Fanfic su attori > Jamie Campbell Bower
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Autore: STRAWBERRY    19/10/2013    13 recensioni
Jamie è tornato a Londra e non ha voglia di pensare al futuro. Il giorno dorme e la sera esce con gli amici e si diverte a conquistare le ragazze con i suoi grandi occhi blu. Ella gli occhi li ha uguali, ma non vuole essere conquistata. Per uno strano gioco del destino, si ritrovano a vivere insieme. (Personaggi: Darling Buds e Jamie + nuovo personaggio)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jamie Campbell Bower
Note: Lemon | Avvertimenti: Triangolo
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Bollenti spiriti

 

«In poche parole lo hai trovato a letto con un'altra...»

 

«Dio David, non urlare! Mi chiedo solo perché lo sto raccontando proprio a te...»

«Perché sono il tuo migliore amico.» suggerisce, ammiccandomi.

«Tu non sei il mio migliore amico, sei solo il ragazzo della mia migliore amica.»

«Solo?» Sbuffa, prima di tornare a sorseggiare il drink.

Non avevo mai pensato a David come ad un possibile confidente, ma non avevo molta scelta, vista l'assenza di Arya.

Quindi dovevo accontentarmi.

«E poi Arya non è qui a Londra, adesso.» aggiunge David, con tristezza.

Posai di nuovo il capo sul tavolino, capivo come si sentisse. Durante tutta l' estate, molte volte, ero stata tentata di chiamare Arya e pregarla di ritornare da Parigi, anche per dilemmi molto più frivoli. Tutte le volte, però, avevo resistito; Arya aveva appena chiarito con il padre, dopo anni di silenzio, e non volevo rovinarle questa sua esperienza.

Ora, c'erano poche cose da fare: uccidere Ryan per avermi tradita e trovarmi un posto dove vivere, dal momento che dividevo l'appartamento con lui da due mesi.

«Ella ti prendo da bere! Ti porto un quattro bianchi alla fragola?»

In risposta, batto nuovamente con violenza il capo sul tavolino del locale.

Nemmeno un intera bottiglia d'assenzio potrebbe farmi sentire meglio ora.

Ma visto che David mi guarda con aria interrogativa, rispondo «Vabbè, magari liscio...». Detto ciò, sparisce tra la folla.

Appena sola, mi rituffo nei miei pensieri in cerca di una soluzione. Ma dove lo trovo un appartamento che non costi una follia alle 11,00 di sera in una città come Londra? Sarei finita in uno squallido Motel. Rido istericamente, pensando che con il problema di trovarmi un alloggio, non avevo neppure avuto il tempo di disperarmi per il tradimento di Ryan.

 

«Ehi bionda, scommetto che posso essere la soluzione a tutti i tuoi problemi!»

Alzo il capo di scatto. Un ragazzo sul metro e ottanta mi fissa, con un cocktail in mano, al di là del tavolino.

Ha un sorriso beffardo, un'infinità di tatuaggi e gli occhi più celesti del cielo. È bello e dannato. In un'altra vita, ma forse anche solo pochi anni fa, sarebbe stato il mio tipo ideale, ma ora... Assolutamente no.

«Ah sì? Bene. Risolvi il primo, levandoti di torno.»

«Brutta serata?» cambia approccio e mi sorride, prima di sedersi di fianco a me.

Non rispondo. Mi guardo intorno cercando David. Perfetto! Quel demente doveva perdersi proprio ora. Sto per andarmene, ma poi vedo il suo cocktail ancora sul tavolino di fronte a noi.

Vuoi giocare? Giochiamo!

«Mmmh... Posso almeno sapere il tuo nome?»

«Ma come?» dice sinceramente meravigliato, come se fosse una domanda stupida.

Si avvicina al mio orecchio e mi sussurra con tono suadente «Sono Jamie Campbell Bower

Si allontana da me con lo sguardo fisso sulle mie labbra «Al tuo servizio... Come hai detto di chiamarti?»

''Non l'ho detto'' vorrei rispondere, ma la mia attenzione è tutta sulla sua mano che accarezza sfacciata il mio ginocchio nudo. Maledetta me e questa mania di non mettere le calze sotto le gonne. La mano di lui sale verso la coscia. Sento un brivido lungo la schiena, ma è una sensazione che dura solo un momento, non sono mai stata il tipo da una '' botta e via''. Mentre lui prova ad avvicinarsi ancora al mio orecchio, afferro con velocità supersonica il cocktail di David rovesciandolo sul cavallo dei suoi pantaloni.

«Che cazz...?»

«Calma i bollenti spiriti Hollywood! Non sono interessata.»

Così dicendo afferro la borsetta e scappo tra la folla. L'ho scampata.

*

«Davvero David non so come ringraziarti!»

Entro nel grande atrio, guardandomi intorno e non capendo come un chitarrista di medio-basso successo possa permettersi un posto del genere; le vetrate sono enormi e i soffitti altissimi e affrescati.

«Diciamo che sto comprando il tuo silenzio.»

Lo guardo senza capire. «Se Arya scoprisse che ti ho lasciato nella mani di un maniaco questa sera, non mi rivolgerebbe più parola!» spiega lui e mi viene da sorridere nel vedere quanto David tenga alla mia amica. L'amore io l'ho sempre immaginato così. Dico immaginato, perché non ho mai avuto qualcuno che tenesse così tanto a me, nessuno dei ragazzi che avevo avuto fino a quel momento mi aveva mai considerata così... essenziale. Quindi quando io immaginavo l'amore lo vedevo come Arya e David.

Lui, appassionato di musica e componente di una piccola band, aveva conosciuto Arya durante un concerto a Parigi e si erano innamorati. Lei lo aveva raggiunto a Londra un anno dopo e, da allora, non si erano mai lasciati.

 

«Ah, non ho ancora detto al mio coinquilino che sei nostra ospite! Tranquilla, è uno okay.» fece una pausa e capii che, in quella pausa, c'era un “ma” sottointeso.

«Sta passando un momento difficile, quindi vedi... È un po'... Sai... Beh, diciamo che è uno che si gode la vita. »

Non fa in tempo a finire la frase che fa il suo ingresso un ragazzo avvinghiato ad una ragazza, che è quasi nuda. Le mani di lei nei capelli biondi di lui che ha già la camicia sbottonata. Si fermano un attimo, osservandoci, e appena i miei occhi si fermano in quelli di lui, capisco del grosso guaio nel quale sono caduta.

Jamie.

Porca miseria, che giornata del cavolo!

 

**

 

La notte precedente era stata un vero e proprio incubo: c'erano stati gemiti ed urla imbarazzanti fino alle prime luci dell'alba. Quasi ero stata tentata di tornare a casa da Ryan, meglio sentire le sue stupide spiegazioni invece che quel film a luci rosse. Odiavo davvero quella situazione incresciosa, avrei fatto colazione velocemente e poi sarei andata presto al lavoro. Non volevo davvero imbattermi in quel tipo, né in lui né nella sua strana ragazza.

Come se potessero avere la forza di alzarsi così presto dopo una nottata simile.

Sorrido compiaciuta da me stessa per l'osservazione, non aveva proprio la faccia di uno mattiniero.

«Buongiorno Zanzarina.»

Sobbalzo. Non avevo fatto in tempo a concludere il pensiero che me lo ero ritrovato appoggiato allo stipite dalla porta: Jamie superstronzo Campbell Bower è semi-nudo davanti a me, bello da togliere il fiato.

Mi fissa con un sorriso stampato sul volto ed è evidentemente appena uscito dalla doccia: i capelli bagnati gli scivolano lungo il viso, il torace coperto di tatuaggi e un minuscolo asciugamano vinaccio alla vita. È perfetto.

Mi do della stupida da sola, cercando un minimo di contegno e di lucidità.

Faccio la fotografa e di uomini scoperti ne ho visti talmente tanti, che non posso davvero provare imbarazzo davanti all'ennesimo. Ma lui è....

«Tu guarda che fortuna ho questa mattina: l'impavida ragazza del pub a casa mia! Penso che il destino oggi sia dalla mia parte!»

Giuro questa volta gli tiro la caffettiera.

Sto già stringendo minacciosamente il manico quando lui alza gli occhi verso il soffitto, come se si fosse ricordato qualcosa d'importante. Si porta una mano tra i capelli bagnati, scompigliandoli, come se fosse davvero pronto per un servizio fotografico.

«Dimmi, vedi qualcosa che ti piace?» ghigna divertito dalla situazione.

Cosa c'è di tanto divertente pagliaccio?

«Ma piantala! Ho visto di meglio!»

Una strana luce passa nei suoi occhi. Lo conosco bene quel bagliore, è lo stesso dal quale vengo accecata spesso io: si chiama sfida.

«Davvero? Allora perché t'imbarazzo?»

Non sono sicura che l' ultima domanda fosse rivolta a me, più che a se stesso.

«Tu non m'imbarazzi!»

«Ah no?»

«No!»

«Bene se è così...» ghigna di nuovo, ma questa volta è un ghigno che sa di beffa. Con un gesto secco fa cadere l'asciugamano in terra e muove un passo verso di me. Ma i miei occhi sono incatenati ai suoi. Sarebbe impossibile guardare qualsiasi altra parte del suo corpo, per quanto bella possa essere.

«Ti avviso Zanzarina: ho intenzione di baciarti.»

Fa per avvicinarsi a me, mentre io indietreggio, valutando attentamente se tirargli la caffettiera. In quell' istante si apre la porta e vediamo David sulla soglia con gli occhi sgranati. Questa situazione era terribile e, vista da fuori, doveva sembrarlo ancora di più.

Approfitto del momento di incredulità generale per andarmene.

Ne avevo abbastanza.

 

 

   
 
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