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Autore: Shin83    20/10/2013    6 recensioni
[Prompted Seblaine!Sunday]
Sebastian ammalato è il ritratto di una tragedia greca, ma anche un po' Molière.
E questo Blaine l'ha imparato benissimo, dopo anni di convivenza.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa all'iniziativa Seblaine!Sunday organizzata dal gruppo Facebook Seblaine Events
 
                             
 
 
 

Blaine e Sebastian vivevano assieme da anni ormai e ciascuno di loro si era abituato alle manie e alle stranezze dell’altro. Ma c’era una cosa a cui Blaine non sarebbe mai riuscito ad adattarsi e per la quale nutriva un profondo e sincero terrore: Sebastian ammalato.

Un blando mal di pancia avrebbe potuto scatenare una catastrofe degna dell’uragano Kathrina e quando, malauguratamente, soggiungeva qualche linea di febbre Blaine avrebbe preferito chiedere asilo politico all’Iran piuttosto che stare sotto lo stesso tetto del suo fidanzato.

 

Erano rimasti a New York dopo la laurea, Sebastian faceva praticantato in un importante studio legale di Manhattan e Blaine era stato assunto in una grossa agenzia pubblicitaria che aveva svariate sedi in tutti gli Stati Uniti.

La vita assieme andava più che bene tra lavoro, serate per locali, sesso in ogni angolo della casa e litigi anche su come piegare gli asciugamani.

 

***

 

Blaine si accorse praticamente subito che stava per abbattersi un cataclisma nel loro appartamento.

Quel venerdì sera Sebastian era tornato piuttosto distrutto dallo studio e accusava un forte mal di testa.

Blaine era rientrato da poco anche lui quando il fidanzato varcò la soglia di casa con un colorito in faccia che non prometteva nulla di buono.

“Ciao Killer.” Sebastian lo salutò sommessamente.

“Ehi Sebs, che faccia!” Rispose,  temendo il peggio, mentre andava in camera da letto per indossare la tuta da casa.

Sebastian si lasciò cadere sul divano dopo aver abbandonato borsa e cappotto all’ingresso.

“Ho mal di testa e mi sento molto stanco, non è che te la prendi se lascio fare tutto a te, questa sera?” gli domandò, con un tono di voce sufficientemente alto da farsi sentire da Blaine nell’altra stanza.

Ed ecco un altro campanello d’allarme; c’era voluto parecchio tempo, ma Blaine era riuscito ad “educare” il fidanzato ai lavori di casa, facendosi aiutare, visto che i due avevano concetti di ordine diametralmente opposti. Era ormai qualche anno che Sebastian faceva la sua parte senza batter ciglio e la richiesta di quella sera era da prendere come un altro segnale preoccupante.

Per di più, a cena mangiò poco e tirò su col naso per tutto il tempo, per non parlare del fatto che non aveva proposto alcuna uscita tipica del venerdì sera né tanto meno fece alcun tipo di avance. Ecco, quell’ultimo elemento era un grave sintomo di Sebastianeidi in arrivo.

Perché Blaine aveva affibbiato perfino un nome ai malesseri del suo fidanzato.

Li chiamava Sebastianeidi perché gli ricordavano tanto le tragedie greche;  il ragazzo riusciva a trasformare in apocalisse il minimo acciacco, per non parlare delle doti attoriali da Oscar che sfoggiava per farsi coccolare e riverire da Blaine che, nonostante ogni volta si ripromettesse di non dargliela vinta, si faceva abbindolare da quegli occhi smeraldo che diventavano supplichevoli e gli chiedevano cose come una cioccolata calda con sei mini marshmallow e una spruzzata di cannella sopra, oppure un massaggio ai piedi.

 

La notte fu la conferma definitiva del dramma in atto: Sebastian si girò nel letto per tutto il tempo e di tanto in tanto si lamentava, senza smettere di tirare su col naso.

Quando al mattino Blaine si alzò per andare a lavarsi e a preparare la colazione, Sebastian non si mosse e non tentò neanche una volta di trattenerlo a letto, come faceva, puntuale, ogni sabato mattina.

Blaine era pronto, le Sebastianeidi erano ufficialmente cominciate e la sua tempra stava per essere messa nuovamente alla prova.

“Blaaaaaaaine!” Ecco, l’idillio si era spezzato, la pace era andata per un paio di giorni in vacanza. Quello era il fischio di inizio, quando Sebastian faceva partire quel richiamo, per il fidanzato era l’inizio della fine.

Stava preparando i pancake quando il lamento  giunse alle sue orecchie.

Blaine la prese con calma, ormai era talmente abituato a questa scenetta che non correva più preoccupato al suo capezzale, come faceva le prime volte quando ancora non era abituato alle insidie del Sebastian sofferente.

Finì di preparare le frittelle e andò in camera a sentire di che male incurabile avrebbe sofferto il suo fidanzato.

“Che cos’hai stavolta?” Chiese Blaine senza alcuna titubanza nella voce, sistemandosi in piedi dal lato del letto dove Sebastian giaceva avvolto nel piumone fino alla testa, neanche fosse il bozzolo di un baco da seta.

Da Sebastian non arrivò che un rantolo.

“Avanti, alzati o i pancakes si raffreddano.” Continuò risoluto.

“So.. sono troppo debilitato per alzarmi dal letto.” Soffiò a voce bassissima.

“Quindi niente pancake, ho capito.”

“Blaaaaine, non che me li porteresti qui?”

L’altro ragazzo alzò gli occhi al cielo.

“D’accordo, d’accordo.” Non aveva voglia di farsi dare del filo da torcere già dalla mattina, quindi decise di accontentarlo preparandogli un vassoio con qualche frittella inumidita di sciroppo acero, un bicchiere di succo d’arancia e una tazza di caffè nero bollente e dolce, come piaceva a lui.

“Come sei caro, Blaine.” Cercò di arruffianarselo una volta che il fidanzato era tornato in camera per sistemargli il vassoio sul letto e tirando fuori la testa dalle coperte.

“Cosa vuoi, forza, sputa il rospo.” Lo sapeva benissimo che quando il ragazzo di prodigava in complimenti durante le sue più o meno presunte malattie aveva sempre qualche strana richiesta.

“Sai, mi sento così debole, non so se ce la faccio ad alzare le braccia per mangiare da solo.” Disse con una tale innocenza da risultare quasi sincero. Blaine arricciò la bocca e fu categorico: “Non se ne parla nemmeno!” Di conseguenza, Sebastian piazzò un muso da dieci e lode.

“Ti propongo un compromesso, mi siedo a letto accanto a te mentre mangi. Da solo.”

Sebastian sbuffò e a malincuore accettò la proposta, sapeva che tirare troppo la corda fin dall’inizio avrebbe indisposto il ragazzo a viziarlo per il resto della giornata.

Dopo la colazione Blaine lo lasciò solo per andare a fare un paio di lavatrici e riassettare un po’ la casa.

Il malato immaginario dormì per una mezz’oretta, lasciando lavorare con tranquillità il fidanzato, ma dopo il risveglio iniziò l’Odissea.

Sebastian lo chiamava di continuo per dei nonnulla, e stava portando la sua proverbiale pazienza allo stremo.

Non senza difficoltà, però, Blaine riuscì a concludere tutto ciò che si era imposto di fare per quella mattina.

 

Dopo pranzo però, il tormento di fece più acuito: Sebastian partì con una litania di lagne così insistente che avrebbe messo a dura prova un intero convento di frati certosini.

Blaine si era messo al pc in zona giorno per imbastire alcuni bozzetti per una nuova campagna pubblicitaria per cui stava lavorando, ma non riuscì a star seduto alla scrivania per più di venti minuti consecutivi, visto che il suo fidanzato lo chiamava in continuazione anche solo per bere un goccio d’acqua.

“Se ti senti male, non è meglio che dormi un po’?” Gli chiese spazientito alla millesima volta che si affacciava in camera da letto.

Sebastian rispose con i suoi soliti mugugni frignanti.

“Dimmi se è normale fare tutte queste scene per un po’ di raffreddore.” Lo rimproverò.

“Blaaaaaine. Sto soffrendo, toccami sono caldo più dell’inferno.”

Il ragazzo sospirò esasperato e andò in bagno a recuperare il termometro per misurargli la febbre, con la speranza di farlo tacere almeno per un’oretta, giusto il tempo di finire di perfezionare il logo dell’azienda.

“Forza alza il braccio che ti prendo la temperatura.”

“Pensavo volessi infilarlo da qualche altra parte.” Sghignazzò Sebastian facendo come richiesto.

“Ah, la malattia non mi sembra abbastanza grave da scalfire la tua sottile e garbata ironia.” Sbuffò Blaine.

A quella affermazione, il ragazzo riprese a lagnarsi.

“37.2, non c’è nemmeno bisogno che tu prenda l’antipiretico.”

Seguì un lungo lamento: “Blaine.”

Il ragazzo era rimasto seduto sul bordo del letto accanto a lui, e stava riponendo il termometro nel suo astuccio.

“Dimmi, Sebs.”

“Se muoio sappi che ti ho amato, e la mia collezione di sottobicchieri da pub la lascio a te. Mi raccomando, non farla toccare a Cooper, però.”

Ormai sapeva benissimo che contestarlo sarebbe stata una mossa controproducente e da tempo lo accondiscendeva.

“Non è meglio se mettiamo tutto per iscritto? Sai Cooper quanto brama quella collezione, potrebbe crearmi dei problemi se la cosa rimane a voce solo tra noi due.”

La risposta del fidanzato fu un fintissimo singhiozzo seguito da una dichiarazione di tragicità: “Blaine, ma in un momento come questo, in cui io sto soffrendo, come fai a pensare a scrivere un testamento. Io sto male, ho bisogno delle tue cure.”

“Ma sai Sebastian, meglio essere previdenti subito, se poi passi a miglior vita, pensa i casini se non mi resta nulla di ufficiale. Sei avvocato, dovresti saperlo meglio di me.”

Per risposta, il fidanzato assunse un’aria offesa e si girò nel letto dandogli le spalle.

Blaine si alzò ridendo e gli chiese: “Mi lasci finire questo lavoro? Così poi posso stare un po’ con te a farti compagnia. Ci guardiamo un film, lo scegli tu stavolta.”

Sebastian continuò a fare la parte dell’offeso e restò immobile immerso nelle coperte.

Ovviamente il tempo massimo che Argante gli concesse fu un quarto d’ora, dopo di che, la litania ricominciò.

“Blaaaaaaaaaine.” La sirena aveva cantato.

Il ragazzo si prese la testa fra le mani davanti allo schermo del suo iMac a 27 pollici e la scosse rassegnato.

Salvò il lavoro e spense il computer per andare da Sebastian, quando la situazione si metteva così era come combattere contro i mulini a vento, non gli avrebbe dato pace finché non gli avesse dedicato la sua totale ed incondizionata attenzione.

“Blaine, credo mi stia uscendo l’anima dal naso.” Singhiozzò Sebastian con un filo di terrore nella voce.

Il vero martire della situazione aveva intanto recuperato una scatola di kleenex da un mobile della stanza e glielo appoggiò sul comodino accanto a lui.

“Ma se non hai neanche un filo la voce nasale, Don Argante.” Blaine si divertiva a chiamarlo come il protagonista della commedia di Molière, pensava che l’appellativo gli calzasse a pennello.

“Smettila di chiamarmi in quel modo, io sto soffrendo sul serio.” Rispose quello soffiandosi il naso in maniera teatrale, appunto.

A Blaine non restò che scoppiare a ridere, mentre sceglieva uno di quei filmacci action con Steven Seagal che piaceva tanto al suo fidanzato per metterlo nel lettore dvd affinché restasse zitto almeno per un’ora e mezza.

“Quando passerò a miglior vita voglio vedere quanto ti rimarrà da vivere. Come farai senza di me?” Sentenziò soffiando ancora il naso.

“Porterò il lutto al braccio per il resto della vita. Non mi riprenderò mai per la tua dipartita.” Fu la sua risposta, accomodandosi accanto a lui a letto.

“Scherza, scherza.”

Blaine lo strinse a sé e gli lascio un bacio tra i capelli.

Passarono dunque il pomeriggio così abbracciati a guardare Trappola in Alto Mare e Trappola sulle Montagne Rocciose, con buona pace di Blaine che detestava nel profondo quei film.

 

Come gli altri due pasti della giornata, anche la cena Blaine fu costretto a servirla a letto.

“Ecco il tuo brodino.”

“Di nuovo brodo di pollo?” Si lamentò  Sebastian.

“E di grazia, cosa vorrebbe il nostro moribondo? Già questa mattina abbiamo esagerato coi pancake, se stai male non puoi mangiare quello che ti va, lo sai.” Gli rispose Blaine accomodandosi di nuovo accanto a lui sul letto.

“Ma io voglio la pizza. Al salamino e peperoni.”

“Perché non ci facciamo mettere su un topo morto, così è più leggera?” Lo prese in giro Blaine, ogni tanto, in quelle situazioni, riusciva a prendersi delle piccole rivincite sul fidanzato.

Sebastian gli diede un colpo col gomito come gesto di stizza.

“Oh, vedo che ti è anche tornata la forza, allora stai meglio!”

Il ragazzo sentendosi colto sul fatto, rimase in silenzio con espressione adirata e trangugiò il suo brodino senza batter ciglio, con Blaine che rideva sotto i baffi.

Finita la cena, Blaine portò via il vassoio e Sebastian si buttò di nuovo sotto le coperte, tentando di riassettare la sua farsa “Ho il raffreddore, mi faccio coccolare da Blaine”.

Ma ormai l’altro aveva mangiato la foglia e non gliela diede vinta al suo ritorno, anzi, si mise in testa di stuzzicarlo e smascherarlo.

Dunque quando tornò dal suo Don Argante iniziò a dedicargli delle attenzioni che poco avevano a che fare con il suo presunto status da malaticcio.

“Blaaaaaine. Che cosa fai?”

“Ti faccio dei massaggini, non sei contento?”

Sebastian, che proprio non riusciva a resistere ad un certo tipo di attenzioni, saltò praticamente addosso a Blaine, facendo crollare la sua farsa come un castello di sabbia.

“Bè, ho dei poteri da guaritore, guarda un po’!”

I due scoppiarono a ridere e sicuramente quella notte non la passarono svegli per gli starnuti di Sebastian.

 

Prompt: Raffreddore

Buona domenica! 
Finalmente, dopo aver marcato visita per due settimane, arieccomi con questi due scemotti alle prese con il Sebastian sofferente, che è uno dei peggiori incubi che possa succedere all'essere umano.
Avete presente, no, quanto possano essere teatrali gli uomini quando si ammalano più o meno gravemente?
Bè, Sebastian non si sottrae a questa regola, anzi!
Sofocle avrebbe potuto scrivere una tragedia interamente dedicata a lui, per fortuna che esiste il deus ex machina, quel santo ragazzo di Blaine!

Non è niente di che, ma mi sono divertita a scriverla.

Tanti bacini di ringraziamento alla mia betuzza IrishMarti per la correzione. :3
  
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