Nota
dell’autrice: Accadde tutto in una notte. Due ragazze iniziarono a sparare
cavolate sui personaggi dei manga e reali che amano
alla follia. Da quei discorsi e quelle risate è nata
questa storia. Ci tengo a sottolineare che tutti i
personaggi qua presente, mi piacciono molto e la presa in giro che faccio
scaturisce proprio dal fatto che li apprezzo. Spero di non offendere nessuno!
Danke
Natalie im Wunderzimmer 483
“Liebe…”
Natalie, una balda giovincella di vent’anni(quasi^^),
si riscosse dal coma profondo in cui era caduta la notte precedente,
rispondendo “Si, Billou…Aspetta un attimo…”
Silenzio. Non ricevendo
risposta alcuna, la suddetta giovane, aprì un occhio, sbirciando la stanza.
Vuota. Mentre realizzava la propria solitudine,
all’improvviso sentì il rumore lieve della porta che si chiudeva. Si alzò
quindi decisa, spalancandola.
Nel corridoio, di
fronte alla propria stanza, invece del bagno, c’era una strana porta di legno
con una targa dorata, “483”.
“E
che è?” si domandò la nostra eroina, nel tipico linguaggio della sua terra
natale. Incuriosita, come ogni giovane ignara che si rispetti, si avvicinò per
osservarla meglio. Allungò una mano, per afferrare la maniglia.
Un secondo dopo, ancor
prima che lei potesse toccarla, la porta si aprì davanti a lei e Natalie si trovò di fronte un omuncolo dalle lunghe
orecchie, che la fissava con sguardo assente, senza
parlare. L’omuncolo indossava un vistoso grembiule
rosa decorato con svariati pizzi al cui centro troneggiava la scritta “Die Hausfrau kÜßt”,
e dalle cui tasche sbucavano due bacchette di legno che la ragazza riconobbe
come molto simili a quelle utilizzate per suonare la batteria. Lo strano esserino, ancora in perfetto silenzio, alzò il suo capo,
ricoperto da una chioma bionda e da un berrettino, per osservare meglio la
visitatrice. I due si fissarono negli occhi per un paio di secondi finché Natalie, famosa per la sua gentilezza verso ogni creatura,
soprattutto quelle più stravaganti, non gli sorrise ed
esclamò con voce allegra “Ciao!”
L’omuncolo la guardò un secondo, con aria apatica, poi si scostò dalla
porta, come per invitarla ad entrare.
La nostra eroina non si
lasciò pregare, oltrepassando la strana porta e seguendo la silenziosa
creatura, cercando inutilmente di farla parlare.
Il piccolo essere,
camminando lentamente, si fermò all’improvviso e, dopo aver incontrato lo
sguardo della sua accompagnatrice, le indicò, con una delle bacchette, due
persone che si trovavano a breve distanza.
Natalie, senza capire che cosa
si aspettava che facesse, rimase immobile, a fissarle. Quando poi, riabbassò il
capo, per chiedere spiegazioni alla strana creatura che l’aveva
condotta fin lì, si ritrovò completamente sola.
Decise allora di
avvicinarsi alle persone che lui le aveva indicato,
per ottenere da loro delle delucidazioni.
Seduti ad un tavolo di
cristallo, c’erano un uomo ed una donna. Lui, immobile in una posa da modello
dei poveri, fissava un punto imprecisato. Lei, invece, con una mano sorreggeva
una tazza di tè e, con l’altra, sventolava senza sosta una bandierina con la
scritta “Woldie, signore oscuro 2008!”
Ancora più perplessa, Natalie, si domandò se fosse davvero il caso di interrogare
delle persone che, chiaramente, soffrivano di problemi psichici non
indifferenti…
Indecisa sul da farsi,
si fermò, quando la sua attenzione, venne
improvvisamente attratta da un personaggio che solo ora notò alla sua sinistra.
Vestito completamente di nero, con dei capelli che, dal grado di unto, si direbbe che non avessero visto dello shampoo da
almeno mezzo secolo, si trovava un uomo. Natalie lo
osservò mentre lui, dandole le spalle afferrava un vistoso
boa rosa shocking e se lo metteva intorno al collo. Si voltò. La nostra eroina,
riconoscendolo, si portò le mani alla bocca, piena di gioia esclamando “Renato Snape!!!! Non ci posso credere!!!!” Pochi secondi dopo, dietro di lui, la ragazza notò, un
affascinante giovane dai lunghi rasta e vestiti extralarge che, appoggiando le braccia attorno alle spalle
di due graziose fanciulle si allontanava, un sorriso malizioso sulle labbra.
“NOOOOOOOOOOOO!”
Un urlo disperato. La
protagonista si voltò immediatamente e, nel luogo dove prima si trovava il
tavolo di cristallo, ora vide la donna con la bandierina chinata sopra un
essere orrendo. La donna gli sventolava la bandierina sotto al
naso, cercando di fargli riprendere i sensi. L’uomo fotomodello invece,
sistemati i suoi capelli all’interno di una retina, prima di indossare un
cappuccio che ricordava molto quello del Kkk, iniziò ad
allontanarsi, cantandosi da solo una specie di colonna sonora. La donna spostò
un secondo lo sguardo su di lui, gettandogli un’occhiataccia. Nel frattempo, l’orrendo
mostro sopra il quale era chinata si tramutò in un
orsetto marrone di peluche. Prima che lei potesse rendersene conto, un ragazzo,
con un taglio di capelli davvero improponibile, passando lo vide. Un sorriso
enorme apparve allora sul suo viso, mentre con due balzi, afferrò l’orsetto e
lo strinse a sé, urlando “Che Cicci!!!!
Ti chiamerò orsetto Woldie e ti terrò per sempre con
me!!!!” A quelle parole, sul volto del peluche apparve
una gocciolina…
La donna si voltò, la
bandierina le cadde dalla mano poi, dopo qualche secondo di imbarazzante
silenzio, scattò in avanti, stringendo fra le braccia il ragazzo dalla
pettinatura impresentabile “Georg!!! Sei il figlio
che non ho mai avuto!!!” Successivamente, rivolgendosi al Brad
Pitt mancato che nel frattempo era tornato, esclamò
ancora “Rodolphus! E’ nostro figlio!!! Prepara le
carte!!!”
Il piccolo omuncolo riapparve
dal nulla con un lieve “Pof” porgendo alla donna
un mazzo di carte, lei sorrise,
strappandogliele dalle mani mentre, il di lei marito, osservava con sguardo
critico il “figlio adottivo”, domandandosi se sarebbe riuscito in quello in cui
lui aveva miseramente fallito. Georg, stringendo Woldie fra le braccia, allungò una scatolina per farla vedere
al suo nuovo padre e domandò “Vater! Was ist das?”
Padre! Che cos’è questo?
Rodolphus osservò la
scatola, incapace di dare una spiegazione al figlio. La donna li vide, sorrise e, dopo aver sfilato la scatola di preservativi dalla
mano del figlio esclamò compiaciuta “Tutto suo padre…”
Ma l’attenzione di Natalie fu ben presto attratta da qualcun altro. Un giovane
avvenente dalla bellezza alquanto femminea e dalla leonina capigliatura stava
difatti passando canticchiando tranquillamente fra sé “Io thinko,
tu thinki, egli thinka…”
quando, improvvisamente, di fronte a lui, apparve un piccolo aereoplanino giallo con un sonoro “Pof”.
Il dolce ermafrodita si fermò un istante ad
osservarlo, sbattendo le ciglia intrise di mascara, poi un enorme sorriso
apparve sul suo volto ricoperto di cipria mentre esclamava con allegria “Jumbie!” e correva per impossessarsene. Non appena le sue
lunghe unghie nere sfiorarono il giocattolo, a breve distanza apparve un uomo dai
lunghi capelli argentati, una chilometrica barba e un paio di
occhialini a mezzaluna. Il giovane fissò il vecchio, stringendo l’aereoplano contro il proprio rachitico petto mentre sul
volto dell’altro comparve un sorriso compiaciuto.
“Ma
che bel bambino che sei! Giochiamo insieme!” esclamò
repentinamente il vecchio mentre al posto dei suoi occhi apparivano due enormi
cuori.
Il ragazzo istrice
sgranò gli occhi, sottolineati con maestria da un buon quintale di matita nera,
mentre la sua bocca si spalancava urlando “Noooo! Il
mago ricchione! NOOOOO!” ed incominciava a fuggire.
Il vecchio si raccolse la veste argentea ed iniziò ad inseguirlo. Il povero
malcapitato intanto continuava a scappare, stringendo il giocattolo, le lacrime
agli occhi, urlando sconsolato “TOOOOM!!!! RETTE MICH!!!!”
Un secondo dopo, Natalie ebbe una breve visione del ragazzo coi rasta, sdraiato in un letto
disfatto, una sigaretta in bocca ed un sorriso alquanto soddisfatto sulle
labbra.
Il vecchio intanto
continuava ad inseguire l’ermafrodita per la stanza. I due passarono ben presto
davanti ad un muretto dove, seduta contro il muro stava una ragazza dai capelli
corvini che fumava beata la sua Malboro alla menta.
Un ragazzo coreano stava vicino a lei, inginocchiato ai suoi piedi, reggendo il
posacenere. Vedendo il tentativo di violenza del vecchio pedofilo la ragazza
urlò “Uknow! Attacca!” ed il coreano, posato il
posacenere si scagliò ubbidiente contro il vecchio,
frapponendosi fra lui ed il povero malcapitato dal perfetto make
up. Il mago, vedendo arrivare il coreano, estrasse la bacchetta e, con un
rapido colpo, lo spedì a una decina di chilometri di
distanza. Fortunatamente l’intervento di Uknow aveva permesso alla ragazza di finire di fumare con
tutta calma, mettendola in condizione di agire personalmente. Posizionatasi davanti al ragazzo che, nonostante la
superasse in altezza di una ventina di centimetri, le si era subito nascosto
dietro, stringendo ancora Jumbie al suo rachitico
petto, decise di affrontare il vecchio, di modo da mettere subito in chiaro le
cose. I due contendenti alla virilità del sopraccitato Kaulitz
si scrutarono negli occhi minacciosi per un paio di secondi
poi lei scoppiò a ridere, urlando “Fuji
Marlene!” Il mago la guardò ancora un paio di secondi spaesato, poi le puntò
contro la punta della bacchetta ma non ebbe il tempo di usarla perché un
giapponese di rara beltà, volando direttamente dalla Val di Non, lo centrò in
pieno, colpendolo alla testa, facendolo svenire.
Una volta che la
ragazza dai capelli corvini ebbe risolto la situazione nel migliore dei modi, Natalie, la nostra giovane protagonista, tornò ad osservare
ciò che accadeva vicino a lei. La neomamma, membro della squadra sbandieratori, in quel momento stava assemblando
dei teneri biscotti a forma di orsetto, incitata dagli occhi sbarluccicosi del suo diletto figlio. Alle loro spalle,
l’omuncolo si avvicinava silenziosamente al forno, aprendo con calma lo
sportello. Al suo interno, steso in un pirofila con
una mela in bocca giaceva un ragazzo con una vistosa cicatrice a forma di
saetta sulla fronte. L’esserino estrasse una
bacchetta dalla tasca del suo grembiule frou frou e con la punta toccò lievemente la carne del suddetto
ragazzo. Si voltò poi impassibile verso la donna e, per la
prima volta, parlò con voce atona, dicendo “Padrona… Non è ancora
cotto!”
La donna alzò gli occhi
dai biscotti, rispondendo “Che sfiga…”
Un secondo dopo, dietro
di lei, apparve un bambino di circa undici anni dalla chioma rossastra che si intromise nel discorso affermando indignato “E lo dici a
me?!? Io mi chiamo Albus Severus!
Se non è una sfiga questa…!”
La donna lo fissò un
attimo, poi sorrise, porgendogli un biscotto Woldie
“In effetti…” concluse mentre, contemporaneamente, sullo sfondo, una figura
incappucciata trascinava un grosso sacco.
Poco lontano da questa
tenera scenetta famigliare, la ragazza dai capelli corvini cercava, con scarsi
risultati, di insegnare un briciolo di pronuncia e grammatica inglese al gentil
donzello che aveva da poco salvato quando, improvvisamente, Uknow,
appena tornato dopo aver visitato, grazie al colpo di bacchetta del pedofilo,
la ridente cittadina di Porto Marghera, le si avvicinò, uggiolando ai suoi piedi. Lei, con molta
dolcezza, abbassò lo sguardo su di lui e mormorò “Che vuoi?”.
Il coreano allora, la informò di una drammatica notizia, almeno ai suoi occhi. Hero era scomparso. La ragazza, compreso
ben presto che per insegnare al suo amato l’inglese era necessario un miracolo,
decise di impiegare il suo tempo in un modo assai più divertente. Ritrovare
Hero! Informato quindi il suo dolce
ermafrodita della gravità della situazione, lo invitò a chiamare,
sfruttando la sua bellissima voce, l’unica persona che poteva risolvere quella
incresciosa situazione. Il giovane porcospino, alla richiesta della sua
salvatrice non si fece pregare e, afferrando il microfono che gli porgeva
l’omuncolo dopo aver esclamato “Danke, Gustav” iniziò ad intonare
“Ryomakun,
Ryomakun, Ryomakun…con la
tua racchetta, la palla scagli in fretta… Ryomakun,
Ryomakun, Ryomakun…dei
ladri di mosse tu sei il principe!”
Un secondo dopo,
accanto a loro comparve un giovane giapponese con una racchetta in una mano ed
una palla nell’altra. Senza bisogno di spiegazioni, costui lanciò in aria la
palla e, colpendola con la racchetta che teneva nella mano sinistra, la scagliò
contro il losco figuro incappucciato che, poco prima, stava trascinando il
sacco. La ragazza esclamò allora a gran voce “Uknow! Riporta, bello!” ed il coreano, trotterellando, afferrò per
il bavero il malcapitato, trascinandolo sino a loro.
Ryoma levò il cappuccio,
mormorando accigliato “Mada mada
dane!” e rivelando la vera identità del rapitore che
si scoprì essere…. ( Rullo di tamburi….^^) Niente popò di meno che la nostra
baldanzosa protagonista, Natalie! Colta in fragrante,
rossa in viso, lei fissò la ragazza dai capelli corvini e,
per sviare l’attenzione dal suo reato, esclamò “Insomma Billou! Dove siamo? E che cosa ci
fate tutti qui?!?”
L’altra
sorrise,
allungando un braccio verso il ragazzo dalla pettinatura leonina “Questa è la Wunderzimmer 483, cara la mia manager!” iniziò, stampando
un sonoro bacio sulla bocca a lui, prima di aggiungere “ E, personalmente, io
sono qui solo perché Bill è la mia morosa!”
Natalie la fissò interdetta un
paio di secondi finché, una signora vestita completamente di bianco, non le si avvicinò e sussurrò “Guarda come sono carini quei due
insieme! Da quando lei è fidanzata, è cambiata completamente! E’ così felice…”
La protagonista la
guardò basita, incapace di rispondere poi, prese un respiro profondo e continuò
“E gli altri?”
Il ragazzo con i rasta si avvicinò, il sorriso soddisfatto ancora sulle
labbra “Per quanto mi riguarda…” cominciò, gettando un’occhiata al seno della
nostra protagonista “…sono qui solo per farmi un paio
di tipe…”
“Io, invece, voglio
diventare la sesta Pussycat Doll!!!!” urlò Renato Snape,
avvolgendosi sensualmente il boa rosa shocking intorno al collo.
La ragazza dai capelli
corvini allora lo guardò schifata “Ok, ok…anche oggi abbiamo raggiunto la quota di cazzate...Sarà il caso di andare
ora…”
Contemporaneamente,
a qualche metro di distanza…
“Woldie!!!” urlò Georg, guardandosi
attorno “Woldie!!! Wo du bist?!?”
L’orsetto Woldie, imprigionato in un chiassoso abito femminile, si nascose rapidamente dietro al forno, mormorando sconsolato “Harry
Potter, ti prego, uccidimi… La morte è mille volte meglio di questo…”
Alcuni passi…
“PADRONA! E’ COTTO
FINALMENTE!”
Das Ende…