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Autore: izayoi007    10/04/2008    16 recensioni
Ryo le si fermò davanti e si chinò su di lei con il braccio teso.
I suoi battiti accellerarono bruscamente ed arrivò a sfiorare un attacco di cuore.
L’improvvisa tachicardia fu accompagnata dall’inevitabile rossore agli zigomi e dal respiro mozzato.
Shirogane si bloccò praticamente a pochi millimetri dalle sue labbra e lei rimase paralizzata a fissare i suoi magnifici occhi cerulei a quella brevissima distanza, mentre una goccia di sudore freddo le correva giù dalla tempia.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Verba volant, scripta manent”

 

 

 

 

(...)” Ti Dirò “ti amo” tutti i mercoledì, finchè non ti innamorerai di me a tua volta” (...)

 

 

 




Driin! Driin!

Il fastidioso trillare della sveglia invase tutta la stanza.
Una graziosa bianca mano fanciullesca fece capolino, intraprendente, dalle morbide coperte del letto, tastando alla cieca gli oggetti sul comodino fino a che non raggiunse vittoriosa l’oggetto interessato e lo spense con un gesto secco.
L’arto si ritrasse nuovamente all’interno della nicchia calda offerta dalle lenzuola e la proprietaria del medesimo decise di concedersi ancora qualche secondo quel piacevole tepore, prima di alzarsi. Passarono quindi i secondi e ad essi si susseguirono i minuti fino a che questi ultimi non divennero trenta. Solo allora, un grido agghiacciante che di piacevole aveva poco, squarciò l’aria, svegliando definitivamente il resto del vicinato.
- SONO IN RITARDO!!! - 
Dall’altra parte della casa, i due coniugi Momomiya rinunciarono definitivamente a riprendere il sonno o quanto meno a crogiolarsi meramente per qualche istante in più tra i morbidi guanciali, essendo già a conoscenza di quanti rumori molesti di lì a poco si sarebbero inevitabilmente susseguiti uno più improbabile dell’altro.
Fu possibile udire un “elegante” grugnito da parte dell’uno e un gemito leggermente contrito da parte dell’altra.
Il tutto fu seguito da una serie di rumori indistinti provenienti talvolta dalla camera o dal bagno ed infine dalla porta d’ingresso che si chiudeva rumorosamente.
E di nuovo filenzio. Finalmente.

 

 

*** 

 

 

 

Nel frattempo, la nostra simpatica ritardataria in questione, precipitatasi fuori dalla porta, nemmeno a dirlo, si mise a correre ad una velocità inaudita.
Non doveva assolutamente arrivare in ritardo. Non ancora.
Altrimenti sai che predica Shirogane?!
A proposito di Shirogane...che giorno era?
Si fermò di botto in mezzo alla strada e il suo viso sfumò in modo preoccupante tendendo verso il rosso porpora.
Era mercoledì.
Mercoledì...

 

 

 

(...)” Ti Dirò “ti amo” tutti i mercoledì, finchè non ti innamorerai di me a tua volta” (...)

 

 

 
Riprese a camminare più lentamente, completamente persa nei suoi pensieri.
Fu inevitabile che quel ricordo riaffiorasse nell sua giovane mente.
E la fece riflettere. Ancora una volta.
Non era raro ultimamente, che il pensiero di quel gelido biondo le ronzasse piacevolmente nel cercello.
Un attimo. Piacevolmente?!
E da quand’era che aveva cominciato a considerare il suo pensiero piacevole?
Non lo sapeva. Forse da quella volta...?

 

 

 

                                                             -  Devo dirti una cosa.-

                                    -  Se è un altro dei tuoi stupidi insulti, te li puoi anche risparmiare! -  
                                                                                                                                                                                                         
 
 - No, non lo è -

                                                                                                                             - Bene, allora dimmi...-

                                                                                                                                 - Ichigo, io ti amo...-

 

Arrossì nuovamente e il respiro le si mozzò in gola.
In quell’occasione, non era stata in grado di dire nulla: non era pronta. Non se lo aspettava e lui l’aveva totalmente spiazzata. Effettivamente quella era una dichiarazione d’amore in piena regola e ne era stata lusingata.
Peccato che quello non fosse il momento più adatto.
Nè il luogo, nè la persona a dire il vero.
Non lo amava e non si aspettava assolutamente che lui l’amasse.
Ma andiamo! Erano completamente antitetici. Un ossimoro insomma.
Un grosso ossimoro.
Non facevano altro che litigare come cane e gatto!
Lei e...Shirogane?!
Lei? Testarda, impulsiva, dolce, sempre allegra, altruista, carina – assolutamente non bella -  non esattamente una cima, ma comunque nella norma...
Lui invece? Freddo, indifferente, un tantino cinico e mai un sorriso addolciva la sua espressione dura. Era un genio con un Q.I. elevatissimo ed era bello da mozzare il fiato.
Insomma, come già detto, non centravano nulla l’uno con l’altra.
Eppure lui si era innamorato di lei. E lo aveva persino confessato.
E lei? Era rimasta a fissarlo con gli occhi sgranati ed un colorito pallido da far spavento.
Che stupida era stata! Lui non l’aveva presa esattamente bene – era umano in fondo – aveva sospirato e senza nemmeno una parola – beh, non era tanto strano per quello – se n’era andato.
Ma che doveva fare lei? Dopo tutto non l’aveva mai considerato sotto quell’aspetto e poi, amava Aoyama!
Però...riflettendoci...
Che?! Ma che le saltava in testa!
Sta di fatto che non aveva fatto in tempo a pensare a null’altro che improvvisamente lui era ricomparso, spaventandola a morte fra l’altro, piazzandosi davanti a lei serissimo e con uno sguardo deciso da far paura.
Ed allora le aveva detto quella famosa frase.
Erano passati tre anni da allora.
E da allora tutti i mercoledì, puntualmente, le ripeteva tenacemente quel “ti amo”.
E puntualmente le sue aspettative venivano deluse perchè lei non rispondeva mai. Più per imbarazzo che per altro.
Anche perchè, seppur essendo convinta di non averlo fatto per lui, aveva lasciato Masaya che tanto diceva e credeva di amare.
E lui non demordeva mai. Era tenace, doveva riconoscerlo.
Persa nei suoi pensieri non si accorse di essere arrivata al caffè. Con mezz’ora di ritardo, fra l’altro.
Mentre varcava riflessiva la soglia, non badò neppure al commento acido di Minto e si concentrò unicamente sulla ricerca del biondo, aspettandosi che da un momento all’altro le si avvicinasse furtivamente e passandole accanto, in modo del tutto casuale,  le sussurrasse quelle parole con la sua voce calda e leggermente roca, con quel tono sensuale e carezzevole che ogni dannata volta le scivolava languidamente addosso, facendola rabbrividire.
Ma ciò non avvenne e la sua inspiegabile delusione fu palpabile.
Aggrottò le sopracciglia e si allontanò pensierosa verso gli spogliatoi.

 

 

 

                                                                                                                            .                   - Shirogane-kun? - 

-  Mhm...? -

- Perchè proprio mercoledì? -

- ...-

- ...-

-  Lunedì non è adatto, devi ancora smaltire la collera verso di me .

  Martedì neppure, il tuo pensiero è unicamente rivolto ai nuovi dolci di Kei...

  Giovedì è un giorno inutile, neutro. Non mi piace.  

  Venerdì sei troppo persa nelle tue fantasie vero Aoyama e su ciò che farete il giorno successivo .

Sabato esci con lui.

                                                                                                                                                     Domenica sei troppo occupata ad inveire contro di me perchè ti faccio lavorare nel tuo unico giorno libero, per potermi ascoltare.  

             Martedì è un giorno di mezzo, in cui nulla è certo e deciso e c’è spazio per la riflessione a mente libera.  .                                                                  E poi è il giorno in cui mi sono dichiarato la prima volta....-

 

Una volta cambiata, l’ex mew mew fece la sua apparizione in sala, pronta per lavorare.
Era inutile rimuginare su quel ragazzo. Probabilmente aveva da fare.
Aveva tutto il giorno per dirle nuovamente “ti amo”.  

 

 ***




Lavorò duramente tutta la mattina, assieme alle sue compagne e il pensiero del biondino, che non si era fatto ancora vedere, per quel paio d’ore non la tormentò.
Fu allora, quando arrivò l’ora di pranzo ed il locale chiuse per la pausa che finalmente, quando tutti si riunirono per mangiare le prelibatezze di Kei, il ragazzo americano fece la sua comparsa.
Ichigo alzò lo sguardo per incontrare il suo mentre varcava la soglia della sala principale ma i suoi occhi, freddi come il ghiaccio e la sua espressione totalmente indifferente, la colpirono come un pugno nello stomaco, ferendola più di quanto pensasse.
Riprese a mangiare silenziosa e per tutto il pasto non si rivolsero parola.
Ogni tanto, di sottecchi, la rossa lo osservava incuriosita. Perchè era così strano quel giorno?
Non vi furono battuttine pungenti, sguardi penetranti o parole bisbigliate morbidamente al suo orecchio da quelle labbra fini.
Nulla di nulla. L’ indifferenza più totale.
E scoprì che questo la feriva in un modo che riteneva straziante.
Concluso il suo pranzo, il biondo si alzò e si diresse verso di lei.

Ci siamo, pensò lei.
Ryo le si fermò davanti e si chinò su di lei con il braccio teso.
I suoi battiti accellerarono bruscamente ed arrivò a sfiorare un attacco di cuore.
L’improvvisa tachicardia fu accompagnata dall’inevitabile rossore agli zigomi e dal respiro mozzato.
Shirogane si bloccò praticamente a pochi millimetri dalle sue labbra e lei rimase paralizzata a fissare i suoi magnifici occhi cerulei a quella brevissima distanza, mentre una goccia di sudore freddo le correva giù dalla tempia.
Il biondo però, contro ogni sua aspettativa, le lanciò un occhiata neutra e afferrò uno straccio appena dietro di lei.
Quando si risollevò e si allontanò, l’incanto si ruppe e tutta la tensione acculata scivolò via come un alito di vento sulla pelle.
Anche questa volta, la sua delusione fu ben visibile. Ma non hai suoi occhi che nuovamente negarono la realtà, mascherando ciò che le premeva sul cuore con quella che lei chiamò semplice “sorpresa”. 

.

                                                                                                                                         - Da quanto? –

                                                                                                                                                   - Cosa? –

                                                                               - Da quando, sì...insomma...sei innamorato di me? –

                                                                                                                                            - Da sempre -

 

 

 
Passò il pomeriggio a rimugginare silente sullo strano comportamento dell’amico. Ipotizzando ogni qualsiasi spiegazione al suo insolito atteggiamento, non trovando però alcuna soluzione. E mentre rifletteva, la sua mano passava per l’ennesima volta lo straccio sul tavolino ormai consunto. 

 
- Ichigo! – sobbalzò, sentendo quella voce e, molto lentamente, con il cuore in gola per l’ennesima volta in quella giornata, spostò il suo sguardo sulla figura snella e atletica del bellissimo americano. Era la volta buona, ora le avrebbe detto di amarla.
- Sì..? – pigolò con voce strozzata, inghiottendo a vuoto.
Lui la guardò serio e poi si avvicinò velocemente. Ichigo arretrò involontariamente di un passo, urtando il tavolino dietro di lei. Finalmente lui parlò.
- Se non la smetti mi consumerai il piano del tavolo! – la ammonì ed anche questa volta le sue aspettative si infransero rumorosamente – almeno dentro di lei - come un vaso di vetro che cade al suolo.
Non rispose e lui, sempre ostinatamente indifferente, se ne andò silente.
Trasse un sospiro e si abbandonò sulla sedia, all’improvviso svuotata di tutte le sue energie.

 

 ***

Così arrivò la fine della giornata.
Ichigo, rimasta sola alle prese con le pulizie del roseo locale
Si armò di secchio e spazzolone, borbottando contro la pigrizia delle sue compagne che le lasciavano sempre i lavori più ingrati con una qualsiasi patetica scusa, e raggiunse la sala principale.
Adagiò il secchio a terra che causò un lieve tonfo sordo e poi scese il silenzio più desolante.
Improvvisamente Ichigo si sentì sola e triste e i pensieri distruttivi di quella giornata tornarono ad arrovellarle il cervello.
Perchè Shirogane si comportava in quel modo?
Perchè l’aveva deliberatamente ignorata tutto il giorno?
E perchè lei si sentiva così maledettamente triste a quel pensiero?
Perchè era tanto turbata?
Infondo...non lo amava...o sì?
Scosse il capo, dandosi mentalmente della stupida per quell’assurdo pensiero.
Un improvviso lampo le attraversò il cervello.
Un momento, e se lui non l’amasse più?
Inspiegabilmente, le gambe presero a tremarle e non la ressero più. Dovette sedersi.
Le labbra le tremavano e così anche il resto del suo corpo. Un improvviso senso di vuoto la colse e si sentì infinitamente pesante, come se reggesse sulle spalle il peso di tutti il mondo.
Lui..non l’amava davvero più?
No, non poteva essere...lo aveva fatto per tre anni, anzi, di più visto che le aveva confessato di amarla dalla prima volta che l’aveva vista ed ora...non poteva aver smesso di amarla in meno di una settimana!
Doveva chiederglielo.
Non poteva aspettare: era troppo importante.
Velocemente concluse il suo turno di pulizie e si diresse alla ricerca del giovane.
Lo trovò in cucina.

 

 - Perchè? – lui si voltò a guardarla con un leggero sopracciglio inarcato e la consueta espressione indecifrabile. Poggiò il bicchiere da cui stava bevendo e le rispose accigliato.
- Perchè...cosa? – lei divenne paonazza ma non si diede per vinta, doveva sapere.
- Perchè oggi non mi hai detto “ ti amo” ? Oggi è mercoledì! – disse, tradendo una certa ansia nella voce.
Lui non parve minimamente turbato dalla domanda e, dopo averle voltato le spalle, si diresse verso la porta.
- “Verba volant...- citò misteriosamente, sparendo dietro l’ingresso.
Ichigo rimase interdetta.
Che?!
Che diavolo centravano le “parole volanti”?!
Anche se la sua conoscenza di latino era pressocchè nulla, aveva sentito quel semplice modo di dire, ma che centrava in quel momento?!

 

 

 ***

 




- Mamma sono a casa!! – dopo il solito grido di annuncio, seguito dalla risposta dei genitori a proposito della cena pronta da lì a pochi minuti, Ichigo salì in camera sua e si lanciò stancamente sul letto.
Il pensiero fisso di Shirogane non voleva abbandonarla e la testa le pulsava intensamente dal dolore.
Ma che singnificato potevano avere le sue parole?
Che davvero fossero una conferma della sua ipotesi? Probabile.
Che si fosse dimenticato? Impossibile. Aveva una memoria ed una precisione quasi inumane e poi non si era mai dimenticato.
Si passò una mano tra i capelli e si alzò, constatando di aver bisogno di un bagno ristoratore.
Sbuffando si alzò e, preso il necessario, si recò in bagno.
Mentre si spogliava nell’anticamera del bagno e riponeva i vestiti nel cestello dei panni da lavare, il suo cervello non la smetteva di elargire assurde ipotesi sulla spiegazione della frase di lui ma nessuna, alla fine, le pareva abbastanza convincente.
Improvvisamente, di nuovo una domanda fece capolino nella sua mente: perchè se ne preoccupava tanto?
Ripensò alla giornata e a quell’ultimo periodo. Alle palpitazioni quando lo vedeva ed al principio d’infarto quando le si avvicinava. Riflettè sulla sua ansia e la trepidazione quando il mercoledì andava al caffè ed aspettava il suo “ti amo”.
Rimase qualche istante ferma immobile e la risposta, inaspettata e quanto mai sorprendente, le arrivò da sola: si era davvero innamorata di lui.
Alla fine se ne rese conto. E immediatamente lacrime amare scesero senza controllo dai suoi occhi.
Se solo ne fosse accorta prima, ora loro due starebbero probabilmente, felicemente insieme. Invece, la sua testa dura le aveva impedito di vedere quello che appariva ora così evidente davanti ai suoi occhi e che era così lampante.
Invece si ritrovava da sola a piangere un amore che aveva perso.
Si lasciò cadere seduta e la disperazione prese il sopravvento.
Il rumore dei singhiozzi sovrastò quello di un leggero fruscio e di qualcosa che cadde dalla sua tasca, con un piccolo tonfo a terra e lei non si accorse di nulla.
Pianse per diversi minuti, fino a quando la madre, preoccupata, non la venne a chiamare. In fretta si asciugò le lacrime e si sciacquò il viso.
Quando aprì la porta del bagno se la trovò davanti che la squdrava in ansia.

 

 
- Tutto bene? –
- Sì! – mentì, cominciando ad avviarsi verso l’uscita.
Improvvisamente sua madre la fermò.
- Ichigo, credo che tu abbia perso qualcosa...- mormorò Sakura, indicando alle spalle della figlia, la quale si girò stancamente. Effettivamente c’era qualcosa e quando Ichigo comprese di cosa si trattasse spalancò gli occhi incredula.
Un lettera.
Sopra, in una bella ed elegante calligrafia, c’era scritto: “for Ichigo”.
Si precipitò a prenderla e poi si catapultò fuori dal bagno, correndo in camera sua ed ignorando totalmente i richiami della madre.
Non appena fu arrivata, con mani tremanti per l’emozione e la paura, aprì frettolosamente la busta e poi rimase a fissarne il conenuto accuratamente ripiegato.
Aveva riconosciuto subito la scrittura: era di Ryo.
Trasse un profondo sospiro e finalmente l’apri.
Sgranò gli occhi che divennero immediatamente lucidi.
Fissò le parole scritte su quel foglio senza battere le ciglia per infiniti istanti e il tutto si impresse a fuoco nella sua mente:

 

 

 

                 

...scripta manent”

 

 

TI AMO

 

 

 

Sorrise tra le lacrime e finalmente le parole di quella sera aquistarono un senso.
E diedero un senso alla sua vita.

 

 

 

 

 

 

 

*“Verba volant, scripta manent”: lett. le parole volano, gli scritti rimangono.
Famosa citazione latina che prende origine da un discorso di Caio Titus al senato romano.

Piccola one-shot.
In realtà, questo dovrebbe essere la prima di una piccola serie di one-shot auto-conclusive, tutte comunque collegate tra loro ( sò di avere altre ff da proseguire, ma non ho resistito).
In ogni caso, non contate troppo su aggiornamenti frequenti perchè quest’anno sono d’esame e lo studio, specialmente in questo periodo, si intensifica! (uff...)
Bene, ringrazio preventivamente tutti loro che leggeranno e in particolare che commenteranno.
Sarei un ipocrita se dicessi che non mi importa che commentiate. In realtà ci tengo parecchio. Naturalmente siate spietati e soprattutto cercate di sottolineare i miei punti di forza ma più che altro ciò in cui sbaglio. Parlando onestamente, sò perfettamente di non essere perfetta e nemmeno il mio modo di scrivere lo è. Quindi, cortesemente, siate onesti e esponetemi integralmente il vostro pensiero senza paura. Credetemi, le critiche sono più ben accette di quanto pensiate. Mi aiutano a comprendere i miei errori e a migliorare. Sarebbe il regalo più bello che potreste farmi. Vi ringrazio ancora. Saluti e baci Izayoi007

  
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