La porta della camera si chiuse
alle sue spalle lasciando fuori da quella stanza ogni pensiero ed ogni
incomprensione. Fissò Renzo per qualche istante prima di baciarlo con crescente
passione fino a farsi stringere da lui in un abbraccio che sapeva di famiglia.
La sua famiglia. Quella che aveva scelto.
Eppure, esattamente come accadeva
nei suoi sogni notturni, la sua mente indugiò di nuovo sul viso di Gaetano e su
quello del piccolo Tommy. L’altra famiglia. Quella da cui stava cercando
disperatamente di scappare.
Il sorriso le morì lentamente sul
viso. Possibile che stesse sbagliando tutto? Che stesse scegliendo le persone
sbagliate? No! Livietta e Renzo erano la sua famiglia e una cotta da
adolescente per il vicequestore non poteva certo competere con un sentimento
che si coltiva per quasi venti anni. Ma allora perché il pensiero di Gaetano al
di fuori di quella porta sembrava diventare sempre più opprimente?
Camilla si sforzò di pensare a
Livietta: era per lei dopotutto che aveva ripreso Renzo con sé e lo aveva
perdonato per il tradimento con Carmen! E forse era per lei che oggi aveva di
nuovo messo da parte i suoi sentimenti per il poliziotto…Livietta meritava di
avere suo padre e sua madre accanto. Già…ma se Livietta non ci fosse stata? O
se avesse avuto già vent’anni e non avesse abitato più con loro? A quel punto
cosa avrebbe scelto di fare la professoressa? Avrebbe scelto ancora Renzo?
-No!
Solo quando il marito tornò a
fissarla negli occhi, Camilla si rese conto di aver pronunciato quella sillaba ad
alta voce.
-No? Che c’è, Camilla?- chiese il
marito ancora sorridente per quella ritrovata armonia familiare.
La donna avrebbe voluto mentire,
nascondere il flusso dei suoi pensieri, ma era certa che sarebbe stato tutto
inutile. Renzo la conosceva da vent’anni, poteva leggerle in viso ogni singolo
pensiero.
-Renzo…mi dispiace. Non posso
farlo!
L’uomo le sorrise nuovamente:
-Tranquilla, Camilla! L’hai detto tu che nessuno si accorgerà della nostra
assenza e di cosa faremo qui dentro!
-No! Io non posso fare questo!-
ribadì la donna additando con l’indice destro se stessa ed il marito, che
finalmente comprese che qualcosa di più profondo della paura di essere scoperta
a letto con il proprio marito si agitava dentro Camilla.
-Che stai cercando di dirmi, Camilla?-
il suo tono di voce si era fatto improvvisamente serio, così come i suoi occhi
avevano perso la consueta colorazione cristallina per diventare più cupi e
spenti.
-E’ sbagliato, Renzo. È un errore.
-E’ un errore restare con tuo
marito?
-Sì. No.
L’uomo scosse il capo in cerca di
una qualche spiegazione razionale alle parole sconnesse di Camilla.
-Cerca di capire…
-E’ quello che vorrei fare, ma in
questo momento mi risulta difficile.
-Io vorrei poter stare con te, ma
per le ragioni giuste!
Renzo annuì mentre cercava di
calmarsi inspirando profondamente. Cominciava a capire dove stava andando a
parare Camilla con quel discorso e in cuor suo si era aspettato moltissime
volte nelle ultime settimane di sentirselo propinare. Ma non quella sera. Non
dopo quello che avevano appena passato!
-Sentiamo…quale sarebbe la ragione
giusta per restare con me?
-Amarti- ammise Camilla con le
lacrime agli occhi. Sentiva di dover essere sincera con Renzo prima ancora che
con se stessa anche se questo avrebbe fatto soffrire tutti più di quanto avesse
voluto.
-Quindi tu non mi ami…
Camilla si prese qualche istante
per riflettere sulle parole: -Ti voglio bene, ma no…non ti amo.
Questa volta fu Renzo a restare in
silenzio.
-E’ per colpa di Gaetano, vero? Poliziottosuperpiù!- la voce dell’uomo si fece più alta ma
nessuno dei due sembrò farci caso.
-Non è colpa sua. È colpa mia!
-Piantala con questa farsa della
moglie santarellina, Camilla! Se vuoi andare a letto con lui, dillo e basta. Ma
non prendermi in giro!
-Non si tratta di questo! Ok, sono
innamorata di lui o almeno credo di esserlo, ma il punto è che l’unica ragione
per cui ti ho perdonato dopo Carmen, l’unico motivo per cui oggi sono entrata
in questa stanza con te è Livietta.
-Ti sembra poco? Nostra figlia non
è un motivo sufficiente per stare con me?
-No! Livietta è grande e può capire
quello che sta succedendo! E fra qualche anno se ne andrà di casa, sarà
indipendente, avrà una vita sua e noi…noi saremo qui. Da soli! E quando non ci
sarà lei a tenerci uniti, cosa faremo?
Renzo rise amaramente. –Questa è la
cosa più assurda che io abbia mai sentito! Non sei nemmeno in grado di
ammettere le tue responsabilità!
-Io? Io non sarei…?- l’ira di
Camilla per quanto era successo negli ultimi anni riemerse prepotente. –Non
sono io quella che ha abbandonato la famiglia per andarsene con un altro! Tu
sei andato a letto con Carmen e hai dato la colpa a me! Perché non ero più
abbastanza moglie…ero troppo professoressa e mamma per te! Poi sei tornato, è
vero…ma solo perché non volevi lasciare Livietta a Roma mentre tu ne stavi a
New York con la tua amante! Non sei tornato per me! Ci hai trascinate a Torino
anche se noi tutto questo non lo volevamo, ma andava bene per te: eri
tranquillo! Temevi soltanto che Marco si rifacesse vivo Gaetano prima o poi
potesse tornare!
-Beh su questo, come vedi, il
destino ha avuto uno strano senso dell’umorismo visto chi abita proprio davanti
a noi!
-Esattamente! E sai una cosa? Credo
che se quando eravamo separati avessi incontrato Gaetano e non Marco ora non
saremmo qui a parlare. Non saremmo in questa stanza. Perché io sarei in
un’altra camera da letto proprio nella scala di fronte alla nostra!
-Questo…questo te lo potevi
risparmiare. Ma se è questo che vuoi, vai pure dal tuo commissario superpiù. E quando passerà alla prossima biondona da
copertina non venire a piangere da me!
Camilla non fece in tempo a
replicare perché Renzo come una furia aprì la porta della stanza e si precipitò
fuori. Sentì solo la porta di casa sbattere e il silenzio degli ospiti nel salotto
prima di buttarsi sul letto e piangere, sentendosi finalmente libera.