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Autore: Ysis Donahue    20/10/2013    0 recensioni
Migliaia di anni fa gli Esseri Umani compirono uno spaventoso torto nei confronti delle Creature magiche, ed una di essa giurò di vendicarsi, appellandosi ad una creatura che non avrebbe mai dovuto evocare. Per secoli e secoli questo demone ha atteso di trovare lo strumento adatto alla sua opera di devastazione, e finalmente ci è riuscito: si tratta di una giovane strega molto famosa, senza dubbio la più brillante della sua età. Ma il suo fidanzato si accorge di tutto e, ingoiando l'orgoglio, si rivolge alle due uniche persone che sa possono aiutare la donna che ama. Potrà un diverso Trio di maghi riuscire, ancora una volta, a salvare il mondo?
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Persia, 220 a.C.

La figura rapida ed esile, non più alta di un ragazzino umano di quattro o cinque anni, scivolava silenziosa ed anonima tra la fiumana di gambe umane e zampe animali che ingombrava l’ampia strada del mercato cittadino, stringendo saldamente un fagotto contro il petto e mormorando ossessivamente una frase, l’indirizzo che gli avevano indicato per la consegna.
Il fatto di essere stato scelto tra la moltitudine di creature magiche che si riunivano ogni giorno per cercare lavoro lo rendeva speranzoso, orgoglioso e più determinato che mai nel portare a termine l’incarico alla perfezione. Sperava che il suo cliente, vedendo quanto fosse stato veloce, efficiente ed economico, in futuro si sarebbe ricordato ancora di lui e lo avrebbe indicato anche ai suoi amici, aiutandolo a farsi una reputazione e a sopravvivere in quel mondo che oramai sembrava essere di dominio assoluto degli Esseri Umani.
Il giovane goblin lasciò finalmente la grossa strada trafficata e si immerse nel complesso reticolo di viuzze che costituiva la parte antica della città, quella dove ancora le Creature Magiche potevano vivere dignitosamente, lontane dal controllo degli usurpatori.
Finalmente raggiunse l’indirizzo indicato e, mentre si concedeva qualche secondo per ricomporsi dopo la corsa, la lama nera e ritorta del lungo pugnale lo raggiunse velocemente da sinistra, trapassandogli dapprima le costole e subito dopo il cuore. Il giovane morì quasi subito, senza neppure dare tempo allo stupore di dipingersi sul suo viso, e l’assassino lo trascinò velocemente all’ombra di un androne.
Per prima cosa recuperò il pacco che si era spedito quella mattina, poi si dedicò al cadavere: lo sezionò rapidamente, con movimenti secchi e precisi, recuperò le parti che gli servivano e si allontanò a passi svelti, lasciandosi dietro i resti.

 
Tentare di ristabilire il contatto con la sua energia magica era stata sicuramente la prova più difficile che si fosse mai trovato a sostenere in tutta la sua lunga e misera vita.
Aveva provato di tutto: digiuni, salassi, svariate combinazioni di questi due elementi, infiniti cicli di preghiere, i miscugli più improbabili di pozioni e cataplasmi; nulla, però, aveva funzionato.
Ma non si era arreso, e aveva deciso di intraprendere un’altra strada: aveva rubato tutti i trattati di Magia nera che uomini o Creature Magiche avessero mai scritto, e li aveva letti fino a consumare le pergamene.
Per anni ed anni officiò riti di evocazione e sacrifici in numero sempre maggiore, non perdendo neppure per un istante, nonostante l’assenza di risultati, la fede nella sua opera diabolica.
Provò, riprovò e provò ancora finchè la sua bramosia, in una torrida notte estiva, non venne pagata dalla Sua venuta.
La potenza del Suo contatto mentale fu tale che il vecchio essere si trovò a perdere sangue da naso, orecchie e bocca, senza che, in verità, gli importasse poi molto. La fredda voce infernale stava incendiando la sua mente con promesse ed immagini del trionfo che avrebbero conquistato assieme, e a lui null’altro importava.
La meravigliosa sensazione di terrore ed inadeguatezza che provava, l’enorme quantità di potere che percepiva in ogni minimo frammento dell’aria bastavano a renderlo felice ed appagato.
Tutto quello, presto, sarebbe stato suo.
E anche se deluso da quell’ulteriore, piccolo, intoppo nella sua scalata verso il trionfo e la vendetta, era troppo felice ed impaurito per poter obbiettare.
In fin dei conti, non si trattava che di rubare qualche altro oggetto, sacrificare qualche altra vita e rimuovere uno stupido sigillo umano.
Nulla di complicato.
Ora, finalmente, il momento era davvero giunto, e lui era più che pronto. Guidato, come sempre, dalla voce del demone, la creatura accese due bracieri sconsacrati col sangue e li intrise degli olii essenziali più preziosi.
Osservò per qualche secondo le fiamme levarsi verdi ed innaturalmente alte, poi le nutrì di nuovo combustibile: diede loro in pasto centinaia e centinaia di pergamene e volumi dagli argomenti più disparati, e bruciò anche disegni, abiti ricercati e oggetti di vanità.
Attese che venissero consumati fino alla fine e poi ne raccolse la cenere rovente a mani nude.
La unì ai resti delle vittime sacrificali, salmodiando lodi alla grandezza della sua Signora, la mescolò a lungo e, dopo avervi sputato dentro tre volte, ne bevve un lungo sorso e se ne intrise le braccia sin oltre al gomito.
Usò il resto di quel miserabile composto per tracciare sul pavimento un grosso e complicatissimo simbolo, il sigillo della strega, e il liquido sfrigolò e ribollì ad ogni tratto, come imprimendosi a fuoco sulla dura terra battuta.
La creatura magica si gettò prono sopra di esso e subito provò a divincolarsi ed arretrare, poiché il dolore che il contatto con quel sigillo santo gli causava era troppo atroce.
Ma la volontà del demone prigioniero lo spinse nuovamente a terra, e lo costrinse a grattare furiosamente il suolo con le lunghe dita adunche e la vecchia lingua.
Ad ogni millimetro di terra smossa le sue viscere si contorcevano ed un acuto dolore lo scuoteva da capo a piedi, ma la voce del demone lo sorreggeva e spronava a continuare, sempre più forte e ferma.
Dopo ore ed ore di supplizio, il simbolo venne quasi totalmente cancellato, e la creatura ebbe finalmente il permesso di alzarsi. Esausto e tremante sulle gambe, l’essere emise qualche breve ed affannato rantolio nell’aria tesa ed irrespirabile della stanza, e si diresse verso i bracieri mentre, alle sue spalle, il demone cominciava a manifestarsi in una nebbia oscura.
Da dietro uno dei due altari, il vecchio trasse un sacchetto di tessuto, lo stesso che l’ignaro ragazzo goblin aveva trasportato quella mattina. Ritornò presso il sigillo spezzato e fece rotolare parte del contenuto all’interno dell’antico perimetro.
Centinaia e centinaia di rubini e diamanti catturarono le scintille dei bracieri, e si accesero di mille lividi bagliori.
La polvere di platino, invece, venne gettata direttamente sul fuoco, trasformandosi in pioggia incandescente che sibilava sommessamente mentre si scioglieva, attendendo che il demone la riempisse e le desse una forma.
Non ci volle molto.
La nebbia si condensò e brillò per qualche istante, andando poi ad avvolgere e plasmare le preziose componenti di quello che sarebbe stato il suo nuovo corpo.
La creatura magica cadde in ginocchio e picchiò il vecchio capo a terra più e più volte, in preda all’estasi mistica.
Finalmente, finalmente avrebbe potuto ergere il capo dinnanzi agli umani e…
La punta della coda rovente del demone lo raggiunse e gli perforò il petto, fermandosi a pochi millimetri dal suo cuore pulsante.
Gli occhi del vecchio si spalancarono, feriti ed increduli.
“Tu mi avevi promesso…”
“E intendo mantenere la promessa. Sterminerò tutti gli esseri umani, e lo farò da sola. Ma tu hai ancora due importanti compiti da realizzare. Il primo è liberarmi completamente da questo sigillo, come promesso.”
Il vecchio osservò bene lo sbiadito simbolo che ornava terra e vide che un legaccio mistico legava ancora saldamente il demone.
“ E come pensi che potrei fare? Mi hai condannato a morte.”
“Precisamente morendo.” Assentì il demone, dando uno strattone alla coda e strappando il cuore dell’essere.
“Il tuo cuore pieno di devozione tradita è la chiave che cercavo da secoli e secoli.” Il demone si godette appieno la sua prima mezz’ora  di libertà,  la usò per distruggere e devastare ogni cosa.
Poi passò alla seconda parte del piano.
“ Ora” Sibilò rivolta al cadavere “passiamo al tuo secondo compito.”

La creatura avanzava lentamente, incespicando spesso, ma era davvero molto anziana e nessuno vi fece caso.
Portava una cappa marrone con un cappuccio, e sotto una logora veste scura che pendeva da tutti i lati. Sembrava innocua, ma le guardie imperiali erano pagate per fare domande ed impedire ai popolani di entrare scompostamente a palazzo, quindi lo fermarono in ogni caso.
Videro che l’età si era presa entrambi i suoi occhi e quasi tutta la sua forza, quindi furono più gentili e meno accurati del solito.
E comunque, quando il vecchio fece brillare davanti ai loro occhi un meraviglioso anello a forma di serpente, essi dimenticarono ogni cosa.
Lo scortarono all’interno come se fosse il loro Signore, lasciando incustodita la porta principale e sventrando con le lunghe scimitarre chiunque si parasse loro innanzi.
Raggiunsero così indisturbati il meraviglioso giardino dove il Maharaja stava celebrando un banchetto mangiando, bevendo e ridendo di gusto.
Fu facile arrivargli vicino: la festa era stata organizzata per celebrare l’ennesima vittoria del Grande Sovrano, quindi lui era al centro della scena e tutti gli altri troppo occupati a banchettare, ridere ed osservare le danzatrici ed i giochi di prestigio per controllare che non venisse avvicinato da individui sospetti.
Ucciderlo a sangue freddo gli avrebbe dato grande soddisfazione, ma la creatura magica voleva tutta l’attenzione per sé, quindi si fermò prima alla spalle di un invitato qualsiasi e lo colpì con una folgore.
Immediatamente l’atmosfera gioiosa scemò, e tutti coloro che avevano una lama al fianco la impugnarono e si lanciarono alla carica in massa.
Erano davvero una moltitudine, ma quelle che una volta erano due semplici  guardie della porta dopo l’incanto che gli aveva lanciato la creatura combattevano con una ferocia diabolica, dando prova di una forza prodigiosa e di un’assoluta mancanza di umanità.
Il loro protetto, inoltre, quella povera creatura anziana e cieca, si batteva, se possibile, con ancora più vigore, usando persino magie ed incanti che non avrebbe dovuto conoscere.
Inoltre non c’era ferita, magica o di lama, che sembrasse in grado di fermarla.
Il trio trucidò praticamente tutti gli invitati e, quando non fu rimasto che il Maharaja, la creatura abbatté pure i suoi commilitoni e diede inizio allo scontro finale.
Il sovrano sapeva di essere condannato, ma rimaneva comunque un valoroso condottiero ed un uomo d’onore.
Impugnò la sua magnifica scimitarra e diede, in ogni caso, battaglia.
Non fu uno scontro molto lungo e, ben presto, la Creatura rimase sola con quelli che aveva prescelto come testimoni della sua ascesa. Ignorando le loro lacrime sommesse, il vecchio pretese che lo guardassero tutti, dopodiché prese ad indottrinarli.
Raccontò loro di come, centinaia e centinaia di anni prima, fossero le Creature Magiche le sole ed uniche detentrici della Magia e di come gli Esseri Umani avessero sottratto loro questa conoscenza con l’inganno, rivoltandogliela contro.
Raccontò di come gli Uomini avessero setacciato palmo a palmo le città ed i villaggi, imponendo il sigillo sulle creature in fasce e uccidendo quelle troppo grandi per dimenticare del tutto, di come lui fosse misteriosamente scampato alla morte e di come avesse deciso di vendicarsi.
“E ora sarò io a comandare! Riotterrò il dominio e schiaccerò fino all’ultimo, maledetto Umano! Ucciderò tutti gli uomini ed obbligherò donne e bambine a demolire le vostre luride città e a riedificare la mia splendida civiltà! Saro un re! Un capo assoluto! Non vi sarà autorità al di fuori della mia!”
Si udì un sibilo, e la sua testa cadde di netto, spiccata dal disco lanciato da un giovane dignitario fortunosamente sfuggito al massacro. Le palpebre e la bocca del vecchio si contrassero spasmodicamente ancora per qualche secondo, poi rimasero paralizzate in una smorfia di mortale stupore. Il piccolo corpo avvizzito cadde all'indietro e cominciò a marcire e a decomporsi siccome, in realtà, era già morto da più di un mese. Il meraviglioso anello in foggia di rettile sentì il dito del suo precendente signore raggrinzirsi e ratrappirsi dentro le sue spire, e ne provò un'incontenibile gioia, che espresse rilucendo debolmente. Sapeva che il cadavere del criminale che aveva sterminato la famiglia Khan e tante altre persone sarebbe stato perquisito, e lei non avrebbe permesso di non essere notata. Sapeva che sarebbe stata raccolta e tramandata come un simbolo di forza e un potente trofeo. Sarebbe diventata forte, e avrebbe distrutto il mondo.

Buongiorno miei cari. Torno dopo molto tempo con una storia alla quale lavoro da parecchio, anche se per un lungo periodo l'ho abbandonata. Ma ultimamente ho ritrovato molti degli appunti che avevo preso e me ne sono innamorata nuovamente, così ho deciso di riprenderla in mano e sono più che decisa a terminarla, anche se già so che sarà una cosa molto lunga. (Anche se mai quanto "What If", prometto!) Spero davvero che vi possa piacere! Vi mando un bacio, Ysis.
   
 
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