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Autore: Soqquadro04    18/10/2013    3 recensioni
[Defan Defan Defan | Disgustosamente Fluff (ma in modo velato) | Missing Moment/What if? (o AU, bah)]
«Stefan, l'analisi funziona – se funziona – solo se ci si scopre del tutto. Se noi parlassimo sinceramente con la donna che ci aspetta oltre questa porta, lei allungherebbe molto lentamente una mano verso il telefono, continuando ad annuire per tenerci buoni. Scommetto che ha il numero del manicomio più vicino fra le chiamate rapide.» la sua ironia sembra improvvisamente smorzata dalla rassegnazione per l'ingenuità mostrata dal proprio fratello.
Stefan non dice nulla, scuotendo semplicemente il capo e trattenendo, suo malgrado, un sorrisetto.
Poi allunga la mano e bussa, schiarendosi la voce, mentre un imbronciato Damon sbuffa un'ultima volta.
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Couple's therapy


 

Mio fratello mi assomiglia molto.
Somiglia a un gatto, che somiglia a un orso.
Mio fratello è tutto un paradosso:
ride quando non riderei, o
non c’è niente niente da ridere.
E io mi chiedo perché.
Perché…
Tiziano Ferro


 

In piedi davanti a una porta in legno chiaro, in cima a due rampe di scale, dentro un palazzo nel centro di Richmond, due giovani sono intenti a osservare la targhetta in ottone che spicca orgogliosa di fianco alla maniglia, sulla parete.

 

Dtt.ssa Doreen Smith
Psicologa

 

Il moro inarca le sopracciglia, lanciando uno sguardo poco convinto al ragazzo al suo fianco.

«Una psicologa? Terapia di coppia, magari? Davvero, Stefan? Pensi che fra un'ora usciremo di qui piangendo di gioia per il nostro rapporto ritrovato, abbracciandoci per le scale col rischio di cadere e romperci l'osso del collo?» Damon Salvatore storce il naso – e la bocca e tutto quanto altro può essere usato per esprimere disgusto – alla prospettiva, mentre il più giovane si limita a rispondergli, sottovoce, ignorando il suo sarcasmo vagamente macabro.

«Ricordati che ce l'ha chiesto Elena.» anche lui pare scettico e decisamente poco entusiasta, del resto.
L'altro alza gli occhi al cielo, sbuffando e no, lui no, non preoccupandosi di modulare il tono di voce.

«Ricordami perché ora sottostiamo ai suoi ordini.» sa benissimo che la donna che amano non ha chiesto loro di andare da quella tizia.

«Perché dobbiamo lasciarle spazio per pensare, non ha bisogno del nostro aiuto e ha promesso che rimarrà appiccicata a Caroline e Bonnie e che chiamerà se succede qualcosa di orribile.» elenca Stefan, la fronte corrugata. Il fratello maggiore rotea di nuovo gli occhi, assumendo un'aria terribilmente cinica e preparando una stoccata.

«E quindi noi – cioè, tu – abbiamo accettato di sprecare un'ora del nostro tempo seduti davanti a un'adorabile personcina che non è assolutamente in grado di risolvere i nostri veri problemi e che si limiterà ad ascoltarci parlare di una vita fittizia? Ottimo, non c'è che dire.» Damon indirizza un ghigno al minore, gesticolando leggermente.

Stefan increspa le labbra, cercando di trovare un dettaglio positivo. È evidente che non ci riesce quando azzarda un poco convinto “non è detto che sia completamente inutile” appena prima di venire zittito da un'occhiataccia dell'altro.

«Stefan, l'analisi funziona – se funziona – solo se ci si scopre del tutto. Se noi parlassimo sinceramente con la donna che ci aspetta oltre questa porta, lei allungherebbe molto lentamente una mano verso il telefono, continuando ad annuire per tenerci buoni. Scommetto che ha il numero del manicomio più vicino fra le chiamate rapide.» la sua ironia sembra improvvisamente smorzata dalla rassegnazione per l'ingenuità mostrata dal proprio fratello.

Stefan non dice nulla, scuotendo semplicemente il capo e trattenendo, suo malgrado, un sorrisetto.
Poi allunga la mano e bussa, schiarendosi la voce, mentre un imbronciato Damon sbuffa un'ultima volta.

*****

Cinque minuti più tardi, sono seduti su un antico – almeno quanto loro – divanetto porpora, le mani appoggiate alle ginocchia, e osservano con una certa curiosità la donna accomodata alla scrivania: armeggia con scartoffie stropicciate, butta nel cestino qualcosa che somiglia pericolosamente a una mela marcia, sposta scatole di cioccolatini rotte e mezze vuote.

Rassicurante, davvero.

Quando il piano in legno è sufficientemente sgombro, si ferma e alza gli occhi, guardandoli per la prima volta da quando li ha fatti entrare.
Ha occhi castani e intelligenti, seminascosti da un paio di occhiali dalla montatura severa.

«I Salvatore?» oltre agli occhi intelligenti, come scoprono ora a loro spese, quella donna possiede anche un'altra caratteristica molto meno piacevole: una voce terribilmente stridula. Peggio di un gesso trascinato sulla lavagna. Irritante. Insopportabile.

E Damon sa che non riuscirà ad arrivare alla fine dell'ora senza farle molto, molto male.

Stefan socchiude un attimo gli occhi, infastidito, ma è il primo a riscuotersi. Annuisce, in silenzio.

«Benissimo. Io sono la dottoressa Doreen Smith, ma potete chiamarmi anche solo Doreen.
Ora che abbiamo esaurito le cordialità, sappiate che in quest'ora potrete parlare tranquillamente: io prenderò qualche appunto, farò qualche domanda, ma cercherò di interrompere il meno possibile.» Dio, altro che dispositivo anti-vampiro: sarebbe bastato conoscere questa donna e qualunque essere dotato di orecchie nel giro di dieci chilometri avrebbe volentieri fatto qualsiasi cosa per farla smettere.

Loro due rimangono zitti per qualche altro minuto, litigando senza parole. Non dette ad alta voce, perlomeno.

Inizia tu, Damon. Sei quello con più problemi, fra noi due.”
Senti chi parla! Se dico “Squartatore di Monterrey”, Stef, non ti viene in mente nulla?”

Paiono due bambini.
Alla fine, comunque, Damon riesce ad averla vinta.

Stefan inizia a parlare, sospirando pesantemente.

«Noi, ecco... abbiamo avuto – abbiamo – dei problemi. Parecchi problemi.» si blocca, tentennando.
Doreen lo incalza. Sembra curiosa. Morbosamente curiosa.

Come se sospettasse che loro fossero il nuovo prodigio della psicologia dei rapporti complicati fra parenti e lei avesse appena avuto la conferma di averli scoperti.

«Che tipo di problemi?» il minore apre la bocca per rispondere – del resto, hanno una vasta scelta di conflitti da poter presentare – , ma è preceduto da Damon. Quando nota lo sguardo divertito che gli dedica, inizia a preoccuparsi.
«Sa, Doreen, il mio fratellino ha un particolare problema... di... dipendenza.» il suo ghigno si allarga pericolosamente, mettendo in mostra i denti. Cerca di contenersi, però, mascherando una risata nascente con un poco credibile colpo di tosse.

La donna sgrana gli occhi, sorpresa – è solo un ragazzino, così giovane! – e assume un'espressione comprensiva, prima di rivolgersi al più piccolo con un tono quasi affettuoso.

«Che tipo di dipendenza, Stefan?» la voce stridula è più bassa, partecipe.
Stefan arrossisce tutto d'un colpo, lanciando un'occhiata che promette molto, molto dolore al fratello e rassegnandosi a inventare qualcosa di anche solo vagamente credibile.

«Io... avevo una pesante dipendenza da... da... dal cioccolato. Sì, cioccolato.» ha lo sguardo di un animale braccato, mentre Damon quasi soffoca nel tentativo di arginare un altro scroscio di risa. Cioccolato, sì.

Doreen aggrotta le sopracciglia, appoggiando una mano sul ginocchio di Stefan e annuendo, comprensiva. Damon è ormai praticamente incontenibile, quasi piegato in due mentre simula un profondo dolore per orribili momenti passati. E intanto sogghigna pesantemente, le spalle scosse da quelli che vengono abilmente fatti passare per singhiozzi.

Stefan abbassa gli occhi, realmente mortificato, anche se non dal suo presunto passato da cioccolatomane quanto dal fatto che la mano della psicologa sta pericolosamente risalendo la sua gamba.

Damon gli lancia un'ennesima occhiata e torna a rannicchiarsi molto discretamente.
L'unica cosa che mancava era proprio una terapista pervertita, davvero.

Stefan si schiarisce nuovamente la voce, scuotendo il capo, imbarazzato. Poi, evidentemente, gli viene un'idea: sulle labbra si forma un sorrisetto che non ha nulla da invidiare a quello del maggiore.

Per un momento si assomigliano terribilmente.
Poi l'attimo passa, e la voce del più piccolo, vagamente ironica, fa scemare l'ilarità del fratello.

«Dev'essere una cosa di famiglia. Dopotutto, anche Damon ha qualche problema... con l'alcol, Doreen.» lo sguardo improvvisamente greve, la fronte corrugata e un sorriso che preme agli angoli della bocca. Sorriso prontamente represso, mascherato da sincera contrizione.
Doreen Smith volge immediatamente gli occhi verso il moro, non spostando comunque la mano dalla gamba di Stefan.

Quella famiglia è una miniera d'oro, altroché! Non manca molto prima che possa ufficialmente annunciare di aver scovato il più complicato caso di problemi familiari dell'ultimo decennio.

Uno o entrambi i genitori morti, uno dei due particolarmente violento o assente e qualche altro bel litigio pesante fra fratelli dovrebbero essere abbastanza, sì.

«Oh, Damon, mi dispiace davvero molto. Sta seguendo qualche percorso di riabilitazione?» la donna sussurra, annuendo un poco e portando il volto fin troppo vicino a quello del vampiro.
Che non gradisce. Per nulla.

Stringe le labbra, trattenendo a fatica l'impulso di rispondere con qualcosa di terribile e passibile di denuncia. O di fare gesti passibili di denuncia, comunque.

Si limita a mormorare una risposta negativa, distogliendo lo sguardo non prima di aver fulminato il suo adorabile fratellino. Che lo ignora bellamente.
Doreen scuote ancora la testa, le labbra arricciate con disapprovazione.

Dovrà rimboccarsi le maniche.

«Però fra voi è sempre andato tutto bene, suppongo. Questi problemi vi avranno certamente avvicinati.» fa di sì con la testa, abbastanza convinta. Sarebbe certamente una reazione naturale, quella di rifugiarsi nell'affetto fraterno.
Ma gli sguardi che si scambiano sono decisamente forieri di pessime notizie, su quel fronte.

«Veramente, Doreen, ecco... abbiamo anche un altro problema che impedisce sistematicamente qualsiasi tipo di riappacificazione.» questo è Damon, sarcastico e irritato.
Quando riusciranno ad arrivare alla fine di quell'ora – mancano solo trentadue minuti e ventisette secondi –, possibilmente tentando di lasciare indenne la psicologa, farà passare ad Elena una settimana d'inferno. E no, non gli importa che sembri tutto terribilmente infantile.

La psicologa sgrana gli occhi, attenta come se stesse attendendo la puntata finale di una di quelle telenovelas messicane che trasmettono alle due di notte, e che piacciono così tanto alle donne sole e disperate. La cara Doreen probabilmente rientra nella categoria, del resto, o così fa intendere la foga con cui chiede ulteriori particolari, quella voce stridula che sembra, se possibile, peggiorata, poiché ha alzato il tono di almeno un'ottava.

«Oh, ma davvero?» Damon Salvatore delega a Stefan l'infelice incombenza di illustrare le varie difficoltà sentimentali condivise che li affliggono ad intermittenza da circa un secolo e mezzo, trattenendosi dal commentare e lasciandosi cadere pesantemente contro lo schienale del divanetto.

Il più piccolo sospira, mormorando subito dopo una risposta incomprensibile, sperando che basti a soddisfare la curiosità della donna fino a dar loro la possibilità di filarsela molto discretamente, magari farneticando qualche cosa su un famigerato e falsissimo impegno improrogabile.
Ovviamente, non ha fortuna.

Quando la vede aggrottare la fronte e osservarlo con aria interrogativa – e quella mano è ancora pericolosamente vicina al cavallo dei suoi pantaloni –, si affretta a rispiegare, di malavoglia.

«Ci innamoriamo della stessa donna. Sempre.» il ragazzo distoglie lo sguardo, quasi imbarazzato, ma anche l'altro sembra vagamente a disagio – evento più unico che raro, fra l'altro.

Nessuno dei due avrebbe mai pensato di ammettere così, senza peli sulla lingua, quella grande verità, per di più davanti a una sconosciuta irritante, fastidiosa e abbastanza pervertita da provarci con un ragazzino di, ipoteticamente, diciassette anni. Con il fratello maggiore presente.

Perché sì, è vero che la loro non è propriamente una situazione normale, che è abbastanza bizzarra quella tendenza alle faide familiari, che sono costantemente in lotta, che ogni volta che si parlano è una sfida e che non si abbracciano dal 1852 circa, ma nessuno ha mai detto chiaro e tondo, ad alta voce, che pare che tutto ruoti solamente intorno a dei gusti troppo simili in fatto di donne.

E detta così, sinceramente, per un attimo fa sembrare tutto molto stupido e insensato.

Ma non è solo questo, non lo è mai stato, e quando l'attimo passa ed entrambi ricordano il dolore del rifiuto, la gelosia, l'invidia, l'amarezza, non c'è più nulla che non sia una muta accettazione del fatto che la loro vita è stata scandita da un susseguirsi di assurdità – anche se, a questo punto, dovrebbero averlo capito già da molto tempo.

È un sorrisetto condiscendente che incurva le labbra di Damon quando la donna spalanca la bocca e li rende partecipi della sua enorme perplessità.

«Tutto qui? Niente traumi infantili, nessuna complicità in un omicidio?» sorvolando sui litigi con suo padre e su tutti gli assassinii che possono venire attribuiti ad entrambi – ma questo non è decisamente il caso di divulgarlo – , potrebbe anche dirsi che no, non sia mai successo nulla di simile. Così entrambi scuotono la testa, e quando Damon lancia un'ennesima occhiata disperata – non ne può più, davvero, anche se a tratti è stato persino divertente. Almeno quando non doveva reprimere dolorosamente la voglia di mangiare la psicologa – all'orologio appeso al muro si accorge che l'ora è finita.

Tira una gomitata a Stefan, schiarendosi poi appena la voce ed alzandosi in fretta.

«Sa, Doreen, quest'ora è volata. Veramente. Ma ora dobbiamo proprio andare, il nostro ultimo problema di riappacificazione ci aspetta a casa, e non possiamo lasciarla ulteriormente sola con il rischio che si ammazzi – o che qualcuno la ammaz...» Stefan lo spinge verso la porta, impedendogli di finire la frase, fornendo alla donna un motivo in più per un'eventuale seconda convocazione.

L'ha notata sollevare la testa di scatto alle parole del più grande, negli occhi una luce febbrile molto poco rassicurante.
Ma lei non fa in tempo a richiamarli che sono già fuori, dopo aver sussurrato un “a presto” - quello di Damon era stato più un “a mai più rivederci, vecchia strega maniaca”, ma l'idea era più o meno la stessa – frettoloso e traboccante sollievo.

Si richiudono il battente alle spalle, sospirando, e si scambiano uno sguardo mesto.
Si fissano per qualche secondo, e per un secondo pare che stiano per scoppiare a ridere: c'è una luce strana che guizza nello stesso istante in fondo alle iridi chiare di entrambi.

Ma è soltanto un momento.
Damon sbuffa e distoglie lo sguardo, iniziando a scendere le scale.

«Forza, andiamo, prima che arrivino gli infermieri con tranquillanti e camicie di forza.»

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N/A - Note dell'Autrice

Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Ditemi che andrà tutto bene, prima o poi ç_____________ç
Al momento sono preda di una fortissima crisi isterica, causa downolad infinito (l'ho fatto partire oggi pomeriggio alle due. ALLE DUE) della 5x03 e revisione 5x02. Faccio sempre più fatica a credere che passeremo anche questa.
E sono in astinenza da Defan. Pesantemente in astinenza da Defan.
Perché mi è crollato un mito, quando

SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER SPOILER
hanno aperto quella cassa e dentro  non c'era Stef-Stef ma un illustre nessuno decapitato, perché mi ero fatta diecimila filmini su abbracci e pianti e "ti voglio bene" e invece non c'è stato nulla di tutto questo e sono molto molto molto arrabbiata.
Ma sono anche tanto felice perché se c'è almeno una cosa di cui posso rallegrarmi è il fatto che nessuno di importante è ancora stato fatto fuori, al momento (e non mi piace nessuno dei nuovi. No, davvero, per adesso nella mia testa sono tutti orribili esseri viscidi con qualche turpe scopo [ma del resto faccio una grandissima fatica ad abituarmi a qualsiasi new entry, quindi forse per la maggior parte sono solo io]. Tranne Jesse, che mi sta abbastanza simpatico se non altro perché ha il fegato di fare il filo a Barbie).
FINE SPOILER

E quindi la storia è nata per sopprimere il bisogno di Defan, come vedete.
Detto questo, vi saluto e continuo a fissare disperatamente la barra di caricamento, cercando di non svegliare tutta casa.
A presto,
la vostra impazzita Soqquadro


 
   
 
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