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Autore: Yuliya    19/10/2013    11 recensioni
Fredrick Zoller: un nome, una garanzia.
Non si accontentava di averle rovinato la vita costringendola a stringere amicizia con i nazisti, doveva farsi notare anche il giorno della sua bramata vendetta.
Era nato per essere perennemente al centro dell’attenzione, e perché no, pure della sua vita, vedendo come si impegnava per farne parte a tutti i costi.
[Shosanna/Fredrick]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Shosanna Dreyfus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Inglorious love









Un leggero ticchettio alla porta riscosse Shosanna dalla visione della deliziosa pellicola.
Un vero capolavoro di Goebbels basato su una storia vera e macabra: ore di continue sparatorie e sangue, il suo genere ideale.
Osservò per un istante il lucido pavimento, lustrato perfettamente per l’occasione, e si domandò chi potesse disturbarla.
«Sì, chi è?»
«Fredrick.»
Fredrick Zoller: un nome, una garanzia.
Non si accontentava di averle rovinato la vita costringendola a stringere amicizia con i nazisti, doveva farsi notare anche il giorno della sua bramata vendetta.
Era nato per essere perennemente al centro dell’attenzione, e perché no, pure della sua vita, vedendo come si impegnava per farne parte a tutti i costi.
Lo dimostrava il film che stava proiettando lei stessa in quel momento, seppur con disgusto.
A volte si ritrovava a domandarsi quale follia l’avesse spinto ad innamorarsi di lei. Nonostante Shosanna si definisse cieca riguardo agli affari di cuore, aveva percepito che il giovane rampollo provava un forte sentimento nei suoi confronti.
Un tedesco cotto di una sporca ebrea.
Se lo avesse raccontato in giro, probabilmente l’avrebbero presa per pazza. O ancora più probabilmente, l’avrebbero deportata in un campo di concentramento a scontare i suoi ultimi giorni di vita per una colpa ignota.
«Merda» imprecò sottovoce, sbuffando.
Con il cuore che martellava freneticamente nel petto e un rivolo di sudore che le imperlava la fronte, andò ad aprire la porta.
«E’ lei che dirige questo cinema? L’attore fa pena, è un vero cane.» Fredrick rise, immaginando di essere divertente.
Shosanna nascose il sospiro amaro che le sorse spontaneo con la mano, imponendosi di comportarsi da persona abbastanza civile.
«Che ci fa qui?»
Come non detto: col tono brusco aveva mandato a farsi fottere i suoi buoni propositi. Almeno gli aveva dato del lei, forse la sua buona copertura sarebbe stata momentaneamente salva.
«Sono venuto a trovarla» le rispose  con tono dolce Fredrick.
La ragazza rialzò lo sguardo che non si era accorta di aver abbassato, fissandolo nel viso del soldato. E fu uno degli sbagli più grossi della sua vita.
Venne risucchiata dai quegli occhi apparentemente scuri, eppure talmente luminosi da abbagliarla. L’accarezzarono come se stesse dialogando con un’opera d’arte che andava gelosamente custodita, protetta dal crudele mondo che li circondava. Sì sentì trascinare in un’altra dimensione, e per un istante ci furono solo loro due, chiusi in quella bolla privata.
Come poteva un uomo con un simile sguardo aver ucciso più di trecento persone?
E un altro quesito le sorse spontaneo: uno che uccideva, poteva ancora essere definito uomo?
Shosanna scosse la testa, appuntandosi mentalmente di non incontrare più le sue iridi scure, per non rimanerne nuovamente ammaliata.
«Non vede che sono occupata?» domandò retoricamente, concentrandosi sul  proiettore che continuava indisturbato il suo lavoro.
Fredrick sorrise, e la sua interlocutrice si limitò ad osservargli le labbra sottili perfettamente disegnate, domandandosi come sarebbe stato baciarle, morderle. Forse non era stata una buona idea evitare gli occhi, se poi vagava con la mente su aspetti certamente più perversi. «Allora mi permetta di aiutarla.»
Era bello con i capelli scuri che gli incorniciavano i lineamenti da eterno bambino. Peccato che quando apriva bocca il suo accento tedesco profondamente marcato le facesse venire voglia di rimettere. «Fredrick non sia sciocco, non può stare qui. Questa è la sua premiere, deve stare giù con loro.» con loro, i tuoi sporchi simili, avrebbe voluto aggiungere con cattiveria.
Le sorrise.
Eppure sembrava più un sorriso tirato, come se si stesse sforzando di apparire rilassato e indifferente.
Sorrideva sempre.
«Normalmente avrebbe ragione, e per gli altri film lo farò. Sopporterò serate come questa con lo spirito giusto. Però rimane il fatto che…questo film si basa sulle mie imprese militari, e in questo caso le imprese si basano sull’uccidere uomini. Di conseguenza la parte di film proiettata da questo momento…» prese una pausa, lasciando in sospeso la frase «non mi piace guardare questa parte.»
E Shosanna capì.
Finalmente tutto le fu chiaro.
Possibile che fosse bastata una semplice frase a far cadere le ultime barriere che la dividevano da quell’impulso irrefrenabile che le suggeriva di gettarsi fra le sue braccia?
Deglutì tentando di ricomporsi, anche se era consapevole che all’esterno sarebbe apparsa fredda e imperscrutabile.
«Sta dicendo che si pente di ciò che ha fatto?» domandò, la voce incrinata.
«Sì e no. È ovvio che mi senta in colpa per tutte le vite che ho distrutto, le famiglie che ho rovinato.» si passò un mano sul viso, come se ricordare quei momenti gli costasse un’enorme fatica «Non nego di essere felice per il semplice fatto che sia ancora vivo. Mi sono comportato come avrebbe fatto qualsiasi altro uomo nella mia situazione: ho cercato disperatamente di attaccarmi alla vita.»
E sorrise ancora, anche se la situazione era tutto fuorché divertente; quel sorriso malandrino che lo caratterizzava e lo rendeva unico.
Shosanna si sentì morire per tutti i pregiudizi che le avevano impedito di affezionarsi all’uomo. Era solamente una pedina del terribile gioco di cui faceva parte il mondo negli ultimi tempi.
Era una vittima. Come lei.
Si morse l’interno guancia. «E’ un pensiero molto nobile.»
«Lo è ancora di più se chi lo dice lo pensa davvero. E posso garantirle che non desidero altro che la fine della guerra.» mormorò Fredrick, avvicinandosi al volto della donna.
Solo la porta li divideva, eppure era come se fossero uniti da un filo invisibile e indissolubile. Non esisteva più nessuna barriera, in quel momento. Era crollata a terra non appena aveva accettato di accantonare i pregiudizi.
Erano sempre stati legati, e mai detto fu più vero di: “gli opposti si attraggono.”
Due persone più differenti di loro, eppure così affini, non potevano che completarsi a vicenda.
«Io sono ebrea.» sputò Shosanna ad un tratto, interrompendo il focoso scambio di sguardi che si stava protraendo da vari secondi.
Non seppe spiegarsi il motivo per il quale svelò il suo più oscuro segreto a un uomo che conosceva da poche settimane, e soprattutto il perché lo stesse dicendo a un nazista.
Al suo nemico.
Era come se un piccolo ratto si stesse consegnando nelle mani del gatto predatore.
Ma contrariamente a ciò, sentiva che poteva fidarsi di Fredrick.
Doveva.
«L’ho sempre saputo nel profondo che era diversa.» le rispose, scuotendo la testa «E’ per questo che sono pazzo di lei.»
Il suo cuore perse un battito.
Aveva ammesso che era pazzo di lei come se stesse parlando del suo colore preferito, con una semplicità sconcertante.
E Shosanna non potè che deglutire, imponendosi di mantenere la calma e quell’apparente indifferenza che la caratterizzava.
«Temo di non aver capito.» mormorò, la voce stranamente lieve e indecisa.
«Io invece penso che abbia capito benissimo.» chiarì Fredrick.
La ragazza si aprì nel primo vero sorriso che avesse mai concesso a qualcuno da quando era sola al mondo. E non si stupì del leggero calore che le imporporò le guance, anzi, lo esibì con orgoglio, chiarendo che anche lei provava sentimenti.
Così, con un tono falsamente malizioso, si sporse maggiormente verso il suo interlocutore. «Cosa ne direbbe di fare una passeggiata?»
Non seppe chiedersi il perché della sua domanda, e non volle minimamente saperlo. Aveva scelto di seguire il suo cuore, e di lasciare la sua vendetta e l’odio in quel cinema, che sapeva, sarebbe bruciato entro pochi minuti.
«Direi che non attendevo una proposta migliore» e porgendole il braccio, scortò la donna fuori dalla stanza.
Shosanna si concesse un ultimo sguardo al posto che per tanti anni l’aveva accolta come una seconda madre, e per un istante la sua mente andò a Marcel, che stava per portare a termine il loro piano.
Lacrime amare e di vergogna le solcarono il viso, perdendosi sul freddo asfalto che aveva preso il posto del marmo.
Non aveva mai saputo amarlo come meritava.
«Perché sta piangendo?» domandò Fredrick, fermandosi nel bel mezzo della strada.
Ma erano ancora troppo vicini.
Dovevano allontanarsi il più possibile, non sapeva calcolare quanto sarebbe stato potente l’urto provocato dell’esplosione.
E così, la risposta le sorse spontanea.
«Perché non ho potuto godere del finale del vostro film» e in fondo una parte di verità vi era nella sua risposta: avrebbe pagato quintali d'oro per ascoltare le urla di dolore dei nazisti.
«Sono convinto che potremmo superare questa mancanza.» e aprendosi in un ampio sorriso, le porse la mano.
Mano che prontamente Shosanna afferrò.
 
 



 
Angolo Autrice:
io chiedo venia per questo scempio, ma avendo rivisto il film per la 4783935273950 volta, ho voluto rendere onore alla “coppia” che mi ha da sempre affascinata.
E’ la mia prima storia su questo fandom, anche se ho sempre recensito. Notando che nessuno aveva mai trattato una storia simile  mi sono detta: “Perché non farlo?”
Così è uscito questo tentativo di os.
Per me quei due dovevano stare insieme dall’inizio, cavoli sarebbe stato il grande amore dell’epoca, due nemici giurati che consolidano il loro sentimento…un po’ come Romeo e Giulietta.
Peccato che non sia propriamente il genere di Quentin ahaha.
E sì, si nota che sono un’eterna romantica e vedo l’amore anche dove c’è solo odio –vedete Shosanna-.
Ma povero Fredrick, nella storia di Tarantino –che se dovesse scoprire questo schifo, mi farebbe incidere lo scalpo da Brad Pitt- meritava un finale alternativo, una felicità illusoria. Sono troppo buona con i miei idoli.
Poi vedendo Rush mi è sembrato normale dedicare una storia a Daniel, il mio nuovo pupillo.
Dunque mi dispiace se magari Shosanna appare un po’ OOC, anche se ho tentato di mantenere la sua ironia (parte integrante dei suoi pensieri).
Povera anche lei, non meritava quella fine. Così, entrambi sono felici e contenti. O più o meno, ecco.
Ah, i primi discorsi li ho riportati direttamente dalla scena del film, tenutasi nella “serata nazista”.
Non so, magari fatemi sapere cosa ne pensate.
Bacioni, e alla prossima.
 
   
 
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