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Autore: KiraGiuls    19/10/2013    4 recensioni
in questo periodo sono capace solo di scrivere Jalex angst e depresse, quindi vi consiglio di girare alla larga.
"come se non piangessi ogni fottutissima mattina davanti allo specchio, mentre mi chiedo cos’ha lui che io non ho, e perché, perché mai non potevo restare per sempre a Baltimore con Alex, magari avere un lavoro del cazzo e dover sempre trovare qualche strano espediente per arrivare a fine mese, ma insieme."
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Altri, Jack Barakat
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ALEX’S POV:

L’atmosfera qui sta diventando soffocante. È strano, perché non è mai successo prima.
Mentre aspettiamo che finisca il set dei Pierce the Veil Jack mi guarda con due occhioni da cucciolo ferito. È da giorni che va avanti così, e la cosa mi fa male. È lancinante andare nel cucinino del tour bus appena sveglio e ricevere in regalo uno sguardo rosso, gonfio e carico di un misto tra rancore, tristezza e delusione, ma nulla è peggiore di ritirarsi nella cuccetta a notte fonda augurando la buonanotte al nulla, con una terribile sensazione di vuoto nello stomaco.
Se si degnasse almeno di parlarmi, potrei capire cosa gli ho fatto per farlo stare così, o almeno potrei provarci, anche se non credo che ciò risolverebbe qualcosa. Spero non se la sia presa per quella volta che, scherzando con Vic, ho detto che se l’avessi avuto io Jaime Preciado come chitarrista, l’avrei sfruttato in ogni modo possibile if u know what i mean eheheh musicalmente parlando, ovvio.
“My love for you was bulletproof, but you’re the one who shot meeee”
Arriva della musica dal palco, la gente è in delirio e il perché è palese: Vikturrrr i’m too sassy 4 everyone Vic Fuentes ha la voce più dannatamente sensuale di questo fottuto pianeta. Non so per quale strana alchimia, ma tutte le volte che lo sento cantare mi sento più vicino a Beau Bokan che mai trasmette emozioni mai provate prima.
“OH, FANCULO!”
L’imprecazione mi riporta violentemente al salottino nel backstage, dove Jack si è alzato in modo assai brusco ed è uscito prendendo a calci la porta. Lancio un’occhiata interrogativa a Rian che, dopo avermi risposto con una significativa alzata di spalle, ricomincia a tamburellare sul bracciolo della poltroncina bianca con le bacchette.
“Tornerà” mi limito a bisbigliare, e mi perdo nuovamente nei miei pensieri. Dopo qualche minuto sento la porta sbattere.
“Ehi Jack, si può sapere che cazzo ti ha preso?” comincio, ma vengo immediatamente interrotto dalla voce di Rian, non certo quella che mi aspettavo.
“Che vuoi Lex, e che fine ha fatto Jack? Oh, ciao Zack, senti un po’, dopo ho quest’erba buonissima che mi ha passato Josh, poi mi fai compagnia?
Mentre Zack borbotta qualcosa in risposta mi giro per dare un’occhiata all’orologio attaccato alla parete.
Merda, mancano 17 minuti. Il nostro scenografo ha deciso che riuseremo la stessa scenografia dei Pierce (ancora ci chiediamo cos’abbia fumato prima di uscirsene con questa trovata geniale), e ciò significa che mi rimane più o meno un quarto d’ora per trovare Jack e riportare quel suo gran culo sul palco.
Sentendomi gli occhi di tutti appiccicati al culo alla schiena mi avvio verso il corridoio buio.
“Torno subito” annuncio e, appena svoltato l’angolo, comincio a correre e urlare come un bambino che ha perso la mamma al parco giochi: “Jaaack! Jack! JACK BARAKAT, SE TI TROVO TI PRENDO A CALCI IN CULO FINO ALLA FINE DEI TUOI FOTTUTISSIMI GIORNI!”
“BASSAM, IO. GIURO. CHE. TI. AMMAZZO!” urlo nel momento in cui me lo ritrovo davanti, attaccato alla porta per uscire nel parcheggio dei bus.
La schiena appoggiata al muro, gli occhi arrossati, le guance rigate e i capelli scompigliati mi spaventano, ma mai quanto l’espressione indescrivibile che non gli si addice per niente. Nel fondo delle sue pupille aleggia un cocktail di tristezza, malinconia e dolore. Non l’ho mai visto conciato così, ma proprio MAI.
“Alex” sussurra, la voce roca.
“Jack”. Mi siedo per terra, di fronte a lui, e lo osservo accendersi una canna.
“Dai Jack, andiamo, manca poco ormai…” tento di convincerlo.
“Sì, vai… io ti raggiungo subito.”
“Jackie…” sospiro.
“Alexander William Gaskarth, tI DISPIACEREBBE LASCIARMI IN PACE PER QIUALCHE MINUTO E TORNARTENE DAL TUO CARO VICTOR FUENTES O HAI INTENZIONE DI ANDARE AVANTI A TORMENTARMI ANCORA PER MOLTO?” sbotta improvvisamente. Nel momento in cui finisce la frase spalanca gli occhi e si morde il labbro come se si fosse appena reso conto di aver detto qualcosa di troppo, ma ormai è troppo tardi, ho già capito tutto. Dunque era questo che l’affliggeva così tanto!
Scoppio a ridere e, tra una risata mozzafiato e l’altra, riesco a spiccicare qualche parola.
“Quindi tu pensavi che io e Vic… cioè, quello? Davvero?!? AHAHAHAHAHAHAH”
“Alex.” Mi interrompe con un tono di voce incredibilmente piatto e gli occhi spenti “Non è che lo pensavo. Ne ho la certezza.” Finge di trattenere il pianto, o forse lo sta facendo per davvero, nel qual caso sono nella merda più gigantesca.
“Ah sì, ne hai la certezza?” insisto, testardo.
“Mh.” Conferma lui con un monosillabo e un cenno della testa.
Aspira ad occhi chiusi, poi finge un attacco di tosse per nascondere le lacrime. Questa volta sono vere, e terribili.
“Jack, dai… non fare così, ti prego”
È sconcertante trovarsi di fronte ad una persona in questo stato d'animo, soprattutto se si chiama Jack Barakat e se è il tuo migliore amico, o almeno lo è per me.
Sta di fatto che ora mi trovo in mezzo ad un corridoio deserto, con Jack in lacrime che si stringe la testa tra le mani, una canna a metà per terra e un massimo di 4 minuti prima di dover salire sul palco a spaccare i culi.
Mi imporrei di ragionarci sopra se avessi un pochino di tempo in più, ma di tempo non ce n’è, quindi mi sporgo verso di lui con la fronte, fino a sfiorare il suo naso, e gli stampo un bacio umidiccio sulle labbra.
“Ti dico che con Vic non è successo niente, Jack. Fidati.” Gli dico, prima di ricominciare a baciarlo, questa volta più calorosamente, fino a che le mie labbra a contatto con la sua lingua sono sul punto di bruciare. In effetti è come se tutte le parti del mio bellissimo corpo che toccano il suo siano lì lì per sciogliersi, esplodere, evaporare, qualsiasi cosa. E tutto questo mi piace, è bello. Mento, certo, mento con tutto me stesso, mento alla persona a cui ho sempre raccontato tutto, mento a quel ragazzo che è cresciuto e scappato con me da Baltimore, mento e mi faccio schifo, ma non ne posso davvero più di vedere il mio Jack ridotto a queste condizioni.
Nonostante Vic sia sempre presente in qualche angolino della mia mente però, non posso negare quanto sia vero che voglio avere Jack. È verissimo: lo voglio avere, non ho altri pensieri che quello del suo corpo bollente che si tende sotto il mio, ed è solo che qualcuno possa trovarci a strapparmi dall’iniziare a baciare ogni singolo millimetro della sua pelle, di lui.
“Dobbiamo andare, Jack.”
“Alex, io non ce la faccio” geme.
“Oh, ce la fai eccome invece” ribatto io.
“No Lex, no, io…”
“Tu niente — taci, e prendi la mia mano.” Rincaro.
“Alex…”
“JACK. Fallo per Baltimore. Fallo per me.”
“Okay, hai vinto” si arrende.
Sorrido, mentre gli stringo la mano. Ho vinto, e ora c’è solo Jack. So benissimo che quando suoneremo A Love Like War tra me e Vic si ricreerà tutto, ma, come si dice, tempo al tempo.
Mi giro, e lo guardo negli occhi in un momento di cliché assoluto.
“Per Baltimore. Stendiamoli.”
E mi lancio verso l’entrata da dove stanno già uscendo Mike Fuentes e Tony.


JACK’S POV:

“Ehy Jack!” mi urla Vic Fuentes mentre esce dal palco con un sorriso a 32mila denti. Come se non l’avessi appena visto tirare una pacca sul culo ad Alex mentre lui entrava. Come se il mio cuore non mi si fosse sbriciolato quando ho sentito il mio migliore amico dire quella frase, “So much for keeping this just friends” ma non a me, come in tutti i miei sogni ad occhi aperti, a Vic, sempre a Vic. Come se non desiderassi ardentemente che qualcuno mi ficcasse un pugnale nello stomaco tutte le volte che sento i colpi dalla sua cuccetta, come se non rischiassi di cadere dal palco ogni volta che entra quel dannato messicano sul palco e abbraccia Alex come se fosse di sua proprietà durante quella merda di canzone. Come se non piangessi ogni fottutissima mattina davanti allo specchio, mentre mi chiedo cos’ha lui che io non ho, e perché, perché mai non potevo restare per sempre a Baltimore con Alex, magari avere un lavoro del cazzo e dover sempre trovare qualche strano espediente per arrivare a fine mese, ma insieme. ‘Fottiti Vic, fottiti’ 
“Ehy” mormoro, abbozzando un sorriso perché dopotutto lui è capace di rendere felice quella carogna di Alexander William Gaskarth.
Afferro la chitarra dalle mani di un tecnico e mormoro mentalmente un monologo di incoraggiamento.
“Lo faccio per i ricordi. Solo per quello.”




ehy people c:
probabilmente nessuno leggerà questa cosa per intero ma se l'avete fatto aww, grazie vi voglio bene c:
btw, il Josh a cui mi riferisco quando entra Rian è Josh Franceschi, cantante degli you me at six che conoscerete di sicuro e se la fa' con Dario trolololol e devo ringraziare @WestboundSign_ aka Hitler che si è degnata di betarmi questa... cosa.
Ricordatevi sempre che i Fuentes sono delle troieh se mi recensite vi regalo un biscotto cc:
adieu
-Giuls

   
 
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