Bollenti
spiriti
«In poche parole lo hai trovato a
letto con un'altra...»
«Dio David, non urlare! Mi chiedo
solo perché lo sto raccontando proprio a te...»
«Perché sono il tuo migliore
amico.» suggerisce, ammiccandomi.
«Tu non sei il mio migliore amico,
sei solo il ragazzo della mia migliore amica.»
«Solo?» Sbuffa, prima di tornare
a sorseggiare il drink.
Non avevo mai pensato a David
come ad un possibile confidente, ma non avevo molta scelta, vista l'assenza di Arya.
Quindi dovevo accontentarmi.
«E poi Arya
non è qui a Londra, adesso.» aggiunge David, con tristezza.
Posai di nuovo il capo sul
tavolino, capivo come si sentisse. Durante tutta l' estate,
molte volte, ero stata tentata di chiamare Arya e
pregarla di ritornare da Parigi, anche per dilemmi molto più frivoli. Tutte le
volte, però, avevo resistito; Arya aveva appena
chiarito con il padre, dopo anni di silenzio, e non volevo rovinarle questa sua
esperienza.
Ora, c'erano poche cose da fare:
uccidere Ryan per avermi tradita e trovarmi un posto dove vivere, dal momento
che dividevo l'appartamento con lui da due mesi.
«Ella ti prendo da bere! Ti porto
un quattro bianchi alla fragola?»
In risposta, batto nuovamente con
violenza il capo sul tavolino del locale.
Nemmeno un intera bottiglia
d'assenzio potrebbe farmi sentire meglio ora.
Ma visto che David mi guarda con
aria interrogativa, rispondo «Vabbè, magari liscio...». Detto ciò, sparisce tra
la folla.
Appena sola, mi rituffo nei miei
pensieri in cerca di una soluzione. Ma dove lo trovo un appartamento che non
costi una follia alle 11,00 di sera in una città come Londra? Sarei finita in
uno squallido Motel. Rido istericamente, pensando che con il problema di
trovarmi un alloggio, non avevo neppure avuto il tempo di disperarmi per il
tradimento di Ryan.
«Ehi bionda, scommetto che posso
essere la soluzione a tutti i tuoi problemi!»
Alzo il capo di scatto. Un
ragazzo sul metro e ottanta mi fissa, con un cocktail in mano, al di là del
tavolino.
Ha un sorriso beffardo,
un'infinità di tatuaggi e gli occhi più celesti del cielo. È bello e dannato.
In un'altra vita, ma forse anche solo pochi anni fa, sarebbe stato il mio tipo
ideale, ma ora... Assolutamente no.
«Ah sì? Bene. Risolvi il primo,
levandoti di torno.»
«Brutta serata?» cambia approccio
e mi sorride, prima di sedersi di fianco a me.
Non rispondo. Mi guardo intorno
cercando David. Perfetto! Quel demente doveva perdersi proprio ora. Sto per
andarmene, ma poi vedo il suo cocktail ancora sul tavolino di fronte a noi.
Vuoi giocare? Giochiamo!
«Mmmh...
Posso almeno sapere il tuo nome?»
«Ma come?» dice sinceramente
meravigliato, come se fosse una domanda stupida.
Si avvicina al mio orecchio e mi
sussurra con tono suadente «Sono Jamie Campbell Bower.»
Si allontana da me con lo sguardo
fisso sulle mie labbra «Al tuo servizio... Come hai detto di chiamarti?»
''Non l'ho detto''
vorrei rispondere, ma la mia attenzione è tutta sulla sua mano che accarezza
sfacciata il mio ginocchio nudo. Maledetta me e questa mania di non mettere le
calze sotto le gonne. La mano di lui sale verso la coscia. Sento un brivido
lungo la schiena, ma è una sensazione che dura solo un momento, non sono mai
stata il tipo da una '' botta e via''. Mentre lui prova ad avvicinarsi ancora
al mio orecchio, afferro con velocità supersonica il cocktail di David
rovesciandolo sul cavallo dei suoi pantaloni.
«Che cazz...?»
«Calma i bollenti spiriti
Hollywood! Non sono interessata.»
Così dicendo afferro la borsetta
e scappo tra la folla. L'ho scampata.
*
«Davvero David non so come
ringraziarti!»
Entro nel grande atrio,
guardandomi intorno e non capendo come un chitarrista di medio-basso successo
possa permettersi un posto del genere; le vetrate sono enormi e i soffitti
altissimi e affrescati.
«Diciamo che sto comprando il tuo
silenzio.»
Lo guardo senza capire. «Se Arya scoprisse che ti ho lasciato nella mani di un maniaco
questa sera, non mi rivolgerebbe più parola!» spiega lui e mi viene da
sorridere nel vedere quanto David tenga alla mia amica. L'amore io l'ho sempre
immaginato così. Dico immaginato, perché non ho mai avuto qualcuno che tenesse
così tanto a me, nessuno dei ragazzi che avevo avuto fino a quel momento mi
aveva mai considerata così... essenziale. Quindi quando io immaginavo l'amore
lo vedevo come Arya e David.
Lui, appassionato di musica e
componente di una piccola band, aveva conosciuto Arya
durante un concerto a Parigi e si erano innamorati. Lei lo aveva raggiunto a
Londra un anno dopo e, da allora, non si erano mai lasciati.
«Ah, non ho ancora detto al mio
coinquilino che sei nostra ospite! Tranquilla, è uno okay.» fece una pausa e
capii che, in quella pausa, c'era un “ma” sottointeso.
«Sta passando un momento
difficile, quindi vedi... È un po'... Sai... Beh, diciamo che è uno che si gode
la vita. »
Non fa in tempo a finire la frase
che fa il suo ingresso un ragazzo avvinghiato ad una ragazza, che è quasi nuda.
Le mani di lei nei capelli biondi di lui che ha già la camicia sbottonata. Si
fermano un attimo, osservandoci, e appena i miei occhi si fermano in quelli di
lui, capisco del grosso guaio nel quale sono caduta.
Jamie.
Porca miseria, che giornata del
cavolo!
**
La notte precedente era stata un
vero e proprio incubo: c'erano stati gemiti ed urla imbarazzanti fino alle
prime luci dell'alba. Quasi ero stata tentata di tornare a casa da Ryan, meglio
sentire le sue stupide spiegazioni invece che quel film a luci rosse. Odiavo
davvero quella situazione incresciosa, avrei fatto colazione velocemente e poi
sarei andata presto al lavoro. Non volevo davvero imbattermi in quel tipo, né
in lui né nella sua strana ragazza.
Come se potessero avere la forza
di alzarsi così presto dopo una nottata simile.
Sorrido compiaciuta da me stessa
per l'osservazione, non aveva proprio la faccia di uno mattiniero.
«Buongiorno Zanzarina.»
Sobbalzo. Non avevo fatto in
tempo a concludere il pensiero che me lo ero ritrovato appoggiato allo stipite
dalla porta: Jamie superstronzo Campbell Bower è semi-nudo davanti a me, bello da togliere il fiato.
Mi fissa con un sorriso stampato
sul volto ed è evidentemente appena uscito dalla doccia: i capelli bagnati gli
scivolano lungo il viso, il torace coperto di tatuaggi e un minuscolo
asciugamano vinaccio alla vita. È perfetto.
Mi do della stupida da sola,
cercando un minimo di contegno e di lucidità.
Faccio la fotografa e di uomini
scoperti ne ho visti talmente tanti, che non posso davvero provare imbarazzo
davanti all'ennesimo. Ma lui è....
«Tu guarda che fortuna ho questa
mattina: l'impavida ragazza del pub a casa mia! Penso che il destino oggi sia
dalla mia parte!»
Giuro questa volta gli tiro la
caffettiera.
Sto già stringendo
minacciosamente il manico quando lui alza gli occhi verso il soffitto, come se
si fosse ricordato qualcosa d'importante. Si porta una mano tra i capelli
bagnati, scompigliandoli, come se fosse davvero pronto per un servizio
fotografico.
«Dimmi,
vedi qualcosa che ti piace?» ghigna divertito dalla situazione.
Cosa c'è di tanto divertente
pagliaccio?
«Ma
piantala! Ho visto di meglio!»
Una strana luce passa nei suoi
occhi. Lo conosco bene quel bagliore, è lo stesso dal quale vengo accecata
spesso io: si chiama sfida.
«Davvero?
Allora perché t'imbarazzo?»
Non sono sicura che l' ultima domanda fosse rivolta a me, più che a se stesso.
«Bene se
è così...» ghigna di nuovo, ma questa volta è un ghigno che sa di beffa. Con un
gesto secco fa cadere l'asciugamano in terra e muove un passo verso di me. Ma i
miei occhi sono incatenati ai suoi. Sarebbe impossibile guardare qualsiasi
altra parte del suo corpo, per quanto bella possa essere.
«Ti avviso Zanzarina: ho
intenzione di baciarti.»
Fa per avvicinarsi a me, mentre
io indietreggio, valutando attentamente se tirargli la caffettiera. In quell'
istante si apre la porta e vediamo David sulla soglia con gli occhi sgranati.
Questa situazione era terribile e, vista da fuori, doveva sembrarlo ancora di
più.
Approfitto
del momento di incredulità generale per andarmene.
Ne avevo abbastanza.