue umano. Eric sente il ragazzo vibrare. È uno di quelli che al sintetico non si abituerà mai. È scettico ma cede. Un istante dopo è di fronte a lui.

“Ossequi, signor sceriffo. Mi si dice che è buona educazione porgerti i miei omaggi in quanto vampiro più anziano di questa fogna sperduta.”

Goffo provocatore. Ci vuole ben poco per colpirlo, per fargli provare il desiderio di strappargli il cuore seduta stante. E poi a lui non piace violare le leggi che si sono dati per uno scatto di rabbia. Non sono animali, dopo tutto. Non è quello che vanno ripetendo da due anni per convincere gli esseri umani che una convivenza pacifica è possibile?

“Precisamente, signor Salvatore. Quale dei due sei? Il piccolo o il grande?”

Il ragazzo si fa teso come una corda di violino. Perfetto così.

“Pensavi davvero di passare inosservato in questa fogna sperduta? I damerini li notiamo.”

“Sono solo di passaggio.” Le sue iridi azzurre si muovono freneticamente. La piccola polpetta predatrice sta cercando una via d’uscita. La conversazione non gli piace e vuole lasciare il locale in fretta. È venuto alla ricerca di sangue fresco e non di guai.

“Rilassati, Salvatore… Stefan?. Qui siamo ospitali e di guai ne vogliamo meno di te. Ho visto che ingoi whisky come se fosse plasma…”

Il ragazzo non ribatte. Non sa che genere di risposta dargli. Eric ne è deliziato.

“Sono interessato alla tua stirpe” insiste. “È raro incrociarvi, ora che siamo usciti allo scoperto. Credo che prima o poi dovremmo catalogarci l’uno con l’altro, non pensi anche tu? Le varianti, le genie, i punti d’origine. Per capire chi o cosa c’è a monte.”

Il ragazzo solleva le spalle. “Cazzate. Queste cose non interessano. Mi hai scambiato per mio fratello. Mi chiamo Damon. Ricordatelo.”

Troppo sulla difensiva. Cucciolo smarrito e spaventato. “Seguimi nel mio ufficio, Damon.” E non glielo chiede. Glielo ordina, inchiodando il suo sguardo e prendendo possesso della sua volontà. Il ragazzo fa resistenza. O almeno ci prova. Pam gli accarezza i capelli e gli dice “Cedi.” Eric si alza e lo sovrasta anche fisicamente. Fa sempre un certo effetto sui novizi vederlo in piedi. Il piccolo vampiro trattiene il fiato, o qualcosa del genere, dal momento che non ha bisogno di respirare. E poi lo segue oltre la porta con la scritta ‘Riservato’ senza che nessuno intralci il loro cammino.

“Mi ha promesso sangue umano” dice il ragazzo guardando Pam. Alcuni di loro si comportano come se fossero in crisi di astinenza, ma Eric non pensa che sia il caso di quel ragazzo.

“Lo avrai domani notte” gli risponde Eric. “Intanto credo che sia il caso di brindare al nostro incontro.”

“Non voglio brindare a nulla. Sangue umano. Una promessa è una promessa. E domani notte non sarò più qui.”

“Calma” gli dice Pam sfiorandogli una guancia con le labbra. L’impronta del suo rossetto sulla pelle bianca del ragazzo assomiglia fin troppo a quello che il loro ospite brama.

Eric prende una bottiglia di True Blood dalla sua riserva speciale, la stappa e ne versa il contenuto in due bicchieri. Non è il tipo da cristalli di Boemia e quindi ricorre a due pezzi di vetro graffiati che una volta qualcuno deve aver usato per ingurgitare dello scotch. È certo che il suo nuovo amico non si formalizzerà.

“Che schifo di brindisi è con quella robaccia giapponese?” protesta il ragazzo.

Pam ridacchia. Sì, la polpetta è uno spasso.

“Possiamo correggerlo, se vuoi. Il sangue di un antico può renderti molto forte. E io sono molto più vecchio della tua Katherine.”

Adesso ci sono. Ha centrato il bersaglio. Interesse. Brama.

“Conosci Katherine?”

“Ovvio.”

Il ragazzo esita. Sta per chiedergli di lei. Forse semplicemente ‘dov’è?’. Ma non osa. Solleva il bicchiere e lo fa ondeggiare di fronte alla sua faccia. “Avanti” lo invita. “Dimmi cosa vuoi da me, sceriffo Northman.”

“Te l’ho detto. Voglio studiarti un po’. Mi interessi. Ventiquattro ore del tuo tempo. Domani notte avrai un umano caldo e tenero da salassare e poi potrai andartene per la tua strada.” Eric sa di non averlo convinto del tutto. Ma la sua volontà gli appartiene, anche se il ragazzo non sembra essersene reso conto. Si morde un polso e glielo appoggia alle labbra. Un gesto da niente ma il ragazzo glielo agguanta come se non si nutrisse da giorni. Quando Eric decide che ne ha avuto a sufficienza lo spintona via facendolo urtare conto la parete e afferrando al volo il bicchiere che il ragazzo ha lasciato andare.

“Vedrai che così ha un altro sapore” gli dice porgendoglielo di nuovo. Il giovane ospite annuisce, glielo toglie dalle mani e butta giù il True Blood con una sola sorsata. Eric lo imita sorridendo ancora. Troppo facile

“Fa schifo lo stesso” commenta. Ma un attimo dopo Eric gli è addosso, attaccato alla sua gola. È giovane e dolce, come aveva immaginato. Un piccolo essere fragile che scompare sotto la sua stretta potente.

“La testa… mi gira la testa…”

“Lo so” gli dice Eric staccandosi dalla sua vena succulenta. E non c’è bisogno che gli spieghi altro, che gli parli della sua riserva speciale di bottiglie corrette, né che gli dica che a lui e a quelli come lui la verbena non fa nessun effetto, ma che ci tiene ad avere a portata di mano delle bibite da offrire ad eventuali stranieri, opportunamente miscelate con aconito, rosa canina, verbena, appunto, o qualunque altra porcheria a cui le altre stirpi sembrano vulnerabili.

Il ragazzo si accascia a terra. “Sei un grandissimo figlio di puttana, ecco cosa sei.”

“Non prenderla male, Damon. Te l’ho detto. Domani sera sarai libero.” Eric solleva l’anello d’argento che gli ha sfilato senza che neppure il ragazzo se ne accorgesse. Non brucia. Non brucia affatto. Emily e Katherine sapevano decisamente il fatto loro. “Questo lo prendo in prestito, se non ti dispiace. Se ti viene sete, le bottiglie nel secondo ripiano sono a posto. Domani sera ti porterò la tua vittima e ne resterai soddisfatto.”

Eric si prende qualche altro insulto, poi esce dall’ufficio insieme a Pam, mentre la voce del ragazzo alle sue spalle si fa sempre più debole. Dormirà come un infante tra meno di due minuti.

“E tutto questo per quel gingillo?” gli chiede Pam., osservandolo scettica. Deve avere intuito che l’anello ha un qualche potere mistico, ma Eric gliene parlerà solo quando il giovane Salvatore sarà a molte miglia da loro. Meglio tenere certe tentazioni alla giusta distanza.

“Certo. Domani è un giorno speciale. E gli amici si riconoscono in situazioni come questa.”

 

Quando Bill Compton rientra in casa, un’ora prima dell’alba, per sistemare le proprie faccende prima di andare a seppellirsi nella sua fossa, nota subito l’anello d’argento sul tavolo del salotto. Solo in secondo momento vede anche il biglietto scritto con la calligrafia ben nota di Eric. Lo legge, esita, poi sfiora l’anello e scopre con sorpresa che non c’è traccia di dolore. Lo infila all’anulare e solleva gli occhi verso la finestra. Presto sarà giorno.

 

Questo gioiello di pessimo gusto fornisce un’ottima protezione dai raggi solari. Basta che tu me lo restituisca domani sera perché devo renderlo alla persona cui l’ho preso e tu non vuoi fare di me un ladro, vero? Intanto puoi goderti la giornata e portare Sookie a fare un picnic a mezzogiorno in riva al lago.

Buon San Valentino.

Eric.

 

 

 

 

 

   
 
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