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Autore: gloriabarilaro    18/10/2013    2 recensioni
Dalla storia:
Certo, era premeditato che la nascita di quella piccola avrebbe cambiato la mia vita, ma non mi era importato se in meglio o in peggio quando avevo deciso di tenere il bambino. La strinsi forte nell’abbraccio, chiudendo gli occhi: non mi sarebbe mai importato, perché Betrayal era la miglior cosa che avessi mai potuto avere.
                           * * *                        
«Crederai in me, un'altra volta?»
«Sì, lo farò.»
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è una fan fiction che avevo già scritto, ma per vari motivi non ho potuto continuare. Ecco una nuova versione, che spero possa continuare senza intoppi. Ringrazio ancora le mie lettrici per la pazienza, e scusatemi ancora.
Glo.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3.





 

La scena che avevo davanti era dolcissima, e sentivo un pianto imminente arrivarmi dal petto; le lacrime che bruciavano in fondo agli occhi e il fiato che si mozzava per l’emozione. Era come se Betrayal avesse riconosciuto suo padre nonostante non l’avesse mai visto da quando era nata; come se, in realtà, l’avesse sempre conosciuto. Quella era la prima volta che i loro occhi, dello stesso denso e penetrante colore, si incontravano e si ispezionavano fino all’anima: eppure, sembrava qualcosa di così naturale che mi fece stare male il solo pensare di aver impedito alla mia piccola di incontrare qualcuno di così importante. Perché ora, ora che lei stava fra le braccia di una delle persone al mondo che avrebbe dovuto amare incondizionatamente, sembrava tutto giusto, tutto il passato giustificato dalla scintilla che brillava negli occhi della piccola mentre allungava una manina verso il naso di Justin.
I sentimenti del ragazzo, invece, erano indefiniti: dietro a quegli occhiali, avrei giurato che i suoi occhi fossero colmi di felicità, ma la sua bocca, con quel sorriso sghembo stampato sulle labbra, era curvata in uno strano broncio che sembrava, più che altro, rassegnazione; nonostante fosse riuscito a stingerla tra le braccia, la consapevolezza di averla così lontana, forse, non gli lasciava godersi appieno quel momento di felicità. Forse, fu per questo che la rimise a terra. La bimba stava per scoppiare a piangere, quando lui tirò fuori dalla borsa il famigerato regalino.
Era una semplice scimmietta di pezza poco più grande di una mano, il pelo corto di un bianco tendente al lilla e il muso e le zampe rosa pallido, due perle nere intense al posto degli occhi. Justin gliela porse con un sorriso, sussurrando con voce dolce: ‹‹Auguri piccola.››
Lei lo accettò solo dopo qualche tentennamento, facendo vagare lo sguardo prima su Justin e poi sul pupazzetto, e viceversa, finché non lo prese tra le braccia e strinse e sè.
Sentii il ragazzo tirare su col naso quasi senza accorgersene, allontanandosi da Betrayal e dirigendosi fuori dalla cucina. Passando inevitabilmente di fianco a Leilah, l’unico saluto che gli fu servito fu solo un’occhiata di fuoco da parte di quest’ultima. Appena sentii il tonfo della porta, mi chinai sulla bambina e la presi in braccio, scoccandole un bacio sulla guancia e approfittandone per annusare l’odore di Justin che le era rimasto appiccicato ai vestiti, ai capelli e alla piccola scimmietta che, ora che Justin era uscito, sembrava imbronciata; liquidai quel pensiero scuotendo leggermente la testa, dicendomi che era solo una mia impressione.
 

 

Fine  Flashback

 
‹‹Come diamine hai fatto?›› Leilah era infuriata, ma il suo tocco delicato e amorevole mentre mi fasciava la mano rossa. Io scossi la spalle, senza alcuna voglia di risponderle. Guardai, oltre le sue spalle, Taylor che faceva il solletico a Betrayal rincorrendola per il salotto: persino con il tacco dodici che si ritrovava, riusciva a raggiungere la piccola, sollevarla e inseguirla senza il minimo sforzo o vacillamento.
Lei era abituata  a trampoli e vestiti scomodi: Leilah provava i suoi modelli su di lei e per lei li cuciva su misura. Inoltre, lavorando per un’agenzia, non erano rare le volte che Taylor sfilava con le creazioni di Leilah addosso per qualche sfilata. Lavoravano molto assieme, mentre io stavo con Betrayal e mi prendevo cura di lei; ma non le avevo mai odiate per questo.
‹‹Sembravi scossa quando siamo entrate – mi parlò ancora Ley, fissando il bendaggio e posando le mani sui fianchi; stavolta, la sua voce era più calma, ma ancora corrucciata – È forse per la stessa ragione per il quale sei stata così distratta?››
Annuii, stavolta abbassando lo sguardo sul pavimento. Non mi sentivo stanca – la dormita che avevo fatto, sebbene tormentata, mi aveva caricato un po’ – piuttosto, esausta. Non avevo alcuna voglia di mettere al corrente Leilah del mio sogno, come, nello stesso tempo, sentivo la tremenda voglia di raccontarle tutto, sfogarmi con lei per alleggerire quel peso che sentivo nel petto.
Nonostante odiassi Justin – e avessi anche tutti i motivi per farlo –, certe volte mi sentivo un mostro a pensare a ciò che avevo fatto, pentendomene – ovviamentete – subito dopo: che razza di madre sarei se mettessi la mia piccola nelle sue mani?
Il fatto che, però, stessi privando la mia piccola di un padre mi logorava dentro come non mai. Era egoista da parte mia? Forse rigiravo il passato a mio favore per tenerla solo per me. Non mi sentivo comunque sicura al solo pensare Betrayal con qualcuno che non fossi io o mia madre.
Era naturale, no? Forse avevo solo troppa paura.
E’ vero quando dicono che il nostro passato ci condiziona.
 
‹‹Non ne vuoi proprio parlare?››
‹‹L’unica cosa che voglio in questo momento è un altro caffè o, ancora meglio, una vodka.››
Taylor fischiò. ‹‹E sono solo le due del pomeriggio. Hai capito, la mia piccola mammina?››
Leilah alzò gli occhi al cielo: era classico di Taylor, rovinare i momenti seri con battute tristi e fuori luogo. Con un altro umore, magari, mi avrebbe fatto ridere, ma in quel momento non avevo neanche la forza di alzare gli angoli della bocca.
Betrayal entrò in cucina: si era sbrodolata un po’ di pasta al pomodoro sul maglioncino e ora era più scuro in alcuni punti per le macchie: si stropicciava l’occhio con una mano mentre veniva da me e si appoggiava alle mie gambe. Era stanca, ora, dopo essersi alzata così presto quella mattina. La presi in braccio e lasciai che si appoggiasse al mio petto, consapevole che di lì a poco si sarebbe addormentata.
‹‹La mia piccola Alexis›› sorrise Leilah, scostandole i capelli dal viso. La lasciai fare, stingendo un po’ di più Betray a me; nemmeno lei la chiamava con il suo vero nome. Come Justin, mi aveva fatto la ramanzina su quanto fosse crudele dare alla propria figlia un nome con un significato del genere; la mia risposta, però, l’aveva lasciata a bocca asciutta, esattamente come Justin.
Taylor batté una mano sul tavolo, spaventando Betrayal che, nelle mie braccia, sobbalzò un poco, mugugnando poi in protesta. Leilah, da canto suo, rischiò di rovesciarsi sulla gonna di pelle l’acqua che stava bevendo.
‹‹Hai bisogno di svagarti – esordì la bionda, indurendo il suo sguardo quando mi vide buttare gli occhi al cielo – Dico seriamente. Hai bisogno di scaricarti di dosso tutte queste preoccupazioni o, almeno, di non pensarci. Sei troppo sotto stress. Non va bene, ti fa venire i capelli bianchi.››
‹‹Rassicurante›› commentai sarcasticamente a mezza voce.
Leilah posò il bicchiere sul tavolo dinnanzi a sé, facendosi tutt’ad un tratto pensierosa.  ‹‹Non ha tutti i torti, in fondo. E, forse, un modo per farti rilassare ci sarebbe›› disse, posando i gomiti sul tavolo. Sembrava molto più piccola quando faceva così, meno inquadrata e matura di com’era veramente.
‹‹E sarebbe?›› chiesimo io e Taylor, quasi in coro. Persino Betrayal si era scossa un po’ dal suo assopimento e aveva alzato la testa, curiosa. Leilah ci guardò tutte e sorrise dolcemente.
‹‹Che ne dite di pigiama, cioccolata calda e schifezze e un po’ di film per stasera?››
Un sorriso spontaneo comparve sulle mie labbra. Improvvisamente, mi sentivo un po’ più leggera. ‹‹Penso che sia un’ottima idea.››
 
Guardai il mio riflesso allo specchio – i capelli spettinati e il trucco rovinato – e poi la mia mano fasciata, leggermente intontita, chiedendomi per un’ennesima volta se la vita che stavo vivendo fosse tutto solo un incubo: avrei voluto svegliarmi e ritrovarmi di nuovo una sedicenne che di lì a poco avrebbe compiuto i suoi stupendi diciassette anni, ancora incosciente del suo futuro, ancora inconsapevole delle conseguenze dei suoi errori. La vita, allora, sembrava molto più semplice. 

 

I'd love to leave you alone
but I can't let you go.

[ D. Lovato, For the love of a daughter ]



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Per caricare questo capitolo ci ho messo davvero un'eternità lol però ho aggiornato.
Naturalmente, sono sempre indecisa se proseguire questa storia ho meno, ma perlomeno ho trovato il coraggio di continuare le modifiche.
Ho notato che non sono più molte le persone che usano efp. Nemmeno io, a essere sinceri. E sapete cosa? Mi manca quando questo sito era molto più frequentato. Comunque, spero che voi, miei lettori, ci siate sempre. Il vostro appoggi mi aiuta, e non solo a scrivere, ma in generale. 
Non voglio fare un discorso strapalacrime stasera, quindi sarò breve.
Voglio ringraziare le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo. Siete state dolcissime.
Un ringraziamento va anche a chi ha inserito questa storia tra le preferite/ricordate/seguite. Sappiate che per me siete tutti speciali.
Dai, che magari se quei numerini salgono (?), lo trovo il coraggio per finire questa storia.
Comunque, prima di salutarvi, volevo chiedervi una cosa: siccome la scrittrice della mia ff preferita su justin non aggiorna da mesi e io ho bisogno di qualcosa da leggere, avete qualcosa da consigliarmi? Vi prego, ne ho bisogno. Ho finito di leggere la saga di shadowhunters in neanche un mese e ho bisogno di qualche storia su cui fangirlizzare lol accetto qualsiasi consiglio, anche vostre storie, magari vi lascio un mio parere. :) Mandatemi i link tramite messaggio o magari in una recensione.
Grazie in anticipo :)
Baci,
Glo.

 

   
 
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